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CULTO DELLE MUSE

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"Noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero,
ma sappiamo anche, quando vogliamo, il vero cantare"
(Esiodo, Teogonia)


MUSE GRECHE

"Per me desidero solo che le dolci Muse, come le chiama Virgilio, mi portino in quei luoghi sacri e alle loro fonti, lontano dalle ansie e dagli affanni e dalla necessità di fare ogni giorno qualcosa contro voglia" (Tacito)

Figlie di Zeus e di Mnemosine (che significa Memoria). Zeus si unì per nove notti con la dea figlia di Urano e di Gea e la Dea  partorìnove bimbe nella Pieria, ai piedi dell'Olimpo, per cui le Muse a volte vengono chiamate Pieridi.
Le muse presiedevano alla musica ed erano: Clio ispiratrice della storia, Euterpe la rallegrante, Talia la festosa, Melpomene la cantante, Tersicore che gode della danza, Erato stimolatrice di nostalgie, Urania la celeste, Polinnia la ricca di Inni e Calliope dalla bella voce.

Le Muse erano invocate dai poeti come ispiratrici dei loro canti. Chi osava offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia. Questi aveva nove figlie che hanno voluto gareggiare con le Muse nel canto e furono mutate, come racconta Ovidio in rauche gazze. 

Le Muse non possiedono un loro ciclo leggendario. Intervengono come coro in tutte le grandi feste degli Dei; il loro canto più antico è quello che esse intonarono dopo la vittoria degli Olimpici sui Titani, per celebrare la nascita di un ordine nuovo; sono presenti alle nozze di Teti e Peleo, a quelle d'Armonia e Cadmo e in altre occasioni.

Esiodo

"Cominciamo il canto dalle Muse eliconie
che di Elicona possiedono il monte grande e divino
e intorno alla fonte scura, coi teneri piedi
danzano, e all'altare del forte figlio di Crono…"




MELPOMENE

MELPOMENE (LOUVRE)
Melpomene era la musa del canto e dell'armonia musicale e, successivamente, la musa della tragedia, forse per il suo rapporto con Dioniso. La tragedia è una delle forme più antiche di teatro, ereditata dalla tradizione poetica e religiosa della Grecia antica, dove nacque intorno al VI secolo a.c., in onore del dio Dioniso, il quale veniva festeggiato con danze, canti e feste.
Viene raffigurata riccamente vestita, dallo sguardo grave e severo, con in mano una maschera tragica e calzata di coturni, tradizionali sandali tragici, con in mano uno scettro ed un pugnale insanguinato. Secondo alcune tradizioni, dall'unione di Melpomene con il dio fluviale Acheloo sono nate le Sirene,  con testa di donna e corpo di uccello, (per altri con corpo di pesce), la cui voce seducente attirava i marinai per farli morire. Altre fonti ci indicano in Melpomene la madre del musico Tamiri.

Le Muse, sue sorelle, sono Calliope (musa della poesia epica), Clio (musa della storia), Euterpe (musa della poesia lirica), Tersicore (musa della danza), Erato (musa della poesia erotica), Talia (musa della commedia), Polimnia (musa degli inni) e Urania (musa dell'astronomia).



MUSE ROMANE

Plutarco racconta che nel VI sec. a.c. fu scoperta la tomba di Alcmena, madre di Ercole, e che dentro vi si trovò un messaggio in lingua sconosciuta che venne inviato in oriente per essere decifrato. Sulle tavolette c’era un invito ad organizzare un agone in onore delle Muse.
I Romani assimimilarono le Muse con le loro antiche divinità locali chiamate Camene e che erano ninfe delle sorgenti e delle acque venerate presso il boschetto di Porta Capena. I sacrifici dedicati a loro prevedevano l'uso di acqua, latte e miele, come quello delle ninfe. Benché non fossero oggetto di vera e propria divinazione, erano comunque considerate come protettrici delle Arti, considerate parallelamente alle Camene.

Il poeta Quinto Ennio (239. – 169 a.c.) nomina, come sue ispiratrici, le Muse, in polemica letteraria contro i predecessori che invece si ispiravano, come Livio Andronico, alle Camenae. Il riferimento alle muse è anche significativo perchè nel 179 a.c. il nobile Marco Fulvio Nobiliore, allora censore, aveva fatto erigere il primo tempio romano dedicato alle Muse, che sanciva l'introduzione a Roma del culto di queste divinità. Peraltro nello stesso anno in cui il collega censore, Marco Emilio Lepido, aveva fatto erigere il tempio di Apollo in Circo, le Muse e Apollo erano strettamente legati.

Il nobiliore del resto aveva  dedicato il tempio di Hercules Musarum, Ercole delle Muse, in cui furono collocate le famose Muse di Ambracia, prelevate appunto ad Ambracia, capitale dell'Etolia, regione vicina all'Epiro greco.

Spesso furono effigiate in affreschi e statue, ed ebbero un culto pubblico a carico dello stato, perchè a roma possedevano due templi, ed un terzo era dedicato alle Camene, ad esse assimilate. Venivano immancabilmente invocate nei banchetti con un brindisi, oltre che come ispiratrici. furono i romani e non i greci ad attribuire ad ognuna delle Muse un'ispirazione specifica nelle varie arti musicali.


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