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I CAMPUS DI ROMA

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CAMPUS BOARIUS

IL CAMPUS ROMANO

Il campus dell'antica Romana è una piazza, o uno slargo, o un vasto spazio adibito alle funzioni pubbliche, principalmente all’attività fisica e alle esercitazioni militari, ma pure al tempo libero e alle attività ludiche della cittadinanza. Questo perchè a Roma aveva grande rilevanza il benessere del popolo e quindi anche il verde e gli spazi cittadini organizzati. La dicitura Senatus PopolusQue Romani era una realtà, perchè all'epoca, molto più di oggi, il popolo contava e veniva rispettato.

Il campus più famoso fu il Campo Marzio di Roma, modello poi diffuso in tutta Italia e alle province occidentali dell’Impero, dal momento che in quelle orientali la tradizione del ginnasio, dedicato alla preparazione atletica e intellettuale dei giovani, impediva l’introduzione del campus, impianto tipicamente romano e con funzioni in parte simili.

Qualche iscrizione di età tardo-repubblicana, la più antica delle quali proveniente da Aletrium ed antecedente al Bellum Sociale, consentono di comprendere l’organizzazione di questo spazio prima dell’impero. Era un’area rettangolare aperta e pianeggiante, talvolta spianata artificialmente, delimitata da cippi in corrispondenza degli angoli oppure da un muro, o da una recinzione in legno. Sulla base di un’epigrafe proveniente da Nola, la cui datazione oscilla tra ltarda età repubblicana e quella augustea, nel muro potevano aprirsi esedre, una delle quali doveva essere dotata di un solarium, cioè di un orologio solare.

Lo sviluppo definitivo e monumentale del Campus inizia con Augusto, sempre inteso a stimolare l’attività fisica e la coscienza della virtus nei giovani patrizi e non patrizi, che nel campus si riuniscono e organizzano le attività. I ceti dirigenti e i magistrati di ogni centro, tesi ad aderire e a compiacere l'imperatore, realizzarono nuovi campi o abbellirono quelli esistenti, dando risalto agli evergeti, cioè a quei politici che per essere eletti alle cariche pubbliche, e visto che era il popolo ad eleggerli, costruivano opere pubbliche a proprie spese, incidendo sulle opere le loro azioni e il nome a memoria del popolo votante.

All'interno del Campus c'era dunque un grande spazio aperto e recintato con almeno una piscina per il nuoto, oppure era recintato da un porticato alle cui spalle potevano aprirsi una o più esedre. Il campus si ritrova nei municipia, nelle coloniae dell’Italia e delle province occidentali dell’Impero, e nella sua realizzazione intervengono la Casa imperiale, i magistrati locali e gli evergeti privati. L’archetipo ideologico di ogni campus è il Campo Marzio di Roma, ma è forse possibile riconoscere nei Saepta, che normalmente le fonti chiamano campus, il suo primo modello.

La “Palestra Grande” di Pompei ne è un valido esempio, cioè un’area molto estesa delimitata, in facciata, da un muro di recinzione, con cinque portali d’ingresso e coronato alla sommità da piccoli pilastri, e, sugli altri tre
lati, da un ampio portico. Al centro dello spazio interno una grande vasca per il nuoto, e lungo i lati brevi del portico un doppio filare di platani. Il luogo di culto del complesso è costituito da un’esedra con due colonne sulla fronte che si apre alla metà del lato lungo del portico.

Per la collocazione urbanistica del campus, Vitruvio precisa che quelli dedicati a Marte dovevano essere posti fuori città. Alcune iscrizioni, provenienti da Interamnia Praetuttiorum, Urbs Salvia e Nola, riportano la necessità di costruire delle vie per raggiungere il campus, segno che il consiglio era stato accolto.




CAMPUS AGRIPPAE

Vasi:
"Fra il descritto edifizio esistente sotto il Palazzo Piombino ed il mentovato tempio d'Iside si doveva trovare il Campo di Agrippa, registrato in questa regione da tutti i Regionarj; poichè in tale località veniva a trovarsi di faccia al grande portico chiamato di Pola dalla sorella dello stesso Agrippa, che lo portò a compimento dopo la di lui morte. A qualche parte dei fabbricati, che stavano intorno a questo Campo, dovevano appartenere le rovine di camere scoperte nel giardino del palazzo di Sciarra Colonna; come pure avranno probabilmente servito al suo ornamento i grandi piedistalli, con sculture di figure rappresentanti Provincie diverse, trovati nel fondare il palazzo Muti alla Pilotta, ed i marmi, colonne, e statue rinvenute nel fare i fondamenti della parte del convento di S. Marcello, che è rivolta verso il detto palazzo Muti."

Il Campo di Agrippa era una sezione del Campus Martius, trasformato in parco da Marcus Agrippa, posto nella VII regio e dedicato, come riporta Cassio Diodoro, da Augusto il 7 a.c., che lo aprì al pubblico romano. Il campus si trovava all'incirca nell'area dell'odierna piazza S. Silvestro, con alberi, statue, siepi, piante e fontane, circondato da un grande porticato. Come informa Gellio, era la passeggiata preferita dei romani che si estendeva all'incirca dalla linea dell'aqua Virgo a sud fino all'attuale via S. Claudio a nord, e dalla via Lata attraverso le pendici del Quirinale, mentre i suoi confini ad est sono incerti.

Vi erano state edificate da Agrippa le sue Terme, i suoi giardini, il Pantheon e il Diribitorium. mentre il Porticus Vipsania vi sarebbe stato edificato dalla sorella di Agrippa, Polla Vipsania, costruito sul lato occidentale del campus, lungo la via Lata, identificato poi come Campus Minor, mentre il Campus Maior sarebbe stato il Campus Martius vero e proprio, detto anche Circus Flaminius, il nome dato più tardi alla nona regione, da Catullo.



CAMPUS BOARIUS

In un'altra iscrizione è menzionato come Forum Boarium e in un'altra: "Q. Brutius . . . mercator bova(rius) de campo". Originariamente si estendeva dal Velabro al Tevere, e dalla valle del Circo Massimo alla via che conduceva al ponte Sublicio. Il primo spettacolo gladiatorio venne effettuato qui.

Nel Campus Boarius vie era eretta la statua di un bue, secondo alcuni preso ad Aegina, da cui il nome del campo. Era traversato dal Vicus Iugarius che a ponte Sublicius traversava il Tevere, intersecando a strada che va dal Campo Marzio tra il Campidoglio e il fiume, passando attraverso la porta Carmentale, la porta Flumentana e la porta Trigemina.
La strada lungo la valle del Circo Massimo e il clivus Publicius, scendendo dall'Aventino, si apriva anche qui uno spazio tra le colline e il fiume. Queste strade, più tardi ornate di portici, irradiavano dal Foro Boario in tutte le direzioni. Questa zona affollata fu spesso devastata dagli incendi. La zona giaceva nell'XI regio ma occupava anche una piccola parte della regio VII di Augusto.
Due pietre di confine, una dei periodo di Tiberio, l'altra di Claudio, mostrano che lo spazio aperto, che era di proprietà pubblica, era protetto da qualsiasi invasione di suolo da parte di privati, e definiva il confine orientale lungo la parte anteriore del Templum Herculis Pompeiani che si trovava in davanti alle carceres del Circo Massimo. I templi situati nella zona del Campus erano il tempio di Ercole Invictus, con l'ara Maxima vicino, il tempio di Fortuna, di Ercole Pompeiano, della Mater Matuta, di Portunus, e della Pudicitia Patricia.

C'erano altresì la Busta Gallica e i Doliola. La Busta Gallica era l'antica denominazione di un sito in Roma dove sarebbero stati bruciati i corpi dei Galli dopo la vittoria riportata su di essi da Camillo nel 390 a. c., sito che corrisponderebbe oggi alla Chiesa di Santa Maria delle neve nel Foro. I Doliola, sempre nel Foro, era il luogo dove sarebbero stati sepolti dalle Vestali in vasi di terracotta (dolii) gli oggetti sacri per sottrarli al sacco dei Galli del 390 a.c.



CAMPUS BRUTTIANUS

Abitato dagli schiavi pubblici, detti Bruttiani, da cui avrebbe preso il nome, che secondo altri invece derivava da Brutus, l'eroe della repubblica, che aveva lì la sua casa e che avrebbe abbellito il campo a sue spese. Il campo si sarebbe trovato sul Gianicolo, aldilà del Tevere, nella XIV regione.



CAMPUS CAELIMONTANUS
CAMPUS CAELIMONTANUS

Menzionato in un'unica iscrizione, probabilmente locato sul Celio, fuori delle Mura Serviane, e vicino alla porta Caelimontana.



CAMPUS LATERANENSIS

Le attuali piazze di S. Giovanni in Laterano e di Porta S. Giovanni costituivano un’area adibita all'addestramento sportivo e militare, che solo in età imperiale fu prescelta da alcune famiglie patrizie per edificarvi una propria residenza. Infatti i Laterani eressero in questa zona una ricca e fastosa domus. Passata prima in proprietà della famiglia imperiale e poi, per volere di Costantino agli inizi del IV secolo, in appannaggio del pontefice, la domus Lateranorum che, completamente trasformata, divenne il Patriarchìo, la dimora ufficiale dei papi.



CAMPUS CODETANUS o CODETA

Era un distretto sulla riva destra del Tevere, chiamato così dalla pianta acquatica detta "Coda di cavallo" che, come narra Festo, vi cresceva copiosamente. Un campus Codetanus è menzionato nella Regio XIV, la stessa chimata pure Codeta, ma non è stato possibile localizzarlo con precisione.
Sicuramente riguardava l'odierno Trastevere.



CODETA MINOR

Menzionato per una sola volta da Svetonio come quella parte del campo Marzio in cui Cesare costruì una naumachia per il suo trionfo nel 46 a.c. Forse si trovava giusto di fronte alla Codeta della Regio XIV. 

"Un lago ricavato nel Codeta minor, navi della flotta Tiriana ed Egiziana, contenenti due, tre, e quattro ordini di remi, con un forte numero di uomini a bordo, fecero un'animata rappresentazione di una battaglia navale. 

A questi spettacoli accorrevano folle di spettatori da tutte le parti, si che la maggior parte degli stranieri erano obbligati a mettere tende sulle strade, o lungo le strade vicino alla città. Diversi nella folla sono stati spinti e calpestati a morte, tra i quali due senatori.
"



CAMPUS COHORTIUM PRAETORINUM
CAMPUS COHORTIUM PRAETORINUM

Sembra fosse il nome ufficiale dell'area, riferito da Tacito e Diodoro semplicemente come campus, che giace tra i castra Praetoria e l'aggere Serviano.

In quest'area non ci sono resti rinvenuti, tranne quelli di altari, templi, e monumenti dedicatori, come ci si sarebbe aspettato che si ergessero in una piazza d'armi, cioè porticati, statue ecc.



CAMPUS ESQUILINUS

Questo nome fu in uso nell'ultimo periodo della repubblica e ne primo periodo dell'impero per quella parte dell'Esquilino pianeggiante che giace fuori della porta Esquilina, come riferiscono Cicerone e Strabone.

Non se ne conoscono i confini precisi, ma sembra fosse situato a nord della via Labicana (Strabone), e senz'altro includeva parte dell'odierna Piazza Vittorio Emanuele e il distretto immediatamente a nord di esso. Una parte di esso comprendeva una necropoli, dove erano sepolti insieme Romani poveri e ricchi, ma sotto Augusto era stato dismesso e trasformato in parco, con splendidi giardini, sentieri, fontane, piscina e piazza d'armi.

Precedentemente il luogo ordinario delle crocifissioni era stato il «Campus Esquilinus», subito fuori delle mura di Servio Tullio e vicino alla Porta Esquilina: in questo campus, corrispondente circa all'odierna piazza Vittorio Emanuele, erano anche moltissime tombe di patrizi e di schiavi; ivi in alto volteggiavano a frotte i "tetri uccelli dell'Esquilino" ricordati da Orazio, attirativi dai cadaveri dei crocifissi che rimanevano insepolti.



CAMPUS FLAMINIUS
CAMPUS FLAMINIUS

E' citato solo da Varrone, come il sito su cui venne costruito il circus Flaminius che ne derivò appunto il suo nome.

Il circo fu così chiamato per celta del suo costruttore, ma si deve riconoscere che questa parte del campus Martius ha derivato il suo nome da qualche membro precedente della stessa famiglia. Il Campus Flaminius fu probabilmente un sinonimo dei prata Flaminia, come accenna Livio.



CAMPUS IOVIS

Menzionato una sola volta senza precisare la sua locazione. Probabilmente si trovava nella Regio VII, vicino al Nymphaeum Iovis, e probabilmente fu edificato da Diocleziano, che assunse il cognomen di Iovius come segno della sua devozione al culto di Juppiter.



CAMPUS IGNIFER

Il Tarentum: una sezione della parte più occidentale del Campo Marzio, dove è racchiusa la grande ansa del Tevere. I suoi confini precisi son sconosciuti, ma esso circondava l'ara di Ditis Patris e Proserpinae, che fu scoperta nel 1888 tra la Chiesa Nuova e Piazza Sforza-Cesarini, e presumibilmente si estendeva fino al fiume. Sorgenti calde e altre tracce di attività vulcanica ha portato a credere che qui è stato un ingresso al mondo inferiore, e a stabilire qui il culto di Dis pater e Proserpina.

La leggenda della scoperta dell'altare di Dis, sei metri sotto la superficie del terreno, dal Sabino Valerius è data da Valerius Maximus (Festo). Il Tarentum è in genere citato in connessione coi ludi saeculares, quando si offrivano sacrifici a Dis. La forma corretta è Tarentum, ma ogni tanto si riscontra la errata dicitura Terentum. "Il Terentum locus in campo Martio, dicesi nasconda l'altare di Dite, occultato sotto terra:"

Il distretto venne chiamato magis fumante senza menzionare fuochi. Ora si suppone che il Tarentum dovesse stare vicino al fiume, e che doveva esserci un tempio sotterraneo, chiamato Mundus sul Palatino. Ma sarebbe difficile trovare un luogo siffatto nel Campus Martius perchè non si trova alcuna roccia scavata per ricavarne un tempio, che tra l'altro sarebbe stato sottoposto a continue inondazioni. Oggi si tende a localizzare il Tarentum nella zona presso l’attuale Largo S. Giovanni dei Fiorentini: qui si svolse, anche in età storica, il culto di origine ctonio, presso un altare sotterraneo, che veniva dissepolto in occasione delle cerimonie.




CAMPUS REDICULI

All'altezza della chiesa del Domine Quo Vadis, sopra una collinetta sovrastante la Caffarella, accanto all'Appia Antica, sorgeva il campo sacro del Dio Redicolo, cioè il "dio del ritorno" (dal verbo redeo); a cui si rivolgevano tutti coloro che stavano per affrontare viaggi lunghi e pericolosi, o i viaggiatori che tornavano si fermavano a ringraziare il Dio del felice esito del viaggio. Nel campo sacro vi era anche la tomba di una famosa cornacchia parlante, sepolta al tempo dell'imperatore Tiberio con una grande processione di popolo.

Una leggenda ricorda come Annibale, dopo la battaglia di Canne, percorse la via Appia Antica arrivando fino alle porte di Roma; qui il Dio Rediculus gli apparve in maniera così spaventosa da indurlo a tornare indietro con tutto l'esercito. Questa leggenda ci fa capire in quale considerazione i Romani tenessero il dio Redicolo. Oggi non conosciamo con precisione la posizione del santuario; tuttavia un errore degli studiosi del settecento fa sì che ancor oggi molti pensino che il tempio del dio Redicolo sia il sepolcro detto anche di Annia Regilla all'interno della Caffarella.
In questo luogo troviamo invece la chiesetta del "Domine quo vadis" (o S. Maria in Palmis), che deve il nome alla leggenda di S. Pietro che, fuggendo da Roma, incontra Cristo e gli chiede, appunto, "Signore, dove vai?".
Ricevendo la famosa risposta "Venio Romam iterum crucifigi" (cioè: "Vengo a Roma per essere nuovamente crocifisso"), S. Pietro capì e tornò a Roma per subire il martirio.

L'antica leggenda, risalente a fonti apocrife del II sec. d.c., è legata nella tradizione popolare alla scoperta di due famose impronte di piedi in una lastra di marmo, attribuite allo stesso Gesù (una copia è conservata nella chiesa, mentre l'originale è custodito nella Basilica di S. Sebastiano); in realtà esse non sono altro che un antico ex voto per il Dio Redicolo, in tutto simile agli ex voto che si offrono ancor oggi nei santuari; in questo caso si tratta di orme di piedi incise nella pietra, offerte da qualche viaggiatore prima di partire (naturalmente a piedi), oppure al ritorno, per grazia ricevuta.



CAMPUS LANATARIUS o LANARIUS


Menzionato unicamente nel Catalogo Regionario che lo situa nella Regio XII. Esso doveva trovarsi da qualche parte tra le Terme di Caracalla e l'attuale chiesa di S. Saba. Evidentemente sulla parte alta del colle Aventino si era insediata una corporazione di mestiere dedita all’allevamento ovino e alla lavorazione della lana.




CAMPUS MARTIUS

Il Campus Martius, frequentemente chiamato semplicemente Campus, come si trova in Livio, Cicerone, Catilina, Giovenale, Orazio e Ovidio, era una zona di circa 2 km², inizialmente esterna ai confini cittadini e più tardi suddivisa da Augusto tra due regioni: la VII via Lata e la IX Circus Flaminius. Fino ai primi del V sec., come informa Livio, la parte sud del Campo Marzio erano conosciuti come Prata Flaminia, e campus Martius era la parte restante. All'inizio il Campus Martius fu usato come pastura per pecore e cavalli (Dionyso); fu poi coltivato a grano; e fornì spazio per gli atleti e gli esercizi militari della gioventù romana.

Sin dall'epoca regia, esso fu infatti consacrato al Dio Marte e adibito agli esercizi militari. Presso la palude della Capra, nella parte meridionale dove oggi sta il Pantheon, Romolo fu assunto in cielo. Tarquinio il Superbo se ne appropriò e lo fece coltivare a grano, ma durante la cacciata del re, i covoni di quel grano furono gettati nel fiume generando l'Isola Tiberina. In era repubblicana, il Campo Marzio ritornò area pubblica e fu riconsacrato a Marte. Fu sede dei comitia centuriata, assemblee del popolo in armi. 

Fu fuori del pomerium durante la repubblica e fino al regno di Claudio. Dal tempo di Adriano il pomerium si estese includendo i prata Flaminia, ma il campus Martius non fu incluso finchè non vennero costruite le Mura Aurelianr. Poichè di proprietà pubblica e fuori del pomerium, il campus fu usato per le assemblee dei cittadini, nelle loro capacità militari come armata e nelle loro capacità civili come comitia centuriata.

Quando Augusto divise Roma in XIV regioni, il Campo Marzius divenne solo una porzione della IX regio, il circo Flaminio, la parte meridionale della pianura, che giace ad ovest della via Lata, l'odierno Corso; con un'ulteriore distinzione, come dimostra un cippo ritrovato vicino al Pantheon, che indicava come il campus Martius al tempo di Augusto fosse diviso in due parti: il distretto tra il cippo e il circo flaminio e i prati più a nord, il campus vero e proprio.

Il campus Martius si estendeva per poco più di 2 km a nord e a sud tra il Capitolium e la porta Flaminia, e per poco meno di km a est e a ovest, tra il Quirinale e il fiume. era una zona bassa, da 10 a 15 m sopra il livello del mare (da 13 a 20 ora), e da 3 a 8 sopra il livello del Tevere, per cui subiva frequenti inondazioni.. Conteneva parecchie paludi nonchè corsi d'acqua,la più grande delle quali, la Petronia Amnis, che segnava il limite della città proveniente da una sorgente del Quirinale, chiamata fonte di Catius, e sgorgava entro un'ampia palude, la palude delle Capre, dove in seguito sorsero le Terme di Agrippa.

Il nord-est del campus, nei pressi della grande curva del fiume, c'erano sorgenti d'acqua calda, probabilmente sulfureo, e altre tracce di attività vulcanica.. Some small part at least was wooded, for we know of two groves, Aesculetum and Lucus Petelinus. Nel campus era eretta l'Ara Martis, probabilmente a est del Pantheon in Via del Seminario che, come narra Festo, fu citata in una legge di Numa e pertanto risalente alla monarchia.

Una tradizione cita il Campus Tiberinus or Martius come generoso dono della vestale Gaia Taracia o Fufetia di sua propietà al popolo romano, così Gellio identifica il campus Tiberinus col campus Martius. Le fondazioni di edifici sacri partono da Romolo e proseguono fino a tutto il II sec. a.c. insieme a portici ed edifici privati. Inizialmente la zona, poiché al di fuori del pomerio, venne utilizzata per dare udienza ad ambasciatori stranieri e vi venivano più facilmente eretti luoghi di culto per le divinità sia occidentali che orientali.

Il campus apparteneva allo Stato dall'inizio della repubblica, e Silla, sotto la pressione finanziaria della guerra con Mitridate, fu il primo a vendere parte del dominio pubblico a privati, anche se il nome prata Flaminia richiama le proprietà private. E 'probabile,tuttavia, che questi prata fossero diventati di proprietà pubblica, ma manetendo il nome originale. Altre invasioni di confini del campus avvennero nel I o nel II sec. a.c., come il sobborgo chiamato Aemiliana, appena fuori dalla porta Carmentale, e forse una villa con giardini del vecchio Scipione. Case private non vi si collocarono prima dell'impero, ma divennero qui abbastanza numerosi, per il catalogo Regionari vi erano erette 2777 insulae e 140 domus nella regione IX.

L'inizio della monumentalizzazione dell'area si ebbe con il teatro di Pompeo nel 55 a.c., poi con Cesare furono ultimati gli edifici per le elezioni, i Saepta Iulia completati infine da Augusto e la Villa publica. La zona non edificata verso nord era dominata dal mausoleo di Augusto e dall'orologio solare i cui resti sono oggi visibili negli scavi a San Lorenzo in Lucina, che aveva per gnomone l'obelisco oggi a piazza Montecitorio.
Marco Vipsanio Agrippa vi inserì i giardini, la basilica di Nettuno, le terme e il Pantheon. Vi fu costruito anche l'anfiteatro permanentedi Statilio Tauro, il teatro di Balbo, l'Ara Pacis. Probabilmente a Caligola si deve la prima costruzione del tempio dedicato a Iside e sotto Nerone furono costruite altre terme e un ponte.

Dopo il grande incendio di Roma dell'80 Domiziano ricostruì i monumenti aggiungendo uno stadio e un odeion. Adriano trasformò il complesso del Pantheon e collocò nella parte settentrionale, legata ai funerali imperiali, i templi di Matidia e Marciana. Successivamente vi furono costruiti il tempio di Adriano, la colonna
di Antonino Pio e la Colonna Antonina, dedicata a Marco Aurelio.

Sappiamo poco dei centri di culto nel campus prima delle guerre Puniche l'ara di Dite e Proserpina nel Tarento, l'Apollinare, un altare o fossa, e il tempio di Apollo che fu costruito nel 431 a,c., e il tempio di Bellona del 296 a.c.. Tra il 231 e la battaglia di Azio vennero eretti altri 15 templi, e ancora di più nel secolo successivo.
La costruzione del circus Flaminius in 221 a.c. segnò la storia della parte sud del campus, ma non vi furono importanti costruzioni pubbliche prima della fine della repubblica, quando cioè Pompeo costruì a Roma nel 55 a.c. il primo teatro in muratura. Caesare addirittura pensò di cambiare il corso del Tevere creando un nuovo canale a ovest del Gianicolo, come riferisce Cicerone, per evitare le inondazioni e costruire sulla piana tra il colle e il lato ovest della città. Fu forse l'unica indicazione di Cesare non eseguita da Augusto che però diede il via alle costruzioni, di tutto il quartiere, tranne il nord-ovest, ancora aperto, era coperto dalle strutture più belle di Roma, circhi, teatri, portici, terme, colonne, obelischi, fontane, mausolei, templi, etc. Il notevole aspetto del campo prima della morte di Augustus è descritto da Strabone.

All'assassinio di Valentiniano III nel 455 d.c.. nel Campus Martius, si associò l'attacco alla villa imperiale 'ad duas lauros' al terzo miglio di via Labicana. Ma si suppone l'esistenza nel V sec. d.c.. di un'altra località, sempre nel campus Martius, col nome 'ad duas lauros'. Col declino dell'impero e le invasioni barbariche la popolazione abbandonò le altre colline e si concentrò in campus Martius.




CAMPUS MARTIALIS

Uno spazio aperto sul colle Celio, dove si svolgevano le feste delle Equirria quando, come narra Ovidio, il Campo Marzio era inondato dal Tevere. 

Era collocato probabilmente appena fuori le Mura Serviane, e forse identificabile col campus Caelemontanus. 

Non credibile invece il tentativo di identificarlo col Campus Minor di Catullo e di locarlo appena fuori Porta Capena. 

Il suo nome può essere stato serbato dalla chiesa medievale S. Gregorio in Martio.



CAMPUS MINOR

Menzionato solo da Catullo, non si sa dove fosse, per quanto identificato col ἄλλο πεδίον of Strabone, e con il Campo Marziale.



CAMPUS NERONIS

Un nome trovato, insieme al sinonimo Prata Neronis, nei documenti delle centuries VII e XI. Si trovava nel distretto sulla riva destra del Tevere dove sorse la Naumachia  di Nerone e la Mole Adriana.



CAMPUS BARBARICUS
CAMPUS BARBARICUS

Si trovava all'incrocio degli acquedotti dell'Aqua Claudia con l'Aqua Marcia.

Questi due acquedotti circoscrivevano una certa area compresa fra Torre Fiscale e Porta Furba.

I Goti che assediarono Roma nel VI secolo ne murarono le arcate, utilizzando l'area come accampamento; in seguito, ciò valse al territorio compreso fra Porta Furba e Torre Fiscale il nome di Campus Barbaricus.



CAMPUS OCTAVIUS

Menzionato nei Cataloghi Regionari ma completamente sconosciuto.



CAMPUS PECUARIUS

Menzionato nei Cataloghi Regionari e in una iscrizione. Si suppone si trovasse vicino al Campus Boarius.



CAMPUS SCELERATUS
CAMPUS SCELERATUS
Uno spazio aperto all'interno della porta Collina e a sud del vicus portae Collinae, dove le vergini Vestali che avevano rotto il voto di castità venivano sepolte vive. (Livio)





CAMPUS TIBERINUS

un altro nome del Campus Martius. secondo Gellius che, con Plinio, riporta la storia della sua presentazione al popolo da parte di una vestale, chiamata Gaia Turacia o Fufetia. Questo viene spiegato come una parte del Campo Marzio che confina con la riva del fiume dall'isola nord, identificato come il 
Campus Minor di Catullo, e il "ἄλλο πεδίον" di Strabone.



CAMPUS MAIOR

Si giunge attraverso la via Tiburtina in un'area pianeggiante fra l’attuale località Albuccione e ponte Lucano che era nota nel Medioevo con il nome di campus Maior, o Tiburtinus. L’area di scavo antica, posta a sud-est di questo grande affioramento, fu in attività fino all’epoca Tardo-antica.



CAMPUS VATICANUS

Plinio:
"Tiberis . . crita XVI milia passuum urbis Veientem agrum a Crustumino, dein Fidenatem Latinumque a Vaticano dirimens"

Livio :
"alii duo exercitus haud procul urbe Etruriae oppositi unus in Falisco, alter in Vaticano agro."

Il distretto si estendeva sulla riva destra del Tevere, tra il suo corso inferiore e il territorio più ristretto Veientine, una piana alluvionale posta tra il Gianicolo, il Colle Vaticano e Monte Mario, fino alla confluenza del Cremera. La sua fertilità venne irrisa da Cicerone e i suoi vini da Marziale, e vi sono pochi riferimenti alle fattorie.

Gellio:
"in agro Vaticano Iulius Paulus poeta . . . herediolum tenue possidebat;"
Symmaco: 
"urbanas turbas Vaticano in quantum licet rure declino."

Il suo nome fu usato a lungo, come da Solinus:
"Claudio principe ubi Vaticanus ager est in alveo occisae boae spectatus est solidus infans"
e da Plinio dove il Vaticano è usato per Vaticanus ager, e da Gellius che dà due spiegazioni al nome:
"et agrum Vaticanum et eiusdem agri deum praesidem appellatum acceperamus a vaticiniis quae vi atque instinctu eius dei in eo agro fieri solita essent . . . sed praeter hanc causam M. Varro in libris divinarum aliam tradit istius nominis rationem: non come Aius . . . ita Vaticanus deus nominatus penes quem essent vocis humanae initia"

In realtà Vaticanus che si trova due volte nei Fasti consolari, nel 455 e 451 a.c., era un'antica divinità preromana e poi romana. Varrone fa derivare il nome da un dio locale Vaticanus, che a sua volta traeva il proprio nome da vaticinium, cioè l'arte di vaticinare, ma a Roma diventa poi il Dio che apre la bocca al neonato e gli fa emettere il primo vagito.



CAMPUS VIMINALIS


Trovato solo nel Registro della Regio V, sul confine dell'Esquilino, dove è seguito dalla parola subager e può equivalere al sub aggere campus Viminalis, e quindi appartenere al viminalis campus, o può riguardare il nome di un altro monumento o località. In ogni caso il campus Viminalis stava probabilmente fuori dell'agger e non lontano dalla porta Viminalis. Il suo nome sembra provenire da i vimini che abbondavano in zona.

CAMPUS VIMINALIS
Fu Servio Tullio ad aggiungere il Viminale all'urbe, includendolo nelle Mura Serviane. Esso giaceva tra i castra Praetoria e l'aggere serviano, il distretto traversato dal vicus collis Viminalis. La parte nord del campus era usato come piazza d'arme delle cohortes pretoriane. Nel Catalogo Regionale sono menzionati anche due edifici in zona, e forse due grandi spazi: le Gallinae Albae e le Decem Tabernae, una specie di mercato bazar, entrambi nella parte sud del Viminale. Le Gallinae Albae era una strada o un distretto nella parte ovest del Viminale. 

Le Terme di Diocleziano si trovavano su un'altura a nord-est del Viminale, mentre due sacrari Argei erano posti sul crinale del Viminale, alle due etremità. Tra le strade del Viminale il vicus Longus traversava la valle tra il Quirinale e il Viminale e connetteva all'Alta Semita all'interno di Porta Collina, il vicus Patricius che traversava la Subura nella valle tra il Viminal e l'Esquilino, e il vicus collis Viminalis, una terza strada che correva nella stessa direzione lungo la cima del crinale fino alla Porta Viminale.


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