PLASTICO DEL PORTICO DI FILIPPO AL CENTRO |
Rufo e Vittore il pongono in questa Regione e da Martiale nell'epigramma 50 del quinto libro presso al Tempio d Ercole e si dimostra 'Vites censco Porticum Philippi Si te viderit Hercules peristi' et essendo in quell'epigramma concetto di Martiale che Labieno ancorchè vecchio sembrava fanciullo, forse l'Ercole custode era figurato in atto scacciante i ragazzi dalla folla del Circo.
Et essendo quel Tempio presso all'Olmo il Portico, o se però gli era a lato, fu facilmente tra l'Olmo e la piazza de Cavalieri incontro all'altro d'Ottavio. Così tra il Circo Flaminio e il Teatro Pompejano si chiudeva all'intorno tutto lo spazio come Foro in cui forse la Curia di Pompeo rispondeva e decentemente tra quel Teatro e il Portico di Filippo."
(Roma Antica - Fabiano Nardini)
POSIZIONE DEL PORTICO |
Ma nel riportare un passo di Plinio dove si nota che il portico d'Ottavio aveva le Colonne con capitelli di bronzo smentisce la loro supposizione poiché le Colonne che in oggi rimangono del Portico hanno i capitelli dorici di travertino. Che poi un tal Portico sia di Filippo viene dimostrato dal Signor Piranesi nella sua Iconografia di Roma antica."
(Ridolfino Venuti Cortonese - 1803)
Nell'immagine qui sotto possiamo osservare il prospetto del tempio di Ercole, anzi l'Aedes Herculis Musarum, con la sua esedra, la sua cella, il suo recinto e la sua ara, circondata dal Porticus Philippi.
PIANTA DEL PORTICO |
Secondo le antiche fonti Fulvio Nobiliore dedicò questo tempio in quanto aveva appreso in Grecia che Ercole era un difensore delle muse (musagete), ma più ragionevolmente che volesse ingraziarsi ercole e pure le Muse, a cui aveva derubato i tesori nei templi, durante il saccheggio della città.
In questo novello tempio romano infatti Fulvio Nobiliore pose una copia dei Fasti, con annotazioni supplementari, e le statue delle nove Muse, opera di ignoto, e di Ercole che suona la lira, che aveva preso ad Ambracia. Desiderando evitare la collera di Ercole e delle Muse per aver violato la città che essi proteggevano, credette bene di trasferirle ed offrire loro una città ben più degna e una sede templare più degna.
SEZIONI DEL PORTICO |
Per impreziosire il nuovo tempio vi venne collocato anche un sacello bronzeo dedicato alle Muse, che risaliva addirittura all'epoca di Numa Pompilio e che era stato conservato fino ad allora nel tempio di Onore e Virtù. Evidentemente il senato approvò, altrimenti il trasferimento non sarebbe stato ammesso. Anzi fece rappresentare sul denario coniato da Quinto Pomponio Musa attorno al 64 a.c.
la statua di Ercole e quelle delle nove Muse.
Nel 29 a.c., il console Lucio Marcio Filippo fece costruire il portico attorno al tempio, e cioè il Porticus Philippi, dopo aver fatto accuratamente restaurare il tempio di Ercole, ridedicandolo al 30 giugno. La forma prevalentemente utilizzata del nome del tempio era Herculis Musarum aedes, ma Servio e Plutarco utilizzano la forma Herculis et Musarum.
Il portico di Filippo (Porticus Philippi) era un portico situato a Roma nella Regio IX Circus Flaminius che occupava la parte del Campo Marzio posta a ovest della Via Lata, nella parte nord occidentale della città di Roma antica. Di esso attualmente non ci sono vestigia.
Nel 29 a.c., il console Lucio Marcio Filippo fece costruire il portico attorno al tempio, e cioè il Porticus Philippi, dopo aver fatto accuratamente restaurare il tempio di Ercole, ridedicandolo al 30 giugno. La forma prevalentemente utilizzata del nome del tempio era Herculis Musarum aedes, ma Servio e Plutarco utilizzano la forma Herculis et Musarum.
Il portico di Filippo (Porticus Philippi) era un portico situato a Roma nella Regio IX Circus Flaminius che occupava la parte del Campo Marzio posta a ovest della Via Lata, nella parte nord occidentale della città di Roma antica. Di esso attualmente non ci sono vestigia.
LUCIO MARCIO FILIPPO
L'autore del Portico fu Lucius Marcius Philippus, della gens Marcia, console nel 56 a.c. con Gneo Cornelio Lentulo Marcellino e dopo la morte di Gaio Ottavio sposò Azia, figlia di Giulia, che era la sorella di Giulio Cesare, colei che fu testimone e accusatrice, nel caso del sacrilegio di Publio Clodio Pulcro nel 62 a.c.
Le fonti riportano che nel portico di Filippo si conservavano famose opere pittoriche e vi si trovavano numerose botteghe di parrucchiere. Fra le opere vengono citate:
L'autore del Portico fu Lucius Marcius Philippus, della gens Marcia, console nel 56 a.c. con Gneo Cornelio Lentulo Marcellino e dopo la morte di Gaio Ottavio sposò Azia, figlia di Giulia, che era la sorella di Giulio Cesare, colei che fu testimone e accusatrice, nel caso del sacrilegio di Publio Clodio Pulcro nel 62 a.c.
Così Filippo divenne padre adottivo di Ottaviano, il futuro imperatore Augusto. Comunque durante la guerra civile Filippo si mantenne neutrale e ottenne pure il permesso da Cesare di astenersi dal conflitto con Pompeo. Nonostante il suo comportamento, Cesare continuò a manifestargli la propria stima e amicizia. Filippo dopo l'assassinio di Cesare, cercò di dissuadere il giovane Ottaviano, suo figliastro, dall'accettarne l'eredità, naturalmente inascoltato.
Comunque fu lui, nel 29 a.c., a restaurare il tempio di Ercole delle Muse, detto "Herculis Musarum aedes", e costruì attorno ad esso un quadriportico che è rappresentato sulla Forma Urbis Severiana (frammento 33).
Nell'immagine qui sotto riportata, la presupposta chiesa di Santa Maria in Cacaberis, posta appunto in Via dei Calderari, che trae la sua denominazione dai caccabarii, cioè dai ‘calderari’ che numerosi svolgevano la loro attività nella zona. Le due colonne, indubbiamente romane, apparterrebbero al Portico di Filippo, e in effetti sono doriche e in travertino, come fa notare il Ridolfino.
PRESUPPOSTA EX CHIESA S MARIA IN CACABERIS |
- Elena di Zeusi, sicuramente una copia del grande pittore greco Zeusi, vissuto nel V - IV secolo a.c. del quale Plinio racconta nella sua Storia Naturale, la novella secondo la quale volendo egli raffigurare Elena di Troia, talmente era famoso per la sua bravura, che avrebbe indotto le cinque più belle vergini della città (Crotone o Agrigento nelle fonti) a permettere ch'egli copiasse di ciascuna ciò che aveva di più bello.
- Libero, ovvero un'immagine di Liber, un antico Dio italico della fecondità, del vino e della sfrenatezza, molto simile a Dioniso.- un Alessandro putto, cioè una pittura di Alessandro Magno da bambino.
- un Hippolito d'Antifilo; Antifilo, pittore egizio è giudicato da Quintiliano fra i sette più eccellenti pittori del tempo di Alessandro Magno, con una grande facilità nel dipingere (Inst. Orat., XII, 10, 6), sia quadri grandi che piccoli, e sia a tempera che ad encausto (Plinio, Nat. Hist., XXXV, 114); dipinse Ippolito spaventato da un toro uscito dal mare. Evidentemente era una copia romana.
- diverse immagini della guerra troiana.