GAIO MARIO VINCITORE DEI CIMBRI |
AQUAE SEXTIAE
Aquae Sextiae (Acque Sestie - Oggi: Aix-en-Provence) fu una colonia romana posta a 18 miglia (26 km) a nord di Massalia che prese il nome nome del generale che dedusse la colonia fondando la città, nel 123 a.c., Gaio Sestio Calvino, e dalle sorgenti di acqua calda del territorio. Nei pressi della città si consumò la famosa battaglia di Acque Sestie da cui uscì vittorioso il generale Gaio Mario.
I TEUTONI
Plinio Il Vecchio (23-79 d.c.) narra che i Teutoni vivevano sulla costa occidentale dello Jutland, a sud dei Cimbri, e una devastante marea costrinse i Teutoni ad abbandonare le loro terre.
Quando la tribù dei Cimbri abbandonò lo Jutland (Danimarca e Germania settentrionale) attorno al 120 a.c., i Teutoni si spostarono con loro attraverso la Germania. Non è tuttavia chiaro se i Teutoni si fossero subito uniti ai Cimbri, o se li seguissero a distanza.
Nel 113 a.c. nella battaglia di Noreia l'esercito dei Cimbri, unitamente ai Teutoni, sconfissero i romani comandati dal console Gneo Papirio Carbone. Nonostante i Cimbri fossero stati presi in trappola con l'inganno, si ripresero rapidamente e sbaragliarono l'esercito romano che non subì l'annientamento totale solo grazie al sopraggiungere di un temporale.
La migrazione di questi barbari traversò poi il Reno e, come riferì Cesare nel De Bello Gallico, devastò la Gallia, sconfitto infine dai Belgi. I Germani si volsero allora contro i romani e li sconfissero in modo devastante nella Battaglia di Arausio, nell'anno 105 a.c., dopodiché i Cimbri andarono in Spagna, e i Teutoni rimasero in Gallia. Solo due anni più tardi tornarono ad unirsi per un attacco congiunto alla Repubblica romana: era il Furor Teutonicus, come lo chiamavano i romani, temuto almeno quanto il Metus Gallicus, altro soprannome romano dettato dalla paura.
In realtà i romani avevano più volte battuto quei barbari: nel 295 a.c. (Battaglia di Sentino), nel 283 a.c. (Battaglia del lago Vadimone), nel 225 a.c. (Battaglia di Talamone), nel 222 a.c. (Battaglia di Clastidium), ma questi popoli erano comunque terrorizzanti, sia per l'aspetto sia per la crudeltà e la ferocia. Erano molto più alti dei romani e molto più massicci, dei giganti dai lunghi capelli e lunghe barbe rossi, pieni di tatuaggi che urlavano e ruggivano in battaglia.
E in effetti i nuovi eserciti che i romani mandarono per proteggere gli alleati della Gallia Narbonense vennero nuovamente sconfitti nel 109 a.c. presso il Rodano e nel 107 a.c. presso Bordeaux. Roma trema, nel 105 a.c. il senato invia gli eserciti consolari al comando di Quinto Servilio Cepione e Gneo Mallio Massimo contro i Germani. Per loro dissidi però i due comandanti dividono l'esercito e affrontano separatamente il nemico il 6 ottobre presso Arausio (Orange) e vengono annientati dai guerrieri Cimbri e Teutoni.
I Romani, con il fiume alle spalle che impediva la ritirata, persero 80.000 soldati e 40.000 ausiliari. Questa sconfitta, provocata soprattutto dall'arroganza della nobiltà che si rifiutava di collaborare con gli abili capi militari non nobili, provocò una rivolta contro l'oligarchia.
Ora Roma era in preda al panico, i Germani stranamente non penetrarono in Italia ma si diressero in Spagna, vennero però cacciati dai Celtiberi, per cui decisero di invadere il territorio italiano, dividendo le loro forze secondo tre direttrici di invasione: i Teutoni e gli Ambroni sulle Alpi Marittime, lungo il tragitto percorso a suo tempo da Annibale, i Cimbri sul Brennero, e i Tigurini (popolo celtico) in Pannonia per penetrare in Italia attraverso le Alpi Giulie.
Ora l'aristocratico senato non può più arricciare il naso di fronte ai populares, perchè ora a salvare la situazione c'era solo un umile plebeo che si era dimostrato uno stratega e un generale come pochi
Siamo nel 102 a.c.e il popolo dei Teutoni, un'orda di 100.000 guerrieri con moglie e figli al seguito si appresta a varcare le Alpi per distruggere tutto ciò che incontra.
Siamo nel 102 a.c.e il popolo dei Teutoni, un'orda di 100.000 guerrieri con moglie e figli al seguito si appresta a varcare le Alpi per distruggere tutto ciò che incontra.
Il senato gli invia allora il plebeo Gaio Mario, recente vincitore di Giugurta, già console per la V volta, con un esercito che fra romani ed alleati conta 32.000 uomini, pochissimi rispetto ai barbari, ma sono legionari, e a comandarli c'è il grande Gaio Mario, lo zio di Giulio Cesare.
Mario prepara accampamento tra i fiumi Rodano ed Isère, nella odierna Provenza settentrionale, al crocevia delle strade per i valichi del Piccolo San Bernardo e del Monginevro. I Teutoni si presentano di fronte al campo romano per sbeffeggiare i romani così piccoli di fronte a loro.
Mario dà ordine di restare fermi e re Teutobod, capo dei Teutoni, dopo aver razziato i dintorni e senza mezzi di assedio, decide di levare le tende e di dirigersi verso l'Italia. Erano talmente tanti che sfilarono per sei giorni di fronte all'accampamento di Mario prima di sparire all'orizzonte.
CONTRO GLI AMBRONI
Era la mossa che Mario aveva previsto, fece levare rapidamente il campo e utilizzando percorsi sconosciuti ai Germani precedette l'avanguardia dei barbari, costituita da circa 30000 Ambroni, accampandosi su di un pendio che sbarrava l'accesso alla vallata del fiume Arc presso la città di Aquae Sextie, in posizione favorevole ma priva di sorgenti.
All'arrivo degli Ambroni, Mario ordinò di preparare prima il campo, ma gli addetti all'acqua delle fonti vennero in contatto con gli Ambroni anch'essi all'approvvigionamento idrico, e ne nacque uno scontro: gli alleati italici, soprattutto i liguri, si gettarono dalla collina sugli Ambroni che cercavano di guadare il fiume. Fu un massacro a cui sfuggirono pochi Ambroni che riguadagnarono la riva dove era il loro campo. Nella seconda parte del combattimento i romani si diressero verso il campo degli Ambroni dove incontrarono la resistenza dei superstiti ma anche delle donne che combatterono insieme agli uomini, la battaglia terminò solo al tramonto quando i romani si ritirarono. Secondo Plutarco lo scontro "fu opera del caso piuttosto che della volontà generale"
Era la mossa che Mario aveva previsto, fece levare rapidamente il campo e utilizzando percorsi sconosciuti ai Germani precedette l'avanguardia dei barbari, costituita da circa 30000 Ambroni, accampandosi su di un pendio che sbarrava l'accesso alla vallata del fiume Arc presso la città di Aquae Sextie, in posizione favorevole ma priva di sorgenti.
All'arrivo degli Ambroni, Mario ordinò di preparare prima il campo, ma gli addetti all'acqua delle fonti vennero in contatto con gli Ambroni anch'essi all'approvvigionamento idrico, e ne nacque uno scontro: gli alleati italici, soprattutto i liguri, si gettarono dalla collina sugli Ambroni che cercavano di guadare il fiume. Fu un massacro a cui sfuggirono pochi Ambroni che riguadagnarono la riva dove era il loro campo. Nella seconda parte del combattimento i romani si diressero verso il campo degli Ambroni dove incontrarono la resistenza dei superstiti ma anche delle donne che combatterono insieme agli uomini, la battaglia terminò solo al tramonto quando i romani si ritirarono. Secondo Plutarco lo scontro "fu opera del caso piuttosto che della volontà generale"
IN ATTESA DEI TEUTONI
Mario ebbe a temere degli attacchi notturni tanto più che essendo buio, non si poteva terminare bene l'accampamento, ma non ve ne furono neppure nel giorno successivo: gli Ambroni ne avevano avute abbastanza e attendevano li Teutoni per riprendere il combattimento.
Mario ebbe a temere degli attacchi notturni tanto più che essendo buio, non si poteva terminare bene l'accampamento, ma non ve ne furono neppure nel giorno successivo: gli Ambroni ne avevano avute abbastanza e attendevano li Teutoni per riprendere il combattimento.
Così Mario non solo finì di allestire il campo ma inviò 3.000 fanti al comando di Claudio Marcello nei boschi delle colline che fiancheggiavano la piana dove era il campo nemico, in attesa della battaglia. Il giorno successivo Mario schierò le legione fuori dall'accampamento in assetto da battaglia, mandando avanti la cavalleria che ben presto raggiunse il fondovalle pianeggiante.
I Teutoni ritenendo che la fanteria stesse seguendo in pianura i cavalieri, fecero quel che Mario aveva previsto: anticiparono l'attacco per impedire la formazione con la fanteria e la cavalleria alle ali. I germani dovettero risalire la collina mentre i fanti romani impattarono le schiere avversarie con l'impeto determinato dall'abbrivio della discesa. Mario fece lanciare i giavellotti all'ultimo istante, cogliendo i Germani già scompaginati dall'asperità del terreno. Fu una strage.
La fanteria legionaria, con il vantaggio del terreno, fece indietreggiare i Teutoni sino a fondo valle dove entrò in gioco il contingente fresco di 3000 fanti di Claudio Marcello, che si gettò sul nemico prendendolo alle spalle. I Germani, posti fra due fuochi andarono in panico e fuggirono coi romani alle calcagna che li abbatterono come animali, dal mezzogiorno fino a notte inoltrata.
IL SUICIDIO
Al campo dei Teutoni erano rimaste solo le donne e i bambini, queste all'arrivo dei romani chiesero di aver salva la vita e di essere vendute come schiave alle sacerdotesse romane del fuoco, allo scopo di salvare il loro onore, di fronte al rifiuto dei Romani uccisero i loro figli per poi suicidarsi in massa.
Il campo teutone fu totalmente saccheggiato, Gaio Mario divise il bottino fra i suoi soldati e bruciò il resto.
L'ANNO SUCCESSIVO
Alcuni dei prigionieri furono mostrati da Mario l'anno successivo ai Cimbri prima della Battaglia dei Campi Raudii, dicendo: "Non preoccupatevi dei vostri fratelli, abbiamo dato loro delle terre che conserveranno in eterno" per poi mostrare alcuni prigionieri teutoni aggiungendo "essi sono qui, né possiamo permettere che ve ne andiate senza salutarli"
- Le fonti parlano di un numero di morti germani tra i 100.000 e i 200.000,
- lo storico Velleio Patercolo parla di 150.000 morti,
- Plutarco li stima in 100.000.
Insomma l'intero popolo dei Teutoni fu sterminato o ridotto in schiavitù, nella valle tanti erano i morti che il luogo venne chiamato "Campi Putridi", ancora oggi "Pourrieres". In seguito il luogo divenne fertilissimo e i contadini del posto usarono le ossa per sostenere i tralci delle viti e definire il confine dei vigneti (!).I prigionieri furono circa 80.000 - 90.000 e tra questi il re Teutobod che si era rifugiato presso i Sequani celtici, i quali, conoscendo i Germani, preferirono consegnarlo ai Romani, in seguito fu esibito da Gaio Mario nel suo trionfo. Alla fine, dell'intero popolo dei Teutoni, solo in 3.000 uomini si salvarono dalla morte e dalla prigionia.
Il campo teutone fu totalmente saccheggiato, Gaio Mario divise il bottino fra i suoi soldati e bruciò il resto.
L'ANNO SUCCESSIVO
Alcuni dei prigionieri furono mostrati da Mario l'anno successivo ai Cimbri prima della Battaglia dei Campi Raudii, dicendo: "Non preoccupatevi dei vostri fratelli, abbiamo dato loro delle terre che conserveranno in eterno" per poi mostrare alcuni prigionieri teutoni aggiungendo "essi sono qui, né possiamo permettere che ve ne andiate senza salutarli"
GAIO MARIO RICEVE GLI AMBASCIATORI DEI CIMBRI |
- lo storico Velleio Patercolo parla di 150.000 morti,
- Plutarco li stima in 100.000.
Insomma l'intero popolo dei Teutoni fu sterminato o ridotto in schiavitù, nella valle tanti erano i morti che il luogo venne chiamato "Campi Putridi", ancora oggi "Pourrieres". In seguito il luogo divenne fertilissimo e i contadini del posto usarono le ossa per sostenere i tralci delle viti e definire il confine dei vigneti (!).
La battaglia venne ricordata sino ai tempi della rivoluzione francese in una chiesetta dedicata a Santa Vittoria che era stata eretta sul posto del tempio edificato subito dopo la battaglia e dedicato a Mario insieme ad una piramide ancora visibile nel XV secolo. Lo stemma del comune di Pourrieres riproduce uno dei bassorilievi che la decoravano.
Lo scontro di Aquae Sextiae segnò l'inizio della riscossa romana nelle Guerre Cimbri che, unito alla decisiva vittoria conseguita l'anno successivo ai Campi Raudii, neutralizzò la minaccia dei Germani. Il Furor Teutonico era stato spento. Poi Cesare porrà fine al Metus Gallicus.