PISCINA MIRABILIS |
«Lasciai quel luogo perché c'era pericolo che se mi fossi affezionato troppo al soggiorno di Bauli, tutti gli altri luoghi che mi restano da vedere non mi sarebbero piaciuti»
(Simmaco)
Nell'età augustea Bacoli, antica Bauli, diventò addirittura il principale avamposto militare del Tirreno, della cultura e della mondanità insieme alla vicina Baiae.
In seguito alla caduta dell'Impero romano ma soprattutto a seguito al fenomeno di bradisismo la città di Bacoli decadde per svariati secoli fino a risorgere nei secoli XVII, XVIII e XIX trasformandosi in una delle mete preferite dagli europei.
Accanto ai resti dell'antica Bauli, vi sono le vestigia delle antiche città romane di Baia i cui resti si estendono fino al lago di Fusaro, che gli antichi chiamavano "Acherusia palus", ritenendolo la palude infernale del fiume Acheronte.
Accanto ai resti dell'antica Bauli, vi sono le vestigia delle antiche città romane di Baia i cui resti si estendono fino al lago di Fusaro, che gli antichi chiamavano "Acherusia palus", ritenendolo la palude infernale del fiume Acheronte.
Dell'antica Bauli restano oggi:
- le Cento Camerelle,
- la Piscina Mirabile,
- il Sepolcro di Agrippina,
- la Villa di Publio Servilio
- Il Lago di Fusaro
LE CENTO CAMERELLE
La costruzione romana conosciuta nei Campi Flegrei con il nome di "Cento Camerelle"è uno dei reperti romani più affascinanti dell'intera zona. Stretti cunicoli scavati nel tufo si inseguono e si intrecciano in un lungo sentiero e, quando la luce piove dall'alto, shanno tutta l'apparenza di un complicato labirinto. In passato le "Cento Camerelle" erano conosciute come le "Prigioni di Nerone", per la forma intricata della costruzione e per la fantasia popolare.
In realtà le "Cento Camerelle" sono una porzione di una delle immense ville patrizie che sorgevano dalle parti di Baia. Oggi, purtroppo, il sito non è visitabile a causa dei lavori di ripristino della villa.
PISCINA MIRABILIS |
LA PISCINA MIRABILIS
L'acquedotto aveva la funzione di portare l'acqua dal fiume Serino fino a Napoli e ai Campi Flegrei, passando poi per la Piscina, per un percorso di oltre 100 Km. L’edificio, costruito sulla collina prospiciente il porto di Misenum per l’approvvigionamento d’acqua per la Classis Praetoria Misenensis è in realtà un’enorme cisterna a pianta quadrangolare, scavata nel tufo con quattro file di dodici pilastri cruciformi che dividono lo spazio interno in cinque navate lunghe e tredici corte, e ne sorreggono la volta a botte.
Sulla Piscina è impostata la terrazza di copertura pavimentata in cocciopesto, comunicante con l’interno con una serie di portelli.
Le strutture murarie sono realizzate in opus reticulatum con ricorsi di laterizio per le pareti laterali ed in tufelli per i pilastri.
Un bacino profondo m 1,10, incavato nel pavimento della navata corta centrale e munito di bocca di uscita ad un’estremità, fungeva da piscina limaria, cioè da vasca di decantazione e di scarico per la pulizia e il periodico svuotamento della cisterna, la cui alimentazione avveniva mediante un condotto d’immissione posto presso l’ingresso del lato occidentale; una serie di finestre aperte lungo le pareti laterali provvedeva all’illuminazione e all’areazione.
L’acqua veniva sollevata sulla terrazza superiore attraverso i portelli con macchine idrauliche e da qui canalizzata.
Addossati all’esterno del lato Nord-Est vi sono dodici piccoli ambienti coperti con volte a botte aventi il piano di calpestio m 1,80 più in basso dell’imposta della volta della cisterna.
Costruiti in opus mixtum e listatum, muniti di un cordolo di cocciopesto alla base dei pilastri, questi ambienti rappresentano un intervento di potenziamento dell’impianto idraulico eseguito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.c.
Ancora oggi la piscina è meta delle visite di numerosi turisti, tanto più che la visita è gratuita. Sembra di entrare in un mondo sotterraneo che non è di questa era, nè di questa terra, sembra fantascientifico.
Agrippina, madre dell'imperatore Nerone, venne uccisa su ordine del figlio nel 59 d.c. poco propenso a condividere il suo potere con l'invadente madre. Nerone ordinò di affondare la nave sulla quale viaggiava la madre che tornava ad Anzio da Baia, dopo aver partecipato ai festeggiamenti della Quinquatrie. Agrippina si salvò a nuoto e si rifugiò nella sua villa di Lucrino, dove il figlio la fece uccidere.
Addossati all’esterno del lato Nord-Est vi sono dodici piccoli ambienti coperti con volte a botte aventi il piano di calpestio m 1,80 più in basso dell’imposta della volta della cisterna.
Costruiti in opus mixtum e listatum, muniti di un cordolo di cocciopesto alla base dei pilastri, questi ambienti rappresentano un intervento di potenziamento dell’impianto idraulico eseguito tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.c.
Ancora oggi la piscina è meta delle visite di numerosi turisti, tanto più che la visita è gratuita. Sembra di entrare in un mondo sotterraneo che non è di questa era, nè di questa terra, sembra fantascientifico.
LA TOMBA DI AGRIPPINA
La leggenda vuole che Agrippina fosse stata sepolta in un mausoleo che si trova difronte al porto di Baia. La struttura conosciuta come "Tomba di Agrippina", è in realtà un piccolo teatro, di cui oggi è visibile solo una parte. Nonostante ciò si mormora del fantasma di Agrippina che vi si aggiri di notte.
La domus venne edificata tra la fine dell’età repubblicana e l’età augustea su uno sperone di roccia tufacea sfruttando in parte la conformazione naturale della zona e in parte avvalendosi di sostruzioni artificiali per una scenica disposizione a terrazze della villa.
Ciò permetteva ai proprietari e ai loro ospiti di godere la brezza che saliva dal mare e del sole che illuminava e scaldava gli ambienti in inverno. Seneca, in una sua epistola all’amico Lucilio, la descrive munita di due grandi cavità artificiali e di un euripo, che dividendo a metà un bosco di platani, permetteva l’allevamento dei pesci.
Gli archeologi hanno ipotizzato che le due grotte di cui parla Seneca erano i due ingressi di una galleria scavata nel tufo che collegava la zona del mare alla villa, oggi conosciuta come Antro di Cerbero, perché la tradizione vuole che Virgilio si sia ispirato a questa struttura per descrivere l’entrata agli Inferi di cui Cerbero era il guardiano.
MA OGGI?
Lo spazio verde a Torregaveta, alle spalle della Cumana, tra Via Gavitello e Via Spiaggia Romana, dove ancora emergono i resti archeologici dell’antica villa appartenuta a Servilio Vatia, giace abbandonato e circondato da rifiuti di ogni genere. Della villa persistono resti di mura e ambienti in opus reticolatum rinvenuti nel 2008, ma l’intera area, che include una foce di epoca romana del Lago Fusaro, è piena di erba e sterpaglie.
Area già ripulita qualche anno fa da alcuni cittadini volontari residenti in zona onde riqualificare l'area e mettere in luce i resti archeologici di una villa antica di un paio di millenni, che sicuramente meriterebbe un trattamento migliore, dai cittadini e dal comune.
Il Comune di Bacoli ha rilasciato concessioni per l’allevamento di molluschi e pesci nel Lago Fusaro, nonostante fosse nota la presenza di metalli pesanti nocivi per l’ambiente e la salute umana, almeno a far data dal 1967.
VILLA DI SERVILIO VAITA |
LA VILLA DI PUBLIO SERVILIO VATIA ISAURICO
Della splendida villa del condottiero e politico romano Vatia restano alcuni resti in parte visibili e in parte inglobati in un ristorante (sigh!). La scoperta archeologica risale al XVI secolo quando il viceré Don Pedro de Toledo decise di far costruire una torre di guardia oggi scomparsa.
La villa era talmente bella che i romani solevano ripetere alla sua vista: “O Vatia tu solus scis vivere”. (O Vatia, solo tu sai vivere!) alludendo al fatto che l'uomo aveva saputo ritirarsi dagli affari per godersi in pace la fantastica villa. Ma chi era Publio Servilio Vatia?
LA DOMUS
Della splendida villa del condottiero e politico romano Vatia restano alcuni resti in parte visibili e in parte inglobati in un ristorante (sigh!). La scoperta archeologica risale al XVI secolo quando il viceré Don Pedro de Toledo decise di far costruire una torre di guardia oggi scomparsa.
La villa era talmente bella che i romani solevano ripetere alla sua vista: “O Vatia tu solus scis vivere”. (O Vatia, solo tu sai vivere!) alludendo al fatto che l'uomo aveva saputo ritirarsi dagli affari per godersi in pace la fantastica villa. Ma chi era Publio Servilio Vatia?
PUBLIO SERVILIO VATIA ISAURICO
Aveva parteggiato per Silla (contro Mario) tanto che questi lo fece eleggere console nel 79 a.c. dandogli nell'80 il proconsolato della Cilicia, con l'incarico di sgominarne i pirati. Vatia in tre anni di guerra conquistò la città di Olimpo in Licia, strappandola al capo dei pirati Zeniceto, che morì per difenderla. Conquistò quindi Phaselis, saccheggiandola e, in Cilicia, la fortezza di Corico (Corycus).
Aveva parteggiato per Silla (contro Mario) tanto che questi lo fece eleggere console nel 79 a.c. dandogli nell'80 il proconsolato della Cilicia, con l'incarico di sgominarne i pirati. Vatia in tre anni di guerra conquistò la città di Olimpo in Licia, strappandola al capo dei pirati Zeniceto, che morì per difenderla. Conquistò quindi Phaselis, saccheggiandola e, in Cilicia, la fortezza di Corico (Corycus).
Conquistate tutte le città costiere, fece traversare all'esercito romano il Tauro per la prima volta e conquistò la capitale degli Isauri, Isaura, cosa che ottenne per merito del suo acuto genio, facendo deviare il corso di un fiume e prendendo la città per sete. Le truppe entusiaste lo acclamarono imperator e tornato a Roma nel 74 a.c. ricevette il trionfo e l'agnomen Isaurico.
Combatté poi nell'ultima fase della III guerra mitridatica, quale comandante della flotta, a fianco di Pompeo Magno; nel 63 a.c. cercò di farsi eleggere Pontefice Massimo, dal collegio dei pontefici che gli preferirono però uno degli uomini che avevano servito sotto di lui contro i pirati, l'astro nascente Gaio Giulio Cesare.
Combatté poi nell'ultima fase della III guerra mitridatica, quale comandante della flotta, a fianco di Pompeo Magno; nel 63 a.c. cercò di farsi eleggere Pontefice Massimo, dal collegio dei pontefici che gli preferirono però uno degli uomini che avevano servito sotto di lui contro i pirati, l'astro nascente Gaio Giulio Cesare.
Sostenne Cicerone nella condanna della Congiura di Catilina, chiedendo al Senato la pena di morte per i congiurati. Nel 57 a.c. fu tra coloro che aiutarono Cicerone a tornare dall'esilio, nel 55 a.c. ricoprì la carica di censore ma non prese parte alle guerre civili, a causa dell'età avanzata.
Morì nel 44 a.c., all'età di 76 anni.
Morì nel 44 a.c., all'età di 76 anni.
La domus venne edificata tra la fine dell’età repubblicana e l’età augustea su uno sperone di roccia tufacea sfruttando in parte la conformazione naturale della zona e in parte avvalendosi di sostruzioni artificiali per una scenica disposizione a terrazze della villa.
Ciò permetteva ai proprietari e ai loro ospiti di godere la brezza che saliva dal mare e del sole che illuminava e scaldava gli ambienti in inverno. Seneca, in una sua epistola all’amico Lucilio, la descrive munita di due grandi cavità artificiali e di un euripo, che dividendo a metà un bosco di platani, permetteva l’allevamento dei pesci.
Gli archeologi hanno ipotizzato che le due grotte di cui parla Seneca erano i due ingressi di una galleria scavata nel tufo che collegava la zona del mare alla villa, oggi conosciuta come Antro di Cerbero, perché la tradizione vuole che Virgilio si sia ispirato a questa struttura per descrivere l’entrata agli Inferi di cui Cerbero era il guardiano.
MA OGGI?
Lo spazio verde a Torregaveta, alle spalle della Cumana, tra Via Gavitello e Via Spiaggia Romana, dove ancora emergono i resti archeologici dell’antica villa appartenuta a Servilio Vatia, giace abbandonato e circondato da rifiuti di ogni genere. Della villa persistono resti di mura e ambienti in opus reticolatum rinvenuti nel 2008, ma l’intera area, che include una foce di epoca romana del Lago Fusaro, è piena di erba e sterpaglie.
Area già ripulita qualche anno fa da alcuni cittadini volontari residenti in zona onde riqualificare l'area e mettere in luce i resti archeologici di una villa antica di un paio di millenni, che sicuramente meriterebbe un trattamento migliore, dai cittadini e dal comune.
IL LAGO DI FUSARO
(Fonte)
Ancora, nella relazione annuale redatta dall’Arpac “Le analisi delle acque del lago, in data 12.2.2007, hanno evidenziato, nel punto posizionato al lato destro dell’impianto di mitili, sia presenza di Salmonella che PCB".
Inoltre il ponte che collega alla villa Vanvitelliana cade a pezzi.
(Fonte)
Il Comune di Bacoli, ad oggi, non ha dato esecuzione alla deliberazione di Consiglio Comunale n. 18, di conferire incarico per effettuare un carotaggio dei fondali del Lago Fusaro, nella prossimità degli scarichi dello stabilimento Selenia, allo scopo di individuare eventuali rifiuti tossici.
- Il prof. Luciano Ferrara dell’Università Federico II di Napoli, docente della cattedra di Chimica, su incarico della Regione Campania, scrive: “a causa di un lungo periodo di insediamento della Selenia sulle sponde del Lago... l’alluminio, che sembra essere stato uno degli scarichi principali della Selenia, presenta valori massimi nella zona meridionale, in corrispondenza dello scarico dell’industria stessa e del suddetto scarico di Torregaveta”.Ancora, nella relazione annuale redatta dall’Arpac “Le analisi delle acque del lago, in data 12.2.2007, hanno evidenziato, nel punto posizionato al lato destro dell’impianto di mitili, sia presenza di Salmonella che PCB".
Inoltre il ponte che collega alla villa Vanvitelliana cade a pezzi.
Il Comune di Bacoli ha rilasciato concessioni per l’allevamento di molluschi e pesci nel Lago Fusaro, nonostante fosse nota la presenza di metalli pesanti nocivi per l’ambiente e la salute umana, almeno a far data dal 1967.
L'inquinamento del Lago Fusaro, di recente confermato dall’Istituto pubblico Pascal di Napoli, ha evidenziato, come anche il Comune di Bacoli, sia tra i comuni con mortalità in eccesso per i tumori alla mammella ed al fegato per il genere femminile.
Non può tacersi che l’inquinamento delle falde acquifere, protrattosi per oltre 40 anni, ha certamente comportato un interessamento anche dell’agricoltura e dell’allevamento sul territorio (tramite irrigazione, abbeveraggio degli animali, irrorazione spontanea del terreno), con ingresso degli agenti inquinanti nella catena alimentare.