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COLONNA DI COSTANTINO (Istanbul)

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La colonna di Costantino, detta la "colonna abbruciata" (per il motivo che fu oggetto di un incendio) venne eretta nel foro della nuova capitale dell'Impero Romano Costantinopoli, voluta dall'imperatore Costantino.

COM'ERA
Si tratta di una colonna composta da otto tamburi di porfido proveniente da Eliopoli. i Romani chiamavano "porfido" (lapis porphyrites) una particolare varietà proveniente dall'Egitto, da cave di proprietà imperiale sul Mons Porphyrites, nel deserto orientale egiziano. Si tratta di un materiale estremamente duro e difficile da lavorare, estremamente apprezzato tuttavia, per il suo acceso colore rosso, associato alla dignità imperiale.

Il porfido era quindi usato per opere destinate all'imperatore e alla ristretta cerchia della sua famiglia. Dal V secolo il suo colore rosso venne assimilato al culto del corpo di Cristo, riservandone l'uso all'onore dei soli imperatori, secondo una tradizione che si mantenne nell'Impero bizantino e che poi venne emulata anche da altri regni europei.

Per esempio nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli la posizione dell'imperatore alle funzioni è segnalata da un disco rosso di porfido, anche nella Basilica di San Pietro in Vaticano, sul pavimento all'inizio della navata centrale, è visibile il disco di porfido rosso (la cosiddetta Rota Porphyretica) originariamente ai piedi dell'altare dell'antica basilica costantiniana (Antica basilica di San Pietro in Vaticano).



IL DIO HELIOS - SOL - MITRA

In origine la colonna era sormontata da una statua raffigurante l'imperatore in veste di Helios, il Dio Sole identificato anche con il Dio Mitra di cui Costantino era ardente seguace. La statua teneva con la mano destra un globo su cui era infissa una croce, il cosiddetto "Globus Crucifer", mentre nella mano sinistra portava una lancia.

Sul capo indossava una corona a sette raggi, caratteristica di Helios, per connotarsi come Sol Invictus, pertanto imperatore invitto e invincibile, e in cotal modo compare anche nella monetazione dell'imperatore fino al 326.
La suddetta colonna portava l'iscrizione "Costantino, che splende come il sole"; e lo sguardo della statua era rivolto a oriente, verso il sole nascente. La colonna era alta 50 metri, oggi per vari motivi è solo di 35 metri. La base è in muratura, realizzata nel XVIII secolo. I blocchi di porfido sono stati rinforzati con cerchi di ferro durante il regno di Mustafa II, sultano dell'Impero ottomano dal 1695 al 1703.

LA COLONNA OGGI

IL PALLADIO

Durante il tardo impero una tradizione bizantina affermava che il Palladio, trasferito da Roma a Costantinopoli da Costantino, era seppellito sotto questa colonna. Il Palladio era un simulacro ligneo della Dea Pallade-Atena che, secondo le credenze dell'antichità, aveva il potere di difendere un'intera città.
Il più famoso era custodito nella città di Troia, a cui garantiva l'immunità: infatti, la città fu distrutta solo dopo che Ulisse e Diomede riuscirono a rubare il Palladio.

Un'altra versione del mito dice che il Palladio era custodito nell'antica città di Roma, ove giunse portato da Enea.

Nel 1106 un tifone fece cadere la statua. L'imperatore bizantino Manuele I Comneno ordinò il restauro della colonna facendola sormontare stavolta da un blocco recante una croce. In tal modo cadeva il riferimento pagano e la colonna serviva unicamente da riferimento cristiano.

Nel 1453, all'indomani della conquista turca della città, sulla cima della colonna sarebbe stata esposta, per spregio, la testa di Costantino XI. La colonna subì un incendio nel 1779 da cui prese il nome di "colonna abbruciata".

Dal 1968 si suppone che sotto la colonna si trovino parti della presunta croce di Gesù ritrovate non si sa come dalla regina Elena, madre dell'imperatore. Questa ipotesi venne fatta dal giornalista greco Sevket Rado analizzando alcuni libri del XVII secolo. 
Di recente è stato effettuato un restauro della colonna, ora di nuovo visibile al pubblico.


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