EGNAZIA |
Egnazia, locata in Puglia presso Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, è un'antica città messapica confinante a nord con la Peucezia (abitata dai Peuceti, una delle tre tribù degli Iapigi, le altre due i Dauni e i Messapi), lungo la soglia messapica che divide la Murgia (Valle d'Itria) dal Salento (Alto Salento). Il suo nome era Gnathia, chiamata dai Romani Egnatia o Gnatia e dai Greci Egnatia o Gnàthia.
Il porto di Egnatia veniva soprattutto utilizzato per raggiungere la Via Egnatia, o Ignazia, che congiungeva l'Adriatico con l'Egeo e il Mar Nero, la cui realizzazione fu ordinata nel 146 a.c. dal proconsole di Macedonia Gaio Ignazio, che dette il nome alla città e alla via.
Oggi il centro d'Egnazia è uno dei più interessanti siti archeologici della Puglia, che ha dato il nome a un preciso tipo di ceramica del IV e III secolo a.c. lì rinvenuto, lo "stile di Gnatia"
Citata da Plinio, Strabone ed Orazio, nel suo viaggio da Roma a Brindisi, la città fiorì grazie al porto e alla Via Traiana (che collegava Beneventum a Brundisium), che consentirono traffici e commerci.
L'attività principale fu l'allevamento, soprattutto del maiale, del bue e degli ovicaprini. Erano coltivati grano ed orzo, oltre che raccolte olive e ghiande.
DAI MESSAPI AI ROMANI
I Messapi vi si insediarono nell'VIII secolo a.c. e vi restarono fino alla conquista romana del III secolo a.c., finchè Egnazia divenne civitas foederata, probabilmente dopo il 266 a.c., e municipium, dopo la guerra sociale (91-88 a.c.).
Della fase messapica di Egnazia resteranno solo le poderose mura di difesa e le necropoli, ove oltre a tombe a fossa e a semicamera, si annotano monumentali tombe a camera decorate con squisiti affreschi.
In epoca romana, il porto ospita magazzini e strutture commerciali e pure delle fornaci, usate per la produzione di materiale ceramico di uso comune. Da notare è un salvadanaio, in argilla arancione e sovradipinto con pittura rossa a motivi geometrici. Tra le altre testimonianze, una lucerna in sigillata africana, che presenta un ictius, un pesce di simbologia cristiana.
L'ETA' ROMANA
Le tecniche edilizie romane presenti ad Egnazia sono:
Una prima fase, connessa a Marco Vipsanio Agrippa, fautore della monumentalizzazione dell'edilizia pubblica per accrescere il consenso dei cittadini a Ottaviano e per ripagare i cittadini dell'appoggio dato ad Ottaviano nella guerra civile.
A questa fase risalgono il criptoportico, il porto, la basilica civile, la piazza trapezoidale, l'anfiteatro, un primo impianto delle terme pubbliche. Le tecniche edilizie impiegate in questa fase sono l'opus incertum, l'opus reticulatum e quello africanum.
PERIODO DI TRAIANO
Una seconda fase, su ordine di Traiano riguarda la pavimentazione della Via Traiana, il "sacello delle divinità orientali", un "ambiente con vasca" a nord del sacello e alcuni setti murari collocati a ovest della via Traiana.
IL CAMPUS MAGNAE MATRIS
L'aedes inerente al tempio.
IL TEMPIETTO DI CIBELE
La pianta è quadrangolare allungata, a blocchi di opus africanum. Il pavimento originario era a lastre di pietra o di marmo e di età giulio-claudia, mentre la forma del podio con basso plinto è di età tardo-repubblicana.
UN AMBIENTE CON VASCA
SACErdOS MATRIS /
MAGnae eT SYRIAE DEAE /
EX ImpeRIO FECIT /
L(ocus) D(atus) /
Nelle feste delle Attideia di marzo, si suonava e si svolgevano danze frenetiche, insieme alla pratica di sciogliere i capelli roteando il capo, provocavano un delirio orgiastico, al termine del quale coloro che intendevano entrare nel sacerdozio dovevano assimilarsi al Dio Attis, evirandosi con un coccio o una pietra affilata, ma non con lame in metallo, ritenuto impuro.
LA PIAZZA PORTICATA
Di forma quadrangolare irregolare, collegata a ovest con l'anfiteatro con un largo ingresso, a nord-ovest con il tempio di Cibele e a sud-est con il porticato ad L. È stata a lungo confusa con il foro (che invece è di fronte alla basilica civile).
Deriva dalla connessione delle due stoà rettilinee che vengono chiuse con due bracci (è un porticato di ordine dorico, di epoca Augustea) e lastricata in tufo (di epoca traianea). La pavimentazione traianea è in pietra derivante da cave poste al di fuori di Egnazia, molto più resistente. In realtà la via Traiana, ad Egnazia, (come viene ricordato da Strabone) viene costruita intorno al 110 d.c. sulla via Minucia.
IL CRIPTOPORTICO
Risalente al I sec.; si tratta un criptoportico a quattro bracci, parzialmente scavato nella roccia, e coperto a volta.
GLI SCAVI ARCHEOLOGICI
Come al solito i primi rinvenimenti furono finalizzati per lo più al saccheggio e alla vendita sommaria dei reperti pervenuti., soprattutto nel 1809 quando alcuni ufficiali francesi di stanza ad Egnazia, iniziarono ad ispezionare le rovine coperte di rovi, ricavandone reperti per poi rivenderli clandestinamente.
A causa della carestia del 1846 e alla conseguente mancanza di lavoro, fasanesi e monopolitani si diedero al saccheggio sistematico di centinaia di tombe per fare incetta di vasi, bronzi, oggetti d'oro, monete, statuette di terracotta che rivendevano a Napoli e altrove. Se ne dolse molto Theodor Mommsen, anche per le modalità selvagge degli scavi, privando la zona di importanti dati per ricostruirne il corso.
Infine venne affidata un'ispezione all'architetto Carlo Bonucci, che guarda caso ricevette in dono un caduceo in oro poi venduto ai musei di Berlino, si fermò a Bari, informando le autorità napoletane che non era il caso di scavare ad Egnazia per la "scarsa consistenza dei monumenti da indagare". Il traffico era alimentato da personaggi come il Bonucci, che non menziona la vendita del caduceo che fu poi venduto fuori dall'Italia.
I primi scavi metodici furono effettuati nel 1912, per poi riprendere nel 1939, 1964 e nel 1978, anno in cui fu costruito l'attuale museo archeologico, e sono tuttora in corso. Dal 2001 l'Università degli Studi di Bari in collaborazione con il comune di Fasano porta avanti un progetto di scavo che ha portato tra l'altro al rinvenimento dell'altra metà della piazza porticata scoperta da Quintino Quagliati nel 1912.
- Le ricerche archeologiche nell'area del “Foro” di Egnazia - Scavi 2001-2003 - relazione preliminare - in "Epigrafia e territorio" - VII - 2004 -
- Ricerche archeologiche ad Egnazia - Scavi 2004-2006 - relazione preliminare - in "Epigrafia e territorio" - VIII - 2007 -
Il porto di Egnatia veniva soprattutto utilizzato per raggiungere la Via Egnatia, o Ignazia, che congiungeva l'Adriatico con l'Egeo e il Mar Nero, la cui realizzazione fu ordinata nel 146 a.c. dal proconsole di Macedonia Gaio Ignazio, che dette il nome alla città e alla via.
Oggi il centro d'Egnazia è uno dei più interessanti siti archeologici della Puglia, che ha dato il nome a un preciso tipo di ceramica del IV e III secolo a.c. lì rinvenuto, lo "stile di Gnatia"
LA STORIA
«Per chi naviga da Brindisi lungo la costa adriatica, la città di Egnazia costituisce lo scalo normale per raggiungere Bari, sia per mare che per terra.»
(Strabone, fine I secolo a.c.)
«Per chi naviga da Brindisi lungo la costa adriatica, la città di Egnazia costituisce lo scalo normale per raggiungere Bari, sia per mare che per terra.»
(Strabone, fine I secolo a.c.)
IL PARCO ARCHEOLOGICO (INGRANDIBILE) |
Citata da Plinio, Strabone ed Orazio, nel suo viaggio da Roma a Brindisi, la città fiorì grazie al porto e alla Via Traiana (che collegava Beneventum a Brundisium), che consentirono traffici e commerci.
L'attività principale fu l'allevamento, soprattutto del maiale, del bue e degli ovicaprini. Erano coltivati grano ed orzo, oltre che raccolte olive e ghiande.
DAI MESSAPI AI ROMANI
I Messapi vi si insediarono nell'VIII secolo a.c. e vi restarono fino alla conquista romana del III secolo a.c., finchè Egnazia divenne civitas foederata, probabilmente dopo il 266 a.c., e municipium, dopo la guerra sociale (91-88 a.c.).
Della fase messapica di Egnazia resteranno solo le poderose mura di difesa e le necropoli, ove oltre a tombe a fossa e a semicamera, si annotano monumentali tombe a camera decorate con squisiti affreschi.
In epoca romana, il porto ospita magazzini e strutture commerciali e pure delle fornaci, usate per la produzione di materiale ceramico di uso comune. Da notare è un salvadanaio, in argilla arancione e sovradipinto con pittura rossa a motivi geometrici. Tra le altre testimonianze, una lucerna in sigillata africana, che presenta un ictius, un pesce di simbologia cristiana.
L'ETA' ROMANA
Le tecniche edilizie romane presenti ad Egnazia sono:
- opus incertum - con pietre di misura diseguale poste con le facce combacianti tra loro, formanti un disegno irregolare e casuale;
- opus africanum - "a telaio", creazione di un "telaio" ottenuto con l'inserimento di pilastri di pietra e poi completato con un riempimento di pietre più piccole e di forma irregolare, a volte legate con della terra o malta). I pilastri, originariamente in verticale, in epoca romana furono disposti alternando verticale e orizzontale, rendendo il muro forte e resistente, ottimo anche per i muri portanti e le costruzioni monumentali;
- opus reticulatum - a tufelli con base quadrata regolare e uniformi, disposti in file regolari e ortogonali. I lati dei tufelli avevano un leggero strato di malta. Realizzato il paramento sulle due facce del muro, veniva colato all'interno il cementizio. La forma piramidale dei tufelli o cubilia, con la punta rivolta all'interno, dava forte coesione. Infine risultava un reticolo regolare disposto in diagonale;
- opus testaceum - o opera laterizia, in mattoni;
- opus vittatum mixtum - o opera listata, filari di laterizi alternati a blocchetti di tufo poco più grandi dei mattoni nelle costruzioni della città di Roma e dintorni a partire dal IV secolo. Molto resistenti ai terremoti.
- opus africanum - "a telaio", creazione di un "telaio" ottenuto con l'inserimento di pilastri di pietra e poi completato con un riempimento di pietre più piccole e di forma irregolare, a volte legate con della terra o malta). I pilastri, originariamente in verticale, in epoca romana furono disposti alternando verticale e orizzontale, rendendo il muro forte e resistente, ottimo anche per i muri portanti e le costruzioni monumentali;
- opus reticulatum - a tufelli con base quadrata regolare e uniformi, disposti in file regolari e ortogonali. I lati dei tufelli avevano un leggero strato di malta. Realizzato il paramento sulle due facce del muro, veniva colato all'interno il cementizio. La forma piramidale dei tufelli o cubilia, con la punta rivolta all'interno, dava forte coesione. Infine risultava un reticolo regolare disposto in diagonale;
- opus testaceum - o opera laterizia, in mattoni;
- opus vittatum mixtum - o opera listata, filari di laterizi alternati a blocchetti di tufo poco più grandi dei mattoni nelle costruzioni della città di Roma e dintorni a partire dal IV secolo. Molto resistenti ai terremoti.
Vi sono tre diversi periodi di sviluppo delle tecniche edilizie:
- impiego di blocchi e lastroni di carattere messapico;
- utilizzo di schemi derivanti dall'influenza di Roma;
- in epoca paleocristiana, reimpiego di blocchi e lastroni.
- utilizzo di schemi derivanti dall'influenza di Roma;
- in epoca paleocristiana, reimpiego di blocchi e lastroni.
Le fasi si susseguono per circa quattro secoli, dal II secolo a.c. al III sec. d.c. La fase del "ritorno all'antico"è conseguenza della decadenza di Roma e dell'impero, testimoniato dallo spostamento della capitale imperiale a Costantinopoli. Vi è una differenza tra i blocchi e i lastroni utilizzati nell'età messapica e nell'età paleocristiana: nel secondo caso, i lastroni sono materiali di reimpiego.
PERIODO DI AGRIPPAUna prima fase, connessa a Marco Vipsanio Agrippa, fautore della monumentalizzazione dell'edilizia pubblica per accrescere il consenso dei cittadini a Ottaviano e per ripagare i cittadini dell'appoggio dato ad Ottaviano nella guerra civile.
A questa fase risalgono il criptoportico, il porto, la basilica civile, la piazza trapezoidale, l'anfiteatro, un primo impianto delle terme pubbliche. Le tecniche edilizie impiegate in questa fase sono l'opus incertum, l'opus reticulatum e quello africanum.
Una seconda fase, su ordine di Traiano riguarda la pavimentazione della Via Traiana, il "sacello delle divinità orientali", un "ambiente con vasca" a nord del sacello e alcuni setti murari collocati a ovest della via Traiana.
Le tecniche costruttive utilizzate in questo periodo sono l'opus testaceum e l'opus vittatum mixtum.
Al limite est si trovano tratti di mura in grossi blocchi di tufo (la cinta difensiva più antica), mentre all'interno di tutta la pianta romana sono state ritrovate molte cisterne per l'acqua piovana e tombe scavate nelle rocce.
Dal punto di vista delle decorazioni è da notare come in questi due periodi, seppur distanti tra loro ben due secoli, non ci siano differenze e questo perché l'architettura romana in età traianea visse una specie di "revival augusteo", ritornando ai gusti decorativi propri della prima fase di monumentalizzazione della città.
L'opera di edificazione più imponente è un'ampia area santuariale, alle pendici dell'acropoli, con vari edifici, quasi tutti di carattere religioso, dedicati al culto della dea Cibele e del Dio Attis. Con il Cristianesimo il tempio di Cibele sarà distrutto, il teatro sacro coperto nel settore orientale e il Campus Magnae Matris invaso da strutture di vario genere. Tra le strutture di rilievo, vi erano:
L'ANFITEATRO
Un ampio recinto ellissoidale (37 m X 25 m), con pareti in opus africanum con tracce di pittura e intonaco. All'esterno un camminamento lastricato percorribile per lunghi tratti. Verso N-E una tribunetta in pietra, a S-W i muri radiali hanno doppio ingresso: uno sul lato della via Traiana e l'altro sul lato opposto.
Un ampio recinto ellissoidale (37 m X 25 m), con pareti in opus africanum con tracce di pittura e intonaco. All'esterno un camminamento lastricato percorribile per lunghi tratti. Verso N-E una tribunetta in pietra, a S-W i muri radiali hanno doppio ingresso: uno sul lato della via Traiana e l'altro sul lato opposto.
La parte più stretta presenta una fila di sedili litici, riservati ai ceti sociali più alti, poiché il resto degli spettatori era in piedi e separati dall'arena da una staccionata lignea. In onore della Dea Cibele si svolgevano i Megalenses o Ludi Megales, una settimana di spettacoli teatrali (pantomime che mettevano in scena la morte e resurrezione del Dio Attis, che avveniva in primavera, come quella di Cristo). Negli altri giorni delle commedie greche. All'interno del teatro sacro fu ritrovata nel 1963 una statuetta acefala in marmo riproducente l'effigie del Dio Attis.
IL CAMPUS MAGNAE MATRIS
L'aedes inerente al tempio.
IL TEMPIETTO DI CIBELE
La pianta è quadrangolare allungata, a blocchi di opus africanum. Il pavimento originario era a lastre di pietra o di marmo e di età giulio-claudia, mentre la forma del podio con basso plinto è di età tardo-repubblicana.
Sono stati ritrovati frammenti litici di leoni (dell'iconografia di Cibele), il kernos (vaso tipico dei mysteria metroaci), la maschera votiva e un bassorilievo di marmo raffigurante la Magna Mater in trono.
Il tempio era in antis, ovvero con ante e colonnato di ordine dorico che sporgevano a destra e sinistra dell'entrata. I muri del tempietto erano decorati con affreschi in giallo, rosso, e verde (tipici dell'arte egnatina), l'iconografia non è deducibile. All'interno doveva esserci la statua della Dea, probabilmente distrutta dai cristiani.
UN AMBIENTE CON VASCA
Rivestita in calce idraulica, per purificarsi prima di entrare nel tempio, o per allevare pesci sacri in onore della Deaa Syria; o per rievocare il bagno lustrale della statua della Dea Cibele al suo arrivo a Roma.
È un'area rettangolare cui si accede tramite una soglia calcarea, in cui è presente basamento litico. Su tale basamento erano raffigurati strumenti musicali (due flauti, un timpano ed un cembalo), e sulla faccia principale una iscrizione a ricordare la sacerdotessa Flavia Cypare (sacerdotessa della Magna Mater et Syria Dea):
FLaVia... /SACErdOS MATRIS /
MAGnae eT SYRIAE DEAE /
EX ImpeRIO FECIT /
L(ocus) D(atus) /
D(ecurionum) D(ecreto)
Accanto la testa marmorea del Dio Attis e un frammento fittile raffigurante Cibele. La decorazione dell'edificio rimanda al periodo augusteo; mentre di epoca adrianea sono la testa in marmo e la mano con syrinx (flauto) di Attis scoperta nel 1964.
Nelle feste delle Attideia di marzo, si suonava e si svolgevano danze frenetiche, insieme alla pratica di sciogliere i capelli roteando il capo, provocavano un delirio orgiastico, al termine del quale coloro che intendevano entrare nel sacerdozio dovevano assimilarsi al Dio Attis, evirandosi con un coccio o una pietra affilata, ma non con lame in metallo, ritenuto impuro.
Di forma quadrangolare irregolare, collegata a ovest con l'anfiteatro con un largo ingresso, a nord-ovest con il tempio di Cibele e a sud-est con il porticato ad L. È stata a lungo confusa con il foro (che invece è di fronte alla basilica civile).
Deriva dalla connessione delle due stoà rettilinee che vengono chiuse con due bracci (è un porticato di ordine dorico, di epoca Augustea) e lastricata in tufo (di epoca traianea). La pavimentazione traianea è in pietra derivante da cave poste al di fuori di Egnazia, molto più resistente. In realtà la via Traiana, ad Egnazia, (come viene ricordato da Strabone) viene costruita intorno al 110 d.c. sulla via Minucia.
IL CRIPTOPORTICO
Risalente al I sec.; si tratta un criptoportico a quattro bracci, parzialmente scavato nella roccia, e coperto a volta.
I RESTI DELLA BASILICA PALEOCRISTIANA |
ETA' TARDO ANTICA
La città è stravolta dall'abbattimento o la trasformazione degli edifici pagani per la nuova religione paleocristiana. E' del IV secolo d.c. una fornace per materiali fittili, con camera di combustione sottostante, piano forato, cupola semisferica in collegamento con due stretti imbocchi; realizzata sulla cavità della fossa della tomba della sacerdotessa messapic Tabara.
Egnazia diventa città episcopale, acquisendo ricchezza tramite il potere religioso in contrasto con la decadenza dell'impero. Il palazzo episcopale presenta un pavimento a mosaico (tessellatum). I culti orientali vengono cancellati; l'anfiteatro viene trasformato in foro boario per la vendita di animali.
LA BASILICA EPISCOPALE
Con tre navate, transetto, abside e nartece, (già su un'altra basilica precedente, del IV-V secolo d.c.); arricchita con mosaici geometrici e fitomorfi, con tipica simbologia cristiana, come i vasi con i fori che sbocciano ecc. La distruzione risale probabilmente alla guerra greco-gotica tra Longobardi e Bizantini.
La città è stravolta dall'abbattimento o la trasformazione degli edifici pagani per la nuova religione paleocristiana. E' del IV secolo d.c. una fornace per materiali fittili, con camera di combustione sottostante, piano forato, cupola semisferica in collegamento con due stretti imbocchi; realizzata sulla cavità della fossa della tomba della sacerdotessa messapic Tabara.
Egnazia diventa città episcopale, acquisendo ricchezza tramite il potere religioso in contrasto con la decadenza dell'impero. Il palazzo episcopale presenta un pavimento a mosaico (tessellatum). I culti orientali vengono cancellati; l'anfiteatro viene trasformato in foro boario per la vendita di animali.
Con tre navate, transetto, abside e nartece, (già su un'altra basilica precedente, del IV-V secolo d.c.); arricchita con mosaici geometrici e fitomorfi, con tipica simbologia cristiana, come i vasi con i fori che sbocciano ecc. La distruzione risale probabilmente alla guerra greco-gotica tra Longobardi e Bizantini.
BASILICA PALEOCRISTIANA
Del VI-VII secolo d.c. a tre navate, e doveva sostituire quella episcopale perché incendiata. Più piccola della basilica episcopale, forse per la diminuita popolazione. L'abside invade la carreggiata della traversa centrale che si diparte dalla Via Traiana, probabilmente ormai via inutilizzabile.
Del VI-VII secolo d.c. a tre navate, e doveva sostituire quella episcopale perché incendiata. Più piccola della basilica episcopale, forse per la diminuita popolazione. L'abside invade la carreggiata della traversa centrale che si diparte dalla Via Traiana, probabilmente ormai via inutilizzabile.
LA CALATA DEI BARBARI
Si pensa che, come altre città, sia stata saccheggiata dai Goti di Totila durante la guerra greco-gotica (intorno al 545 d.c.) a cui seguì anche che la diffusione della malaria in epoca paleocristiana, tanto che la Chiesa Cattolica faticò molto a contenere i convertiti forzati che lamentavano l'abbandono degli Dei che avevano assicurato la prosperità all'impero, in cambio di questo Dio incapace di proteggerli.
A causa poi delle scorrerie dei Saraceni lungo le coste, i pochi abitanti rimasti si rifugiarono nell'entroterra dando luogo a piccoli centri come Fasano.
Si pensa che, come altre città, sia stata saccheggiata dai Goti di Totila durante la guerra greco-gotica (intorno al 545 d.c.) a cui seguì anche che la diffusione della malaria in epoca paleocristiana, tanto che la Chiesa Cattolica faticò molto a contenere i convertiti forzati che lamentavano l'abbandono degli Dei che avevano assicurato la prosperità all'impero, in cambio di questo Dio incapace di proteggerli.
A causa poi delle scorrerie dei Saraceni lungo le coste, i pochi abitanti rimasti si rifugiarono nell'entroterra dando luogo a piccoli centri come Fasano.
Come al solito i primi rinvenimenti furono finalizzati per lo più al saccheggio e alla vendita sommaria dei reperti pervenuti., soprattutto nel 1809 quando alcuni ufficiali francesi di stanza ad Egnazia, iniziarono ad ispezionare le rovine coperte di rovi, ricavandone reperti per poi rivenderli clandestinamente.
TESTA DI ATTIS |
Infine venne affidata un'ispezione all'architetto Carlo Bonucci, che guarda caso ricevette in dono un caduceo in oro poi venduto ai musei di Berlino, si fermò a Bari, informando le autorità napoletane che non era il caso di scavare ad Egnazia per la "scarsa consistenza dei monumenti da indagare". Il traffico era alimentato da personaggi come il Bonucci, che non menziona la vendita del caduceo che fu poi venduto fuori dall'Italia.
I primi scavi metodici furono effettuati nel 1912, per poi riprendere nel 1939, 1964 e nel 1978, anno in cui fu costruito l'attuale museo archeologico, e sono tuttora in corso. Dal 2001 l'Università degli Studi di Bari in collaborazione con il comune di Fasano porta avanti un progetto di scavo che ha portato tra l'altro al rinvenimento dell'altra metà della piazza porticata scoperta da Quintino Quagliati nel 1912.
- Le ricerche archeologiche nell'area del “Foro” di Egnazia - Scavi 2001-2003 - relazione preliminare - in "Epigrafia e territorio" - VII - 2004 -
- Ricerche archeologiche ad Egnazia - Scavi 2004-2006 - relazione preliminare - in "Epigrafia e territorio" - VIII - 2007 -
- Ludovico Pepe - Notizie storiche ed archeologiche dell'antica Gnathia - Ostuni 1882 -
- Elena Lattanzi - Problemi topografici ed urbanistici dell'antica Egnazia - in "Cenacolo" - IV -1974 -
- Stefano Diceglie - Il Porto di Egnazia in Osservatorio Geofisico di Fasano (BR) - Fasano - 1972 -
- Raffaella Moreno Cassano - Architetture paleocristiane di Egnazia - in "Vetera christianorum" - III 1979 -
- Il Parco archeologico di Egnazia - a cura di Giuseppe Andreassi, Angela Cinquepalmi, Assunta Cocchiaro, Antonio Maruca - Fasano - 2000 -
- Tappeti di pietra: mosaici da Egnazia e da Taranto - a cura di Rosa Cannarile e Laura Masiello, Valenzano - 2001 -
- Elena Lattanzi - Problemi topografici ed urbanistici dell'antica Egnazia - in "Cenacolo" - IV -1974 -
- Stefano Diceglie - Il Porto di Egnazia in Osservatorio Geofisico di Fasano (BR) - Fasano - 1972 -
- Raffaella Moreno Cassano - Architetture paleocristiane di Egnazia - in "Vetera christianorum" - III 1979 -
- Il Parco archeologico di Egnazia - a cura di Giuseppe Andreassi, Angela Cinquepalmi, Assunta Cocchiaro, Antonio Maruca - Fasano - 2000 -
- Tappeti di pietra: mosaici da Egnazia e da Taranto - a cura di Rosa Cannarile e Laura Masiello, Valenzano - 2001 -