OTTAVIANO AUGUSTO |
GAIO SVETONIO TRANQUILLO - DE VITA CAESARUM
L'AVO OTTAVIO
- Che la famiglia di Ottaviano fosse la più insigne a Velitrae sin dai tempi antichi, è reso evidente da molte circostanze. Nella parte più frequentata della città c'era da tempo una strada consacrata ad un Ottavio; e così anche un altare sempre consacrato a un Ottavio, che venne scelto come generale in una guerra con alcuni popoli vicini.
- Mentre stava sacrificando a Marte, il nemico fece un attacco improvviso, allora gli immediatamente strappò le viscere della vittima togliendola dal fuoco e offrendole mezze crude sull'altare; dopo di che, si pose in marcia per combattere, e tornò vittorioso.
Questo incidente dette luogo a una legge, con cui si emanò che in tutti i tempi futuri le viscere dovessero essere offerte a Marte nella stessa maniera; e il resto della vittima doveva essere portata agli Ottavi.
L'AVO GAIO RUFO
Questa famiglia, così come molti a Roma, fu ammessa al Senato da Tarquinio Prisco ( ... – 579 a.c.) e presto posta da Servio Tullio (... - 539 a.c.) tra i patrizi; ma nel corso del tempo si trasferì all'ordine plebeo e, dopo un lungo intervallo, venne riportato da Giulio Cesare al rango di patrizi. La prima persona della famiglia cresciuta che raggiunse la magistratura fu Gaio Rufo.
Ottenne la questura ed ebbe due figli, Cneio e Caio; da cui discendono i due rami della famiglia Ottaviana, che hanno avuto fortune molto diverse. Per Cneio, e i suoi discendenti in successione ininterrotta, detennero tutti i più alti uffici dello stato; mentre Caio e i suoi posteri, sia dalle loro circostanze che dalle loro scelte, rimasero nell'ordine equestre fino al padre di Augusto.
IL BISNONNO DI AUGUSTO
Il bisnonno di Augusto servì come tribuno militare nella II guerra punica in Sicilia, sotto il comando di Emilio Pappo. Suo nonno si accontentò di portare gli uffici pubblici del proprio comune e invecchiò nel tranquillo godimento di un ampio patrimonio. Tale è la storia riferita da diversi autori.
Augusto stesso, tuttavia, non ci dice nient'altro se non che discendeva da una famiglia equestre (forse per questo Augusto favorì tanto l'ordine equestre durante il suo impero), sia antica che ricca, di cui suo padre fu il primo ad aver ottenuto il grado di senatore. Marco Antonio gli dice in modo offensivo che il suo bisnonno era un liberto del territorio di Thurium, un cordista (fabbricatore di funi) e suo nonno un usuraio. Questa è tutta l'informazione che ho incontrato, rispettando gli antenati di Augusto da parte del padre.
GAIUS OCTAVIUS, PADRE DI AUGUSTO |
IL PADRE DI AUGUSTO
Suo padre Gaio Ottavio era, fin dai suoi primi anni, una persona di ricchezza e distinzione: per questo motivo sono sorpreso da coloro che affermano di essere un mercante di denaro, e che era impiegato per spargere tangenti e fare propaganda per i candidati a elezioni, nel Campo Marzio.
Essendo stato allevato nell'abbondanza derivata da una grande proprietà, raggiunse facilmente posti onorevoli e assolse i suoi doveri con molta distinzione.
Dopo la sua pretura, ottenne a sorte la provincia della Macedonia; e si comportò onorevolmente dal modo in cui eliminò alcuni banditi, e come distrusse i simboli e i vessilli degli eserciti di Spartaco e Catilina, che si erano impossessati del territorio di Thurium, avendo ricevuto dal Senato una commissione straordinaria a tale scopo.
Nel suo governo della provincia, si è comportato con uguale giustizia e risoluzione; poiché sconfisse i Bessiani e i Traci in una grande battaglia, e trattò gli alleati della repubblica in modo tale, che ci sono lettere esistenti da M. Tullio Cicerone, in cui consiglia ed esorta suo fratello Quinto, che allora deteneva il proconsolato dell'Asia senza grande reputazione, di imitare l'esempio del suo vicino Ottavio, per guadagnarsi gli affetti degli alleati di Roma.
Dopo aver lasciato la Macedonia, prima che potesse dichiararsi candidato per il consolato, morì improvvisamente, lasciando una figlia, la maggiore Octavia, da parte di Ancharia, e un'altra figlia, Ottavia la minore, e Augusto, da Atia, che era figlia di Marco Atius Balbo e di Giulia, sorella di Caio Giulio Cesare.
Balbo era, da parte del padre, di una famiglia nativa di Aricia (Ariccia), e molti dei quali erano stati nel senato. Per parte della madre era quasi imparentato con Pompeo il Grande; e dopo aver assunto l'ufficio di pretore, fu uno dei venti commissari incaricati dalla legge Iulia di dividere delle terre campane tra il popolo.
Ma Marco Antonio, trattando con disprezzo la discendenza di Augusto anche da parte della madre, dice che il suo bisnonno era di discendenza africana, e un tempo teneva un negozio di profumeria, e in un altro, un panificio in Aricia. E Cassio di Parma, in una lettera, accusa Augusto di essere figlio non solo di un fornaio, ma di un usuraio.
Queste sono le sue parole: "Tu sei un pezzo di pasto di tua madre, che un cambiavalute di Nerulum prende dalla più nuova panetteria di Aricia, impastato in una qualche forma, con le mani tutte scolorite dal maneggiare denaro".
Augusto nacque nel consolato di Marco Tullio Cicerone e Caio Antonio, nella nona delle calende di ottobre, poco prima dell'alba, nel quartiere del Palatino, e nella strada chiamata Testa di bue, dove ora sorge una cappella dedicata a lui, e costruita poco dopo la sua morte.
Perché, come è documentato negli atti del Senato, quando Caius Laetorius, un giovane di una famiglia patrizia, pregando davanti ai senatori per una sentenza più leggera, dopo essere stato condannato per adulterio, asseriva, oltre alla sua giovinezza e qualità, che era il possessore, e per così dire il guardiano, del terreno che il Divino Augusto aveva toccato per primo al suo arrivo nel mondo; e supplicò di poter trovare favore, per amore di quel Divus, che era in modo particolare suo; fu approvato un atto del senato, per la consacrazione di quella parte della sua casa in cui nacque Augusto.
La sua infanzia venne trascorsa in una villa appartenente alla famiglia, nella periferia di Velitrae; essendo un posto molto piccolo, e molto simile a un magazzino. Un parere prevale nel vicinato, che Augusto sia nato proprio lì. In questo luogo nessuno presume di entrare, se non per necessità, e con grande devozione, in quanto si crede, che entrando avventatamente in esso, si venga presi da grande orrore e costernazione, cosa da poco confermata da un incidente notevole.
Perché quando un nuovo abitante della casa aveva, per semplice caso, o per provare la verità del racconto, preso il suo alloggio in quell'appartamento, nel corso della notte, poche ore dopo, fu cacciato fuori da qualche violenza improvvisa, non sapeva come, e venne trovato in uno stato di stupore, con la spalliera del suo letto, davanti alla porta della camera.
Mentre era ancora un bambino, gli fu dato il cognome di Thurinus, in memoria del luogo di nascita della sua famiglia, o perché, poco dopo la sua nascita, suo padre Ottaviano aveva avuto successo contro gli schiavi fuggiaschi, nel paese vicino Thurium.
Che fosse soprannominato Thurinus, posso affermare su buone basi, perché quando ero un ragazzo, avevo una sua piccola statua di bronzo, con quel nome scritto in ferro, quasi cancellato dall'età, che presentai all'imperatore, da cui è ora venerato tra le altre divinità tutelari nella sua camera.
Spesso è anche chiamato Thurinus in modo sprezzante, da Marco Antonio nelle sue lettere; a cui fa eco solo questa risposta: "Sono sorpreso che il mio vecchio nome debba essere oggetto di rimprovero". In seguito assunse il nome di Caio Cesare e poi di Augusto; il primo in conformità con la volontà del suo prozio, e il secondo su una mozione di Munazio Plancus nel senato.
Perché quando alcuni proposero di conferirgli il nome di Romolo, essendo, in un certo senso, un secondo fondatore della città, fu deciso che avrebbe dovuto piuttosto chiamarsi Augustus, un cognome non solo nuovo, ma di più dignità, perché i luoghi dedicati alla religione e quelli in cui tutto è consacrato per augurio, sono denominati agosto, sia dalla parola auctus, che significa aumento, o ab avium gestu, gustuve, dal volo e dall'alimentazione degli uccelli; come appare da questo versetto di Ennio: "Quando fu costruita la gloriosa Roma per augusto augurio".
Augusto perse suo padre quando aveva solo quattro anni; e, nel suo dodicesimo anno, pronunciò un'orazione funebre in lode di sua nonna Julia. Quattro anni dopo, dopo aver assunto la veste della virilità, fu onorato da vari successi militari da parte di Cesare nel trionfo africano, anche se non prese parte alla guerra, a causa della sua giovinezza.
Dopo la spedizione di suo zio in Spagna contro i figli di Pompeo, fu seguito da suo nipote, anche se fu a malapena guarito da una pericolosa malattia; e dopo essere naufragato in mare e viaggiando con pochissimi assistenti attraverso strade infestate dal nemico, alla fine lo raggiunse. Questa attività dettero grandi soddisfazioni a suo zio, che presto concepì per lui un crescente affetto, a causa di tali indici di carattere.
Dopo la sottomissione della Spagna, mentre Cesare stava meditando una spedizione contro i Daci e i Parti, fu inviato prima di lui in Apollonia, dove si dedicò ai suoi studi; finché non ebbe saputo che suo zio era stato assassinato e che era stato nominato suo erede, per un po' esitò se chiamare in suo aiuto le legioni di stanza nel quartiere; ma abbandonò il progetto come avventato e prematuro.
Tuttavia, tornando a Roma, prese possesso della sua eredità, sebbene sua madre fosse preoccupata che una tale misura potesse essere accompagnata da un pericolo, e il suo patrigno, Marzio Filippo, un uomo di rango consolare, cercò seriamente di dissuaderlo. Da quel momento, raccogliendo insieme una forte forza militare, per primo tenne il governo in collaborazione con Marco Antonio e Marco Lepido, poi con Antonio solo, per quasi dodici anni, e infine nelle sue mani durante un periodo di quarantaquattro anni.
VASO DI PORTLAND - AZIA FECONDATA DA APOLLO |
LA MADRE AZIA
Azia maggiore (in latino: Atia Balba Caesonia; Roma, 85 a.c. – 43 a.c), della gens Atia, una gens che non sembra essere stata molto antica, anche se alcuni poeti la facevano discendere da Atys, figlio di Alba Silvio e padre di Capi. Atys fu il sesto re di Alba Longa, antica città del Lazio, che secondo la tradizione fu fondata da Ascanio, figlio di Enea e perciò considerata la città madre di Roma.
AZIA MAGGIORE MADRE DI AUGUSTO |
Ella sposò il governatore della Macedonia, Gaio Ottavio, di cui divenne la seconda moglie.
Svetonio racconta che nei libri delle «Avventure divine» di Asclepiade di Mende:
«Durante i sacrifici solenni per Apollo, Atia, giunto il bel mezzo della notte, si stese nel tempio e si addormentò, insieme al resto delle matrone. Ad un tratto un serpente strisciò fino a lei e subito se ne andò. Quando si svegliò, si purificò come se si levasse dopo gli abbracci del marito e subito apparve sul suo corpo una voglia a forma di serpente, della quale non riuscì più a sbarazzarsi, tanto che da quel momento in poi smise di andare ai bagni pubblici. Dieci mesi dopo, nacque Augusto, che venne, quindi, considerato come il figlio di Apollo. Atia, prima di darlo alla luce, sognò che i suoi organi vitali erano innalzati fino alle stelle e distribuiti su tutta l'estensione della terra e del mare, mentre Ottavio sognò che il sole sorgeva dal grembo di Atia.»
Ottaviano nacque nove mesi dopo, tanto da essere considerato per ciò, figlio di Apollo.
Nel 59 a.c. Gaio Ottavio morì sulla strada per Roma dove doveva essere investito del titolo di console. Azia maggiore, la madre di Ottaviano, si risposò con il padre del cognato, Lucio Marcio Filippo console del 56 a.c., che divenne quindi patrigno di Ottaviano.
Azia morì durante il primo consolato del figlio Ottaviano, nell'autunno del 43 a.c. a soli 42 anni; il suo funerale, per volere di Ottaviano, avvenne secondo i più alti onori.
Ottaviano nacque nove mesi dopo, tanto da essere considerato per ciò, figlio di Apollo.
Nel 59 a.c. Gaio Ottavio morì sulla strada per Roma dove doveva essere investito del titolo di console. Azia maggiore, la madre di Ottaviano, si risposò con il padre del cognato, Lucio Marcio Filippo console del 56 a.c., che divenne quindi patrigno di Ottaviano.
Azia morì durante il primo consolato del figlio Ottaviano, nell'autunno del 43 a.c. a soli 42 anni; il suo funerale, per volere di Ottaviano, avvenne secondo i più alti onori.
LA SORELLA OTTAVIA
Nel 54 a.c., Gneo Pompeo Magno, uno degli uomini più potenti di Roma, aveva perso la moglie Giulia, figlia di Cesare. Lo zio di Azia, per mantenere legami familiari con Pompeo, gli propose di sposare Ottavia, che avrebbe fatto divorziare. Pompeo rifiutò, e Marcello rimase marito di Ottavia e oppositore di Cesare, che osteggiò durante l'anno del consolato.
Quando Cesare vinse a Farsalo, Marcello ottenne il suo perdono e continuò la sua vita con Ottavia
e i suoi tre figli: Claudia Marcella maggiore, Claudia Marcella Minore e Marco Claudio Marcello.
Col matrimonio Antonio rimase lontano da Cleopatra, e nel 36 a.c. quando vi fu un nuovo dissidio tra Ottaviano e Antonio, Ottavia li fece riconciliare. Ottavia curò l'educazione dei figli avuti da Marcello, dei figli di Antonio, e dei due figli che ebbe dal secondo marito, Antonia maggiore e Antonia minore.
Quando però ebbe l'occasione di recarsi in oriente per una campagna contro i Parti, Antonio tornò da Cleopatra, che aveva già conosciuto nel 41 a.c. e da cui aveva avuto due gemelli.
Ottavia per riconciliarsi col marito, si mise in viaggio nel 35 a.c. col denaro e le truppe da consegnare ad Antonio per la campagna contro l'Armenia, ma Antonio le mandò dei messi che le chiesero di tornare indietro; Ottavia consegnò le truppe e il denaro e tornò in Italia.
Ottaviano le propose di lasciare la casa di Antonio e di recarsi a vivere con lui alla reggia, ma Ottavia rifiutò, rimanendo fedele al marito anche quando scoppiò la guerra tra Antonio e Ottaviano. Nel 32 Antonio inviò alla moglie una lettera di divorzio.
Il figlio di Ottavia e Marcello, Marco Claudio Marcello, fu adottato da Augusto come suo erede, ma morì prematuramente nel 23 a.c.: Ottavia gli dedicò la Biblioteca di Marcello, mentre Augusto fece edificare il Teatro di Marcello in suo onore.
Ottavia morì nell'11 a.c. ed il fratello le tributò i più alti onori, pronunciando egli stesso l'orazione funebre, mentre i generi trasportarono il suo feretro alla tomba (mausoleo di Augusto). Il Senato decretò che le venissero conferiti molteplici onori, ma la maggior parte di questi vennero declinati da Augusto.
e i suoi tre figli: Claudia Marcella maggiore, Claudia Marcella Minore e Marco Claudio Marcello.
Nel 41 a.c. Marcello morì, lasciando Ottavia incinta; ma poco dopo anche Marco Antonio perse la moglie Fulvia che gli aveva dato due figli. Per rinsaldare i rapporti burrascosi tra Antonio e Ottaviano, venne data Ottavia in sposa Antonio.
Col matrimonio Antonio rimase lontano da Cleopatra, e nel 36 a.c. quando vi fu un nuovo dissidio tra Ottaviano e Antonio, Ottavia li fece riconciliare. Ottavia curò l'educazione dei figli avuti da Marcello, dei figli di Antonio, e dei due figli che ebbe dal secondo marito, Antonia maggiore e Antonia minore.
Quando però ebbe l'occasione di recarsi in oriente per una campagna contro i Parti, Antonio tornò da Cleopatra, che aveva già conosciuto nel 41 a.c. e da cui aveva avuto due gemelli.
Ottavia per riconciliarsi col marito, si mise in viaggio nel 35 a.c. col denaro e le truppe da consegnare ad Antonio per la campagna contro l'Armenia, ma Antonio le mandò dei messi che le chiesero di tornare indietro; Ottavia consegnò le truppe e il denaro e tornò in Italia.
Ottaviano le propose di lasciare la casa di Antonio e di recarsi a vivere con lui alla reggia, ma Ottavia rifiutò, rimanendo fedele al marito anche quando scoppiò la guerra tra Antonio e Ottaviano. Nel 32 Antonio inviò alla moglie una lettera di divorzio.
LA MORTE
Dopo la morte di Antonio, Ottavia continuò ad avere cura dei figli di lui, sia quelli avuti da Fulvia (o meglio l'unico superstite, Iullo Antonio, in quanto l'altro, Marco Antonio Antillo, era stato giustiziato da Ottaviano nel 31 a.c.), sia quelli avuti da Cleopatra (Alessandro Helios, Cleopatra Selene e Tolomeo Filadelfo).
Ottavia morì nell'11 a.c. ed il fratello le tributò i più alti onori, pronunciando egli stesso l'orazione funebre, mentre i generi trasportarono il suo feretro alla tomba (mausoleo di Augusto). Il Senato decretò che le venissero conferiti molteplici onori, ma la maggior parte di questi vennero declinati da Augusto.