A Roma nel I secolo a.c. molti personaggi della fine della repubblica, oltre alle lussuose residenze di città vollero avere un hortus e, intorno al centro di Roma, si creò una fascia di grandi parchi alberati.
Le pendici del Pincio cominciarono quindi a popolarsi di fastose ville verso la fine dell'età repubblicana, con le fastose domus di Scipione Emiliano e di Pompeo, e quella famosa di Lucullo, costruita subito dopo il trionfo nel 63 a.c. su Mitridate, con le immense ricchezze tratte dal bottino.
Gli Horti Luculliani occupavano le pendici della collina pinciana, con una serie di terrazze accessibili attraverso scale monumentali. La parte più alta, a cui si giungeva da una scalinata trasversale a due rampe, apriva una grande esedra, al di sopra della quale vi era un edificio circolare, identificato come un tempio dedicato alla Dea Fortuna.
La parte più importante di questi horti era il giardino, ricco di statue, vialetti, fontane, siepi, balaustre, alberi, ruscelli, esedre e terrazzamenti.
HORTI DOMIZI
"Sull'alto del monte, dietro la Chiesa di S. Maria del Popolo si sono scoperti, nel ridurre quel luogo a pubblica passeggiata, molte sostruzioni di grande fabbricato, oltre a quelle che già si conoscevano e che sostengono quella parte del colle lungo il suo lato settentrionale e per un tratto dell'orientale, facendo ivi funzione di mura della Città. Per la vicinanza al nominato sepolcro della gente Domizia si credettero comunemente queste rovine appartenere agli Horti di tale famiglia.
Secondo Plutarco sarebbero invece gli Horti che Pompeo fece acquistare in suo nome dal suo liberto Demetrio.
L'attribuzione è incerta perchè lì trovasi effettivamente il sepolcro della famiglia Domizia, e spesso negli Horti si ospitavano i sepolcri familiari, però alcuni Horti Domizi si tramanda fossero in Trastevere."
Si sa che Adriano fece costruire il suo mausoleo, oggi Castel S. Angelo, sopra gli Horti domiziani.
In effetti in epoca romana il territorio dell'odierno rione Prati consisteva in vigneti e canneti facenti parte delle proprietà di Domizia, moglie di Domiziano, da cui la zona prese il nome di Horti Domitii ("Orti Domiziani") e in seguito di Prata Neronis ("Prati di Nerone").
All'inizio dell'età imperiale, magnifiche Villae ed Horti,, cioè domus con immensi giardini, come quelle possedute da Agrippina, moglie di Germanico e madre di Caligola, detti appunto Horti Agrippinae, e da Domizia, moglie di Domiziano, detti appunto Horti Domitiae, furono ricavati vicino alle pendici del Gianicolo e del colle Vaticano.
DOMITIA LONGINA
Domizia Longina era la figlia di Gneo Domizio Corbulone, grande generale di Nerone, e nipote di Cesonia, quarta ed ultima moglie di Caio detto Caligola. Era sposata al senatore Elio Lamia quando Domiziano se ne innamorò, e dopo l'ascesa al trono la sposò nell'82 d.c., mandandone a morte il marito.
Venuto poi a conoscenza di una sua presunta relazione di Domizia con l'attore Paride, Domiziano mise a morte il presunto amante e costrinse la moglie all'esilio, ma forse fu solo per aver mano libera con un'altra donna. Infatti in quel periodo l'imperatore ebbe una relazione con la nipote Giulia, figlia del defunto fratello Tito, che gli era stata in precedenza proposta in moglie, ma che aveva rifiutato preferendole Domizia.
Dopo la prematura morte di Giulia, Domiziano richiamò dall'esilio Domizia, che rimase con lui fino al suo assassinio.
GLI HORTI SUL TEVERE
Dalla Forma Urbis si nota che gli Horti Domitiani erano davvero sul Tevere, nella zona dove fu edificato il mausoleo di Adriano, ma anche dall'altra parte del Tevere, in una zona chiamata Posterula Domitiae, il che fa presupporre che gli Horti fossero circondati da mura con una posterula, piccola porta, che immetteva a sud, mentre sulla zona del fiume c'erano i porti della Posterula domitiae. La vista sul Tevere fa presupporre horti a terrazzamenti che sicuramente degradavano poi in un porticciolo.
Le pendici del Pincio cominciarono quindi a popolarsi di fastose ville verso la fine dell'età repubblicana, con le fastose domus di Scipione Emiliano e di Pompeo, e quella famosa di Lucullo, costruita subito dopo il trionfo nel 63 a.c. su Mitridate, con le immense ricchezze tratte dal bottino.
Gli Horti Luculliani occupavano le pendici della collina pinciana, con una serie di terrazze accessibili attraverso scale monumentali. La parte più alta, a cui si giungeva da una scalinata trasversale a due rampe, apriva una grande esedra, al di sopra della quale vi era un edificio circolare, identificato come un tempio dedicato alla Dea Fortuna.
La parte più importante di questi horti era il giardino, ricco di statue, vialetti, fontane, siepi, balaustre, alberi, ruscelli, esedre e terrazzamenti.
HORTI DOMIZI
"Sull'alto del monte, dietro la Chiesa di S. Maria del Popolo si sono scoperti, nel ridurre quel luogo a pubblica passeggiata, molte sostruzioni di grande fabbricato, oltre a quelle che già si conoscevano e che sostengono quella parte del colle lungo il suo lato settentrionale e per un tratto dell'orientale, facendo ivi funzione di mura della Città. Per la vicinanza al nominato sepolcro della gente Domizia si credettero comunemente queste rovine appartenere agli Horti di tale famiglia.
Secondo Plutarco sarebbero invece gli Horti che Pompeo fece acquistare in suo nome dal suo liberto Demetrio.
L'attribuzione è incerta perchè lì trovasi effettivamente il sepolcro della famiglia Domizia, e spesso negli Horti si ospitavano i sepolcri familiari, però alcuni Horti Domizi si tramanda fossero in Trastevere."
Si sa che Adriano fece costruire il suo mausoleo, oggi Castel S. Angelo, sopra gli Horti domiziani.
In effetti in epoca romana il territorio dell'odierno rione Prati consisteva in vigneti e canneti facenti parte delle proprietà di Domizia, moglie di Domiziano, da cui la zona prese il nome di Horti Domitii ("Orti Domiziani") e in seguito di Prata Neronis ("Prati di Nerone").
All'inizio dell'età imperiale, magnifiche Villae ed Horti,, cioè domus con immensi giardini, come quelle possedute da Agrippina, moglie di Germanico e madre di Caligola, detti appunto Horti Agrippinae, e da Domizia, moglie di Domiziano, detti appunto Horti Domitiae, furono ricavati vicino alle pendici del Gianicolo e del colle Vaticano.
DOMITIA LONGINA
Domizia Longina era la figlia di Gneo Domizio Corbulone, grande generale di Nerone, e nipote di Cesonia, quarta ed ultima moglie di Caio detto Caligola. Era sposata al senatore Elio Lamia quando Domiziano se ne innamorò, e dopo l'ascesa al trono la sposò nell'82 d.c., mandandone a morte il marito.
Venuto poi a conoscenza di una sua presunta relazione di Domizia con l'attore Paride, Domiziano mise a morte il presunto amante e costrinse la moglie all'esilio, ma forse fu solo per aver mano libera con un'altra donna. Infatti in quel periodo l'imperatore ebbe una relazione con la nipote Giulia, figlia del defunto fratello Tito, che gli era stata in precedenza proposta in moglie, ma che aveva rifiutato preferendole Domizia.
Dopo la prematura morte di Giulia, Domiziano richiamò dall'esilio Domizia, che rimase con lui fino al suo assassinio.
GLI HORTI SUL TEVERE
Dalla Forma Urbis si nota che gli Horti Domitiani erano davvero sul Tevere, nella zona dove fu edificato il mausoleo di Adriano, ma anche dall'altra parte del Tevere, in una zona chiamata Posterula Domitiae, il che fa presupporre che gli Horti fossero circondati da mura con una posterula, piccola porta, che immetteva a sud, mentre sulla zona del fiume c'erano i porti della Posterula domitiae. La vista sul Tevere fa presupporre horti a terrazzamenti che sicuramente degradavano poi in un porticciolo.