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IL TESORO DI BERNAY (Francia)

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IL TESORO

Di certo non erano molti i fortunati che potevano agognare all'ammissione di una cena di gran classe tipo quella di Trimalcione o di Lucullo "che cena da Lucullo" con menù estremamente rari e sofisticati, che andavano dalle lingue di fenicottero, alle uova di pavone e ai ghiri cosparsi di miele. Il tutto innaffiato dai migliori vini della penisola servito in preziosissimi brocche e calici con scene drammatiche della mitologia greca.

La squisita argenteria e le scene che la decoravano di certo animavano la conversazione degli uomini colti. Si poteva affascinare i commensali sui miti antichi e recenti che includevano Dei e semidei, e a volte comuni mortali in vicende spesso complesse e talvolta misteriche, o restare inermi nella propria ignoranza. la spiegazione di quei miti e la riflessione su di essi dimostrava non solo cultura ma anche la capacità riflessiva che occorreva per accoglierne i significati più reconditi.

Tutto ciò per dire che gli antichi romani, nati sulle coste del Tevere come rozzi pastori, avevano raggiunto mediando la raffinatezza greca con quella etrusca, un'arte propria inconfondibile, unita a un gusto vivace della vita che difficilmente sarà più raggiunto.

Le guerre di conquista che avevano portato Roma prima a contatto con gli Etruschi e poi con la Magna Grecia e la cultura ellenistica, determinarono un totale cambiamento di gusto. Nelle domus patrizie entrarono statue, mobilio, suppellettili e il vasellame in vari materiali, ma soprattutto in argento che divenne un elemento indispensabile per la vita sociale d'elite.

Questo gusto dell'arte si manifestava in ogni aspetto della vita, dall'architettura alla raffinata cucina, dalla pittura alla ricercatezza delle vesti, dalla gioielleria al teatro, all'arredamento, alla scultura e così via, ma soprattutto nel gusto particolare di ogni domus, dei suoi mobili e dei suoi arredi.

Dalla Grecia arrivarono anche gli artigiani e dal I secolo a.c. inizia a Roma la corsa all’argento, i piccoli capolavori che abili artigiani riescono a realizzare con le lamine dolci d’argento, diventano status simbol. Alcune persone arrivano ad averne quantità enormi come Pompeo Paolino, governatore della Germania Inferiore, amico di Plinio, che ne possedeva 12 mila libbre (circa 4 tonnellate).

MERCURIO FIG. 1

STATUA DI MERCURIO - FIG. 1

Non ci si scandalizzi però della assurde dimensioni di questo Hermes, perchè ha una testa che non gli appartiene. Basta confrontare la grandezza della testa col suo corpo e osservare le giunture sul collo. la testa non è di Hermes nè di un Dio. L'altezza di questa statuina è di cm 56.3 x un diametro di 16 cm, ed un peso di 2772 g. Mentre il corpo è di buona fattura, il capo è di fattura decisamente inferiore. (Bibliothèque nationale de France, Département des monnaies, médailles et antiques, Paris).

A causa delle sue dimensioni, della sua bellezza e del fatto che è conservato nella sua totalità, Berthouville Treasure ha raggiunto uno status leggendario. Fu scoperto nel 1830 vicino alla Senna nella Francia nordoccidentale - una regione che, come colonia romana, è stata descritta da Cesare nel suo resoconto delle guerre galliche.

Successivi scavi hanno dimostrato che il tesoro proveniva da un tempio dedicato al Dio romano Mercurio e può essere datato tra il I e il II secolo d.c. Durante i periodi di disordini, probabilmente nel III secolo, è stato nascosto sotto il pavimento piastrellato nel recinto del tempio, ma apparentemente non fu mai recuperato quando il tempio fu bruciato, probabilmente durante i ripetuti attacchi barbarici sull'Impero Romano.

BROCCA FIG. 2


LA BROCCA DELLA GUERRA DI TROIA - FIG. 2

La stupenda brocca della figura 2 è decorata da scene della Guerra di Troia. Ha la dedica di Quintus Domitius Tutus che vi ha fatto incidere: “MERCVRIO AVGVSTO Q DOMITIVS TVTVS EX VOTO”. L'oggetto può essere datato dall'1 al 100 d.c. E' un ex voto molto ricco donato evidentemente da un uomo molto ricco.

Sul vaso è illustrata la scena di Achille che trascina il corpo di Ettore intorno alle mura di Troia, e alle spalle dello stesso vaso si nota la scena della morte di Achille, gloria e tramonto di un eroe. Il prezioso oggetto ha un'altezza di cm 31.5, una circonferenza di 44 cm e un peso 1159 g. 

LA MORTE DI ACHILLE - FIG. 3
Si noti che l'argento romano (come d'altronde quello inglese oggi) non è titolato a 800/1000 come l'attuale argento italiano, ma era titolato a 925 /1000, cioè 925 parti erano di argento puro e 75 parti erano di lega, in genere rame e zinco.

Il tesoro è costituito da statue che raggiungono i 50 cm di altezza. Fortunatamente per i posteri quei 25 chilogrammi di argento sono venuti a conoscenza sono stati acquistati dallo stato francese prima che qualcuno avesse la possibilità di fonderlo o dividerlo.

COPPA DEI CENTAURI - BOSCOREALE - FIG. 4


LA COPPA DEI CENTAURI - FIG. 4

Per quattro anni la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, lavorando insieme al J. Paul Getty Museum di Los Angeles, ha pulito e restaurato gli oggetti in modo che possano essere esibiti in tutto il loro splendore.

La cosiddetta "Coppa dei centauri" invece proviene da una zona presso Pompei. Essa venne scoperta nel 1834 in Campania, durante gli scavi archeologici in una villa romana di Boscoreale e come una gran parte dei beni artistici italiani, venne venduto all'estero legalmente o illegalmente. Sembra infatti che oggi faccia parte del tesoro di Bernay che però venne scoperto nel 1830.

Le sue dimensioni sono: altezza 11,7 cm - larghezza 26,9 cm - diametro 15-18,5 cm - diametro del piede 11,3 cm - anse 5,5 cm. - peso 1654,2 gr.


COPPA DEL CENTAURO CON CENTAURESSA - FIG. 5
La coppa o Skiphos, cioè la coppa per bere, detta coppa del centauro per il centauro e la centauressa effigiati, è di età Giulio-Claudia, cioè durante il regno di Claudio o di Nerone, è in argento, e i diversi elementi che la compongono sono stati fabbricati separatamente e poi assemblati.

Lo Skiphos, o scifo, era un vaso di forma tronco-conica, adoperato a partire dal VI secolo a.c., provvisto di due anse in genere molto sottili innestate obliquamente un po' sopra all'altezza dell'orlo.

Ne sono stati trovati diversi a Pompei. Lo scifo veniva lavorato a sbalzo con applicazioni ottenute in fusione e saldate allo scifo. Le immagini di solito venivano poi ritoccate a cesello, come si fa nella gioielleria.


Il centauro emerge con un'aria piuttosto tormentata dalla bellissima tazza di ottima fattura e di manodopera squisitamente romana, probabilmente proveniente dai laboratori della stessa Roma.

"Il tesoro d'argento (ma anche di altri metalli tra cui l'oro) romano venne scoperto a Berthouville nel marzo 1830, nel Casale di Villeret, dipartimento Eure della Normandia, nella comunità di Berthouville, Francia settentrionale."

Il Tesoro di Bernay, o Berthouville, consiste nel ritrovamento di 69 oggetti (ma già nella foto ce ne sono parecchi di più) in argento, dell'Impero romano, scoperti appunto a Berthouville, nei pressi di Bernay, in Francia.

Gli oggetti, ora conservati al "Musée des monnaies, médailles et antiques", Biblioteca nazionale di Parigi, provengono dall'Italia (Boscoreale) e dalla Gallia (un antico tempio dedicato a Mercurio); i pezzi sono battuti a martello e una completa argentatura nasconde le cavità dello sbalzo sul retro.
Acquistato al tempo della scoperta per modesti 15.000 franchi, il Tesoro è conservato nel Cabinet des Médailles presso la Biblioteca Nazionale, Parigi.

Il tesoro comprende, da un lato, pezzi di un servizio da tavola di laboratori romani del I sec. d.c. e, dall'altro, pezzi votivi da laboratori in Gallia del II sec. d.c.. La coppa in questione è romana del I sec. d.c. Vi sono pure 2 statuette in argento di Mercurio e il busto di una Dea, probabilmente la Dea Maia madre di Mercurio, forse rappresentazioni romanizzate di divinità galliche.

IL CENTAURO TORMENTATO - FIG. 6


LA STORIA -

Da - IL TESORO DI BERTHOUVILLE - DI MICHEL HAMMER
DALLA RIVISTA RÉDACTION MONNAIE - 14 APRILE 2015 (Fonte)

"La storia si svolge poco prima della rivoluzione del 1830. Un contadino Prosper Corrida, proprietario di un campo nel comune di Berthouville, a pochi km da Bernay in Normandia, decide di arare il campo e lo zoccolo colpisce un ostacolo. Emerge, bloccato nel terreno, non una pietra  ma un baule affondato nel terreno.
Appaiono oggetti metallici: riposano come un blocco su uno strato di argilla. Sono sporchi, accidentati, appannati. Possiamo tuttavia giudicare a prima vista che sono d'argento e che c'è un buon peso.


MERCURIO - FIG. 7

LA PATERA DI MERCURIO - FIG. 7 

Il piatto è inciso tutto intorno con volute floreali, uccelli, cesti e papere. All'interno reca un medaglione con immagine di Mercurio seduto sulla roccia e interamente nudo, con le ali sul capo, che si poggia da un lato con la mano destra a un caduceo come fosse una lancia conficcata sul terreno. 

La mano sinistra è poggiata al ginocchio, e sul lato sinistro si scorge un gallo, proverbiale attributo di Mercurio come simbolo del risveglio, un altare da cui si eleva una fiamma e in terra c'è una tartaruga. Sul lato destro, oltre al caduceo si scorge una capra, anch'essa attributo di Mercurio.

"Alcuni erano oggetti di culto, altri erano offerte, ex voto, portati da credenti e pellegrini.
Il tesoro è uno straordinario assortimento di pezzi antichi, date e origini molto diverse. I più antichi precedono la conquista romana in Gallia (II o I secolo a.c.); le più recenti risalgono al III secolo della nostra era. Tra questi, opere di fattura o ispirazione greca, opere di importazione romane, altre infine che sono dovute a artigiani gallo-romani. Il loro valore artistico è piuttosto variabile. Ma alcuni sono capolavori incomparabili dell'oreficeria antica; è più in particolare una serie di vasi".

Secondo gli esperti: "Questi vasi devono essere tra i migliori esemplari di argenteria lavorata che l'Antichità ci ha lasciato in eredità. Né per le giuste proporzioni e l'eleganza della forma, né per l'abilità sconcertante della tecnica, né infine per la cura meticolosa data ai più piccoli dettagli della decorazione, non sono superati dalle opere d'arte più giustamente ammirate. tesori di Taranto o Pompei (Veramente alcuni sono di Boscoreale accanto a Pompei). Questi sono alcuni dei più illustri reperti dell'antica orafa mai realizzati". 

MERCURIO - FIG. 8

LA PATERA DI MERCURIO - FIG. 8

La ciotola da offerta o patera della fig. 8  mostra un medaglione centrale di Mercurio in un paesaggio rurale. Dedicato da Julia Sibylla che vi ha fatto incidere l'iscrizione “DEO MERC IVL SIBYLLA DSDD”. Il piatto è romano del 175-225 d.c.. eseguito in argento e oro; il diametro della ciotola è di 21 cm; il suo peso di 572 g.

Nell'immagine Mercurio è senza ali, porta il caduceo e il tradizionale sacchetto in pelle di vitello con le monete d'oro, è tra due colonne, la destra sormontata dal gallo del risveglio, l'altra, la sinistra, sormontata da una tartaruga e, sotto la colonna una capra.

GIOCHI ISTMICI - FIG: 9

IL VASO DEI GIOCHI ISTMICI FIG. 9

I Giochi Istmici di Corinto, vaso d'argento ad essi dedicato, 
eseguito in Italia, dedicato da Quintus Domitius Tutus che vi ha scritto una dedica: “MERCVRIO Q DOMITIVS TVTVS VSLM”. E' eseguito in argento e oro, degli anni 1-100 d.c..

Ha un'altezza di 15,2 cm, ha un diametro di cm 10,3 e pesa 463 g. Vi sono illustrati Modiolus. Poseidon (Neptune) e Demeter (Ceres).

E' un ex-voto, evidentemente per una promessa fatta al Dio in caso di vittoria. I romani usavano gli oggetti votivi come scambio. 
Vale a dire che l'uomo prometteva una ricompensa alla divinità in caso di grazia, e solo a grazia avvenuta si dedicava l'oggetto, mai preventivamente.

Il vaso è di squisita fattura. La maggior parte del tesoro, una novantina di pezzi, appartiene a preziose stoviglie e vasellame da tavola: vasi, scodelle, piatti, calici, una collezione di cucchiai ... tutto in argento, anche con inserti o parti in oro.

GIOCHI ISTMICI - PARTICOLARE - FIG. 10
"E tra questi tesori, due gioielli eccezionali, due statue del Dio Mercurio in argento, di ogni bellezza, uno di quasi 3 chili e un'altra statua di "soli" 1.700 chili, vestigia dell'arte romana. Una terza rappresentazione divina è quella di Maia, la più giovane delle Pleiadi, che ha avuto il privilegio di unirsi a Giove per generare Mercurio."

GIOCHI ISTMICI - PARTICOLARE - FIG. 11
Questi tre pezzi sono le uniche statuette o busti trovati a Berthouville. Tutti gli altri sono composti da piatti. Entrambi sono meravigliosamente realizzati. Le scene rappresentate sono molteplici, con 
un'intera processione di dei e eroi, episodi mitologici o magici, persino la caccia o il circo."

"Gli scavi ripresero circa vent'anni dopo, questa volta in buone condizioni, guidati da un famoso archeologo in quel momento: era un padre gesuita di nome Camille de la Croix. Questo eccellente archeologo ha riportato alla luce, a Berthouville, un gran numero di resti e ha decifrato il piano. Ha provato l'esistenza di numerosi templi e un villaggio e, inoltre, ha liberato i resti di un teatro."

"Eravamo alla presenza di un ensemble di Galloromain, con imponenti costruzioni che ospitavano un tesoro favoloso in argento massiccio e nella storia di un lontano passato.
Perché furono seppellite queste ricchezze destinate al Dio Mercurio? 
Forse è necessario cercare la causa delle invasioni dopo la caduta dell'Impero Romano. Ma questa non è più la storia di un tesoro, ma solo la storia."

La bellezza e la morbidezza di quest'immagine qua sopra, con la splendida ninfa che si appoggia a un animale mitologico (Grifone o pegaso), fa comprendere la preziosità di questa coppa, sicuramente di manifattura romana.


MERCURIO CON SUA MADRE MAIA - FIG. 12

LA PATERA DI MERCURIO E MAIA FIG. 12

Nel piatto emergono in altorilievo due busti poggianti su due piedistalli d'acanto, sorretti dal caduceo mercuriale. E' stato scritto che le ali sul capo di mercurio sono specifiche della manodopera gallo-romana. In realtà le ali sulla testa di Mercurio sono di tradizione greca, come testimonia il famoso Hermes di Fidia (o comunque attribuito a Fidia), del V sec. a.c.

La ciotola, o patera presenta i due busti in altorilievo, è in argento ma le ali e il mantello di Mercurio, nonchè il mantello e il diadema che Maia ha tra i capelli, e le foglie di acanto su cui poggia il caduceo, sono in oro. In genere la doratura veniva ribattuta sopra l'argento finendo per fondersi con esso dando un oro leggermente più chiaro.

DETTAGLIO DI MAIA E MERCURIO - FIG. 13
Narra il mito che Maia lasciò il seggio tra gli Dei dell'Olimpo per cedere il posto a suo figlio Hermes, cioè Mercurio. Lo fece perchè era una Dea molto schiva che non amava i fasti dei banchetti.
Naturalmente la verità era un'altra. Maia era un'antica Grande Madre soppiantata da Giove che la ingravidò e le dette un figlio, cioè che la spodestò a divinità minore togliendola dal convivio degli Dei.

Chiaramente fu un'invasione di popoli adoratori di Zeus che soppiantarono le divinità del pantheon senza tuttavia abolirle ma relegandole a ruoli minori.

Trattandosi però del tempio di Mercurio non si poteva non onorare la Dea, trattandosi della madre del Dio a cui era dedicato il tempio. E' probabile però che la fattura fosse di artisti galli essendo il piatto di buona fattura, ma di certo molto inferiore sia alla greca che alla romana.

PATERA DI ONFALE - FIG. 14

LA PATERA DI ONFALE - FIG. 14

Nel centro piatto è raffigurata la regina Onfale addormentata pacificamente sulla pelle del leone di Némea, con la clava di Ercole. Il piatto venne offerto a Mercurio da Quintus Domitius Tutus. Ed ecco qua sotto ingrandito lo sbalzo che allude alla leggenda per cui Ercole, sedotto da Onfale, regina della Libia, le avesse ceduto tutti i suoi trofei, lasciandosi vestire da donna e filando la lana per lei.

L'eroe delle tradizionali 12 fatiche che non ebbe mai un insuccesso si piegò però alla seduzione di Onfale, perdendo ogni dignità. Secondo alcuni Onfale era invece la regina delle Amazzoni che catturato Ercole lo costrinse ai suoi capricci non risparmiandogli delle umiliazioni. Tanto che l'eroe, sfuggito al suo potere, tornò con un esercito e fece la sua vendetta, su Onfale e sulle amazzoni.

PIATTO DI ONFALE DORMIENTE - FIG. 15
La regina dorme dunque sulla pelle del leone di Nemea ucciso da Ercole in una delle sue proverbiali fatiche, attorniata da tre amorini, anch'essi dormienti e con a lato un cratere a due manici. La scena è di grande bellezza, nella mollezza dei corpi serenamente sdraiati nel sonno profondo, come un inno al potere della bellezza femminile, dove Onfale, alias Venere, giace seminuda paga del suo trionfo come Medea sul Vello d'Oro.

Ella riposa poggiando la mano sulla clava, i suoi capelli sono legati sulla nuca, indossa un subligar, insomma una fascia reggipetto, però il suo corpo è nudo anche se ha un mantello su cui giace, e che giace a sua volta sulla pelle del leone nemeo che è totalmente dorata.
Il tesoro di Bernay, dopo essere stato restaurato negli Stati Uniti, inizia a fare il giro del mondo
Dopo Los Angeles, San Francisco, Houston, gli oggetti sono attualmente esposti al Museo dipartimentale di Arles fino al 28 gennaio 2018. Quindi espatrierà ancora per una mostra a Copenaghen già annunciata e pubblicizzata.

BACCO ERCOLE E MONETE - FIG. 16


LA PATERA DI BACCO, ERCOLE E LE MONETE FIG. 16

Questa patera mostra il Dio Bacco appoggiato a uno scranno che versa da una bottiglia dal collo lungo e sottile del vino in un boccale che gli tende Ercole. Attorno ci sono un fauno che suona la cosiddetta siringa, un giovinetto che suona un flauto, un uomo barbuto che potrebbe essere Pan, tre menadi che osservano compiaciute la scena e ai piedi di Dioniso-Bacco una pantera.

Attorno al medaglione con Bacco ed Ercole c'è una fascia che percorre tutto il perimetro del medaglione dove una folla di amorini, ovvero di eroti, cantano, suonano, giocano e si agitano, mentre nella fascia ancora superiore, accanto al bordo ribattuto della ciotola si snoda un corteo di monete che circonda il medaglione, datato al 210 d.c. Il tutto in è in oro massiccio, con un'altezza di 4 cm, un diametro di 25 cm e un peso di 1315 g d'oro.

Qui sotto vi è il dettaglio della scena dionisiaca. Di certo la scena nulla ha a che fare con l'offerta al tempio di Mercurio che qui non compare affatto. E' anche strano che Dioniso offra il vino ad Ercole perchè non risulta alcun mito che ne parli. Riteniamo infatti che l'attribuzione a Bacco sia errata e che il personaggio che mesce il vino non sia Bacco ma bensì Folo.

FIG. 17
Apollodoro di Atene (II sec. a.c.) narra infatti che prima di affrontare la quarta delle sue dodici fatiche, e cioè la cattura del cinghiale di Erimanto, Eracle fu ospitato dal centauro Folo, figlio di Sileno (che potrebbe essere il personaggio alla sua destra), che lo invitò a cena servendo all'eroe carni cotte, mentre lui le mangiava crude. 

Quando Eracle gli chiese un po’ di vino, Folo rispose che possedeva un orcio di vino che condivideva con gli altri Centauri, ma che non osava aprirlo. Eracle insistè e Folo aprì l’orcio. Attratti dal profumo del vino comparvero i Centauri armati davanti alla caverna di Folo, vi fu una lotta titanica vinta però da Ercole che ottenne il suo vino. 

L'unica discrepanza è che l'offerente del vino non è un centauro, tanto è vero che siede su una panca, e la pantera è di ordine dionisiaco, ma anche Sileno e le menadi fanno parte del seguito dionisiaco del Dio.

ERCOLE E IL LEONE DI NEMEA - FIG. 18

PATERA DI ERCOLE E IL LEONE DI NEMEA - FIG. 18

Il piatto è interamente in argento, con uno sbalzo poco profondo ma ritoccato a cesello, occhi poco espressivi e atteggiamenti piuttosto rigidi, caratteristici del tardo impero. Infatti la ciotola si colloca tra il 500 e il seicento d.c., con una fattura di tipo gallico.


MASCHERE DIONISIACHE - FIG. 19
LA COPPA DELLE MASCHERE DI BACCO - FIG. 19

La coppa è a due manici ed è decorata da alcune maschere di teatro dionisiache, con varie erme falliche, alberi e frutti.

"Acquistato al momento della sua scoperta da 15.000 franchi, la collezione divenne parte del Cabinet des Médailles ( Dipartimento di monete, medaglie e antiquariato ) della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi.

Recentemente, si è trasferito a Villa Malibú della Paul Getty Foundation per il restauro e lo studio, come parte di un progetto collaborativo; esponendo il suo temporaneamente dal 2014."

ALTRA COPPA DIONISIACA - FIG. 20

LA COPPA DELLE MASCHERE DI BACCO - FIG. 20

Le coppe con immagini a sbalzo di maschere da teatro dionisiache nel tesoro di Bernay sono due e questa è la seconda, con maschere di Sileno, di donne incoronate, erme falliche e una cetra.



IL TESORO DI BERTHOUVILLE 

consiste secondo alcuni di cento pezzi d’ argento, per altri 93, per altri 59, per altri 29 alcuni dei quali sono considerati capolavori di orafi romani. Come mai i numeri sono così discordi? Alcuni oggetti hanno iscrizioni votive perché un certo Quinto Domizio Tutus le dedicò dal Dio Mercurio, databile alla metà del I sec. d.c.. Altri donatori sono chiamati Propertius Secundus, Lucia Lupula, Merius Caneto Epaticus o Libertus Elios Euticus.

Si tratta del corredo di un tempio gallo-romano nella zona di Lessovi dedicato a Mercurio Canetonensis. I Lessovi (latino Lexovii) erano una tribù gallica stanziata sulla costa della Normandia, a sud della foce della Senna. Dettero il nome all'altopiano di Lieuvin e a Lisieux che, dopo la conquista della Gallia, diventerà città romana di nome "Noviomagus" ("Mercato nuovo"). Ancora oggi, in Francia, gli abitanti di Lisieux sono detti Lexoviens.

Mercurio Canetonensis era una delle principali divinità della Gallia romana, e nel suo tempio venne nascosto il tesoro di Bernay (fine II sec. - inizio III sec.), senza dubbio per proteggerlo dai saccheggi durante le invasioni barbariche. E ‘stato scavato nel 1896 da Octave Join-Lambert, portando alla luce un sito archeologico con due templi, un teatro e delle mura.


TESORO DI BOSCOREALE DIVENTATO FRANCESE PROBABILMENTE IN MODO ILLEGALE


IL TESORO DI BOSCOREALE (ITALIA)

Negli argenti romani antichi furono determinanti le tecniche impiegate ed una delle più raffinate fu la lavorazione a sbalzo, usato per l’argento, l’oro, il rame ed il bronzo, per eseguirlo venivano impiegate sottili lamine d’argento dove mediante ceselli si otteneva la figura modellando delle concavità grandi e piccole. La lavorazione veniva effettuata sul rovescio ma i particolari venivano ottenuti aggiungendo delle sottili lamine a diritto.

Sono a sbalzo la maggior parte degli oggetti dei famosi tesori di Boscoreale, di Hildesheim, di Bernay, della casa del Menandro a Pompei, nei quali Roma dimostra di essere degna erede dell'arte e dello sfarzo delle grandi corti ellenistiche.

Insomma il Tesoro di BERNAY non ce la racconta giusta, e non ce la racconta giusta nemmeno Paul Getty, ambedue detentori spesso illegali di tanti tesori italiani. Il tesoro francese sembra infatti composto soprattutto dal tesoro di Boscoreale. 


Gli scavi di Boscoreale

Gli scavi della villa erano iniziati nel 1876 ad opera del proprietario del terreno in cui si trovava parte della villa, Modestino Pulzella, ma dovettero essere interrotti in corrispondenza dell'appezzamento confinante, di proprietà di Angelandrea De Prisco. Alla morte di questi nel 1894 i figli vennero autorizzati a riprendere gli scavi nel loro terreno, nei quali rinvennero i preziosi pezzi. Nel maggio successivo alla scoperta i pezzi, esportati clandestinamente in Francia dai fratelli Canessa, antiquari napoletani, furono donati al museo del Louvre dal barone Edmond James de Rothschild, che li aveva acquistati per mezzo milione di franchi.

Il barone acquistò nel settembre dello stesso anno altri cinquantaquattro oggetti del servizio da tavola, donandoli ancora al museo, e venne in seguito imitato da altri collezionisti che avevano acquistato altri pezzi del tesoro, mentre i monili d'oro vennero acquistati dall'amministrazione dei musei nazionali. Con la realizzazione di una copia della testa di Agrippina, conservata al British Museum di Londra, l'intero tesoro venne ricomposto ed esposto nella "sala dei gioielli antichi" al Museo del Louvre.



VILLA LUCIO CECILIO GIOCONDO

Detta anche Villa della Pisanella, perchè in località Pisanella, scavata in parte nel 1876 dal proprietario del fondo.

Lo scavo venne proseguito dal 1894 dal proprietario del fondo accanto, il deputato Vincenzo Giuseppe De Prisco, che vi rinvenne ambienti con suppellettili e i corpi di persone e animali colti dalla morte dall'eruzione.

Nella villa venne soprattutto rinvenuto nel 1895 il Tesoro di Boscoreale, oltre un centinaio di pezzi in argento e oro, e un sacco pieno di monete d'oro, che venne esportato clandestinamente in Francia, venduto dal De prisco al barone Edmond de Rothschild ed è oggi conservato presso il Museo del Louvre di Parigi, a cui il barone l' aveva generosamente donato.

Nel sito oggi resta solo un grande avvallamento e qualche rudere, per uno scavo fatto solo per depredare. La villa, il cui plastico è esposto insieme ad alcuni reperti nell'Antiquarium di Boscoreale, presentava ambienti molto signorili, tra cui un piccolo bagno termale mosaicato, con un ampio porticato sul lato ovest.

Il settore rustico invece, con numerosi ambienti tra cui due torcularia, torchi vinari, si dipanava attorno a una grande cella vinaria con 84 dolii fittili interrati, destinati alla conservazione del vino, ben 72 dolii per un totale di circa 10000 l., oltre a olio e granaglie.

Nella villa, attribuita da alcuni studiosi al banchiere pompeiano Lucius Caecilius Jucundus, si rinvenne, in un vano sotterraneo del torcular, celato dagli antichi proprietari, il ricchissimo tesoro di cui sopra.


Giovanni Pinna, da Il Giornale dell'Arte numero 386, maggio 2018
(Fonte)

"Sembra che Macron abbia promesso la restituzione delle collezioni francesi all’Africa, e abbia dimenticato le ex colonie francesi d’Asia, i mandati mediorientali e l’Egitto faraonico. Come presidente della Commissione congiunta sulle restituzioni dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici e del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze colgo questa irripetibile occasione per reclamare le opere italiane conservate nei musei francesi, invocando lo stesso principio di illegalità universale dei prelievi anche in assenza di Stati-Nazione giuridicamente riconosciuti e di leggi di tutela.

Se per l’Eliseo il patrimonio africano non può essere prigioniero dei musei europei, perché dunque dovrebbe rimanere prigioniero in Francia il patrimonio di provenienza italiana? Il presidente dovrebbe restituire a Venezia le «Nozze di Cana» del Veronese (rimaste a Parigi in cambio di «Il convito in casa di Simone» di Charles Le Brun, «buono al massimo per fare da cassa da imballaggio» secondo Ruskin), a Firenze i trecenteschi italiani prelevati da Bonaparte e rimasti al Louvre, a Verona la collezione di pesci fossili di Monte Bolca sequestrata da Gaspard Monge a nome del Bonaparte oggi al Muséum National d’Histoire Naturelle, a Napoli gli argenti romani di Boscoreale esportati clandestinamente, venduti al barone de Rothschild e oggi al Louvre, all’Italia le ceramiche etrusche, apule e della Magna Grecia di cui non si può dimostrare un’acquisizione legale. 


In occasione di una sua prossima visita ufficiale in Italia Macron dovrebbe restituire anche i bei frammenti dell’Ara Pacis della collezione Campana conservati al Louvre, permettendo la ricomposizione del monumento."

E perchè non di tutti gli argenti di Boscoreale illegalmente usciti dal suolo d'origine, cioè l'Italia?


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