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TITO PULLONE e LUCIO VORENO

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TITO PULLONE E LUCIO VORENO NEL TELEFILM TV "ROMA"

TITUS PULLO ET LUCIUS VORENUS

Essendo questi due militari, seppur valorosi, ma comunque personaggi di poco rilievo nella storia di Roma, non è possibile ricostruire la vita di Tito Pullone (col nome latino di Titus Pullo), tranne che era un centurione delle Legio XIII in Gallia, lo stesso Cesare nel capitolo 44 del suo “De Bello Gallico”, ce lo descrive in perenne competizione con Lucio Voreno per ottenere promozioni a livelli più elevati. 

Nella foto in alto i due militi romani sono così interpretati da attori con un ruolo in parte aderente e in parte di fantasia rispetto alla storia che conosciamo.

Tito Pullone e Lucio Voreno ebbero modo in particolare, di distinguersi, combattendo e vincendo sotto il comando di Quinto Cicerone, fratello del ben più noto politico e oratore, contro Ambiorige principe degli Eburoni e di cui Cesare loda la vittoria.  Quinto Tullio Cicerone (102 a.c. – 43 a.c.) è stato un politico romano, fratello del celebre oratore Marco Tullio Cicerone.

Ma di quale legione fosse a capo proprio Quinto Cicerone a cui Voreno e Pullone obbedivano, Cesare non lo dice, narra della Legio XIV quando dice di affidarla al comando di Cicerone in un momento successivo ma non si capisce se fosse la stessa che partecipò alla battaglia contro Ambiorige. 

Allo scoppio della guerra civile tra Cesare e Pompeo, nel 49 a.c., Tito Pullone venne venne assegnato alla XXIV Legione, dove convinse molti suoi commilitoni a schierarsi dalla parte di Pompeo Magno, consigliandoli piuttosto male perchè Pompeo venne sconfitto, con il quale combattè anche nella decisiva battaglia di Farsalo alla cui battaglia non sappiamo se sopravvisse. 

Nella serie televisiva i due sono protagonisti in un periodo storico compreso fra l'assedio alla città di Alesia e la morte di Cesare, ma erroneamente li assegna entrambi militanti nella Legio XIII. 
Nel libro 5, cap. 44, Cesare descrive Tito Pullone in perenne competizione con Lucio Voreno per raggiungere per primo un avanzamento di grado. Entrambi si sono distinti nel 54 a.c., quando i Nervi attaccarono la legione sotto Quinto Cicerone che fu già legato di Pompeo Magno in Sardegna, ma poi militò per ragioni politiche con Cesare durante la conquista della Gallia.

Quinto si scontrò con i Nervii di Ambiorige, che aveva raccolto intorno a sé gli Atuatuci e gli Eburoni, oltre a popolazioni minori e aveva sferrato un attacco agli accampamenti invernali di Cicerone. Nel 53 a.c. al comando della Legio XIII presso Atuatuca fu messo in difficoltà dai Sigambri. Congedato nel 52 a.c., servì come legato del fratello Marco in Cilicia.

Allo scoppio della guerra civile tra Cesare e Pompeo, si schierò con Pompeo insieme al fratello. Alla fine del conflitto, fu perdonato da Cesare, ma nel 44 a.c. diede il suo assenso all'assassinio del dittatore. Nel 43 a.c. venne ucciso nelle proscrizioni volute dai triumviri.

Nella guerra civile del 49 a.c., Pullone fu assegnato alla XXIV Legione, dove convinse molti compagni a passare dalla parte di Pompeo, col quale combatté anche a Farsalo. Di certo fece la scelta sbagliata perchè Pompeo fu sconfitto e la maggior parte del suo esercito venne sterminato.

LUCIO VORENO
Ecco il testo del capitolo 44 del libro V del De Bello Gallico:

«Erant in ea legione fortissimi viri, centuriones, qui primis ordinibus appropinquarent, Titus Pullo et Lucius Vorenus. Hi perpetuas inter se controversias habebant, quinam anteferretur, omnibusque annis de locis summis simultatibus contendebant. Ex his Pullo, cum acerrime ad munitiones pugnaretur, 
"Quid dubitas," inquit, "Vorene? aut quem locum tuae probandae virtutis exspectas? hic dies de nostris controversiis iudicabit." 
Haec cum dixisset, procedit extra munitiones quaque pars hostium confertissima est visa irrumpit. Ne Vorenus quidem tum sese vallo continet, sed omnium veritus existimationem subsequitur. Mediocri spatio relicto Pullo pilum in hostes immittit atque unum ex multitudine procurrentem traicit; quo percusso et exanimato hunc scutis protegunt, in hostem tela universi coniciunt neque dant regrediendi facultatem. Transfigitur scutum Pulloni et verutum in balteo defigitur. 
Avertit hic casus vaginam et gladium educere conanti dextram moratur manum, impeditumque hostes circumsistunt. Succurrit inimicus illi Vorenus et laboranti subvenit.
 Ad hunc se confestim a Pullone omnis multitudo convertit: illum veruto arbitrantur occisum. Gladio comminus rem gerit Vorenus atque uno interfecto reliquos paulum propellit; dum cupidius instat, in locum deiectus inferiorem concidit. 
Huic rursus circumvento fert subsidium Pullo, atque ambo incolumes compluribus interfectis summa cum laude sese intra munitiones recipiunt. Sic fortuna in contentione et certamine utrumque versavit, ut alter alteri inimicus auxilio salutique esset, neque diiudicari posset, uter utri virtute anteferendus videretur

«In quella legione militavano due uomini fortissimi, Tito Pullone e Lucio Voreno, centurioni che stavano raggiungendo i gradi più alti. I due erano in costante antagonismo su chi doveva esser anteposto all'altro e ogni anno gareggiavano per la promozione, con rivalità accanita. Mentre si combatteva aspramente nei pressi delle nostre difese, Pullone disse: 
"Esiti, Voreno? Che grado ti aspetti a ricompensa del tuo valore? Ecco il giorno che deciderà le nostre controversie!
Ciò detto, scavalca le difese e si getta contro lo schieramento nemico dove sembrava più fitto. Neppure Voreno, allora, resta entro il vallo, ma, temendo il giudizio di tutti, segue Pullone. A poca distanza dai nemici, questi scaglia il giavellotto contro di loro e ne colpisce uno, che correva in testa a tutti; i compagni lo soccorrono, caduto e morente, proteggendolo con gli scudi, mentre tutti insieme lanciano dardi contro Pullone, impedendogli di avanzare. 
Anzi, il suo scudo viene passato da parte a parte e un piccolo giavellotto gli si pianta nel balteo, spostandogli il fodero della spada: così, mentre cerca di sguainarla con la destra, perde tempo e, nell'intralcio in cui si trova, viene circondato. 
Subito il suo rivale Voreno si precipita e lo soccorre in quel difficile frangente. Su di lui convergono subito tutti i nemici, trascurando Pullone: lo credono trafitto dal giavellotto. Voreno combatte con la spada, corpo a corpo, uccide un avversario e costringe gli altri a retrocedere leggermente, ma, trasportato dalla foga, cade a capofitto in un fosso. 
Viene circondato a sua volta e trova sostegno in Pullone: tutti e due, incolumi, si riparano entro le nostre difese, dopo aver ucciso molti nemici ed essersi procurati grande onore. Così la Fortuna, in questa loro sfida e contesa, dispose di essi in modo che ognuno recasse all'antagonista aiuto e salvezza e che non fosse possibile giudicare a quale dei due, per valore, toccasse il premio per il valore.»

(Gaio Giulio Cesare, De Bello Gallico, V, 44.)


Comunque siano stati rappresentati, Pullone e Voreno sono esistiti davvero e furono proprio la determinazione e il coraggio di uomini come Voreno e Pullone, che insieme al genio stratega di Cesare hanno consentito al generale romano di conquistare tutta la Gallia.

Caso curioso, se vi trovate in viaggio lungo l’attuale via Flaminia, potete fermarvi a visitare il bellissimo e antico borgo di Bevagna, in provincia di Perugia, e proprio qui, all’interno del palazzo del museo civico, sul soffitto è possibile ammirare, tra gli altri, guarda caso, proprio un ritratto di Lucio Voreno, come mai?
Le risposte potrebbero essere molteplici, la famiglia potrebbe aver avuto origini di Bevagna, lo stesso Cicerone cita Lucio Voreno in una sua orazione a difesa proprio della sua famiglia, di certo è che Bevagna, insieme all’insediamento di Carsulae, rappresentava un punto di sosta per le legioni in marcia in direzione di Roma, comprese naturalmente quelle al comando di Cesare una volta varcato il Rubicone.


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