RICOSTRUZIONE DELLA VILLA A CURA DI MAV (https://museomav.culturalspot.org/home) |
Fu lo scavo di un pozzo a pochi km ad ovest di Resina che condusse all'importante scoperta di una sontuosa villa suburbana, sepolta a una profondità di 20-25 m. Quando, nel 1996, venne alla luce, la Soprintendenza Archeologica di Ercolano e Pompei tentò di mantenere il segreto, si voleva fare al mondo una sorpresa da lasciare senza fiato, ma la notizia fece malgrado tutto il giro del mondo.
La dimora dei Pisoni, che fino a quel momento era rimasta sepolta sotto la cenere e il fango di quel lontano agosto del 79 d.c., divenne invece la scoperta del secolo. Come si vede nelle ricostruzioni, fig.1 e fig.2, la villa era enorme e con lunghissimo porticato tutto sul lungo mare.
I PAPIRI
I primi papiri ritrovati furono creduti pezzi di carbone e buttati via.
Ma in realtà, sotto allo strato di lava, già dal 1752 alcuni archeologi più esperti avevano recuperato parecchi rotoli di papiro che compresero avrebbero potuto rivelare molto sull’antica storia romana.
E’ stato possibile recuperare i papiri perché la carbonizzazione dei documenti non avvenne per il calore della lava, ma per un processo di mineralizzazione favorito dal materiale che sommerse Ercolano nel 79 d.c.
I testi, scritti su di essi, sono per lo più di natura filosofica e quasi tutti in greco. La maggior parte di essi sono dell’epicureo Filodemo di Gadara, tranne alcuni testi poetici in latino. Gli studiosi sperano di ritrovare altri preziosissimi rotoli di papiro, da aggiungere ai 1826 già recuperati, e conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Una biblioteca antica, una rassegna della filosofia greca, da Epicuro a Filodemo di Gadara.
INTERNI ORIGINALI DELLA VILLA ANCORA IN FASE DI SCAVO |
Quelli studiati trattano quasi tutti di filosofia epicurea, in larga parte realizzati da Filodemo di Gadara, una piccola parte, quelli in latino, della guerra tra Marco Antonio e Cleopatra VII contro Augusto, tratta da un'opera chiamata De bello Actiaco, ma molti altri tuttavia devono essere ancora analizzati; negli anni 2010 diversi papiri sono stati studiati tramite tomografia (la tecnica spettroscopica mirata alla rappresentazione a strati).
LA PARTE SCAVATA DELLA VILLA |
La stessa tecnica potrebbe essere adottata per leggere i rotoli scoperti nella parte della villa che non è stata ancora scavata evitando il bisogno di srotolarli che è un pericolo per i rotoli stessi ancora avvolti.
STUCCHI ORIGINALI DELLA VILLA |
GLI SCAVI
Con il terremoto di Pompei del 62, come gli altri edifici di Ercolano, la Villa dei Papiri rimase fortemente danneggiata per cui vi vennero eseguiti lavori di ristrutturazione e decorazione ma a lavori non ancora completati, come dimostrano i cumuli di calce e colori ritrovati, all'eruzione del Vesuvio venne sommersa da una colata di fango. Vi fu un'altra eruzione nel 1631 che coprì la zona sotto uno spesso strato di lava: ben venticinque - trenta metri di materiale piroclastico sopra l'antica villa.
La villa venne ritrovata per caso durante la costruzione di un pozzo, e si procedette, sotto il regno borbonico allo scavo di cunicoli, nel 1750, sotto la direzione dell'ingegnere e archeologo Roque Joaquín de Alcubierre, e poi anche di Karl Weber, ingegnere, architetto e archeologo svizzero, che realizzò le uniche piante dell'edificio.
VILLA DI PAUL GETTY - FACCIATA CON PISCINA |
La prima fase di scavi si concluse nel 1761, riportando alla luce non solo affreschi e pavimenti, ma anche un gran numero di statue e circa duemila rotoli di papiri, rinvenuti il 19 ottobre 1752; un'ulteriore, breve, campagna di indagini si ebbe tra il 1764 ed il 1765 con la partecipazione di Francisco la Vega e Camillo Paderni.
RICOSTRUZIONE DELLA VILLA A CURA DI MAV (https://museomav.culturalspot.org/home) |
Gli scavi della Villa dei Papiri ripresero nel 1980 quando venne nuovamente localizzata seguendo anche le antiche piante borboniche, mentre le operazioni di scavo a cielo aperto iniziarono nel 1985.
Gli scavi proseguirono con andamento lento e infruttuoso, resi pericolosi dai crolli e dalle esalazioni di gas, furono abbandonati per quelli di Pompei.
Nuovi scavi si ebbero si ebbe tra il 1996 ed il 1998, quando gli archeologi del consorzio ERPO ‘90, in collaborazione con i tecnici dell’Infratecna, si sono adoperati per quella che fu la residenza “estiva” del suocero di Giulio Cesare, Lucio Calpurnio Pisone.
Invece dal 2002 fu messa in opera un'azione di bonifica tramite l'utilizzo di pompe idrovore, per tenere costantemente all'asciutto la parte esplorata: gli ambienti visibili si limitano infatti all'atrio, alla basis villae ed alcune stanze di un livello inferiore.
Fino ad oggi lo scavo ha interessato un’area di 14.000 mq, di cui 1500 con opere monumentali. Ma la Villa, da sola, ha una superficie paragonabile a tre campi da calcio uniti, e si estende sotto l’attuale centro abitato, a 25-30 m. di profondità.
La costruzione della Villa dei Papiri era avvenuta tra il 60 ed il 50 a.c., appartenuta con molta probabilità appunto a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare, nonché protettore del filosofo Filodemo di Gadara, le cui opere erano conservate all'interno della dimora.
GLI SCAVI DELLA VILLA |
ALTRI SCAVI DELL VILLA |
Di recente, attraverso uno scavo che dal litorale degli scavi arriva fino alla villa, si è iniziato un nuovo programma di esplorazioni che ha già portato alla luce alcune nuove sculture. Più che per la sua struttura architettonica, la villa diventò immediatamente famosa per i suoi straordinari reperti.
I SCAVI PIU' RECENTI TUTT'ORA IN ATTO |
Oggi il complesso di statue rinvenute nella villa si trova al primo piano del Museo Archeologico di Napoli, nell'ala occidentale. Sempre al museo archeologico, sono esposti due esemplari della macchina per svolgere i rotoli di papiro carbonizzati realizzate nel XVIII secolo dal padre Antonio Piaggio.
DESCRIZIONE DELLA VILLA
La Villa dei Papiri sorgeva a strapiombo sul mare, con un edificio della lunghezza di oltre 250 metri, ergendosi su ben tre livelli, dunque di grandi dimensioni e di grande valore.
Essa ha una struttura a forma quadrata, a sua volta divisa in quattro quadrati, ma quelli meridionali erano adibiti ai servizi, come alloggi, cucine, magazzini, latrine e deposito dei papiri, mentre quelli settentrionali alla zona residenziale e ludica.
Essa ha una struttura a forma quadrata, a sua volta divisa in quattro quadrati, ma quelli meridionali erano adibiti ai servizi, come alloggi, cucine, magazzini, latrine e deposito dei papiri, mentre quelli settentrionali alla zona residenziale e ludica.
La basis villae, cioè la terrazza artificiale, era totalmente intonacata di bianco, con una lunghezza di circa venticinque metri, ma non è stata riportata completamente alla luce nella sua altezza.
LE STATUE ORIGINALI RINVENUTE NELLA VILLA |
All'interno di una di queste finestre c'è un ambiente parzialmente esplorato, del quale non è stato ancora raggiunto il piano di calpestio, decorato nella volta con tralci di vite e quadretti di amorini e animali marini, mentre nella parete di fondo, in rosso, si vede un amorino e delle ghirlande: si notano inoltre degli architravi in legno, segno di aperture che conducono ad ambienti ancora non esplorati.
L'ingresso, che affacciava direttamente sul mare, è preceduto da un portico con colonne, simile a quello di Villa dei Misteri a Pompei, pavimentato con mosaico con tessere bianche e nere e conserva ancora la decorazione parietale.
RICOSTRUZIONE DEL SECONDO PERISTILIO (FIG. 13) |
Il suddetto peristilio era lungo cento metri e largo trentasette, con affreschi in quarto stile (con finte prospettive e finti marmi), con un giardino contornato da un portico con sessantaquattro colonne ed al centro una piscina.
Un lungo viale conduceva ad un belvedere con pavimento in marmi policromi, asportato per essere conservato prima alla reggia di Portici, poi al museo nazionale; la villa era dotata anche di un impianto idrico a servizio delle numerose vasche, fontane e bagni. Tra i vari reperti ritrovati, ci sono ami, cumuli di grano, lucerne ed una meridiana in bronzo, con intarsi in argento.
RICOSTRUZIONE DEL TEATRO DELLA VILLA |
Questo peristilio era il maggiore dei due che adornavano la struttura, circondato da un magnifico colonnato e da portici, che racchiudeva una piscina di ben 66 m. di lunghezza. Intorno al peristilio si aprono altri ambienti tra cui la biblioteca ed il tablino: nella prima furono rinvenuti 1826 rotoli di papiro carbonizzati, custoditi in alcune casse ed avvolti in scorze di legno, alcuni dei quali andati perduti o perché originariamente creduti semplici pezzi di carbone o andati distrutti durante la fase di srotolamento per effettuarne una possibile lettura.
Da qui si passava all'atrio che presenta un impluvium contornato da undici statuette utilizzate come fontane e sul quale si aprono diversi ambienti, pavimentati a mosaico, anche se in alcuni punti asportato durante le esplorazioni borboniche, e decorazioni parietali con affreschi in secondo stile (stile architettonico con finte prospettive), risalenti quindi al periodo di costruzione della villa.
IL PRIMO PERISTILIO ALLORA E OGGI |
Poco distante sorgeva un piccolo impianto termale con sistema di riscaldamento dell’acqua e piccole “saune” lungo le pareti. Gli ambienti erano caratterizzati da pavimenti a mosaico, tutti con temi differenti, e da bellissimi affreschi.
RICOSTRUZIONE |
La villa infatti oggi è a circa quattro m. sotto in livello del mare, trenta m. al di sotto dell’abitato moderno di Ercolano, e per giunta nei pressi di una falda acquifera; l’allagamento viene evitato con un sistema di pompe, e c’è ancora molto da lavorare per completare il recupero dell’intera zona, facendo attenzione a non danneggiare il centro abitato. Per il momento sono aperte al pubblico alcune sale del primo piano ed un’area limitata del piano inferiore.
RICOSTRUZIONE |
IL TRONO REGALE
Recente è il ritrovamento di un prezioso trono regale, in legno e avorio, finemente decorato con vivide scene relative al culto del Dio Attis. Il Trono è riemerso proprio nella zona della falda affiorante a 50 m. dalla villa, sotto 25 m. di deposito vulcanico.
IL TRONO REGALE |
Mentre le sedie avevano gambi ricurvi, solo i troni li avevano diritti, per cui doveva appartenere a un grande dignitario.
La preziosità e il carattere cultuale delle decorazioni potrebbero però essere pertinenti a un uso religioso nell'ambito del culto di Cibele e di Attis.
"L'eccezionalità della scoperta riguarda sia il rivestimento del legno con lastre di avorio, il cui colore bruno è dovuto all'adesione al legno sottostante, sia la complessità delle scene raffigurate, relative al culto frigio di Attis, venerato nel mondo greco-romano e amato dalla dea Cibele per la quale, in preda a una crisi di gelosia, si evirò sotto un pino. Il culto di Attis nel mondo romano fu introdotto dall'imperatore Claudio (41-54 d.c.) e la sua raffigurazione non è certo una novità ad Ercolano.
"Si tratta di un Trono, e non di una sedia - ha ribadito Ernesto De Carolis, studioso di mobili di epoca romana - lo dimostrano le gambe dritte e l'attacco verticale per lo schienale, elementi riconducibili a un 'trono greco', un arredo di lusso, regale, perché le sedie, invece, avevano le gambe curve. Il mondo romano assunse da quello greco l'uso del trono, chiamandolo 'solium', mobilio che divenne poi piuttosto comune nelle case dei romani. La preziosità del 'solium', e quindi il livello sociale di chi lo possedeva, si ricava dal materiale usato per la sua costruzione, che poteva essere più o meno prezioso".
Quello appena rinvenuto a Ercolano è senza dubbio un esempio prezioso di 'solium', la cui struttura lignea si presenta rivestita da un'impiallacciatura di avorio decorata a rilievo, di spessore variabile da 1 a 8 millimetri. La preziosità e il carattere cultuale delle decorazioni potrebbero far anche pensare a un uso del prezioso trono nell'ambito dei culti.
Nel frattempo il mondo si interessa sempre di più alla magica Villa: dopo l’appello dello scorso anno sul “Times” , a firma dei più noti studiosi mondiali dell’antichità, e il contributo dell’ Unione Europea che ha reso possibile il completamento dell’attuale intervento di recupero, anche alcune fondazioni estere, come la Fondazione americana Hewlett Packard, si sono dichiarate disponibili a “sponsorizzare” nuovi lavori.