La festa era celebrata nelle Idi, giorno in cui anticamente si faceva cadere la luna piena, in onore di Anna Perenna, antica divinità romana. Il culto si svolgeva sulla via Flaminia in un bosco poco lontano da Roma. Una scampagnata con canti e giochi. Secondo Macrobius era la Dea dell'anno nuovo, che fino al 153 a.c. iniziava in marzo.
"Annare perennareque commode": vivere piacevolmente tutto l'anno.
Nella festa di Anna Perenna i sacerdoti facevano una processione in ringraziamento della Dea che aveva sfamato i romani, poi i plebei facevano scampagnate lungo le sponde del Tevere, improvvisavano banchetti, danze e grandi bevute libando tanti calici di vino quanti si auguravano dovessero essere ancora gli anni di vita a venire, che venivano augurati a sè e agli altri. Di qui la formula dell’Annaperennare, che evidentemente rinvia alla Perennitas e cioè a un tempo illimitato a partire però da un punto iniziale, come un capodanno.
Nella festa di Anna Perenna i sacerdoti facevano una processione in ringraziamento della Dea che aveva sfamato i romani, poi i plebei facevano scampagnate lungo le sponde del Tevere, improvvisavano banchetti, danze e grandi bevute libando tanti calici di vino quanti si auguravano dovessero essere ancora gli anni di vita a venire, che venivano augurati a sè e agli altri. Di qui la formula dell’Annaperennare, che evidentemente rinvia alla Perennitas e cioè a un tempo illimitato a partire però da un punto iniziale, come un capodanno.
- Conscio il fiume fermò l’onda e tacque il fruscio. Parve ch'ella dicesse: “Son ninfa del queto Numicio, dentro l’onda perenne son detta Anna Perenna”.
Da qui Ovidio farebbe derivare il nome da “amnis perennis” cioè il perenne fiume, il perenne scorrere. -
Per altri era una vecchia della città di Bouville, che quando i plebei ribelli furono assediati sul Monte Sacro, trovò loro una strada segreta per far giungere loro il cibo e permettergli di resistere all'assedio.
ANNA PERENNA |
Ora sappiamo che le Dee lussuriose rappresentavano sempre la natura selvaggia, ma se vi fosse ancora un dubbio basta guardare l'immagine di Anna Purna, l'omonima Dea indiana che nuda, coperta parzialmente da una pelle di tigre, porge il cibo al Dio Shiva incoronato.
Lei è chiaramente la Potnia Theron, la Signora delle belve, la Madre Terra che con i suoi prodotti nutre mortali e immortali. Ora il commercio tra Roma ed India vide anche molti scambi culturali che modificarono entrambe le civiltà.
DEA DEL CAPODANNO
Anna Perenna era un'antica divinità romana delle origini, festeggiata il giorno delle Idi di marzo, il primitivo capodanno romano, come testimoniatoci da Ovidio nei Fasti. Poichè il calendario romano cambiò il primo dell'anno da marzo a gennaio nel 153 a.c., ne consegue che la Dea non potesse essere stata importata dall'India.
A Roma era anche chiamata "Anna ac Peranna" e vigeva l'augurio di: "annare perannareque commode" (passare un buon anno dall'inizio alla fine), il che la designa come la Dea della vegetazione annuale, quella che sfama uomini e bestie.
La sua festa, al 15 marzo, prevedeva banchetti sulle sponde del Tevere, lungo la via Flaminia, all'interno di un bosco sacro alla Dea. Queste feste erano un'occasione per dare sfogo a grandi manifestazioni di allegria e di intrattenimento, come balli, canti osceni, ubriacature e sesso.
"Ogni anno per sei giorni si celebravano ad onore di quella funzione detta Sceritbe, e alla riva di questo Fiumicello (Almone), le feste di Anna Perenna Nutricc di Enea, come alla riva del Fiume Numico, c del Tevere."
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
Il bosco è stato identificato nella zona dei Monti Parioli, dove sono state trovate defixiones ("maledizioni") in piombo e figure antropomorfe in cera e altri materiali organici inserite a testa in giù in contenitori di piombo, il che fa pensare che questa Dea avesse a che fare pure con la magia, dunque una Dea davvero arcaica.
Ovidio - Fasti:
"Nelle Idi si celebra la gioiosa festa di Anna Perenna non lontano dalle tue rive, o Tevere forestiero. Viene la plebe e, sparsa qua e là sulla verde erba, s'inebria di vino, e ognuno si sdraia con la propria compagna.
Anna Perenna era un'antica divinità romana delle origini, festeggiata il giorno delle Idi di marzo, il primitivo capodanno romano, come testimoniatoci da Ovidio nei Fasti. Poichè il calendario romano cambiò il primo dell'anno da marzo a gennaio nel 153 a.c., ne consegue che la Dea non potesse essere stata importata dall'India.
A Roma era anche chiamata "Anna ac Peranna" e vigeva l'augurio di: "annare perannareque commode" (passare un buon anno dall'inizio alla fine), il che la designa come la Dea della vegetazione annuale, quella che sfama uomini e bestie.
La sua festa, al 15 marzo, prevedeva banchetti sulle sponde del Tevere, lungo la via Flaminia, all'interno di un bosco sacro alla Dea. Queste feste erano un'occasione per dare sfogo a grandi manifestazioni di allegria e di intrattenimento, come balli, canti osceni, ubriacature e sesso.
"Ogni anno per sei giorni si celebravano ad onore di quella funzione detta Sceritbe, e alla riva di questo Fiumicello (Almone), le feste di Anna Perenna Nutricc di Enea, come alla riva del Fiume Numico, c del Tevere."
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
Il bosco è stato identificato nella zona dei Monti Parioli, dove sono state trovate defixiones ("maledizioni") in piombo e figure antropomorfe in cera e altri materiali organici inserite a testa in giù in contenitori di piombo, il che fa pensare che questa Dea avesse a che fare pure con la magia, dunque una Dea davvero arcaica.
Ovidio - Fasti:
"Nelle Idi si celebra la gioiosa festa di Anna Perenna non lontano dalle tue rive, o Tevere forestiero. Viene la plebe e, sparsa qua e là sulla verde erba, s'inebria di vino, e ognuno si sdraia con la propria compagna.
Parte resiste sotto il nudo cielo; pochi piantano le tende; alcuni con rami fanno una capanna di frasche; parte, piantate canne invece di rigide colonne, vi pongono sopra le toghe dopo averle dispiegate.
Ma si scaldano di sole e di vino, e si augurano tanti anni quante sono le coppe che bevono, e le contano bevendo.
Lì anche cantano tutto ciò che imparano a teatro, e accompagnano le parole con agili gesti delle mani; deposte le coppe intrecciano rozze danze, e l'agghindata amica balla con la chioma scomposta.
Al ritorno barcollano, danno spettacolo di sé a tutti e la gente che li incontra li chiama fortunati."
Lì anche cantano tutto ciò che imparano a teatro, e accompagnano le parole con agili gesti delle mani; deposte le coppe intrecciano rozze danze, e l'agghindata amica balla con la chioma scomposta.
Al ritorno barcollano, danno spettacolo di sé a tutti e la gente che li incontra li chiama fortunati."
LA FONTANA
La fontana di Anna Perenna è stata rinvenuta nel 1999 durante gli scavi per un parcheggio interrato all'angolo tra piazza Euclide e via G. Dal Monte, nel quartiere Parioli a nord di Roma. La fontana sembra attestata almeno dal IV secolo a.c. e utilizzata fino al VI d.c. Nella cisterna retrostante sono stati trovati nel fango rappreso svariati oggetti utilizzati per pratiche magiche e riti religiosi: laminette in piombo con maledizioni, contenitori di piombo contenenti figurine antropomorfe, un pentolone di rame e svariate monete e lucerne, oggi conservati nella Sezione Epigrafica del Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano.
La scoperta dei rituali magici praticati alla fontana di Anna Perenna con la presenza dei contenitori sigillati ermeticamente con vere e proprie “ bambole voodoo” al loro interno, mostra la sfera magico-religiosa romana, con maghe professioniste in nome di una Dea.
(02 febbraio 2009)(Fonte)
"Scoperto ai Parioli il luogo di culto della dea Anna Perenna. Dove duemila anni fa ci si ubriacava, si ballava, si faceva l'amore. E si mandavano incantesimi di maledizione ai propri nemici. Un bosco magico proprio sulla collina dei Monti Parioli, in cui si svolgevano gare, danze e riti misteriosi.
Accadeva nel II secolo d.c., durante la festa di Anna Perenna, che gli antichi festeggiavano con una specie di gita fuori porta alle Idi di marzo, il primitivo capodanno romano, a suon di coppe di vino e piaceri della carne.
Oggi quell'antico rituale arriva fino a noi grazie a un ritrovamento eccezionale: 22 piccole lamine di piombo - "defixiones"- serrate in rotolini strettissimi, con su incise maledizioni a lettere sbalzate e capovolte. E soprattutto 14 contenitori in piombo, sigillati, che oltre alle iscrizioni contengono figurine antropomorfe fatte di materiale organico e infilate a testa in giù.
Tutto parte dagli scavi per un parcheggio interrato cominciati a fine '99 a Piazza Euclide, quartiere Parioli. Dall'argilla e dal fango è emerso quel che resta di una fontana rettangolare, con un'ara e due basi con iscrizioni murarie ben precise e persino una data: "nimphis sacratis Annae Perennae"- alle ninfe consacrate ad Anna Perenna - 156 d.c.
«Nella fontana abbiamo trovato molti reperti religiosi, come 550 monete che si gettavano lì per buon augurio, gusci d'uovo simbolo di fertilità, pigne, rametti e tavolette di legno. Ma anche 70 lucerne, un paiolo in rame, e soprattutto le defixiones e i contenitori in piombo con fatture e maledizioni che si buttavano nella fontana perchè, attraverso i canali di scolo arrivassero nell'aldilà».
La prima iscrizione era facile, e ben riconoscibile il nome "Antonius", il personaggio da maledire (a volte, oltre al nome della vittima, c'è anche quello della madre, perchè la maledizione vada a colpo sicuro)."
Il nome della madre è una costante nella magia, perchè "pater non certum est" mentre la madre è certa, e si evitava di commettere errori lanciando la maledizione sulla persona sbagliata. Dunque Anna Prenna Grande Madre Trina, che dà la vita (la sorgente), che nutre, e che dà la morte (le maledizioni).
La festa sottolineava il passaggio dell'anno e quello dalla vita alla morte, di fronte alla quale, con Catulliana memoria occorreva bere, amare e copulare, "Lesbia, diamoci dieci cento mille baci che domani la fredda morte ci coglierà".