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CULTO DI GIUTURNA

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FONTE DI GIUTURNA

Nella mitologia romana Giuturna (lat. Iuturna) è una ninfa delle fonti con origini molto diverse a seconda dei miti.



I VERSIONE

Secondo questo mito Giuturna in origine era una donna, amata da Giove che le offrì l'immortalità ed il dominio sui corsi d'acqua dolce del Lazio. A questa versione allude con molta vena poetica Virgilio nell'Eneide - XII, secondo cui Giuturna era figlia di Dauno e sorella di Turno, re dei Rutuli. Per combattere i troiani di Enea la ninfa prende l'aspetto del defunto condottiero italico Camerte per radunare l'esercito dei Rutuli.

Ed ecco Camerte - Eneide - libro X:

"Poi insegue Anteo e Luca, che in prima fila combattono
con Turno, il forte Numa e il biondo Camerte
figlio del grande Volcente, il più ricco proprietario
di terre d'Ausonia, re della tacita Amicle.
Come Egeone, che dicono avesse centinaia di braccia e mani,
e da cinquanta bocche sputasse fiamme
dal petto, quando, contro i fulmini di Giove, percuoteva
cinquanta scudi e cinquanta spade impugnava;
così per tutta la piana vincendo Enea s'infuriò, poi che
scaldò il ferro nel sangue
."

Successivamente cerca di proteggere il fratello nel duello contro Enea, ma deve abbandonarlo per ordine di Giove. Lo stesso Turno è consapevole del suo destino: "«Basta, sorella. I campi sono intrisi di sangue latino; questa guerra ci è costata fin troppi morti. Morire con onore non è una sciagura: affronterò Enea e accetterò la mia sorte.»

«Turno muore. Ardea cade con lui, città fiorente finché visse il suo re. Morto Turno, il fuoco dei Troiani la invade e le sue torri brucia e le dorate travi. Ma, poi che tutto crollò disfatto ed arso, dal mezzo delle macerie un uccello, visto allora per la prima volta, si alza in volo improvvisamente e battendo le ali, si scuote di dosso la cenere. Il suo grido, le sue ali di color cenere, la sua magrezza, tutto ricorda la città distrutta dai nemici. Ed infatti, d'Ardea il nome ancor gli resta. Con le penne del suo uccello Ardea piange la sua sorte»

(Ovidio, Metamorfosi, XV.)

L' infelice Giuturna si strappa i capelli e si percuote il volto e il petto, disperata perché non può morire con lui (...possem tantos finire dolores / nunc certe et misero fratri comes ire per umbras, XII 880-881). Giuturna ha cercato fin dall'inizio di rimandare la tragica sorte del fratello Turno, ma alla fine deve cedere al fato: "Immortalis ego" , "proprio io devo essere immortale"è il pianto disperato della ninfa.

GIUTURNA

II VERSIONE

Secondo un'altra versione era la Dea era la sposa di Giano, dal quale ebbe Fons che divenne poi il Dio delle fonti e in parte soppiantò la Dea. Il suo culto è probabilmente originario dell'antica Lavinio, dove è ricordata una fonte Iuturna. Nel Foro romano esiste un Lacus Iuturnae, vicino al Tempio di Vesta, contenente un'acqua ritenuta miracolosa.



ANTICAMENTE

Il realtà il culto è antichissimo e preromano, quando a guardia delle fonti c'erano Dee o Ninfe e le acque erano spesso miracolose. A queste divinità o semidivinità si offrivano latte e vino, oppure si lasciavo ghirlande di fiori e nastri sulle rocce adiacenti, ma non si facevano mai offerte cruente. erano riti pagani, cioè legati ai pagus, cioè ai vari villaggi e le operazioni erano affidate non ai sacerdoti ma alla comunità locale, soprattutto alle donne.



IL TEMPIO

A Roma Giuturna aveva un tempio a lei consacrato, che sembrerebbe fosse il tempio A dell'area sacra di Largo di Torre Argentina, edificato nel 241 a.c., come voto di Gaio Lutazio Catulo, console e comandate navale romano nella I guerra punica, per la vittoria conseguita su Cartagine nella Battaglia delle Isole Egadi. Diuturna era anche un antico appellativo di Diana.

NINFA DI SORGENTE

BIBLIO

- Giacomo Boni - Il sacrario di Juturna - Roma - Tipografia della R. Accademia dei Lincei - 1901 -
- Virgilio - Eneide - XII -
- Ausonio - Egloghe - Quod vitae sectabor iter -
- Le Metamorfosi di Ovidio - traduzione di Vittorio Sermonti - a cura di Vittorio Sermonti - Collana Saggi italiani - Milano - Rizzoli - 2014 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -

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