NOVAE PRIMA DEI LAVORI DI MANTENIMENTO DELLE STRUTTURE ARCHEOLOGICHE |
Novae si trova sulla sponda meridionale del Danubio, in Bulgaria, nel luogo chiamato Pametnici vicino a Svistov o Stǎklen (un luogo ricco di vetro -. Bulg stǎklo). Uno straordinario numero di frammenti di vetro di epoca romana sono visibili sul sito archeologico, dato che la produzione di vetro è documentata fino alla fine di Novae romana.
Il castra legionis è enorme e copre un'area di 17.99 ettari, eretto su un pendio che a sud raggiunge 70 m s.l.m., ma che degrada fino alla riva del fiume (40 m s.l.m.), valendosi pertanto di edifici a terrazzamenti circondati da spesse a alte mura difensive. Attualmente sono state scavate le parti settentrionale e centrale del sito, ma la sua parte meridionale è ancora quasi tutta coperta dal terreno di diporto.
I Romani, un po' per assicurarsi dei solidi confini, un po' per desiderio di apportare a Roma nuove ricchezze, un po' perchè erano combattenti nel sangue, da molti anni guardavano ai Balcani con desiderio di conquista, praticamente da quando raggiunsero il Basso Danubio.
PRINCIPIA, QUARTIER GENERALE DI NOVAE |
- 35 a.c. - Durante le guerre illiriche avevano combattuto dalla costa dalmata fino all'attuale Serbia. Arrivando da ovest, raggiunsero il Danubio vicino a Singidunum (Belgrado) nel 35 a.c. circa.
- 30 d.c. - La prima parte dell'occupazione romana è da noi poco conosciuta perchè poco documentata; non sappiamo neppure l'orogine del nome “Moesia”. Sembra comunque che le legioni furono attive nel basso Danubio; la IV Legio ottenne il soprannome di “Sciitica” per aver combattuto in questa area. Novae era una delle basi e deve essere stata fondata all'incirca nel 30 d.c..
- 46 d.c. - L'imperatore Claudio (10 a.c. - 54 d.c.) ordinò fosse edificata una fortezza legionaria chiamata Novae, nella provincia della Moesia Inferior (corrispondente a Serbia e Bulgaria oggi), che perdurò fino al V sec..
RICOSTRUZIONE DELLA FORTEZZA DI NOVAE |
Quest'ultimo disperse per tutto l'impero le legioni di Vitellio e la I Italica venne mandata in Mesia, dove il nuovo governatore, Gaio Fonteio Agrippa, amato da Tiberio (tanto che dette alla figlia di Agrippa un milione di sesterzi in dote) la tenne impegnata in una guerra assieme ad altre legioni di Vitellio, di dubbia lealtà a Vespasiano.
- 70 d.c. - L'esercito della Moesia venne sconfitto nell'inverno 69/70 per mano del popolo iranico dei Sarmati che avevano invaso la provincia, e Agrippa rimase ucciso in battaglia. Il nuovo governatore Rubrio Gallo riuscì a sconfiggere i Sarmati Roxolani che avevano ucciso Fonteio Agrippa, e a rinforzare le fortificazioni, con nuove e più numerose guarnigioni «sì che passare il fiume era per i barbari del tutto impossibile» Riuscì a scacciare i Sarmati dalla Mesia, le truppe, sia legioni che ausiliari, furono riorganizzate, e la I Italica fu spostata (o rimase) a Novae (comune di Svishtov, Bulgaria).
TRIADE CAPITOLINA DI NOVAE |
- la legio VIII Augusta fin dall'inizio della fortificazione (46-68);
- la vexillazione della legio XI Claudia (68-70);
- la legio I Italica (70-430).
- 85 d.c. - Durante le guerre daciche di Domiziano contro i Daci di re Decebalo, (85-89), Novae sembra non subì grossi danni alle fortificazioni, anche perchè le battaglie principali si svolsero nella parte più occidentale o orientale della provincia.
- 86 d.c. - la provincia di Mesia fu divisa in superior ed inferior, e Novae, insieme a Durostorum, divenne una delle due basi legionarie della seconda delle due nuove province.
- 102 d.c. - Durante la conquista della Dacia il re dei Daci, Decebalo cercò di aprire un secondo fronte per dividere le forze dell'esercito romano e assalì la Mesia Inferiore, insieme agli alleati sarmati Roxolani, guidati dal re Susago.
Le due armate passarono il fiume ma, pur riportando qualche successo iniziale, ma presto vennero respinte dal generale Manio Laberio Massimo, il quale riuscì anche a catturare la sorella del re dei Daci, come è illustrato nella Colonna Traiana.
TEGULA DELLA LEGIO ITALICA RINVENUTA A NOVAE |
La prima colonna, attraversato il Danubio forse nel tratto di limes Oescus-Novae, proseguì fino al passo della Torre Rossa.
L'avanzata delle altre due colonne avvenne in parallelo, probabilmente attraverso le "Porte di ferro" e il passo delle Chiavi di Teregova. Il punto di ricongiungimento finale delle tre armate fu a 20 km a nord-ovest di Sarmizegetusa Regia. Decebalo inviò la richiesta di pace.
- 193 - 235 - I tempi più prosperi per Novae e per tutta la provincia, sembra furono durante la dinastia dei Severi. Lo testimonia la splendida villa costruita a ovest del castrum legionario, nell'area delle canabae, che potrebbe essere stata la residenza del legatus legionis.
Novae venne visitata da diversi imperatori romani:
Traiano (98-117),
Adriano (117-138),
Caracalla (198-217)
Massimino il Trace (235-238).
- 249 d.c. - Decio, proclamato imperatore dalle armate pannonico-mesiche, si diresse in Italia, portando con sé buona parte delle truppe di confine, e presso Verona sconfisse l'esercito di Filippo l'Arabo, che morì insieme a suo figlio.
Ma l'aver sguarnito le difese dell'area balcanica permise, ancora una volta, a Goti e Carpi di riversarsi nelle province di Dacia, Mesia inferiore e Tracia. I Goti, una volta passato il Danubio ghiacciato, si spinsero in Mesia inferiore, fino sotto le mura di Novae.
- 250 d.c. - Decio fu costretto a tornare sul basso Danubio, per affrontare i Goti di Cniva. Respinti da Treboniano Gallo presso Novae, condusse le sue armate sotto le mura di Nicopoli. Frattanto Decio, sconfisse e respinse dalla provincia dacica i Carpi. Poi, lasciato Treboniano Gallo a Novae, sul Danubio, riuscì a sconfiggere Cniva mentre assediava la città mesica di Nicopoli.
Ma Decio venne sconfitto presso Beroe Augusta Traiana (l'attuale Stara Zagora). La campagna venne interrotta, Filippopoli cadde in mano ai Goti, che la distrussero, e da quel momento Novae fu sistematicamente attaccata dai barbari. La linea orientale delle nuove mura difensive furono ingrandite per altri 10 ettari, per poter essere di rifugio anche per i civili che abitavano nei dintorni dell'accampamento militare.
- IV secolo - quando la legio Italica fu divisa in vari distaccamenti, pronti ad occupare forti e fortini, molti edifici militari furono sostituiti con edifici civili all'interno del vecchio castrum. E così le canabae e la base legionario diventarono un tutt'uno, facendo la guardia ad entrambe le sponde del Danubio, con fortezze a Novae e dall'altra parte del fiume a Sexagintaprista, per il tratto della Mesia inferiore. Nuove strade, poi, con ai lati dei marciapiedi furono costruiti, utilizzando iscrizioni in pietra. Il nuovo insediamento era molto più povero, con costruzioni in mattoni secchi.
- 441 d.c. - Sotto il regno dell'imperatore Zenone tribù barbare conquistarono la città e Teodorico il Grande, signore degli Ostrogoti ne fece la capitale del suo regno. Nel 441 Novae venne ancora una volta distrutta, questa volta dagli Unni di Attila, ed abbandonata definitivamente dalla legione.
- VI sec. - Sotto Giustiniano I (527-565) la città fu ricostruita e fortificata in tal modo da poter essere chiamata la "Ravenna dell'Est" e divenne anche un importante porto sul Danubio.
- VII sec. - A partire dal VII secolo divenne sede e quartier generale delle armate bizantine che combatterono gli Avari e gli Slavi. Venne distrutta nuovamente dopo il 613.
Novae è menzionata in diciassette antiche fonti letterarie, tra cui:
Dal 1960 un gruppo di ricerca polacco con la collaborazione dell'Accademia delle Scienze di Bulgaria opera sul sito. Le canabae, cioè l'agglomerato civile, anche di non-cittadini romani, sviluppatosi fin dai tempi di Augusto, attorno alle fortezze legionarie permanenti (castra stativa), si estendeva nella parte occidentale e meridionale dell'antica base legionaria, coprendo un'area di 70-80 ettari durante il periodo del principato.
Durante il periodo Tardo Impero romano la città copriva ora quasi tutti i 18 ettari della ex-base legionaria, oltre a 20-30 ettari delle ex-canabae, oltre ad altri 10 ettari del recinto orientale.
Un altro piccolo centro civile (vicus) è stato localizzato oltre 2 km a est dell'accampamento militare, nel luogo chiamato Ostrite Mogili.
Indagini archeologiche del terreno hanno evidenziato un insediamento di ca. 15 ettari, esistente al tempo del principato. Qui ci sarebbero state numerose officine del vetro, mentre lungo le strade che uscivano dalla base legionaria, sono state rinvenute numerose necropoli (ad ovest, est e sud).
Circa 2 km a sud della fortezza è stato, infine, individuato un tempio dedicato a Liber Pater (divinità orientale), fuori dalle mura orientali della fortezza. Una delle villae fu posta sul sito dove sorgeva l'antico ospedale militare (secondo recenti scavi). Molte vetrerie sono stati trovate negli scavi archeologici, sia in città, così come nei dintorni. La villa sembra che continuò ad esistere fino alle invasioni gotiche del 376-382.
Il sito archeologico deve essere stato occupato nel 46 o 47, quando l'imperatore Claudio ordinò l'annessione della Tracia. Da allora il Reno e il Danubio divennero le frontiere naturali, cioè il limes dell'Impero a nord.
La base di Novae, edificata al di fuori della foresta dalla Legio VIII Augusta, misurava 485 m x 365, edificata su un alto terrazzamento sulla riva meridionale del Danubio, quattro km a est della moderna Svishtov.
A differenza della maggior parte delle fortezze e fortificazioni romane, la terrazza sulla quale fu costruita Novae non era un campo completamente pianeggiante. La base legionaria fu costruita su un pendio, che gli ingegneri convertirono in due livelli: venendo da nord, si poteva procedere verso la sede centrale, ma si doveva salire una scala se si voleva andare più a sud.
Dopo che i Romani avevano annesso la Dacia, seguì un periodo di tranquillità. Gli insediamenti civili intorno alla base militare sembrano essersi ampliati. La maggior parte delle iscrizioni sembrano risalire al secondo e all'inizio del terzo secolo, e la loro quantità è la prova della prosperità di Moesia Inferiore in questo periodo.
Verso la metà del III secolo, tuttavia, le tribù dall'altra parte del Danubio tornarono ad essere inquiete e ci volle un po' di tempo prima che l'esercito romano riconquistasse il controllo incontrastato della zona. Quando lo fecero, alla fine del III secolo, la Dacia andò perduta e molti immigrati - sia romani provenienti dalla Dacia che barbareschi - avevano ricevuto terreni lungo il Danubio.
- 193 - 235 - I tempi più prosperi per Novae e per tutta la provincia, sembra furono durante la dinastia dei Severi. Lo testimonia la splendida villa costruita a ovest del castrum legionario, nell'area delle canabae, che potrebbe essere stata la residenza del legatus legionis.
Novae venne visitata da diversi imperatori romani:
Traiano (98-117),
Adriano (117-138),
Caracalla (198-217)
Massimino il Trace (235-238).
RICOSTRUZIONE DEI "PRINCIPIA" |
Ma l'aver sguarnito le difese dell'area balcanica permise, ancora una volta, a Goti e Carpi di riversarsi nelle province di Dacia, Mesia inferiore e Tracia. I Goti, una volta passato il Danubio ghiacciato, si spinsero in Mesia inferiore, fino sotto le mura di Novae.
DEDICA PER LA SALUTE DELLA FAMIGLIA IMPERIALE DA UN UFFICIALE DELLA I ITALICA |
Ma Decio venne sconfitto presso Beroe Augusta Traiana (l'attuale Stara Zagora). La campagna venne interrotta, Filippopoli cadde in mano ai Goti, che la distrussero, e da quel momento Novae fu sistematicamente attaccata dai barbari. La linea orientale delle nuove mura difensive furono ingrandite per altri 10 ettari, per poter essere di rifugio anche per i civili che abitavano nei dintorni dell'accampamento militare.
- IV secolo - quando la legio Italica fu divisa in vari distaccamenti, pronti ad occupare forti e fortini, molti edifici militari furono sostituiti con edifici civili all'interno del vecchio castrum. E così le canabae e la base legionario diventarono un tutt'uno, facendo la guardia ad entrambe le sponde del Danubio, con fortezze a Novae e dall'altra parte del fiume a Sexagintaprista, per il tratto della Mesia inferiore. Nuove strade, poi, con ai lati dei marciapiedi furono costruiti, utilizzando iscrizioni in pietra. Il nuovo insediamento era molto più povero, con costruzioni in mattoni secchi.
- VI sec. - Sotto Giustiniano I (527-565) la città fu ricostruita e fortificata in tal modo da poter essere chiamata la "Ravenna dell'Est" e divenne anche un importante porto sul Danubio.
- VII sec. - A partire dal VII secolo divenne sede e quartier generale delle armate bizantine che combatterono gli Avari e gli Slavi. Venne distrutta nuovamente dopo il 613.
Novae è menzionata in diciassette antiche fonti letterarie, tra cui:
- Claudio Tolomeo (100-178)
- la Notitia dignitatum (IV/V secolo)
- la Notitia Episcopatuum (IX e X secolo).
- È probabilmente scolpita sulla Colonna Traiana, che commemora la supremazia di questo imperatore sui Daci.
- È inoltre indicata sulla più antica mappa conservata dell'Impero romano la Tabula Peutingeriana.
IL SITO ROMANO
Durante il periodo Tardo Impero romano la città copriva ora quasi tutti i 18 ettari della ex-base legionaria, oltre a 20-30 ettari delle ex-canabae, oltre ad altri 10 ettari del recinto orientale.
Un altro piccolo centro civile (vicus) è stato localizzato oltre 2 km a est dell'accampamento militare, nel luogo chiamato Ostrite Mogili.
Indagini archeologiche del terreno hanno evidenziato un insediamento di ca. 15 ettari, esistente al tempo del principato. Qui ci sarebbero state numerose officine del vetro, mentre lungo le strade che uscivano dalla base legionaria, sono state rinvenute numerose necropoli (ad ovest, est e sud).
Circa 2 km a sud della fortezza è stato, infine, individuato un tempio dedicato a Liber Pater (divinità orientale), fuori dalle mura orientali della fortezza. Una delle villae fu posta sul sito dove sorgeva l'antico ospedale militare (secondo recenti scavi). Molte vetrerie sono stati trovate negli scavi archeologici, sia in città, così come nei dintorni. La villa sembra che continuò ad esistere fino alle invasioni gotiche del 376-382.
Il sito archeologico deve essere stato occupato nel 46 o 47, quando l'imperatore Claudio ordinò l'annessione della Tracia. Da allora il Reno e il Danubio divennero le frontiere naturali, cioè il limes dell'Impero a nord.
La base di Novae, edificata al di fuori della foresta dalla Legio VIII Augusta, misurava 485 m x 365, edificata su un alto terrazzamento sulla riva meridionale del Danubio, quattro km a est della moderna Svishtov.
A differenza della maggior parte delle fortezze e fortificazioni romane, la terrazza sulla quale fu costruita Novae non era un campo completamente pianeggiante. La base legionaria fu costruita su un pendio, che gli ingegneri convertirono in due livelli: venendo da nord, si poteva procedere verso la sede centrale, ma si doveva salire una scala se si voleva andare più a sud.
Dopo l'anno dei quattro imperatori (69), l'ottava legione fu trasferita ad Argentorate (l'attuale Strasburgo in Francia) in Germania Superiore e la base di Novae fu ceduta alla Prima legione italiana di recente creazione.
Non molto tempo dopo, i nuovi soldati iniziarono la ricostruzione di Novae. Non era raro, alla fine del I secolo, ricostruire parti di fortezze in pietra. Gli archeologi hanno stabilito che dopo la riforma dell'esercito Claudio, le basi legionarie e i forti ausiliari sono diventati sempre più permanenti. Novae non fa eccezione, ma può esserci stata un'urgenza particolare: a nord del Danubio, il re Decebalo di Dacia stava diventando aggressivo.
Dopo che i Romani avevano annesso la Dacia, seguì un periodo di tranquillità. Gli insediamenti civili intorno alla base militare sembrano essersi ampliati. La maggior parte delle iscrizioni sembrano risalire al secondo e all'inizio del terzo secolo, e la loro quantità è la prova della prosperità di Moesia Inferiore in questo periodo.
Come la popolazione originaria della Moesia Inferiore, anche quest'ultima si romanizzò. L'ordine romano è stato restaurato. Il popolo si convertì persino al cristianesimo quando questa religione si diffuse in tutto l'Impero nel quarto secolo.
Si formarono però nuove coalizioni tribali, come i Tervingi. I soldati di I Italica devono aver preso parte alle operazioni dell'imperatore Valens nell'ex Dacia nel 367-369. Un trattato di pace fu concluso, ma alcuni anni dopo, nel 376, il condottiero tervingio Fritigern, che temeva gli unni che si avvicinavano, chiese il permesso di stabilirsi a sud del Danubio. Anche se Valens lo concesse, la situazione si deteriorò e nel 378 i Tervingi e i Romani si scontrarono ad Adrianopoli.
I Romani furono sconfitti e i loro conquistatori, ora sempre più spesso chiamati Visigoti, cominciarono a vagare attraverso l'Impero.
In quest'epoca, le mura di Novae furono ampliate: ai cittadini fu permesso di vivere nella sicurezza della fortezza. Non c'è da stupirsi se accanto alla sede centrale fu costruita una chiesa, lunga 46 metri e larga 24; questo luogo di culto fu, nei due secoli successivi, gradualmente ampliato con ulteriori absidi e un battistero.
Nel V secolo gli Ostrogoti si stabilirono in questa zona. Per un po' di tempo, Novae fu la loro capitale. Anche se il loro capo Teodorico alla fine invase l'Italia, molti dei suoi abitanti rimasero, come si può dedurre da uno dei cimiteri.
Tuttavia, Roma rimase sotto il controllo della zona, e sappiamo che l'imperatore Giustiniano (r.527-565) migliorò le difese. Gli ultimi riferimenti alla guarnigione di Novae risalgono all'inizio del VII secolo.
Si formarono però nuove coalizioni tribali, come i Tervingi. I soldati di I Italica devono aver preso parte alle operazioni dell'imperatore Valens nell'ex Dacia nel 367-369. Un trattato di pace fu concluso, ma alcuni anni dopo, nel 376, il condottiero tervingio Fritigern, che temeva gli unni che si avvicinavano, chiese il permesso di stabilirsi a sud del Danubio. Anche se Valens lo concesse, la situazione si deteriorò e nel 378 i Tervingi e i Romani si scontrarono ad Adrianopoli.
I Romani furono sconfitti e i loro conquistatori, ora sempre più spesso chiamati Visigoti, cominciarono a vagare attraverso l'Impero.
In quest'epoca, le mura di Novae furono ampliate: ai cittadini fu permesso di vivere nella sicurezza della fortezza. Non c'è da stupirsi se accanto alla sede centrale fu costruita una chiesa, lunga 46 metri e larga 24; questo luogo di culto fu, nei due secoli successivi, gradualmente ampliato con ulteriori absidi e un battistero.
Nel V secolo gli Ostrogoti si stabilirono in questa zona. Per un po' di tempo, Novae fu la loro capitale. Anche se il loro capo Teodorico alla fine invase l'Italia, molti dei suoi abitanti rimasero, come si può dedurre da uno dei cimiteri.
Tuttavia, Roma rimase sotto il controllo della zona, e sappiamo che l'imperatore Giustiniano (r.527-565) migliorò le difese. Gli ultimi riferimenti alla guarnigione di Novae risalgono all'inizio del VII secolo.