RICOSTRUZIONE DELLA VILLA DEI VETTII |
I VETTII
La Casa dei Vettii o Domus Vettii rappresenta uno dei massimi esempi d'arte romana del I secolo d.c. ed è stata chiamata così dal nome dei proprietari, Aulus Vettius Restitutus e Aulus Vettius Conviva.
La gens Vèttia, o Vètia, o Vèctia fu secondo alcuni storici una gens romana plebea, sorta sul finire della Repubblica che ottenne una notevole distinzione durante l’Impero quando il suo nome compare sovente nei Fasti.
ASSONOMETRIA DELLA VILLA (INGRANDIBILE) |
- Manlia,
- Varia,
- Roscia,
- Porcia, etc.,
da cui trassero le loro denominazioni - Magliano,
- Val de' Varri,
- Rosciolo,
- Porciano,
- e così via.
Secondo altri invece la gens Vèttia, era invece oriunda sabina, e se ne hanno notizie almeno dall'epoca di Numa Pompilio se non addirittura dai tempi di Romolo.
Facevano parte infatti della maior gentium, quattordici familie che pretendevano discender dai Troiani prima e poi dagli Albani.
Quindi assolutamente aristocratici e patrizi.
RICOSTRUZIONE |
LA DOMUS
PLANIMETRIA (INGRANDIBILE) |
Di questi sono stati ritrovati due anelli, che fungevano anche da sigillo, e diversi manifesti elettorali.
Fu infatti in questo periodo, grazie alle accresciute possibilità economiche della famiglia, che la struttura venne totalmente restaurata e arricchita di ottime opere d'arte, per lo più in IV stile.
Una seconda ristrutturazione venne eseguita a seguito del terremoto di Pompei del 62 che però non fece danni così ingenti, seppure ne fece, da lasciar comunque presagire il tragico seguito.
Infatti la città di Pompei venne sepolta sotto una coltre di ceneri e lapilli a causa dell'eruzione del Vesuvio nel 79, e letteralmente scomparve, alla vista, eppure alla memoria degli uomini.
Comunque è una della abitazioni pompeiane non solo più ricche, ma meglio conservate.
Nuovi scavi per portarla totalmente in luce avvennero solo nel dicembre 2016, e dopo un restauro durato dodici anni, la casa venne riaperta al pubblico.
LA DESCRIZIONE
FONTANA DI PUTTO CON ANATRA CHE GETTA ACQUA E GRAPPOLO D'UVA |
- una lotta tra galli
- Priapo che poggia il suo membro sul piatto della bilancia, come simbolo di prosperità, e a cui fa da contrappeso una borsa di denari.
Non deve stupire il senso un po' osè dell'immagine, i romani non avevano i nostri tabù sessuali e vivevano la cosiddetta libido con allegria e arguzia.
Sarà poi la morale cattolica a imporre veli sulle pitture pompeiane, proibite alla visione delle donne e più tardi consentite solo alle donne sposate.
Solo nel tardo '900 dette immagini verranno consentite alla visione di tutti.
Internamente la casa, di dimensioni contenute, si incentra intorno a due atri.
Nel primo atrio, di tipo tuscanico, l'impluvio non era rivestito in marmo come era invece nel secondo atrio, e la pavimentazione, così come nel resto dell'abitazione, è di modesta fattura, realizzata per lo più in "lavapesta", cioè malta mista a frammenti di lava con l'aggiunta di qualche tessera bianca.
Vi si notano però due casseforti in ferro e decorate in bronzo che denotano agiatezza, soprattutto perchè presuppongono argenterie e oggetti preziosi, mentre le pareti presentano diversi affreschi che rappresentano bambini che compiono atti sacrificali ai Penati.
Si nota nell'atrio l'assenza di un tablino, lo studiolo posto in fondo all'atrio, cosa molto rara per una struttura di tale opulenza.
Intorno all'atrio si aprono diverse stanze tra cui un cubicolo con raffigurazioni del mito tragico, cantato anche da Ovidio, di:
RICOSTRUZIONE |
Vi si notano però due casseforti in ferro e decorate in bronzo che denotano agiatezza, soprattutto perchè presuppongono argenterie e oggetti preziosi, mentre le pareti presentano diversi affreschi che rappresentano bambini che compiono atti sacrificali ai Penati.
Si nota nell'atrio l'assenza di un tablino, lo studiolo posto in fondo all'atrio, cosa molto rara per una struttura di tale opulenza.
Intorno all'atrio si aprono diverse stanze tra cui un cubicolo con raffigurazioni del mito tragico, cantato anche da Ovidio, di:
- Ero e Leandro,
- Arianna abbandonata da Teseo a Nasso,
- una raffigurazione di pesci, andata perduta, la quale era uno dei pochissimi esempi di recupero di pittura in epoca antica, in quanto durante i lavori di ristrutturazione della casa non fu distrutta, ma restaurata.
In un altro cubicolo, destinato probabilmente al custode, quindi di non grande importanza, vi era purtuttavia una grande raffigurazione di fauna marina.
Nell'oecus invece, la stanza di rappresentanza dei romani, sono presenti affreschi raffiguranti:
- la lotta tra Pan e Amore guardati da Dioniso ed Arianna,
- il mito di Ciparisso.
Una lunga tradizione di pitture murali e vascolari mostrano Eros e Pan che lottano, per il divertimento del circolo dionisiaco.
Una lunga tradizione di pitture murali e vascolari mostrano Eros e Pan che lottano, per il divertimento del circolo dionisiaco.
Il contrasto tra quell’armonioso giovinetto che è Eros e l’irsuta goffaggine del rustico Pan, con la vittoria di Eros, volle dimostrare la superiorità dell’amore rispetto alla cruda sessualità, dell’eleganza rispetto allo stupro, del sentimento rispetto alla passione incontrollata.
Inoltre, la vittoria di Eros su Pan poteva essere allegorizzata filosoficamente per significare che l’Amore "omnia vincit", vince ogni cosa.
Nel secondo mito Ciparisso, ragazzo molto amato da Apollo, uccise per errore il cervo che aveva addomesticato e che tanto amava, fino al punto che dal dolore si tolse la vita.
Venne però trasformato, forse da Apollo stesso, in cipresso, pianta che da lui quindi prese il nome.
Strano, perchè il cipresso era un albero sacro a Venere.
Sull'atrio si affacciano anche due alae, una delle quali fu in seguito destinata a funzione di ripostiglio, mentre l'altra, rimasta attiva, presenta decorazione in IV stile.
Un piccolo corridoio, nel quale era posta la scala d'accesso al piano superiore e il cui sottoscala era utilizzato come deposito per la stalla prospiciente, conduce al secondo atrio intorno al quale si apre il quartiere servile, la zona degli schiavi e dei servi..
Un piccolo corridoio, nel quale era posta la scala d'accesso al piano superiore e il cui sottoscala era utilizzato come deposito per la stalla prospiciente, conduce al secondo atrio intorno al quale si apre il quartiere servile, la zona degli schiavi e dei servi..
Quest'atrio presenta un impluvium in tufo di impronta sannita ed una nicchia, utilizzata come larario, decorata con semicolonne corinzie che reggono come d'uso un timpano triangolare.
I Geni, legati al culto della persona, i Lari, legati alla terra, e i Penati, protettori della casa che assicuravano la fecondità e la ricchezza, erano adorati e invocati in ogni casa.
All'interno dell'edicola sono raffigurati:
- il Genio del proprietario nell'atto di compiere un sacrificio,
- i Lari ed il serpente Agathodemone, protettore della casa.
Agathodemone è un demone della mitologia dell'Antica Grecia, dove era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città.
Agathodemone è un demone della mitologia dell'Antica Grecia, dove era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città.
Presente anche nella mitologia romana diventa una specie di genius loci, ma più che altro familiare, associato anche alla fortuna, alla salute e pure alla saggezza.
La cucina presenta:
- un banco in muratura,
- cinque caldaie
- vari treppiedi in bronzo.
Al suo interno furono rinvenuti:
- bacini
- vasi in terracotta,
- pentole,
- graticole
- una statua di Priapo, che probabilmente proviene dal giardino, che fungeva anch'essa da fontana.
Nella stanza adiacente alla cucina, decorata con una serie di quadretti erotici, svolgeva la sua attività la prostituta Eutychis, schiava che si offriva per due assi, come racconta un graffito all'ingresso della casa.
Nella stanza adiacente alla cucina, decorata con una serie di quadretti erotici, svolgeva la sua attività la prostituta Eutychis, schiava che si offriva per due assi, come racconta un graffito all'ingresso della casa.
Dall'atrio si apre anche un piccolo cubicolo che presenta tre affreschi di natura erotica, stavolta però di pessima fattura. I pittori murali non erano cari a Pompei perchè erano in molti a professare la nobile arte, ma pochi erano in grado di offrire vere opere d'arte.
Questi ultimi venivano profumatamente pagati per cui in pochi potevano permetterselo, e a volte solo per le stanze più importanti della domus.
Questi ultimi venivano profumatamente pagati per cui in pochi potevano permetterselo, e a volte solo per le stanze più importanti della domus.
- Arianna e Teseo
- Issione e Zeus.
Molto ben fatto lo zoccolo, dal quale emergono:
- buoi del mare,
- cavalli
- busti di divinità.
Sulle pareti invece si trovano dei medaglioni nei quali è raffigurato il volo delle Stagioni.
Nelle vicinanze del peristilio è quello che si presuppone un gineceo, caratterizzato da un piccolo cortile porticato, sul quale si aprono due stanze, probabilmente riservate alla padrona della casa e alle sue figlie.
Ma la funzione di questo luogo rimane a tutt'oggi incompresa, poiché nelle case romane, al contrario di quelle greche, non si trovavano ginecei, nè mai ne sono stati citati.
La condizione della donna romana, seppur non brillante, era molto più vivibile di quella greca, dove la donna era praticamente una schiava segregata in casa.
Il bel peristilio è contornato da diciotto colonne, che circondano completamente il giardino, nel quale alloggiano vasche e ben dodici statue in bronzo.
Queste venivano utilizzate come fontane, che assicuravano anche giochi d'acqua, una consuetudine che sarà poi ripresa dalle ville rinascimentali, come ad esempio quella di Villa d'Este, creata su modello romano.
I romani conoscevano benissimo l'idraulica, per cui erano in grado di creare meccanismi complessi anche a sorpresa, anche per allietare ma pure stupire gli ospiti.
Qui sono presenti diversi affreschi che raffigurano nature morte, maschere di teatro e figure umane, oltre ad un affresco che riproduce:
- Dedalo che mostra a Pasifae la vacca di legno,
- il mito di Issone e Dioniso che scopre Arianna nel sonno.
Sul peristilio si aprono diverse stanze: un oecus presenta un meandro in mosaico bianco e nero ed alle pareti ci sono Dei, poeti e muse; sullo zoccolo sono raffigurate sacerdotesse ed Amazzoni, figure in parte storiche e in parte mitiche.
Sulle pareti bellissimi fregi, coi mestieri e i giochi fatti da amorini, anche se mancano alcuni quadretti, o non ancora eseguiti o andati persi nell'eruzione, che poggiavano su telai in legno.
Aggirarsi per questa casa è come spostarsi tra un mito e l’altro: tutte le pareti, infatti, rappresentano un diverso avvenimento mitologico.
Ma i miti, a volte tragici, a volte amorosi, sono alternati dalle scene dei putti, o eroti, o amorini che dir si voglia, degli esserini graziosi e favolistici si aggirano tra gli umani in un mondo allegro e invisibile, industrioso e colorato, che assume però sempre l'idea di un gioco divertente.
(INGRANDIBILE) |
- Anfione e Zeto che legano la disgraziata Dirce a un toro,
- Penteo ucciso dalle Baccanti invasate,
- Ercole bambino che, ancora in culla strozza i serpenti, peraltro sacri alla Madre Terra,
- architetture fantastiche su un fondo bianco, con prospettive in fuga e animali fantastici.
Queste finestre però non sono vere: i pompeiani usavano affrescare gli ambienti interni in modo che rappresentassero scorci su scene di esterni: giardini, vedute sul mare, scene bucoliche.
Quasi nessuna dimora pompeiana, infatti, ha finestre che affaccino all’esterno.
Ciò avveniva per due fattori: perchè all'epoca faceva più caldo di oggi e le finestre in ombra, cioè all'interno dei peristili erano preferite a quelle esterne assolate.
Secondariamente perchè le finestre esterne erano a rischio ladri per cui o si evitavano o si facevano talvolta nei piani alti.
Secondariamente perchè le finestre esterne erano a rischio ladri per cui o si evitavano o si facevano talvolta nei piani alti.
La casa era dotata anche di una stalla, raggiungibile sia tramite un corridoio, sia da un ingresso autonomo direttamente sulla strada.
BIBLIO
- Salvatore Aurigemma - curatore: Vittorio Spinazzola - Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell'Abbondanza - La Libreria dello Stato, Roma 1953 - "L'Erma" di Bretschneider - Roma - 1960 -
- William Gell - Pompeiana. The Topography of Edifices and Ornaments of Pompeii. 2 vols. London, 1817-8 - New ed. 1824 - Further edition by Gell alone incorporating the results of latest excavations - London - 1832 and 1852 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Pompei - 1976 -
- Fabrizio Pesando - Maria Paola Guidobaldi - Gli ozi di Ercole. Residenze di lusso a Pompei ed Ercolano - Roma - "L'Erma" di Bretschneider - 2006 -
BIBLIO
- Salvatore Aurigemma - curatore: Vittorio Spinazzola - Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell'Abbondanza - La Libreria dello Stato, Roma 1953 - "L'Erma" di Bretschneider - Roma - 1960 -
- William Gell - Pompeiana. The Topography of Edifices and Ornaments of Pompeii. 2 vols. London, 1817-8 - New ed. 1824 - Further edition by Gell alone incorporating the results of latest excavations - London - 1832 and 1852 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Pompei - 1976 -
- Fabrizio Pesando - Maria Paola Guidobaldi - Gli ozi di Ercole. Residenze di lusso a Pompei ed Ercolano - Roma - "L'Erma" di Bretschneider - 2006 -
- Alfonso De Franciscis - La pittura pompeiana - Sadea/Sansoni editore - 1965 -