ASSUNZIONE IN CIELO DI ROMOLO QUIRINO |
La data del 29 giugno risale ai tempi di Augusto, quando il primo imperatore spostò la festa dei Quirinalia, in precedenza celebrata il 17 febbraio, in questa data.
Anticamente i Quirinalia, le festività, istituite da Numa Pompilio, re di Roma di origine sabina, erano dedicate al Dio Quirino, divinità per l'appunto di origine sabina, delle assemblee cittadine dell’Urbe, cioè le Curie, anche queste di derivazione sabina, nonché del raccolto, delle provviste di cibo e in generale delle attività pacifiche degli uomini romani.
La festività sottraeva in qualche modo alla giurisdizione curiale, ossia a un ordinamento aristocratico delle gentes, la totalità dei cittadini, dando loro la possibilità di configurarsi come tali, anziché come membri di una singola curia. Quest'operazione, che si inquadra nel processo che portò gradualmente i romani delle assemblee curiali, cioè le "comitia curiata", alle assemblee popolari, cioè le "comitia tributa", si esplica proprio attraverso il culto del Dio Quirino.
La festività sottraeva in qualche modo alla giurisdizione curiale, ossia a un ordinamento aristocratico delle gentes, la totalità dei cittadini, dando loro la possibilità di configurarsi come tali, anziché come membri di una singola curia. Quest'operazione, che si inquadra nel processo che portò gradualmente i romani delle assemblee curiali, cioè le "comitia curiata", alle assemblee popolari, cioè le "comitia tributa", si esplica proprio attraverso il culto del Dio Quirino.
Nel giorno dedicato al Dio Quirino era concesso di celebrare il rito della prima torrefazione del farro a coloro che non lo avevano fatto in precedenza, nel giorno prescritto dalla propria curia. In tal modo coloro che circostanze fortuite, o per propria volontà, si sottraevano all'ordini curiale (qualificabili come stolti rispetto all'ordine stesso) rimediavano sul piano religioso rifugiandosi nel Dio Quirino, la cui festa era detta anche "festa degli stolti" ovvero "stultorum feriae".
Quirino proteggeva i Quiriti, gli abitanti pacifici colti nell’atto di riunirsi nell’assemblea popolare, il comitium: specificamente i cittadini e non i guerrieri. Il Dio del Quirinale aveva qualcosa di Giano, il Dio primordiale del Gianicolo. Ma era, nella definizione di Andrea Carandini, « un Giano tribale aggiornato in senso curiale-quiritario», era « il Dio della collettività».
OFFERTA SACRIFICALE |
Come già detto esse cadevano il 17 febbraio, giorno in cui si celebrava la torrefazione del farro, antico alimento della società arcaica romana. Era anche un modo per sfuggire al potere delle Curie, alleggerendo la popolazione, specie quella delle campagne, dai loro doveri verso le curie cittadine, il che rendeva più tollerabile il dominio degli amministratori dell'Urbe. Augusto spostò la festa al 29 giugno, nel periodo della mietitura del grano che, più nutriente, aveva nel frattempo soppiantato il farro.
La mietitura del grano era una festa per tutti i contadini del mondo romano, il lavoro estenuante era finito e ora si brindava e mangiava inneggiando agli Dei del caso. Il Dio in questione però era Romolo-Quirino un Dio-Uomo che aveva fatto da padre ai Romani. Del resto Roma esisteva grazie a Romolo che si era fuso con una figura divina: Quirino.
Alcuni studiosi infatti collegano la festa dei Quirinalia con l'anniversario della scomparsa (o dell'omicidio di Romolo da parte dei suoi sudditi) sulla base del calendario di Polemius Silvius e di Ovidio. La storia dell' apoteosi di Romolo sembrerebbe legata pertanto a una "parentatio funeraria".
In effetti la processione, il sacrificio degli animali, i banchetti e i ludi nel teatro lo farebbero supporre.
Secondo Varrone il Quirinale era chiamato così perché ospitava il tempio di Quirino, sotto il cui nome, racconta Dionigi di Alicarnasso, veniva venerato con sacrifici annuali Romolo, «che aveva superato la natura umana ed era diventato un Dio ». Il patrizio Giulio Proculo, suo vecchio amico, lo aveva incontrato su quel colle dopo che era stato ucciso e fatto a pezzi dai senatori, raccontano Cicerone e Plutarco. Mentre saliva in cielo, ricoperto di armi scintillanti, gli aveva rivelato la sua natura divina e ordinato di costruire lì il suo tempio.
ROMOLO QUIRINO |
LA DEDICA DEL TEMPIO
Il 29 giugno era comunque il giorno della dedica del tempio del Dio Quirino, edificato nel 293 a.c. da Lucio Papirio Cursore e poi fatto restaurare da Augusto nel 16 a.c. Inoltre Quirino altri non era che Romolo, il fondatore e primo re di Roma, che alla sua morte fu divinizzato e associato a Quirino di cui assunse il nome.
L'importanza del Dio non sfuggì ad Augusto, che fondò un tempio dedicato a suo padre Cesare e a Quirino. La coincidenza tra il suo padre adottante, che era anche suo zio, per cui pure con coincidenza di sangue, e il Dio Quirino ribadiva la possibilità della divinizzazione, perchè anche Romolo era stato divinizzato, in più se divinizzava suo padre poteva divinizzare se stesso in quanto figlio.
Da non dimenticare che Cesare era stato proclamato Pater Patriae. D'altronde a Roma era proibito venerare (cioè onorare come Venere) un uomo seppure reso divus, per cui anche Ottaviano dovette intitolare il suo tempio ad Augusto e a Roma.
GLI SCAVI DEL TEMPIO DI QUIRINO
"Fino ad oggi l’ipotesi più accreditata lo collocava sotto i giardini del Palazzo del Quirinale. Ma il Tempio del dio Quirino, il grandioso monumento sorto sul colle «Quirinalis» che affonda le sue origini nell’età della fondazione di Roma e ricostruito da Cesare e poi da Augusto, giacerebbe invece sotto Palazzo Barberini.
« La localizzazione del Tempio di Quirino sarà uno dei temi cruciali delle nuove lezioni - annuncia Filippo Coarelli - Il complesso monumentale sta proprio sotto Palazzo Barberini e non certo sotto i giardini del Quirinale. È d’accordo con me anche Adriano La Regina e si può dimostrare ».
Gli indizi sono emersi dallo studio dei risultati ottenuti da una serie di scavi, alcuni storici, altri più recenti e ancora inediti: « Il tempio va collocato tra via Barberini e via delle Quattro Fontane».
Durante i lavori per l’adeguamento dell’ingresso alla galleria d’arte di Palazzo Barberini, venero riportate alla luce possenti murature (oltre ad una serie di ambienti in parte affrescati), identificabili oggi con le sostruzioni del grande podio-platea del tempio che sorgeva sul colle primitivo del Quirinale. E porzioni delle imponenti fondamenta del tempio sarebbero riscontrate anche sul lato di via Barberini.
« Lo scavo del traforo nel 1901 rimise in luce una fetta di gigantesca struttura residenziale identificabile, grazie al ritrovamento dei tubi con epigrafi, a Plauziano il famoso suocero dell’imperatore Caracalla». Secondo le fonti, è sulla sommità del «Quirinalis» (uno dei quattro colli primitivi che formeranno il grande Quirinale) che venne edificato il Tempio di Quirino.
Nel 293 a.c. il console Lucio Papirio Cursore ordinò la fondazione nel sito di un tempio dedicato al Dio Quirino, ed è molto probabile che lo costruì su un santuario più antico risalente alle popolazioni sabine che in età arcaica occupavano il colle. L’unica raffigurazione ce la offre un rilievo in marmo (II sec.) rinvenuto a piazza Esedra nel 1901 (oggi nei depositi di Palazzo Massimo).
A descriverlo è l’architetto Vitruvio (ordine dorico con doppio colonnato, circondato da un portico). Eppure la sua posizione rimaneva col punto interrogativo. « Il mons Quirinalis, il Quirinale primitivo non poteva stare oltre via delle IV Fontane», chiarisce Coarelli. Quindi il tempio si sarebbe dovuto sviluppare verso largo S. Susanna.
(DA: Il Messaggero - Laura Larcan)
SAN PIETRO E PAOLO
GLI SCAVI DEL TEMPIO DI QUIRINO
"Fino ad oggi l’ipotesi più accreditata lo collocava sotto i giardini del Palazzo del Quirinale. Ma il Tempio del dio Quirino, il grandioso monumento sorto sul colle «Quirinalis» che affonda le sue origini nell’età della fondazione di Roma e ricostruito da Cesare e poi da Augusto, giacerebbe invece sotto Palazzo Barberini.
TEMPIO DI QUIRINO |
Gli indizi sono emersi dallo studio dei risultati ottenuti da una serie di scavi, alcuni storici, altri più recenti e ancora inediti: « Il tempio va collocato tra via Barberini e via delle Quattro Fontane».
Durante i lavori per l’adeguamento dell’ingresso alla galleria d’arte di Palazzo Barberini, venero riportate alla luce possenti murature (oltre ad una serie di ambienti in parte affrescati), identificabili oggi con le sostruzioni del grande podio-platea del tempio che sorgeva sul colle primitivo del Quirinale. E porzioni delle imponenti fondamenta del tempio sarebbero riscontrate anche sul lato di via Barberini.
« Lo scavo del traforo nel 1901 rimise in luce una fetta di gigantesca struttura residenziale identificabile, grazie al ritrovamento dei tubi con epigrafi, a Plauziano il famoso suocero dell’imperatore Caracalla». Secondo le fonti, è sulla sommità del «Quirinalis» (uno dei quattro colli primitivi che formeranno il grande Quirinale) che venne edificato il Tempio di Quirino.
Nel 293 a.c. il console Lucio Papirio Cursore ordinò la fondazione nel sito di un tempio dedicato al Dio Quirino, ed è molto probabile che lo costruì su un santuario più antico risalente alle popolazioni sabine che in età arcaica occupavano il colle. L’unica raffigurazione ce la offre un rilievo in marmo (II sec.) rinvenuto a piazza Esedra nel 1901 (oggi nei depositi di Palazzo Massimo).
A descriverlo è l’architetto Vitruvio (ordine dorico con doppio colonnato, circondato da un portico). Eppure la sua posizione rimaneva col punto interrogativo. « Il mons Quirinalis, il Quirinale primitivo non poteva stare oltre via delle IV Fontane», chiarisce Coarelli. Quindi il tempio si sarebbe dovuto sviluppare verso largo S. Susanna.
(DA: Il Messaggero - Laura Larcan)
SAN PIETRO E PAOLO
Il culto di Romolo-Quirino venne rinverdito da Augusto col tentativo però di sostituirlo con il culto di Cesare-Quirino, anche questo molto sentito dagli antichi romani, sia perchè rimandava a Cesare, sia perchè rimandava ad Augusto, si che la chiesa cristiana pensò bene di sostituire le due divinità Cesare e Quirino con i due santi Pietro e Paolo, come in genere fece con tutte le maggiori festività pagane.
La festa di San Pietro e Paolo, fino al 1977 fu una festa nazionale, poi la legge n. 54 del 5 marzo 1977, dal titolo "Disposizioni in materia di giorni festivi", determinò la cessazione del carattere festivo civile di varie festività della Chiesa Cattolica. Allora i due santi divennero, per desiderio della Chiesa, i patroni di Roma.
SAN PIETRO E PAOLO |
Il santo patrono per i cattolici (perchè i protestanti non riconoscono i santi) è un santo, canonizzato dalla Chiesa, che una comunità religiosa (in realtà la Chiesa) ha scelto come suo particolare intercessore presso Dio.
Ciò può derivare da varie ragioni: perchè il santo patrono è nativo di quel dato luogo, o vi ha dimorato molto tempo, o vi è sepolto, o perchè seguiva una certa attività lavorativa, o perchè martirizzato in un certo modo, e così via.
Ciò può derivare da varie ragioni: perchè il santo patrono è nativo di quel dato luogo, o vi ha dimorato molto tempo, o vi è sepolto, o perchè seguiva una certa attività lavorativa, o perchè martirizzato in un certo modo, e così via.
FESTEGGIAMENTI DEL RITO CATTOLICO
1) Il Papa impone il Pallio (una specie di sciarpa di lana bianca) ad alcuni vescovi della città, che rappresenta l’unione tra la Chiesa Universale e quelle locali;
2) Il Papa bacia il piede della statua di bronzo di San Pietro, adornata con il “piviale” rosso;
3) Messa vigiliare vespertina:
I lettura - At 3,1-10: Quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!
Salmo responsoriale - dal Sal 19 - Rit.: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
II lettura - Gal 1,11-20: Dio mi scelse fin dal seno di mia madre.
Versetto dell'Alleluia - Gv 21,17
Vangelo - Gv 21,15-19: Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
4) Al tramonto si svolge la processione, che porta la catena di San Paolo, formata da 14 anelli di ferro.
FESTEGGIAMENTI DEL RITO PAGANO:
2) Offerta sacrificale di una coppia di pecore, sostituita poi (probabilmente) con quella di un bue.
Cottura delle focacce di farro nei tempi più remoti e di grano poi.
3) Offerta ai fedeli della carne dell'animale e delle focacce, insieme al vino annuale.
4) Processione della statua del Dio ornata di nastri e ghirlande con l'immagine di Cesare divinizzato.
5) Spettacoli e musica e danze nell'anfiteatro.
Veniva aperto nell'occasione anche il grande e splendido Tempio di Venere e Roma, essendo Cesare, e di conseguenza poi Augusto, discendenti (a detta di Cesare) dell'Afrodite romana, cioè Venere.
Lì, nella chiesa cattolica, il Pater è il Papa, non ci sono dubbi, basterebbe del resto mettere un accento sulla "a" per capire, qui Il Pater Patriae è Cesare, che è anche padre di Augusto.
Occorreva soppiantare il ricordo dei due colossi della storia di Roma, i nomi più amati e mai dimenticati: Cesare e Augusto.
Occorrevano altri due colossi della storia non di Roma ma della Chiesa, che completassero l'offuscamento dei più grandi regnanti che l'Urbe avesse mai avuto. I colossi della Chiesa erano Pietro e Paolo, ma perchè questo avvenisse occorreva obbligarlo. Per quanto i cardinali chiedessero a gran voce allo stato la Festa nazionale non la ottennero (visto che lo stato italiano è laico e non riconosce una religione di stato), ma la festa nell'Urbe la ottennero.
E fu così che i romani dovettero sovrapporre alla festa di Cesare e di Augusto quella di Pietro e Paolo. Ci avranno guadagnato o ci avranno perso?
BIBLIO
- Quinto Fabio Pittore - Annales - La religione a Roma - Roma-Bari - 1983 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Luciano Canfora - Giulio Cesare - Il dittatore democratico - Laterza - 1999 -
- Luciano Canfora - Augusto figlio di Dio - Bari - Laterza - 2015 -
- Alberto Stefano - Vangelo e Storicità - Milano - Biblioteca Universale Rizzoli - 1995 -
- Francesco Bianchi - Atti degli Apostoli - Città Nuova - 2003.
Veniva aperto nell'occasione anche il grande e splendido Tempio di Venere e Roma, essendo Cesare, e di conseguenza poi Augusto, discendenti (a detta di Cesare) dell'Afrodite romana, cioè Venere.
IL SACRIFICIO PAGANO |
Occorreva soppiantare il ricordo dei due colossi della storia di Roma, i nomi più amati e mai dimenticati: Cesare e Augusto.
Occorrevano altri due colossi della storia non di Roma ma della Chiesa, che completassero l'offuscamento dei più grandi regnanti che l'Urbe avesse mai avuto. I colossi della Chiesa erano Pietro e Paolo, ma perchè questo avvenisse occorreva obbligarlo. Per quanto i cardinali chiedessero a gran voce allo stato la Festa nazionale non la ottennero (visto che lo stato italiano è laico e non riconosce una religione di stato), ma la festa nell'Urbe la ottennero.
E fu così che i romani dovettero sovrapporre alla festa di Cesare e di Augusto quella di Pietro e Paolo. Ci avranno guadagnato o ci avranno perso?
BIBLIO
- Quinto Fabio Pittore - Annales - La religione a Roma - Roma-Bari - 1983 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Luciano Canfora - Giulio Cesare - Il dittatore democratico - Laterza - 1999 -
- Luciano Canfora - Augusto figlio di Dio - Bari - Laterza - 2015 -
- Alberto Stefano - Vangelo e Storicità - Milano - Biblioteca Universale Rizzoli - 1995 -
- Francesco Bianchi - Atti degli Apostoli - Città Nuova - 2003.