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ANELLI ROMANI

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(FIG.1) ANELLO DI CARVILLO I SEC. D.C.

L'anello della fig.1 qui sopra è un anello d'oro formato da una verga cava in lamina appiattita che si allarga in un castone ovale in cui è inserito il cristallo di rocca (quarzo incolore) sotto cui è incastonato il ritratto in oro cesellato.del giovane Carvilio, morto a soli diciotto anni e tre mesi. L'anello era all'anulare della madre di Carvilio, Ebuzia Quarta, sepolta nella sua stessa tomba.

E' un prezioso accostamento di amore materno legato all'arte. Questo meraviglioso artefatto di 2000 anni fa ci introduce alla gioielleria romana legata all'oggetto più diffuso indossato dai romani: l'anello.

Plinio, inorridito da questa moda così orientale e così poco "mos Maiorum" romani, scrisse: “Commise un delitto funesto per l’umanità chi per primo si mise oro alle dita!” Che male ci fosse ad indossare anelli non si capisce, forse, pensava lui, il romano per bene si dimenticava della guerra e della patria, cosa non vera, visto che Giulio Cesare proclamava che i suoi fidi veterani si profumavano ma combattevano benissimo.

(FIG.2) ANELLO IMPERATORE GIULIANO
Durante il periodo repubblicano l’anello d’oro era riservato quasi solo al rango senatorio (ambasciatori, nobili e cavalieri soprattutto), per poi estendersi ovunque, tanto che il Senato stabilì che l'anello d'oro potesse essere indossato solo dai cittadini nati da padre e nonno liberi, oltre che possessori di un certo censo.

Ne conseguì che anche i non nati liberi, per dare l’impressione di esserlo, ponessero un vistoso anello dorato al dito, spesso pacchiano, tipo quello descritto da Petronio su Trimalcione: 
Al dito mignolo sinistro portava un grande anello dorato, mentre all’ultima falange del medio un anello più piccolo, d’oro massiccio, tutto intarsiato con pezzetti di ferro saldato a mo’ di stelline”.

I romani adoravano gli anelli, ma, come detto, non ne portavano solo le donne, ne indossavano volentieri anche gli uomini.

Certo le romane ne portavano di più, fino ad indossarne uno per dito, non solo però alle mani, perchè inanellavano anche le dita dei piedi. In più di anelli ne portavano anche le bambine, di più o meno pregio a seconda delle possibilità familiari.

Comunque era un costume seguito anche dagli uomini, come ricordano con ironia alcuni caustici epigrammi di Marziale: "...
Charinus porta sei anelli ad ogni dito" (XI, 59) ; ":.. chi sarà quel ricciutello ..: che porta ad ogni dito un anellino..." (V, 61);
però deve riconoscere che il suo amante fa altrettanto, e pure con ostentazioni preziose:
"Il mio Stella ... porta sardonici, smeraldi, diamanti e diaspri ad ogni dito" (V,11).

Gli anelli erano per tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri, ve n'erano di:
- ferro - fonde a 1538°
- bronzo - lega di rame e stagno - fonde sui 880÷1020°
- rame - fonde a 1083°
- argento - fonde a 961°
- elettro - lega di argento e oro, fonde sui 1000°
- oro - fonde a 1064°

Più era bassa la fusione più era facile la lavorazione dell'anello che si prestava a lavori di bulino e cesello.

(FIG.3) ANELLO A SERPENTE
All'apice dell'Impero romano, i metalli in uso infatti comprendevano: oro, argento, bronzo, stagno, piombo, zinco, ferro, mercurio, arsenico, antimonio. Gli anelli avevano anche la funzione di sigillo e per questo si rinvengono molti anelli con castone o con gemma incisa.

I romani usarono diversi metodi per creare oggetti metallici, principalmente:

- usarono la terra sigillata (o ceramica aretina), stampi che venivano fatti creando un modello della forma desiderata (che fossero di legno, cera, o metallo), il quale veniva poi premuto contro uno stampo d'argilla. Nel caso di un modello fatto di cera o metallo, una volta cotta, la ceramica poteva essere riscaldata e la cera o metallo fusi fino a che poteva colare dallo stampo (cera persa). Facendo colare il metallo nell'apertura, si potevano creare copie esatte dell'anello.

- oppure si usava un metallo dolce ridotto a lamina e poi ribattuto, magari con incisioni varie.

- o si lavorava un filo di metallo dolce attorcigliandolo e unendolo fino a ottenere l'oggetto desiderato.

Le gemme più usate erano smeraldi, prasii, granati, ametiste, niccoli, quarzi, ma soprattutto corniole, queste ultime quasi sempre incise. Uno degli anelli più diffusi era comunque quello del serpente (fig. 3), che non solo era apotropaico perchè era il simbolo della Dea Tellus, ma essendo a molla aveva anche il vantaggio di essere modellato nella misura come si voleva. Insomma una misura unica per tutti.

(FIG.4) CORNIOLA INCISA

Il Ferro

I romani usavano anche gioielli di ferro, non c'è da stupirsi perchè nell'età del ferro avevano imparato a fondere i metalli.
ANELLO IN FERRO
Naturalmente erano gioielli poveri, in genere imitazione di gioielli più pregiati. Non si usavano molto, perchè pian piano vennero rimpiazzati dal bronzo. 

Il ferro richiedeva una temperatura elevata di fusione, però i forni erano praticamente sempre accesi per produrre altri oggetti, soprattutto armi, per cui non era tutt'altro che dispendioso.

Gli anelli di ferro avevano l'inconveniente di arrugginirsi, anche se i romani produssero per le armi un ferro ad altissima temperatura molto simile all'acciaio. Poichè il metallo costava poco vi si incastonavano pietre di poco prezzo, come la corniola e il niccolo,  che per giunta non restavano attaccate alla cera se usati come sigillo (Plinio, Storia Naturale, XXXVII, 30 - 31).


Il Bronzo

Il bronzo è una lega di rame unito a una piccola percentuale di stagno, se si aumentava questa percentuale si potevano ottenere degli oggetti fatti in fusione, cioè colati in bronzo fuso dentro una matrice. 

(FIG.6) ANELLO IN BRONZO
Agli anelli in bronzo, di modestissimo prezzo per i più semplici, potevano venire dorati dando l'idea di essere d'oro. Dato il colore del metallo sottostante infatti un piccolo graffio non deturpava l'oggetto essendo grosso modo dello stesso colore. 

Questo tipo poteva essere acquistato anche da una schiava o indossato da una bambina. Spesso i genitori ingioiellavano le bambine e la cosa era perfettamente normale. Spesso era semplicemente ritorto o con una piastrina al centro, o del tutto liscio.

C'erano però anelli più complessi, con il castone inciso, con applicazioni in argento, con pietre incastonate, semplici o incise. Il castone, come per tutti gli anelli, poteva essere tondo, rettangolare o rettangolare smussato.


Il Rame

(FIG.7) ANELLO IN RAME
Il rame si prestava ad anelli leggeri, essendo il rame un metallo dolce facilmente riducibile in lamina che veniva ribattuta negli orli ed incisa a piacere.

Ma essendo piuttosto duttile si usava anche a filo, liscio o attorcigliato, semplice o con applicazioni di argento o di pietre dure. Il rame fuso era facilissimo da adoperare perchè fonde a bassa temperatura.

Per questa ragione era molto usato anche a più fili che venivano infilati nello stesso dito, a volte trattenuti da una stanghetta anch'essa di rame, oppure d'argento.

ANELLO CON RITRATTO (CAPUA)


I METALLI NOBILI

L'Argento


(FIG.8) ANELLO IN ARGENTO INCISO
Era ritenuto un metallo nobile per la sua rarità ma pure per la sua bellezza. Era molto usato dai romani con una lega simile a quella che si usa nei paesi anglosassoni. 

Mentre in Italia si usa oggi una lega a 800 (cioè 800 parti di argento e 200 di rame), i romani usavano infatti una lega di 925 parti di argento e 75 di rame, che si scurisce molto più lentamente dell'argento a 800. il bello è che i romani portarono questo uso raffinato nella Britannia, ma mentre gli inglesi hanno conservato l'uso, noi italiani ne abbiamo abbassato la proporzione d'argento.

(FIG.9) ANELLO IN ARGENTO E PIETRA DURA INCISA
Gli anelli d'argento era usati moltissimo dalle romane ma pure dai romani maschi, che avevano sovente l'abitudine di indossare gioielli ma soprattutto anelli ad ambedue le mani. 

Gli anelli d'argento spesso portavano pietre incastonate, sovente anche incise. I romani non le tagliavano sfaccettandole come si fa oggi ma le arrotondavano facendone quelli che oggi si chiamano cabochon, cioè con la superficie superiore convessa e quella inferiore piatta.

Ma la maggior parte delle pietre incastonate negli anelli non erano pietre preziose, bensì pietre dure, e ancora più diffusa era la pasta vitrea colorata, che all'epoca aveva un costo rilevante.

Del resto le paste vitree a volte erano ottime simulazioni di pietre preziose, tanto che si sono trovate collane di pietre preziose incastonate di cui alcune erano di pasta vitrea, forse perchè quelle perdute erano di eccessivo valore e non potevano permettersele o perchè non ne trovavano di simili.

Esistevano pure gli anelli in argento dorato, quindi che potevano sembrare tranquillamente d'oro, e pure anelli in argento con applicazioni in oro.

ANELLO IN ELETTRO

L'Elettro

Si trovava in natura ma veniva pure riprodotto artificialmente attraverso una lega di oro e argento, come ci racconta Plinio. 

Fu usato soprattutto per la monetazione, ma, soprattutto nella Magna Grecia, anche per statuette di divinità, per piatti e per gioielli. 
L'elettro fu usato soprattutto per la particolarità del suo colore, come un oro molto chiaro, un colore che sta tra l'argento e l'oro.

(FIG.11) ANELLO IN ORO CON EQUES ROMANO

L'Oro

(FIG.12) ANELLO IN ORO
I romani erano ricchi, o almeno lo erano molti di lor, per cui produssero e indossarono un'infinità di gioielli d'oro, ma soprattutto anelli. 

Anelli su ogni dito, anelli sulle dita dei piedi, anelli intonati su uno stesso colore, parure di anelli intonata al colore del vestito per le matrone.


Gli anelli sono lisci, lavorati, incisi, incastonati con pietre preziose di vari colori, a cammeo, con monete d'oro applicate sopra, a due castoni, con due pietre preziose di diverso colore, con perla, con corallo, con bottone d'argento inciso, ma soprattutto con pietre preziose incise.

(FIG.13) ANELLO CON LUPA E GEMELLI
Sulla pietra preziosa si incidono divinità, simboli romani, teste dell' imperatore vigente, animali, meduse, o come nell'anello qui accanto, c'è una lupa che allatta i gemelli incisa su corniola e incastonata su un anello d'oro, ottenuto per fusione e quindi pieno.

E' da tenere presente che l'oro può essere lavorato solo in lega altrimenti è cedevole, ma mentre noi italiani abbiamo solitamente oro a 18 carati, cioè a 750/1000, tenendo conto che l'oro puro è a 24 carati.

La legge italiana vieta di lavorare o vendere oro che abbia una caratura inferiore, cosa che non avviene in molti altri stati, negli USA per esempio l'oro viene trattato a 12 e pure a 9 carati.

(FIG.14) ANELLO DEA MONETA
I romani però usavano un oro ancora più puro del nostro, perchè lo lavoravano sempre a 22 carati, per cui quasi puro. E' quello che i gioiellieri chiamano "oro matto", perchè ha un aspetto meno lucido del nostro ma di un colore giallo più carico.

Tra i vari modelli documentati prevalgono nettamente gli anelli con il castone decorato da una gemma, spesso incisa.

La verga è liscia e per lo più cava, ed era realizzata con una lamina riempita con resina o altra sostanza che le conferiva maggiore solidità.

Le gemme più usate erano smeraldi, prasii, granati, ametiste, niccoli, quarzi, ma soprattutto corniole, queste ultime quasi sempre incise.

La corniola e il niccolo avevano un costo minore e pertanto erano sovente montati in ferro.
Per giunta non restavano attaccate alla cera se usati come sigillo (Plinio, Storia Naturale, XXXVII, 30 - 31).

Un altro modello di anello a larga diffusione è quello con verga liscia che si allarga verso un castone, tipo definito liscio o inciso. 

Spesso il castone, se non è liscio, ha ai lati due palline d'oro, quasi sempre il castone è aperto nella parte inferiore.

Molto usato naturalmente l'anello a corpo di serpente: sia unico che a due teste affrontate, con una patera o una perla nella bocca o avvolto in diverse spire.

ANELLO CON TESTA DI ELIOGABALO
Rari invece gli anelli a cerchio, con verga a sezione circolare liscia o più raramente godronata.
Ancora più rari quelli in cui la verga si sdoppia formando due anelli con castoni lisci combacianti.

I romani amavano molto le diverse pietre trovate in oriente e apprezzavano anche le pietre dure come le pietre non troppo inusuali.

Ad esempio conoscevano, ed usavano, il cristallo di rocca, cioè il quarzo ialino, di colore biancastro, trasparente.

La moda di portare l'effigie dell'imperatore riguardava soprattutto gli ufficiali di alto grado, il che fa presupporre che volessero mettersi in luce  se l'imperatore era abbastanza egocentrico, in quanto voleva esprimere attaccamento e fedeltà.

Però, nel caso di imperatori molto amati, come Augusto o come Traiano, vennero portati anche dai semplici legionari.

(FIG.15) ANELLO DEA ROMA

ANELLI A SIGILLO

L'uso degli anelli a sigillo era frequentissimo per i romani, perchè non solo lo adoperavano l'imperatore e i suoi dignitari, e non solo i generali e gli ufficiali dell'esercito, ma pure tutti quelli che si dedicavano al trasporto e al commercio  delle merci, in quanto era una vera e propria firma.

Gli anelli a sigillo avevano le forme più strane, con figure vegetali, animali, simboli (folgore, caduceo, tirso, cetra, luna e stelle, serpente, conchiglia), oppure sigle, o figure di divinità, ritratti, imperatori, genii, oggetti (vaso con pianta, lituo, scrigno) e perfino paesaggi.

Cesare ad esempio aveva per sigillo un'effigie della sua presunta antenata Venere, detta Venere Giulia, che fece anche imprimere sulle monete.

ANELLO A SIGILLO
Augusto fu più egocentrico e sul suo sigillo, che fece il giro del mondo, pose semplicemente la sua immagine, che fu ripetuta su un'infinità di monete.

Da lui presero esempio i successivi imperatori che usarono nel sigillo imperiale la propria immagine.

Gli intagliatori greci furono i più ricercati nella lavorazione dei sigilli. Si sa che Augusto si servì del greco Dioscoride, il più grande artista dell'epoca.

I personaggi più importanti non usavano un solo sigillo ma diversi che alludevano alle diverse cariche o privilegi. Sigilli diversi tra loro erano più difficile da contraffare.
I sigilli erano costituiti nei metalli più svariati, i più comuni in ferro, in minoranza di bronzo o di oro. 

SIGILLO NIKE SU BIGA
Si facevano quindi sigilli-matrici di metallo, che erano i più frequenti, ma pure in pietre intagliate, fossero esse pietre dure o pietre preziose. Agli ambasciatori e ai legati imperiali invece del sigillo si consegnavano dei ricchi anelli d'oro che testimoniavano la loro carica da parte dell'imperatore.

I legionari usavano spartanamente degli anelli di ferro e pure i loro generali, anche se Mario cambiò il suo anello di ferro con uno d'oro, ma solo al suo III consolato. Naturalmente non mancavano le falsificazioni ma il reato veniva punito con la morte.

Nei trattati o nelle contrattazioni importanti il sigillo non veniva apposta solo sulla tavoletta incerata del legato romano ma ogni testimone aveva una sua tavoletta su cui era specificato il nome e il ruolo, e su cui veniva posto il sigillo.

ANELLO D'ORO ORIGINALE DI UN UFFICIALE DELLA V LEGIO MACEDONICA


ANELLI  LEGIONARI

Aquila Legionaria

Perfino i legionari portavano anelli, anzi per il legionario l'anello era immancabile, perchè si riferiva alla sua legione, o all'essere "cives romanus", o al suo imperatore, o al segno zodiacale dell'imperatore, uno dei più indossati era l'Aquila Legionaria, l'insegna principale comune a tutte le Legioni.

Essa rappresentava il potere del sommo Giove che, attraverso questo simbolo, poneva Roma a capo di tutto il mondo allora conosciuto dandole l'invincibilità nelle battaglie. Essa veniva portata come insegna vessillifera in battaglia, e perderla in battaglia era sventura ed onta che andavano lavate con una guerra successiva.


Il Leone


Il leone era il simbolo della legione preferita di Cesare, la X, la fedelissima, quella a cui lui era più legato perchè essa era legatissima a lui. Aveva come emblema un leone ruggente pronto all'attacco.
ANELLO ROMANO II SEC. D.C.
Qualsiasi cosa lui le potesse chiedere, essa rispondeva sempre positivamente. Divenne infatti una legione storica, e potervi partecipare significava essere guardato con rispetto da qualsiasi romano.

Ma il leone fu anche il simbolo della Legione XIII Gemina, condotta da Giulio Cesare nelle sue campagne in Gallia e anche nelle successive guerre civili contro la fazione capitanata da Pompeo. È soprattutto la legione che per prima passò il Rubicone il 10 gennaio del 49 a.c.

Anche la Legio XVI Flavia Firma, di formazione più tarda, ebbe come simbolo il leone. Essa venne creata dall'imperatore Vespasiano nel 70, incorporando reparti della XVI Gallica (che si era arresa durante la rivolta dei Batavi).


Il Pegaso

Era l'emblema, e pertanto l'anello di tre legioni: 
- la Legio II Augusta, 
- la Legio III Augusta 
- la Legio II Adiutrix. 
Intorno all’anno 80 d.c. vennero stanziate nell’ordine:
a Caerleon (Britannia), e a Lambaesis (Nord Africa).

Sappiamo inoltre che nel II e III secolo la II Adiutrix venne stanziata a Budapest. L'emblema era il divino cavallo Pegaso, sorto dal sangue di Medusa, levato in volo.


ANELLO DI PEGASO (OSIMO)

L'elefante

Questa era l'insegna della Legione V Alaudae. nota anche come V Gallica o semplicemente V, creata da Giulio Cesare nel 52 a.c., composta da Galli transalpini.
Si narra che nel corso della battaglia di Tapso nel 46 a.c., dopo aver sostenuto e respinto con grande coraggio una carica di grandi pachidermi africani, alla stessa fu dato come simbolo, proprio l'elefante.

Questa Legione intorno all’anno 80 d.c. era stanziata vicino al Danubio.


Lo Scorpione

Era l’emblema della guardia Pretoriana, usata per onorare l’imperatore Tiberio per il fatto di aver costruito il Castro Pretorio di Roma.

I pretoriani seguivano sempre gli imperatori, anche in guerra e non avevano Legioni, , ma erano sempre divisi in coorti.

BASSORILIEVO DI UNA GIOIELLERIA ROMANA

Il Fulmine

Insegna della XII Legione Fulminata. costituita da Gaio Giulio Cesare nel 58 a.c. e attiva fino all'inizio del V sec. a guardia dell'attraversamento dell'Eufrate a Melitene. 

Fu detta fulminata secondo alcuni perchè portatrice del fulmine, ma non corrisponde al participio passato, secondo altri perchè venne colpita nei da un fulmine che però non li colpì, per cui fu preso come un buon presagio.
Questa Legione, intorno all’anno 80 d.c., era stanziata a Melitene (Cappadocia)


Il Toro

Fu l'emblema della legio X Equestris ("equestre") di epoca tardo repubblicana, forse antecedente alla conquista della Gallia di Gaio Giulio Cesare.

Da questi comunque utilizzata nel 58 a.c. per l'invasione della Gallia, fu sciolta prima nel 45 a.c. e poi, dopo essere stata nuovamente formata, confluì insieme ad un'altra legio X, nella X Gemina dopo la battaglia di Azio del 31 a.c.


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