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ARCUS NOVUS - ARCO DI DIOCLEZIANO

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RICOSTRUZIONE IPOTETICA

Arcus Novus (Diocletiani):

L'arco, dedicato a Diocleziano (244-313) per i decennalia (dieci anni di regno) e i ventennalia  (venti anni di regno) del 293, o per il trionfo celebrato a Roma insieme a Massimiano nel 303, è menzionato nel Catalogo Regionale della Regione VII e attribuito a Diocleziano nel Cronografo di 354 A.D. (p148).

Trattavasi dell'arco di marmo, ornato di trofei, che attraversava via Lata, odierna via del Corso, vicino all'angolo nord-orientale della chiesa attuale di S. Maria in Lata, e fu distrutto nel 1491 per ordine di Papa Innocenzo VIII (1488-1492)

POSIZIONE DELL'ARCO SULL'ANTICA VIA LATA, OGGI VIA DEL CORSO
Non abbiamo disegni che forniscano indicazioni sulle caratteristiche dell'arco, sappiamo però che solitamente ma sicuramente gli archi avevano una sola fornice, con due pilastri e duna volta, il tutto più o meno lavorato, mentre il blocco superiore costituiva l’attico che che generalmente era sormontato da una statua equestre e non.

Poiché attraversava la Via Lata era sicuramente un arco bifronte ma, data l'edificazione serrata del luogo, doveva essere appoggiato alle costruzioni che costeggiavano la strada. In effetti in loco sono stati scoperti i resti di un edificio lungo oltre 100 metri, sicuramente un'horrea, sulla Via Lata (resti visitabili dalla Chiesa di Santa Maria in Via Lata), proprio dove si trovava l’arco.

ARA PIETATIS AUGUSTAE
Il nome dell'epoca, "Arco Nuovo", deriva probabilmente dal voluto collegamento con il precedente arco di Claudio, che sorgeva poco distante.

L'arco era decorato di rilievi reimpiegati da un grande altare di epoca claudia (10 a.c. - 54 d.c.).
Sembra chiaro agli studiosi che l'arco fu realizzato con materiali di spoglio provenienti da altri monumenti.

Da quando Roma non era più l’antica capitale, soppiantata ormai da Costantinopoli, non si trovavano più nell'Urbe competenze artistiche e artigianali capaci di realizzare opere come quelle del passato.
Gli artigiani e le maestranze migliori ormai si erano trasferiti a Costantinopoli nuova Capitale dell’Impero e Roma non era più ricca come una volta per cui si ricorreva alla spoliazione dei vecchi monumenti.


RESTI DEL TEMPIO DEL SOLE DI AURELIANO
Nell’Arcus Novus vennero reimpiegati pertanto materiali provenienti da due monumenti celebrativi della gens Giulio-Claudia e simili all’Ara Pacis Augustae: l'Ara Pietatis e l'Ara Gentis Juliae.

L'Ara Pietatis Augustae era un monumento simile all'Ara Pacis, a noi noto attraverso le monete. Sappiamo che fu votato dal Senato per suggerimento di Tiberio nel 22 d. c. per la salute di Livia e consacrato da Claudio nel 43 d.c.
L'Ara Gentis Juliae era un altare che si trovava sul Campidoglio a Roma, dove si davano i diplomi di benservito ai soldati, che avevano dato prove di un buon comportamento negli anni di servizio dovuti.

Probabilmente si era attinto in parte dalle due Are ma non solo, perchè due piedistalli di colonne decorati con Vittorie, barbari prigionieri e Dioscuri sarebbero provenienti dalla facciata del vicino tempio del Sole di Aureliano.


SACRIFICIO DEL TORO E TEMPIO DI MARTE ULTORE
I frammenti di un elevato vennero trovati a questo punto della via Lata nel XVI secolo, e nel 1523 passarono alla collezione Della Valle e quindi alla collezione Medici.

I piedistalli dell'Arco furono utilizzati nel giardino di Boboli a Firenze, mentre gli altri frammenti furono inseriti appunto nelle mura di Villa Medici a Roma. Altri frammenti dei rilievi dell'altare furono rinvenuti in scavi del 1923-1933 e sono attualmente conservati nella sede della Centrale Montemartini dei Musei Capitolini. 

L’arco viene ricordato nel Notitia Urbis Romae del IV secolo come Arco Nuovo e sembra che i monaci di S. Ciriaco vi appoggiarono una diaconia; nel 1037 veniva chiamato Arcus Maior ed era anche sostegno per l’abside e la sacrestia della Chiesa di Santa Maria In via Lata, edificata già nel X secolo sopra l’antico convento, che al tempo era orientata verso Sud.

L’arco nel 1280 era crollato in parte finchè nel 1491 il papa Innocenzo diede l’ordine di demolirlo per consentire la ricostruzione di Santa Maria in Via Lata che da semplice Diaconia veniva trasformata in luogo di culto.

THYCHE ED EROTE

Dal diario di Stefano Infessura:

1491, die 23 Augusti, coeptum fuit, Opus Sanctae Mariae in Via Lata, videlicet destruere eccllesiam et aliam novam aedificare cum demolitione arcus triumphalis, supra quem in aliqua parte erat aedificata.

- L’Infessura registra anche che, per il lavoro il vicecancelliere ottenne 400 ducati, il legato della curia 300 ducati e gli architetti 200 ducati oltre quanto avrebbero guadagnato con la vendita dei marmi e travertini che sarebbero stati recuperati"

PIEDISTALLI RAPPRESENTANTI LE VITTORIE E I DIOSCURI
Era buona usanza a Roma che i Papi distruggessero in modo mirato tutte le bellezze architettoniche dell'impero romano, cosicchè ciò che si recuperava dalle demolizioni veniva venduto, in particolare marmi e travertino che venivano riutilizzati nelle nuove costruzioni, cosicchè nacque un commercio non solo di pietre ma di manifatture antiche che diedero luogo a diverse collezioni. 

Molti dei frammenti dell’arco entrarono nella collezione dei Medici per ornare Villa Medici a Roma, ma quando il Cardinal Ferdinando de’ Medici tornò in Toscana per diventarne il Granduca, portò con sé alcuni dei pezzi più belli della sua collezione tra cui i due piedistalli che provenivano dall’Arcus Novus e che furono collocati nel Giardino di Boboli a Firenze.

DETTAGLIO DI UNO DEI PIEDISTALLI RAPPRESENTANTE
LA VITTORIA ALATA CON I TROFEI
Il Cardinale aveva acquistato anche i bassorilievi dell’Arco ma non poté portarli via perché erano stati usati per la controfacciata di Villa Medici dove si trovano ancora oggi. Ancora perfettamente conservati si ammirano due bassorilievi allegorici, che rappresentano l'uno la celebrazione dei Decennalia e una Tychai o personificazione di città inginocchiata e sormontata da un Erote, e l'altro che rappresenta l’uccisione di un Toro ed il Tempio di Marte Ultore. 

Questi erano i bassorilievi provenienti dall’Arcus Novus, in cui erano già stati riutilizzati come spolia provenienti dalla dall’Ara Pietatis Augustae, dedicata dal Senato a Livia nel 22 d.c. e che vennero ancora utilizzati come spolia dell'Arcus Novus.

LA SCRITTA VOTIS X ET XX INCISA DA VENERE GENITRICE
IN OCCASIONE DEI DECENNALIA E I VENTENNALIA
L'iscrizione ritrovata, che Venere incide per i ventennalia e i decennalia di Diocleziano  - VOTIS X ET XX (CIL VI.31383) - suggerisce che sull'arco di Costantino fosse stata posta un'iscrizione dell'arco di Diocleziano, se così è, probabilmente l'arco venne edificato nel 303-304 (BC 1895, 46, Jord II.102, 417, HJ 469, PBS III.271, Matz-Duhn, Antike Bildwerke 3525).


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