I SETTE RE DI ROMA (DA SINISTRA A DESTRA) |
La parola rex è chiaramente imparentata con regĕre, cioè governare, e il rex era un vero "sacerdos", per di più inaugurato. L'elezione del re avveniva ogni volta e in ogni tempo attraverso tre passi:
- la designatio (da parte dell’interrex),
- la creatio (da parte dei comitia curiata)
- l’inauguratio (da parte di un augure),
procedura tuttavia stravolta all’epoca dei sovrani di origine etrusca,
L’inauguratio rimase sempre, fino alla fine del VI secolo, la tappa conclusiva dell’elezione del rex, passata in eredità al rex sacrorum.
ELENCO DEI RE
- NUMA POMPILIO - vita 754 a.c. – 673 a.c. - sabino - morto a 80 anni - regno 715 - 673 a.c. - Cognato di Romolo - Eletto dai comizi curiati. Istituì il calendario e i principali collegi sacerdotali.
- TULLO OSTILIO - vita ? – 641 a.c. -. regno 672 - 641 a.c. - latino - pronipote di Romolo - Eletto re dopo la morte di Numa Pompilio. Dette a Roma l’egemonia sulle popolazioni circostanti e riuscì a conquistare la più grande città vicina, Albalonga, grazie alla leggendaria vittoria degli Orazi sui Curiazi.
- ANCO MARZIO - vita ? – 616 a.c. - regno 641 - 616 a.c. - sabino - Suocero di Tullo Ostilio, nipote di Numa Pompilio; fu eletto re dopo la morte di Tullo Ostilio. Fondò la colonia di Ostia e fu il primo a promuovere opere pubbliche, come il ponte Sublicio, le saline, la prima prigione pubblica, etc
- LUCIO TARQUINIO PRISCO - vita ? – 579 a.c. - regno 616 - 579 a.c. - etrusco. Eresse edifici pubblici grandiosi, come il Circo Massimo, il più antichi portici del Foro e il Tempio di Giove Capitolino, protettore della città.
- SERVIO TULLIO - vita ? – 539 a.c. - regno 578 - 539 a.c. - etrusco. Eresse la nuova cinta di mura urbane, dette appunto “Serviane”, che circondavano i sette colli di Roma. Dette un nuovo ordine alle assemblee pubbliche ed eresse il Tempio di Diana sul colle Aventino.
- LUCIO TARQUINIO IL SUPERBO - vita ? – 495 a.c. - regno 535 - 509 a.c. - etrusco. Tentò di instaurare la tirannide. Scoppiò una rivolta per il suicidio della giovane Lucrezia a causa del tentativo di violenza dal figlio del re. La rivolta portò alla cacciata di Tarquinio e all’istituzione della repubblica.
LE ELEZIONI
Alla morte del re, il senato si riuniva e nominava un senatore come interrex, che indicasse in cinque giorni il prossimo re di Roma, scaduti i quali l'interrex, con il consenso del senato, nominava un altro senatore come nuovo interrex, per altri cinque giorni. Trovato un candidato adatto, l'interrex lo candidava al senato per ottenere la ratifica della nomina.
Ottenutala, convocava i Comizi Curiati, in cui i cittadini romani partecipavano suddivisi per curie, che presiedevano per la procedura di elezione del re. L'assemblea dei Comitia Curiata poteva solo accettare o rifiutare il candidato re. Se accettato, si procedeva a interrogare la volontà degli Dei, mediante gli auspici di un augure che seguiva la cerimonia.
Si procedeva quindi al conferimento dell'imperium al re, che avveniva attraverso l'approvazione della "lex curiata de imperio", votata sempre dai Comizi Curiati. Se in teoria era il popolo, tramite i comizi curiati, ad eleggere il re, in pratica era il senato a controllare l'elezione del re.
LA RELIGIONE
ROMOLO - Romolo salì il vicino Monte Saturno detto Campidoglio dove designò un luogo per innalzarvi un Tempio a Giove Feretrio.
NUMA POMPILIO - Nel Foro, fece costruire il tempio di Vesta, e dietro di questo la Regia, e lungo la Via Sacra fece edificare il Tempio di Giano, le cui porte potevano essere chiuse solo in tempo di pace (e rimasero chiuse per tutti i quarantatré anni del suo regno). Stabilì il culto della ninfa Egeria.
TULLO OSTILIO - La leggenda dice che Tullo era così occupato in una guerra dopo un'altra che aveva trascurato ogni servizio verso le divinità. Una peste terribile si abbatté sui Romani. Anche Tullo ne fu colpito. Pregò Giove per avere il suo favore ed il suo aiuto. La risposta del Dio fu un fulmine che venne giù dal cielo, bruciò il re e ridusse la sua casa in cenere, dopo trentadue anni di regno.
ANCO MARZIO - I Romani allora scelsero meglio il nuovo re, un re che seguisse l'esempio pacifico e religioso di Numa Pompilio ed elessero Anco Marzio, il nipote di Numa Pompilio. Ma anche questi fu un combattente e ottenne il controllo dei territori che si estendevano dalla costa all'Urbe. Inserì nell'Urbe l'Aventino, il Gianicolo e il Celio.
ROMOLO - Romolo salì il vicino Monte Saturno detto Campidoglio dove designò un luogo per innalzarvi un Tempio a Giove Feretrio.
NUMA POMPILIO - Nel Foro, fece costruire il tempio di Vesta, e dietro di questo la Regia, e lungo la Via Sacra fece edificare il Tempio di Giano, le cui porte potevano essere chiuse solo in tempo di pace (e rimasero chiuse per tutti i quarantatré anni del suo regno). Stabilì il culto della ninfa Egeria.
TULLO OSTILIO - La leggenda dice che Tullo era così occupato in una guerra dopo un'altra che aveva trascurato ogni servizio verso le divinità. Una peste terribile si abbatté sui Romani. Anche Tullo ne fu colpito. Pregò Giove per avere il suo favore ed il suo aiuto. La risposta del Dio fu un fulmine che venne giù dal cielo, bruciò il re e ridusse la sua casa in cenere, dopo trentadue anni di regno.
ANCO MARZIO - I Romani allora scelsero meglio il nuovo re, un re che seguisse l'esempio pacifico e religioso di Numa Pompilio ed elessero Anco Marzio, il nipote di Numa Pompilio. Ma anche questi fu un combattente e ottenne il controllo dei territori che si estendevano dalla costa all'Urbe. Inserì nell'Urbe l'Aventino, il Gianicolo e il Celio.
TARQUINIO PRISCO - Fortificò il suo potere intorno al culto di Iuppiter, dando inizio alla costruzione del grandioso tempio capitolino e introducendo le cerimonie del trionfo e dei ludi Romani, nonché al culto di Hercules, a cui fu dedicata nel Foro Boario una statua rivestita dell’ornatus triumphalis.
SERVIO TULLIO - legò invece il suo nome alla Dea Fortuna, alla quale fece edificare un tempio nel Foro Boario, e alla dea Diana, a cui fu innalzato il celebre santuario sull’Aventino aperto ai Latini.
TARQUINIO IL SUPERBO - riprendendo il programma del Prisco, portò a compimento la costruzione del tempio di Giove capitolino, diede nuova linfa al culto di Hercules e riorganizzò le feriae Latinae in onore di Iuppiter Latiaris.
I POTERI DEL RE
SERVIO TULLIO - legò invece il suo nome alla Dea Fortuna, alla quale fece edificare un tempio nel Foro Boario, e alla dea Diana, a cui fu innalzato il celebre santuario sull’Aventino aperto ai Latini.
TARQUINIO IL SUPERBO - riprendendo il programma del Prisco, portò a compimento la costruzione del tempio di Giove capitolino, diede nuova linfa al culto di Hercules e riorganizzò le feriae Latinae in onore di Iuppiter Latiaris.
LA DEA ROMA |
LE STRANEZZE
Fatto strano, a parte il fondatore, nessun re di Roma fu romano. Per giunta, come rileva Tim J. Cornell nel suo "The Beginnings of Rome", p. 142, nessuna delle grandi gentes romane fornì un re; anzi i re romani furono stranieri, ma c'è di più, i Pompilii, i Tulli, gli Hostilli e i Marci oltre che stranieri erano di origini plebee, e Servio Tullio nasce addirittura da una schiava.
Altro appunto: due gemelli non sopportavano di governare insieme per cui si scannarono tra loro, anzi Romolo, o chi per lui, scannò Remo, ma Romolo e Tito Tazio si misero d'accordo e regnarono insieme. Perchè non hanno diviso il trono tra fratelli? Mistero.
Ancora, dalla tradizione si ricava che nessuno dei re ereditò il trono dal padre, con la sola parziale eccezione di Tarquinio il Superbo, che era forse figlio del Prisco, ma la faccenda non è certa, e comunque non divenne re subito dopo di lui; non a caso Cicerone osserva orgogliosamente: "nostri illi etiam tum agrestes viderunt virtutem et sapientiam regalem, non progeniem quaeri oportere" (rep. 2, 12,24), nel confronto con l’antica monarchia ereditaria di Sparta.
Tuttavia sembra che per gli ultimi tre re di origine etrusca fu stabilito un principio di discendenza matrilineare. Comunque romani non volevano principi ereditari, perchè volevano essere loro, l'orgoglioso popolo romano, ad eleggere il loro capo. In effetti, il principio ereditario rimase sempre estraneo alla mentalità romana, anche in età imperiale. Qual'era dunque il criterio con cui si sceglieva un re? Forse le virtù, ma soprattutto il carisma.
Tuttavia sembra che per gli ultimi tre re di origine etrusca fu stabilito un principio di discendenza matrilineare. Comunque romani non volevano principi ereditari, perchè volevano essere loro, l'orgoglioso popolo romano, ad eleggere il loro capo. In effetti, il principio ereditario rimase sempre estraneo alla mentalità romana, anche in età imperiale. Qual'era dunque il criterio con cui si sceglieva un re? Forse le virtù, ma soprattutto il carisma.
- pontefice massimo,
- legislatore,
- giudice supremo.
- legislatore,
- giudice supremo.
LE INSEGNE DEL RE
- i dodici littori recanti fasci dotati di asce. Il Fascius Lictorius consisteva in un fascio di bastoni di legno legati con strisce di cuoio, normalmente intorno a una scure.
- la sedia curule, un sedile pieghevole a "X" ornato d'avorio, simbolo del potere giudiziario, riservato inizialmente ai Re di Roma e in seguito ai magistrati superiori dotati di giurisdizione, detti perciò "curuli";
- la sedia curule, un sedile pieghevole a "X" ornato d'avorio, simbolo del potere giudiziario, riservato inizialmente ai Re di Roma e in seguito ai magistrati superiori dotati di giurisdizione, detti perciò "curuli";
- la toga rossa, un tipo di toga orlata da due bande di porpora, detta toga praetexta, importata dai vicini Etruschi al tempo di Tarquinio Prisco, Veniva indossata da tutti i più alti magistrati.
- le scarpe rosse di cuoio dipinto.
- il diadema bianco sul capo, una fascia di tessuto che cinge la fronte come segno distintivo di colui che la indossava, originariamente destinata alle donne e ai sacerdoti. La fascia poteva essere finemente impreziosita da inserti in oro e pietre preziose, o come cerchio di metallo che cinge la fronte.
«A me non dispiace la teoria di quelli che sostengono che [i dodici littori siano stati] importati dalla vicina Etruria (da dove furono introdotte la sella curule e la toga pretesta) tanto questa tipologia di subalterni, quanto il loro stesso numero. Essi credono che ciò fosse così per gli Etruschi poiché, una volta eletto il re dall'insieme dei dodici popoli, ciascuno di essi forniva un littore.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 8.)
- le scarpe rosse di cuoio dipinto.
- il diadema bianco sul capo, una fascia di tessuto che cinge la fronte come segno distintivo di colui che la indossava, originariamente destinata alle donne e ai sacerdoti. La fascia poteva essere finemente impreziosita da inserti in oro e pietre preziose, o come cerchio di metallo che cinge la fronte.
«A me non dispiace la teoria di quelli che sostengono che [i dodici littori siano stati] importati dalla vicina Etruria (da dove furono introdotte la sella curule e la toga pretesta) tanto questa tipologia di subalterni, quanto il loro stesso numero. Essi credono che ciò fosse così per gli Etruschi poiché, una volta eletto il re dall'insieme dei dodici popoli, ciascuno di essi forniva un littore.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 8.)
La vita dei re non fu facile, ricordiamo che su otto re (anche Tito Tazio fu re) due soli morirono nel loro letto (Numa Pompilio e Anco Marcio) mentre Tarquinio il Superbo finì i suoi giorni in esilio. Gli altri cinque morirono di morte violenta.
Dalla fine della monarchia i romani decisero di non avere più re, ma ebbero imperatori. Caso strano, l'impero fu il periodo più ricco di territori, commerci, ricchezze, leggi e arte per i romani, che insegnarono la civiltà al mondo. .
Dalla fine della monarchia i romani decisero di non avere più re, ma ebbero imperatori. Caso strano, l'impero fu il periodo più ricco di territori, commerci, ricchezze, leggi e arte per i romani, che insegnarono la civiltà al mondo. .