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PORTA SANQUALIS

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Una delle più antiche porte di Roma, aperta sulle mura serviane, di sicuro la prima aperta sul lato occidentale del colle Quirinale, dal nome molto dibattuto (per alcuni deriverebbe da Porta Sanguinis), ma di certo derivato dal nome del vicino tempio di Semo Sancus (Fest. 343, 344, 345), generalmente locato dalle fonti a sud di questo, sul Collis Mucialis, vicino all'odierna Piazza Magnanapoli (RhM 1894, 410‑411; HJ 399; Richter 44, 290; cf. Jord. I.1.213; Hermes 1891, 142‑144).

Era posta sul meno scosceso dei tre avvallamenti dell’alto dirupo, per consentire l’accesso alla città da quella parte. La sua posizione è quasi certamente identificabile con i resti del muro che è tuttora visibile nell’aiuola centrale di largo Magnanapoli, all’inizio di via Nazionale: tre filari di blocchi di tufo, probabilmente relativi ad un lato della porta, su cui una lapide, posta dal Comune avverte: “Mura urbane dell’epoca dei Re, tornate in luce nel novembre 1875”.

- Festo: "Sanqualis Porta appellatur proxima aedibus Sanci", il qual passo trovasi da copisti travestito in Aedibus Anci. La verità però della correzione da noi data da questo passo si riconosce da quello che in Festo stesso si legge, imperrocchè alla voce Sanqualis Porta si dice: "Sanqualis Porta appellata est ab avi Sanquali, ideoque eodem est nominem quo avis ipsa appellatur". E alla voce Sanqualis avis: "Sanqualis avis appellatur quae in commentariis auguralibus ossifraga dicitur, quia in Sangi Dei tutela est." Ma Sangi è certamente lo stesso che Sanci, nome cangiato per una somiglianza di pronunzia, e come l'augello come Sanquale ancora chiamavasi un augello a lui sacro, che gli antichi appellavano ossifraga, e siccome questo sacello si mostra nelle vicinanze del Tempio di Quirino, non lungi dalla chiesa odierna di S. Andrea de' Gesuiti, la Porta Sanquale sarà stata nelle vicinanze dell'odierno palazzo Papale. - (Antonio Nibby - Accademia reale Ercolanese - 1820)



SEMO SANCUS

Sancus, o Samo Sanco, o Sanquale, era il Dio di origine sabina che proteggeva i giuramenti, i matrimoni, i contratti, l'ospitalità, i commerci e in particolar modo i patti giurati in nome e in onore del Dio. I sabini in effetti abitarono da soli il colle prima della fusione con gli elementi latini stanziati sul Palatino. Perfino i patti internazionali con altri popoli venivano conservati nel suo tempio. Da lui derivano le parole santo e santificare tanto usati nel cristianesimo, ma pure la parola sanzione, cioè punizione a chi contravviene un patto, e il termine legislativo sancire, cioè stabilire per legge.



COLLE MUCIALE

Il Quirinale era un colle, non un monte, e la descrizione degli Argei (Varrone, LL V.51) conserva i nomi di alcune sue parti in cui il colle era diviso: collis Latiaris, a sud; collis Mucialis, a nord del Latiaris, da Via di Magnanapoli a monte Cavallo; collis Salutaris, da Monte Cavallo alla chiesa di S. Andrea; e collis Quirinalis, posto ad est.



LE MURA SERVIANE

MURA SERVIANE
Rimangono ancora molti tratti delle mura Serviane, che risultano agli studiosi del IV secolo ac. ma possono aver subito rifacimenti e ricostruzioni con blocchi in tufo di Grotta Oscura, mentre la cinta più antica doveva essere eretta con blocchi di cappellaccio. Infatti tratti del muro di VI secolo ac. sono state ritrovate sul Viminale presso le Terme di Diocleziano e sull’Aventino sotto la chiesa di S.Sabina, con parti di restauro di IV secolo ac. con blocchi di tufo di Grotta Oscura.
Costruite dunque da Servio Tullio alla metà del VI sec. ac., vennero sostituite dal cappellaccio all'opera quadrata di blocchi di tufo giallo, con la porta Sanqualis che si apriva sul margine meridionale del colle Quirinale. Alcuni resti in blocchi di tufo furono portati alla luce nei pressi di Largo Magnanapoli, con una struttura di forma rettangolare allungata e spazio aperto interno.
Presso l’attuale salita del Grillo è ancora visibile un tratto delle mura serviane, del IV sec.ac., di blocchi di tufo giallo di Grotta Oscura. Tra le mura si apre un arco a conci di tufo di Monteverde di età tardo-repubblicana, simile a quello presso la porta Raudusculana, sull’Aventino. Il tempio del Dio Sanco presso la porta, fu ricostruito e dedicato nel 466 ac., da Tarquinio il Superbo.



L'ARCATA DI TUFO

Al termine della valle fra i colli Quirinale e Viminale (corrispondente alla lunga via Nazionale), di fronte ai Mercati Traianei, nel mezzo di uno spartitraffico decorato con alberi esotici si trova un piccolo frammento del muro, come si è descritto sopra.

Ma la cosa più interessante e meno visibile è nell'atrio del palazzo storico dirimpetto allo spartitraffico, Palazzo Antonelli, al civico 157, che ora ospita uffici della Banca d'Italia. Trattasi di un’arcata di tufo (inglobata ora nell’androne9), simile a quella visibile nei pressi della porta Raudusculana. Considerata la notevole altezza dell’arcata dal livello originario del suolo, dovrebbe trattarsi di una postazione per armi da lancio. L’area era infatti esposta verso il Campo Marzio che, sebbene integrato nel circondario di Roma, era però esterno alle mura. 
Le tecniche costruttive dell’arcata risalgono all’87 ac., secondo altri però ad un periodo ancora precedente. Chiedendo però al portiere di poter vedere "l'arco romano", egli vi indicherà ciò che è ritenuta essere l'originale Porta Sanqualis, che venne incorporata nella struttura dell'edificio probabilmente nello stesso punto in cui sorgeva: un'abbinamento architettonico davvero insolito. Altri piccoli frammenti di età romana sono esposti nel medesimo atrio, e nell'adiacente cortile.

Sarebbe possibile che un monumento così antico, un cimelio della Roma degli albori possa giacere così occulta, invisibole ai più e senza neppure un cartello? Ebbene, purtroppo si, in Italia è possibile.


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