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ACQUEDOTTO DELLA FORMINA

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ACQUEDOTTO DELLA FORMINA
L'acquedotto romano della Formina era la fonte di approvvigionamento idrico-potabile della città di Narnia (Narni), che si trovava lungo la consolare via Flaminia, 12 miglia dopo la città di Ocricolum (Otricoli), secondo gli itinerari antichi.

L'acquedotto è un esteso reticolo di cunicoli e corridoi realizzati con enorme perizia nel I secolo d.c. sotto l'impero di Tiberio, e per secoli ha assicurato egregiamente l'approvvigionamento idrico della città di Narni e di tutto il territorio circostante, spesso esposti a estati siccitose.

Costruito in parte in muratura ed in parte in galleria entro le montagne, si snoda lungo le pendici delle colline, attraversa tre monti attraverso tre trafori e i supera alcuni corsi d'acqua attraverso i ponti. Alimentato da sei sorgenti si estende da Sant'Urbano, passando per la città vecchia e culminando nel grande serbatoio di distribuzione.

Le prime notizie riguardanti l'acquedotto si hanno grazie agli statuti narnesi che risalgono al 1371.
dove, secondo un'epigrafe riportata da padre Ferdinando Brusoni nel XVIII secolo, l'acquedotto dovrebbe essere stato costruito da Marco Cocceio Nerva, considerato che il bisnonno dell'imperatore omonimo, che fu console nel 36 a.c., edificò l'acquedotto della Formina nel 27 d.c.. 

Ma il Nerva che costruì l'acquedotto della Formina nel 27 d.c. doveva essere il nonno e non il bisnonno dell'imperatore Nerva (30 - 98). L’acquedotto in effetti venne edificato dalla Gens Nerva di cui alcuni suoi membri furono Consoli e Curatori delle Acque, nominati dall'Imperatore Tiberio.

L'acquedotto raccoglieva le acque di sette sorgenti lungo un percorso di 13 Km e la pendenza media si aggirava sul cinque per mille. Dall'origine, o per meglio dire dalla base del “Bottino con caduta” che è a quota m. 318 s.l.m, alla cinta muraria di Narni, si ha un dislivello di m. 62,5 pari a una pendenza media del 4,9 per mille.

Le dimensioni interne sono varie, da 1,30 m. a 1,80 m. d’altezza, alla larghezza, quasi costante, di “un piede e mezzo” romano, equivalente proprio ai 45 cm. Di solito negli acquedotti romani si poteva passare in piedi (e con un metro e ottanta si poteva), tranne brevi tratti in cui occorreva procedere inchinati, ma di solito molto brevi.

L'opera era caratterizzata da quattro ponti di cui due ponti, Ponte Cardona e Ponte Vecchio, sono ancora ben conservati), tre trafori: S. Biagio, Monte Ippolito e S. Silvestro (dei quali il più lungo misura 700 metri) e contava 55 pozzi e 139 bocchette. L'acquedotto della Formina, quando non fu più utilizzato per la città di Narni, dal 1923 in poi, venne abbandonato e sfruttato in parte, attraverso delle stazioni di pompaggio, per le frazioni di Itieli e S. Urbano. Presso quest'ultima si trova il caput aquae (capo dell'acqua). 

PONTE CARDONA DELL'ACQUEDOTTO DELLA FORMINA

L'ACQUEDOTTO DENTRO NARNI

L'acquedotto entra a Narni a quota m. 243,5 s.l.m, a circa m. 100 a sud-ovest di Porta Ternana ed il suo tracciato in parte è percorribile ed in parte si può ricostruire grazie ad alcune planimetrie.
All'interno della città l'acqua si andava a raccogliere in varie cisterne o zampillava dalle 3 fontane pubbliche.

Scavato nella roccia adiacente si trova un'antica cisterna del I sec. a.c. e un locale dove è possibile effettuare una visita virtuale dell'acquedotto romano della Formina, che riforniva la città, e ammirare fedeli riproduzioni di alcuni strumenti usati dagli architetti del tempo.

L'acquedotto della Formina è visitabile lungo una galleria di 700 metri, larga mediamente 45/50 cm. e alta da 170 a 250 cm., con il soffitto caratterizzato in buona parte dalla presenza di suggestive stalattiti bianchissime, e termina in un pozzo scavato nella roccia profondo 18 metri, da cui, attraverso una ripida scala a chiocciola, si riemerge in superficie.


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