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GENS SCIPIA

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LA VITTORIA DI ZAMA

LA GENS CORNELIA

La gens Cornelia era una delle più grandi casate patrizie a Roma. Per più di settecento anni, dai primi decenni della Repubblica al III secolo d.c., i Cornelii fornirono politici e generali più eminenti di qualsiasi altra gens, e ben 75 consoli sotto la Repubblica, e 31 sotto l'impero, a cominciare da Servius Cornelius Maluginensis nel 485 a.c.. Insieme agli Emili, ai Claudi, ai Fabi, ai Manli e ai Valeri, i Cornelii erano tra le gentes maiores, le più importanti e potenti famiglie di Roma, che per secoli detennero le magistrature repubblicane. Tutti i principali rami della gens cornaliana erano patrizi, ma c'erano anche Cornelii plebea, almeno alcuni che discendevano dai liberti.
Questa gloriosa famiglia ha come capostipite Cornelius che ha dato il nome alla gens, compresa nelle cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio. L'antichità della gens Cornelia si desume dal fatto che essa diede il nome ad una delle più antiche tribù territoriali rustiche.

La gens Cornelia si divise in diversi rami, la maggior parte di rango patrizio, come gli Scipioni, i Lentuli, i Dola, i Merulae, i Sullae e i Cinna. Vi furono anche alcuni rami di condizione plebea, quali i Balbi, i Nepotes, i Galli. Questa famiglia fu il simbolo della lealtà, dell'amor patrio, del coraggio e della virtù.


GENS SCIPIA 

Scipione (ovvero Scipio, pl. Scipiones ) è un cognomen romano che rappresenta i Cornelii Scipiones, un ramo della famiglia dei Cornelii. Il nomen Cornelius, significava che la persona apparteneva alla gens Cornelia, un clan legalmente definito composto da molte famiglie. Il cognomen, Scipio, identifica quindi il ramo all'interno del clan. 
Ogni singolo maschio del ramo del ramo Scipio era chiamato Cornelius Scipio e ogni femmina Cornelia. Altri rami avevano altra cognomina. A mano a mano che i rami si sviluppavano, ciascuno veniva identificato dal proprio agnomen (come Africano). I nomi formali dei Cornelii erano quindi almeno di due nomi; nella tarda Repubblica, tre e anche di più..
I nomi individuali, o praenomina, avevano poche variazioni. I Cornelii Scipiones ne hanno usati solo tre: Gnaeus (CN.), Lucius (L.) e Publius (P.). Nelle registrazioni scritte si poneva il nome dell'individuo con il nome di un parente; per gli uomini, di solito il padre (patronimico) che appariva come sigla dopo il nomen, con la F. per filius ("figlio") o la N. per nepos ("nipote"). Esempio: Lucius Cornelius P. f. Scipione , "Lucio Cornelio Scipione figlio di Publio". 

Secondo alcuni studiosi gli etimologi del tardo impero e medievali, come Macrobio e Isidoro di Siviglia (560 - 636) avrebbero sbagliato ad asserire che Scipione avrebbe ricevuto quel nome perché era un appoggio (come un bastone) per aiutare il padre cieco a camminare in senato.

Forse la storia del genitore cieco era invenzione ma sul bastone non è così. La parola scipio deriverebbe dall'indeuropeo skei-p-, "tagliato" (bastone di legno). Lo dimostra un decreto dell'isola di Delo inciso su una stele del 193 a.c., che ringrazia Publio Cornelio P. f. Scipione per la sua donazione al tempio e gli concede una corona d'alloro. Sulla stele compaiono rappresentazioni della corona e un bastone nodoso.

I Cornelii Scipioni appaiono per la prima volta nella storia romana nel 396 a.c. nel contesto della distruzione di Veio da parte di Marco Furio Camillo, il quale, essendo nominato dittatore, scelse Publio Cornelio Scipione come suo "Maestro dei Cavalieri"; cioè, il suo comandante di cavalleria.
Scipione successivamente servì come tribuno militare, in sostanza un generale.

Gli Scipioni avevano comunque propri culti e tradizioni, e si distinguevano da tutte le altre famiglie per la pratica dell'inumazione dei defunti, in alternativa alla più diffusa cremazione. Famoso è il monumentale Sepolcro degli Scipioni sulla Via Appia Antica, datato al III secolo a.c. e riscoperto nel 1780, che conteneva una delle prime raccolte di iscrizioni latine, l'elogia Scipionum ("iscrizioni degli Scipioni"), un'importante fonte storica per la Repubblica Romana.

Gli Scipioni ebbero una notevole ascesa nel IV secolo a.c., detenevano un solo consolato; nel III secolo a.c., detenevano otto consoli (e produssero sei consoli tra cui Scipio Africanus). Verso la fine del II secolo a.c., gli Scipioni erano alleati politici tradizionali del ramo Paulii della famiglia Emilio e si unirono a loro almeno una volta. Quando il ramo più illustre si estinse nella linea maschile intorno al 170 a.c., sopravvisse a un'ulteriore generazione adottando un Emilio Paullo (il futuro Scipione Emiliano ) nella linea degli Scipioni.

Nella II guerra punica, gli Scipioni cercarono di spingere le loro opinioni su quelle dei conservatori come Quinto Fabio Massimo (capo della gens Fabia). Mentre gli Scipioni e i loro alleati, incluso l'Emilio, parteggiavano per la guerra e l'espansionismo; i Fabii, con i loro alleati, i Manli, parteggiavano per il conservatorismo. I fratelli Scipioni (che caddero in Spagna) cercarono di portare la guerra in territorio cartaginese, un'idea sostenuta da Scipione Africano pochi anni dopo. Si ritiene che anche gli Scipioni avessero sostenuto l'elezione di Gaius Terenzio Varrone, che condusse poi alla disastrosa sconfitta di Cannae (216 a.c.) sopravvissuta dall'Africanus, allora un giovanissimo comandante.

Gli Scipioni amavano molto la cultura e il modo di vivere ellenistico. Scipione l'Africano venne criticato in Senato per il suo amore per il lusso e il suo stile greco di indossare la toga. Inoltre si costruì un'immensa casa sul Foro, molto criticata per la sua lussuosità, come era criticata sua moglie per gli splendidi gioielli che esibiva. Nella sua splendida dimora fondò il suo Circolo Scipionico, con valenti studiosi e filosofi.

Con tutto ciò gli Scipioni tendevano alla modernità e all'innovazione, spinsero per educare formalmente donne e bambini in greco, in più lasciavano più libere le proprie donne e avevano dei circoli intellettuali piuttosto ben frequentati. Scipione Emiliano divenne un mecenate e un amico dello storico Polibio, il grammatico Lucilio, il drammaturgo Terenzio e altri.

LA CONTINENZA DI SCIPIO
MEMBRI FAMOSI

Publio Cornelio Scipione - tribuno consolare nel 395 a.c.
(citato da Livio) Nel 396 a.c., durante la dittatura di Furio Camillo, ricevette il comando della cavalleria nella guerra contro Veio che conquistò dopo un lungo assedio. Nel 395 a.c. venne eletto tribuno consolare con Publio Cornelio Maluginense Cosso, Cesone Fabio Ambusto, Lucio Furio Medullino, Quinto Servilio Fidenate e Marco Valerio Lactucino Massimo.
Ai due fratelli, Cornelio Maluginense e Cornelio Scipione, venne affidata la campagna contro i Falisci (abitanti di Falerii e alleati degli Etruschi) che però non riuscirono a sconfiggere, mentre a Valerio Lactuciono e Quinto Servilio toccò in sorte quella contro i Capenati, che vennero sconfitti e chiesero la pace. Nel 394 a.c. Scipione venne eletto tribuno consolare con Marco Furio Camillo, Lucio Furio Medullino, Lucio Valerio Publicola, Spurio Postumio Albino Regillense e Gaio Emilio Mamercino.

Publio Cornelio Scipione - Edile nel 366 a.c.
Stando a Livio (VII, 1), Cneo Quinzio Capitolino e Publio Cornelio Scipione furono i primi a ricoprire la carica di edile appena istituita.

- Lucio Cornelio Scipione -  Console nel 350 a.c. - 
(citato da Livio nella Storia di Roma) Console con Marco Popilio Lenate, non potè partecipare alle campagne del collega contro i Galli per motivi di salute.

ALBERO GENEALOGHICO  GENS CORNELIA-SCIPIA (INGRANDIBILE)
- Publio Cornelio Scipione -
(citato da Livio) Fu eletto dittatore nel 306 a.c. in assenza dei consoli Quinto Marcio Tremulo e Publio Cornelio Arvina per presiedere ai comizi consolari.

Lucio Cornelio Scipione Barbato -Console nel 298 a.c.
(citato da Livio) - VEDI

Gneo Cornelio Scipione Asina - console nel 260 e nel 254 a.c.
Gli venne attribuito il cognomen di Asina dall'acquisto di terreno o dal matrimonio di una delle sue figlie, quando dovette portare nel Foro romano un asino carico di oro. Figlio di Lucio Cornelio Scipione Barbato, fu eletto console nel 260 a.c. Durante la I guerra punica, a Gaio Duilio venne affidato il comando delle truppe di terra, mentre a lui venne affidato il comando della flotta, recentemente costituita. In un tentativo di conquista delle isole Lipari, venne sconfitto e catturato con diciassette navi dai cartaginesi (Battaglia delle Isole Lipari). Secondo lo storico Floro, Scipione sarebbe stato attratto e intrappolato alle Lipari da uno stratagemma progettato dal Cartaginesi. Si disse pure che Gneo Cornelio Scipione, a causa della sconfitta, potrebbe essere stato soprannominato Asina. Si riteneva, infatti, che le femmine dell'asino soffrissero di aquarum tedium (paura dell'acqua). Liberato probabilmente quando Marco Atilio Regolo sbarcò in Africa, la sua carriera politica e militare non risentì della sconfitta. Infatti fu eletto console per la seconda volta nel 254 a.c. con Aulo Atilio Calatino. Insieme i due consoli comandarono l'esercito in Sicilia e conquistarono Palermo. Per questa impresa ottenne il trionfo.

Lucio Cornelio Scipione - console nel 259 a.c.
Era il figlio di Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 a.c. e censore nel 280 a.c., e fratello di Gneo Cornelio Scipione Asina, console nel 260 a.c. e nel 254 a.c. Come console nel 259 a.c., egli guidò la flotta romana nella conquista della città di Aleria e quindi della Corsica durante la I guerra punica, ma non riuscì ad occupare Olbia in Sardegna. I Fasti Triumphales riportano un suo trionfo, ma altre due iscrizioni relative alla sua carriera, tra cui il suo elogio funebre, non ne parlano. L'anno seguente fu eletto censore con Gaio Duilio. Dedicò un tempio alle Tempestates, presso Porta Capena. Fonte principale della sua vita è l'elogium riportato sulla sua lapide tombale: «A Roma moltissimi riconoscono che lui solo è stato tra i buoni cittadini il migliore, Lucio Scipione. Figlio di Barbato, fu console, censore ed edile presso di voi. Prese la Corsica e la città di Aleria, consacrò alle Tempeste un tempio, a buon diritto

- Cneo Cornelio Scipione Calvo - Console nel 222 a.c.
(citato da Livio). Figlio di Lucio Cornelio Scipione e fratello di Publio Cornelio Scipione (il padre di Scipione Africano). Console nel 222 a.c. con Marco Claudio Marcello, in quell'anno combatté contro i Galli oltre il Po conquistando Milano e Como. Nella II guerra punica combattè in Spagna e riportò la vittoria di Cissa sconfiggendo il generale cartaginese Annone (218 a.c.). In quegli anni svolse un'intensa propaganda anticartaginese presso i Celtiberi. Nel 211 a.c. Gneo Scipione e Publio Scipione affrontarono quasi contemporaneamente due eserciti nemici: il primo si scontrò con Asdrubale Barca ed il secondo con Magone ed Asdrubale di Gisgone. Entrambi i valorosi fratelli perirono in queste battaglie.

Publio Cornelio Scipione Asina - console nel 221 a.c.
Figlio del console del 260 a.c., fu nominato console nel 221 a.c. con Marco Minucio Rufo. Unitamente al collega mosse guerra agli Istri, che compivano numerosi atti di pirateria in Adriatico, li sconfisse e ottenne il trionfo. Nel 211 a.c., quando Annibale decise di dirigersi contro Roma, abbandonando l'assedio di Capua, venne convocata l'assemblea generale. Qualcuno, come Publio Cornelio Asina, propose di richiamare dall'Italia tutti i comandanti e gli eserciti per difendere Roma, trascurando così l'assedio di Capua. Altri invece, come Fabio Massimo, ritennero vergognoso abbandonare Capua, cedendo alla paura e lasciandosi così comandare dai movimenti di Annibale. «Come poteva sperare di impadronirsi di Roma, ora che era stato respinto da Capua, e che non aveva osato dirigersi contro Roma dopo la vittoria di Canne?»
(Livio, XXVI, 8.4.)

Publio Cornelio Scipione - console nel 218 a.c.
(citato da Livio). Era nipote di Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 a.c. e figlio di Lucio Cornelio Scipione, console nel 259 a.c. Eletto console, gli fu assegnata la guerra in Spagna, ma con forze militari inferiori rispetto al suo collega, Ti. Sempronio Longo (a cui era stata affidata la Sicilia e la guerra in Africa), poiché egli era supportato in Gallia cisalpina dal pretore Lucio Manlio Vulsone, a capo di un ampio contingente. Cornelio ebbe inoltre forze marittime ridotte, pari a 60 quinqueremi, non credendo possibile che il nemico invadesse l'Italia via mare. Ebbe quindi date due legioni e i reparti di cavalleria, 14.000 fanti alleati e 1.600 cavalieri (pari ad oltre tre alae). Cornelio dovette cedere una delle sue due legioni al pretore Gaio Atilio Serrano, per la rivolta tra i Galli della pianura padana, ma ne arruolò una nuova prima di partire da Pisa con la flotta. Costeggiando l'Etruria, giunse a Massalia (Marsiglia, colonia focese), presso la foce del Rodano. Qui si accampò, credendo che Annibale non avesse ancora valicato i Pirenei, ma saputo che stava per traversare il Rodano, inviò in perlustrazione 300 cavalieri per osservare il nemico, mentre le sue legioni si riprendevano dal mal di mare sofferto durante la traversata. Quando seppe che l'esercito cartaginese aveva lasciato il Rodano per passare le Alpi e che non avrebbe potuto inseguire il nemico, ormai troppo avanti, tornò al mare per far ritorno in Italia e opporre la necessaria resistenza, quando Annibale fosse disceso nella Pianura Padana.

PUBLIO CORNELIO SCIPIONE AFRICANO MAGGIORE
Publio Cornelio Scipione Africano Maggiore  Console 205 a.c. e 194 a.c.
(citato da Livio) - VEDI

- Lucio Cornelio Scipione Asiatico - Console nel 190 a.c.
citato da Livio. (Roma, 238 a.c. – post 184 a.c.) Fratello di Publio Cornelio Scipione, del quale fu legato in Spagna nel 207 - 206 a.c., Sicilia (205 a.c.) e Africa (204 - 202 a.c.), fu pretore nel 193 a.c. e console nel 190 a.c. Servì sotto suo fratello in Spagna nella II Guerra Punica. Nel 206 a.c., fu inviato a Roma per riferire al Senato della decisiva vittoria ottenuta dai romani a Ilipa. Questore nel 197 a.c., fu eletto edile curule nel 195 a.c. e pretore della provincia di Sicilia nel 193 a.c. grazie all'intervento del fratello. Candidato al consolato nel 191 a.c., fu sconfitto da suo cugino Publio Cornelio Scipione Nasica. Fu eletto console nel 190 a.c. avendo come collega l'ex braccio destro di suo fratello Gaio Lelio. Probabilmente il Senato non aveva fiducia nelle sue capacità, e fu solo dopo la proposta di suo fratello di accompagnarlo come legato che ottenne la provincia di Grecia e la direzione della guerra contro Antioco III di Siria. Lucio fu scelto al posto del suo collega nel consolato di Gaio Lelio. Si impose sul fratello rifiutando la pace negoziata da quest'ultimo con la Lega etolica. Publio volle che, come comandante supremo dell'esercito romano a Magnesia, Lucio venisse considerato il vincitore di Antioco. Al suo ritorno a Roma, celebrò un trionfo (189 a.c.) e fu insignito del titolo di "Asiaticus" per la conquista dell'Asia Minore.

Publio Cornelio Scipione Nasica - Console nel 191 a.c.
(citato da Livio) Pretore nel 194 a.c., riportò molte vittorie in Spagna; console nel 191, sconfisse definitivamente i Galli Boi e celebrò il trionfo. La sua fortuna tramontò con quella del partito degli Scipioni. Benché uomo di molti meriti, non fu mai popolare.

Gneo Cornelio Scipione Ispallo - console nel 176 a.c.
(... – Cuma, 176 a.c.) Era figlio di Gneo Cornelio Scipione Calvo e cugino dell'Africano.
Fu pretore nel 179 a.c. e fu eletto console nel 176 a.c. con Quinto Petilio Spurino. Durante l'anno del suo consolato fu colpito da paralisi e morì a Cuma. Al suo posto subentrò Gaio Valerio Levino, come console suffetto.

- Lucio Cornelio Scipione - augure e pretore nel 174 a.c.
Figlio di Publio Cornelio Scipione Africano, nacque durante la II guerra punica (210 o 209 – tra il 174 / 170 a.c.) i suoi genitori si sposarono nel 212 a.c., ed aveva un fratello maggiore, non si hanno notizie circa la sua infanzia, mentre il padre acquisiva sempre più potere con le sue vittorie sui Cartaginesi, (battaglia di Zama). Fu catturato nel 192 a.c. da alcuni pirati, ma fu riconsegnato da Antioco III al padre senza il pagamento di alcun riscatto poco prima della battaglia di Magnesia nel 190 a.c. Il rilascio del figlio fu più tardi fonte di problemi per Scipione Africano di fronte al senato.
Sebbene conducesse una vita dissoluta, riuscì, grazie all'aiuto del segretario di suo padre, tale Gaio Cicereio, a divenire pretore nel 174 a.c. Nel corso dello stesso anno fu tuttavia espulso dal senato mediante una legge che andava a colpire l'intera famiglia degli Scipioni, che stava acquisendo un considerevole potere in Roma. Non si hanno notizie di un suo matrimonio, e morì dunque senza eredi maschi. Secondo alcune fonti, fu un cattivo stato di salute a impedirgli di percorrere regolarmente il cursus honorum e a precludergli una normale vita familiare. La sua morte spinse il fratello Publio Cornelio Scipione, anch'egli privo di eredi maschi, ad adottare il cugino, figlio di Lucio Emilio Paolo Macedonico, che prese il nome di Publio Cornelio Scipione Emiliano.

Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo - console nel 162 e nel 155 a.c.
(... – 141 a.c.) Partecipò alla battaglia di Pidna nel 168 a.c. Fu eletto console nel 162 a.c. con Gaio Marcio Figulo. Censore nel 159 a.c., assieme al collega Marco Popilio Lenate fece costruire il primo orologio ad acqua di Roma, che fu sistemato nella Basilica Emilia. Venne rieletto console nel 155 a.c. con Marco Claudio Marcello e qui condusse una campagna militare contro i Dalmati, utilizzando Aquileia come "quartier generale". Poi si spinse fino a Delminium che conquistò, ed occupò l'intera area compresa tra i fiumi Arsia e Narenta, ottenendo il Trionfo.
PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO

Publio Cornelio Scipione Emiliano - console nel 147 e nel 134 a.c. VEDI

Gneo Cornelio Scipione Ispano - pretore nel 139 a.c.
Venne inviato dal senato nel 149 a.c. con Scipione Nasica (Serapione) a disarmare Cartagine; pretore peregrino nel 139, esiliò dall'Italia Giudei e Caldei.

Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione - console nel 138 a.c.
Figlio di Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo e di sua moglie Cornelia Africana Maggiore, e nipote di Scipione l'Africano, fu eletto console nel 138 a.c. insieme a Decimo Giunio Bruto Callaico. Successe al padre come Pontefice Massimo nel 141 a.c. Nel 133 a.c. guidò le forze filosenatorie ed equestri contro i plebei graccani. Durante questo scontro Tiberio Gracco, suo cugino di primo grado, fu ucciso. Per salvarlo dalla vendetta dei populares, fu spedito dal Senato in missione in Asia Minore, sebbene fosse Pontefice Massimo (fu il primo caso nella sstoria di Roma). Morì poco dopo a Pergamo, forse avvelenato da agenti del partito graccano. Il figlio che ebbe nel 170 a.c. da Cecilia Metella, figlia di Quinto Cecilio Metello Macedonico e che si chiamava come lui, Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, diverrà console nel 111 a.c.

Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione - console nel 111 a.c.
Figlio del console e pontefice massimo Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, fu eletto console nel 111 a.c. con Lucio Calpurnio Bestia che venne inviato in Numidia a combattere contro Giugurta, mentre Scipione Nasica Serapione rimase in Italia, probabilmente per la solita avversione agli Scipioni.

- Publio Cornelio Scipione Nasica - pretore 94 a.c., 
figlio del precedente

Quinto Cornelio Scipione Nasica - pretore nel 93 a.c.
Fu adottato da Quinto Cecilio Metello Pio. Il padre naturale era Publio Scipione Nasica (pretore del 93), figlio del Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, console nel 111 a.c., scomparso verso il 93 a.c. Mutò pertanto il nome Publio Cornelio Scipione Nasica in Quinto Cecilio Metello Pio Scipione Nasica. Venne eletto tribuno della plebe nel 59 a.c., edile nel 55 a.c., pretore nel 55 a.c. Sposò Emilia Lepida, da cui ebbe un figlio, scomparso prematuramente, e una figlia di nome Cornelia Metella, che avrebbe sposato Pompeo Magno nel 52 a.c. Fu eletto console assieme a Pompeo Magno nel 52 a.c., che appoggiò contro Gaio Giulio Cesare in qualità di conservatore aristocratico. Durante la guerra civile scatenata da Cesare, essendo ottimate, si alleò con i nemici di quest'ultimo. Nel 49 a.c. venne inviato come proconsole in Siria e l'anno seguente prese parte alla battaglia di Farsalo, dove comandò il reparto centrale dell'esercito repubblicano. Poi si spostò in Africa, dove comandò un esercito insieme a Marco Porcio Catone Uticense. Sconfitto nella Battaglia di Tapso cercò di scappare, ma venne catturato e si suicidò.

Lucio Cornelio Scipione Asiatico -  console nell'83 a.c.
Discendente di Scipione l'Asiatico (fratello di Publio Cornelio Scipione e console nel 193 a.c.), fu un politico dei populares, e console nell'83 a.c.. Magistrato monetario nel 106 a.c., nel 100 a.c. fu tra i senatori che presero le armi contro Lucio Apuleio Saturnino. Legato nel 90 a.c. durante la guerra sociale, riuscì a fuggire da Isernia assediata degli italici. Nell'88 a.c. entrò nel collegio degli auguri, prendendo il posto di Marco Emilio Scauro, il Princeps senatus, morto l'anno prima. Nell'85 a.c. divenne propretore nella provincia della Macedonia, e combatte contro Illiri e Traci. Eletto console nell'83 a.c. con Gaio Norbano e mentre Silla sbarcava a Brindisi, organizzò un esercito per contrastarne la marcia verso Roma. Così i due consoli portarono i propri eserciti in Campania; mentre Scipione organizzava il proprio campo nei pressi di Teano, e Norbano faceva base nei dintorni di Capua. Silla attaccò per primo l'esercito sotto il comando di Norbano che, perso lo scontro ed oltre 7.000 uomini, si rifugiò all'interno delle mura di Capua. A quel puntò Silla marciò verso Teano offrendo a Scipione una tregua, prontamente accettata dal Console, che in questo modo pensava di guadagnar tempo per coordinarsi con il collega console e con Sertorio. Ma quando Scipione pensò di poter rompere la tregua con Silla, il suo esercito che, nel frattempo aveva fraternizzarono con l'esercito nemico di Silla, gli si rivoltò contro sostenendo che il proprio generale avesse illegalmente rotto l'armistizio e passò al campo avverso senza colpo ferire.
«...Intanto i soldati dei due campi si mescolavano; quelli di Silla, dal loro generale serviti a dovizia di danaro, persuasero le reclute, non troppo smaniose di combattere, fra le libazioni, che meglio valeva essere loro compagni che nemici. Invano Sertorio esortò il generale a far cessare questa pericolosa riunione. Così l'accordo, che era sembrato vicino, non si verificò; Scipione disdisse l'armistizio. Ma Silla sostenne che era troppo tardi, e che il trattato era stato concluso; e perciò i soldati di Scipione, col pretesto che il loro generale avesse disdetto illegalmente l'armistizio, passarono in massa nelle file nemiche. La scena finì con un abbraccio generale, cui assistettero gli ufficiali dell'esercito rivoluzionario..»
(Theodor Mommsen, Storia di Roma Vol. VI, Cap. 9, Par. 17)
Silla a quel punto obbligò Scipione ad arrendersi ed a rassegnare la propria carica di console, dopodiché lo lasciò libero di recarsi dove meglio credeva. Appena libero Scipione rinnegò quanto appena fatto, riprese le insegne del consolato e provò, senza successo, a ricostruire un esercito.
L'anno successivo Scipione, sebbene incluso nelle liste di proscrizione da Silla, in virtù della nobiltà della propria famiglia, ebbe salva la vita, al prezzo dell'esilio a Marsiglia, dove morì.

- Quinto Cecilio Metello Pio Corneliano Scipione Nasica - console 52 a.c.
(Metello Scipione),, adottato dal cugino del padre, nipote naturale di Publio Cornelio Scipione Nasica, pretore nel 94 a.c.
 - Publio Cornelio Scipione (?)- Console suffetto nel 38 a.c.
Padre di Publio Cornelio Scipione console nel 16 a.c. e marito di Scribonia Caesaris.

Publio Cornelio Scipione - console nel 16 a.c.
Figlio di Publio Cornelio Scipione Salvitone e di Scribonia, era il fratello di Cornelia Scipione e il fratellastro maggiore di Giulia maggiore, figlia di Scribonia e Augusto. Scipione affermava di essere un discendente di Scipione l'Africano e se suo padre Publio Cornelio Scipione Salvitone era figlio di Metello Scipione, può essere vero. Fu console per l'anno 16 a.c., lo stesso della morte della sorella Cornelia: il poeta Properzio scrisse una elegia per Cornelia, in cui lodava la sua famiglia, inclusi Scipione e Scribonia. Nel 2 a.c. venne esiliato assieme a molti altri da Augusto, con l'accusa di tradimento e di adulterio con la sorellastra Giulia. Ebbe una sola figlia, Cornelia Africana, che sposò il cavaliere romano Aulo Giulio Frontino, molto probabilmente i nonni del famoso Sesto Giulio Frontino, governatore della Britannia nel 70, membro del Collegio degli Auguri e autore del De aquaeductu.

CORNELIA SCIPIONE MADRE DEI GRACCHI
Publio Cornelio Scipione - questore nell'1 d.c.

- Publio Cornelio Lentulo Scipione - console suffetto nel 24.
padre di Publio Cornelio Scipione Asiatico.

Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito - console nel 51.
Venne eletto console nel 51, insieme all'imperatore Claudio. Fu proconsole dell'Africa dal 62-63 sotto Nerone. Nel 65 propose di cambiare i nomi dei mesi di aprile, giugno e luglio in, rispettivamente, Neroneo, Claudio e Germanico. In seguito cadde in disgrazia e fu accusato di tradimento dal senatore Marco Aquilio Regolo. Fu condannato e giustiziato.

Publio Cornelio Lentulo Scipione - console nel 56

Publio Cornelio Scipione Asiatico - console nel 68. figlio di Publio Cornelio Lentulo Scipione

Publio Cornelio Scipione -  Visse in età traianea (53-117), dopo una folgorante carriera militare raggiunge il rango di Legato della legione, incarico ricoperto fino alla sua morte; guidò la legione nella campagna in Dacia, dalla quale tornò vittorioso. Nonostante il valor militare, Scipio si distinse per aver più volte incitato la piazza contro famiglie avversarie, in particolare gli Emili, tant'è che gia una volta fu processato e assolto prima del suo ultimo processo che segnò la fine della sua carriera e della sua vita.

Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito - console nell'82

Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito - console nel 110
padre di Lucio Cornelio Scipione Salvadieno Orfito console nel 149.

Lucio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito - console nel 149
figlio di Lucio Cornelio Scipione Salvadieno Orfito console nel 110 e padre di Servio Cornelio Scipione Salvadieno Orfito console nel 178.

Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito - console nel 178, padre di Lucio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito, console nel 149, e nipote di Servio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito, console nel 110.

TAUROBOLIUM
- Lucio Cossonio Cornelio Scipione Salvidieno Orfito -
celebrò un taurobolium nel 295, il sacrificio rituale di un toro, normalmente in relazione al culto della Gran Madre degli Dei (Cibele), praticato per la prima volta in Italia nel 134, a Puteoli, in onore di Venus Caelestis.  Prudenzio: il sacerdote, vestito con una toga, con una corona dorata in testa, prende posto in una struttura sotterranea sovrastata da un piano perforato, su cui sta il toro, decorato con fiori e oro: il toro viene ucciso e il suo sangue, passando attraverso i fori del piano perforato, inonda il sacerdote sul viso, sulla lingua e in bocca. Il sacerdote, si presenta allora ai suoi compagni nella fede purificato e rigenerato, ricevendone i saluti. Studi più recenti hanno hanno messo in dubbio la descrizione di Prudenzio, che del resto era un cristiano ostile al paganesimo e potrebbe aver esasperato il rito per privilegiare la sua fede: le descrizione precedenti quella tarda di Prudenzio suggeriscono infatti un rito meno crudele e truculento.
Nel II e III secolo, il taurobolium venne usato solo per la salute dell'imperatore, dell'impero o della comunità; veniva eseguito il 24 marzo, il Dies Sanguinis dell'annuale festa di Cibele e Attis. Nel tardo III secolo e poi nel IV, i taurobolia venivano eseguiti per rigenerare il fedele, che veniva considerato renatus in aeternum; ma la sua purificazione durava venti anni. Il sacrificio veniva eseguito anche per un voto o per ordine della Dea stessa, e non vi erano distinzioni di sesso o classe sociale. A Roma, sono stati ritrovati molti altari e iscrizioni commemorative di taurobolia nei pressi della Basilica di San Pietro in Vaticano.


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