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IV GUERRA MACEDONICA ( 150-148 a.c.)

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La IV guerra macedonica fu l'ultima delle quattro guerre intraprese da Roma contro la Macedonia per estendere il suo dominio su tutta la Grecia. Furono gli stessi macedoni a dargliene occasione (iustum bellum) rivoltandosi contro Roma sotto Andrisco, un preteso figlio del re Perseo, sconfitto poi da Lucio Emilio Paolo.

Le città del Peloponneso si coalizzarono nella filomacedone Lega achea per espandersi nel Peloponneso attaccando i dominii di Sparta, ma i romani sconfissero a tappeto tutto il Peloponneso, radendo al suolo Corinto nel 146 a.c.. Il territorio venne così a formare le due province di Macedonia e Acaia. Quest'ultima comprendeva tutta la parte sud della Grecia continentale, un territorio più vasto di quello controllato dalla lega achea.



FILIPPO VI DI MACEDONIA

Filippo VI di Macedonia, detto Andrisco, ma anche Pseudofilippo, (greco Andrìskos, latino: Andriscus; Misia, 185 a.c. – Roma, 146 a.c.), fu un generale greco che si oppose all'occupazione romana avvenuta a seguito della battaglia di Pidna (168 a.c.), sotto il regno di Perseo di Macedonia (179 a.c. - 168 a.c.). La conseguenza di tale opposizione fu la IV Guerra Macedonica.

UFFICIALE MACEDONE
Questi nacque in Asia Minore, forse figlio di un conciatore di Adramyttium, città portuale della Misia nell'Eolide. e prestò servizio come mercenario, ma verso il 160 a.c.-155 a.c. dichiarò di essere Filippo, figlio del re macedone Perseo e di Laodice III, principessa della Siria e figlia di Seleuco IV, re della dinastia seleucide. Il vero Filippo era morto a 18 anni in Italia, portato dai romani secondo l'usanza di educare i principi di famiglia reale alla civiltà romana e farne alleati ma pure per evitare rivendicazioni dinastiche. 

Il primo tentativo di rivolta di Andrisco fallì in quanto poco conosciuto tra la popolazione macedone. Allora nel 150 a.c. andò in Siria a cercare appoggi e venne ricevuto alla corte del sovrano seleucide Demetrio I Sotere, presentandosi come nipote in quanto figlio di suo cognato Perseo e di sua sorella Laodice III. 

Il re capì di trovarsi di fronte a un impostore, così lo fece arrestare e lo consegnò ai romani. Non si sa se i romani lo rilasciassero giudicandolo un pazzo innocuo, come riportano alcune fonti o se, secondo altre, riuscì a fuggire dalla sua prigione, ipotesi più attendibile, sia perchè i romani poco si fidavano dei barbari, sia perchè Andrisco doveva pur essere avventuriero intelligente e capace per essere riuscito a convincere un popolo intero.



I PRIMI SUCCESSI

Nel 149 a.c. Andrisco dunque fuggì a Mileto e da lì si diresse in Tracia, dove si diede con successo al brigantaggio nella zona di confine tra Macedonia e Tessaglia. Qui, grazie alla sua forte personalità riuscì a convincere due principi traci, Tere e Barsada, e pure il popolo macedone, di essere figlio di Perseo ed essendosi arricchito col brigantaggio poté assoldare i loro militari Traci per invadere la Macedonia. 

ROMANI
Essendo anche buon oratore e personalità carismatica seppe infiammare i suoi uomini presentandosi come liberatore dall'oppressione romana, un carisma che venne poi accolto da tutte le popolazioni balcaniche che erano indipendentiste per tradizione. 

Il Senato Romano, come sua abitudine, cercò di risolvere la situazione inviando, secondo alcuni il suo legato Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo per risolvere la situazione, ma la fonte deve essere inesatta perchè Scipione, che non era affatto facile da sconfiggere in quanto formidabile generale, era stato eletto dal 150 fino alla sua morte nel 141 Pontefice Massimo, il che escludeva la possibilità di allontanarsi da Roma secondo le regole della massima carica pontificia. 

Sembra invece che Roma avesse inviato il pretore Publio Iuventio per trattare o combattere. Deriso e maltrattato il pretore attaccò l'esercito di Andrisco ma morì in combattimento nella sua prima battaglia. Forte della vittoria Andrisco pretese il diritto al trono e l'ottenne, divenendo Filippo VI re di Macedonia.

Il nuovo re Iniziò una politica riformista a favore del popolo e stipulò un'alleanza strategica con Cartagine, che stava combattendo in quegli anni la III guerra punica contro Roma. Dopodichè Andrisco invase anche la Tessaglia, ricreando un Regno di Macedonia piuttosto temibile.



LA FINE

Nell'anno successivo però, il 148 a.c., Andrisco aveva già perso una parte dei favori del popolo a causa delle sue estorsioni e crudeltà e Roma inviò in Macedonia un grosso esercito comandato da Quinto Cecilio Metello che lo sconfisse nella II battaglia di Pidna; decise quindi di ritirarsi in Tracia, in uno dei domini dei suoi principi traci alleati, per riorganizzare le sue forze. Andrisco, per quanto buon generale, non poteva competere nè con i generali romani come Cecilio Metello, nè con i preparatissimi e precisissimi legionari romani, nè con le armi da guerra romana. Il suo destino era scritto dall'inizio.

Ma Metello lo inseguì, pur sconfinando in Tracia, lo battè di nuovo, lo catturò e lo condusse a Roma dove venne condannato a morte. Metello, come Lucio Emilio Paolo prima di lui, acquisì il cognomen di Macedonico proprio grazie a questa vittoria che segnò la fine dell'indipendenza della Macedonia, che dal 147 a.c. divenne provincia romana, accorpata all'Illiria e all'Epiro.


BIBLIO

- John Thornton - Le guerre macedoniche - Carocci - Roma - 2014 -
- Velleio Patercolo - Historia romana - Antuerpiae, Ex Officina Plantiniana, apud Ioannem Moretum -1600 -
- Publio Annio Floro - Bellorum omnium annorum DCC - II -
Tito Livio - Storia di Roma dalla Sua Fondazione - edizioni BUR - 13 volumi - 2003 -
- Diodoeo Siculo - Bibblioteca historica - 40 libri - XXXII -

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