GAETA |
RODOLFO LANCIANI
CAIETA - Compresa nel territorio di Formiae nella Campania (Liv, 40, 2, 1), non costituiva un comune a sè come appare anche dal modo con cui è indicata talvolta negli scrittori, in Caieta (Cic. ad Att. 8, 3, 6; 14, 7, 1), ovvero portus Caietae (Cic. de imp. Cn. Pompei 12, 23. Vergil. Aen. 6, 900. Origo gent Rom. 10, 3) portus Caieta (Plin. nat hist. 3, 5, 59. Flor. 1, 11); donde anche il nome del seno (Strab. 5, 3, 6 p. 233) e del promontorio (Dionys. 1, 53).
Oltre al tempio di Apollo (Liv. 1. e.X) vi sorgeva anche una villa di Cicerone (ad Att. 1, 4, 3. Val. Max. 1, 4, 5. Pint Cic. 47). Secondo Diodoro (4, 56) e Licofrone (v. 1024), anticamente si sarebbe detta Aiete; secondo i poeti Latini (Vergil. Aen. 7, 2. Ovid. met. K 443) il nome sarebbe stato lo stesso di quello della nutrice di Enea; Strabone (1. c.) lo fa derivare dalla parola Laconica xaiadag voraginc; altri (Serv. ad Aen. 7, 1 ; 10, 36. Origo gent. Rom. 10, 4) uno tov xaleiv.
Nelle lapidi non è ricordata che una sola volta a proposito di un amministratore imperiale, probabilmente di una villa podere in quei luoghi : C. VI 8583 : Ti. Claudio Speclatori Aug{sti) lib{erto) procuratorii) Formu Fundis Caietae, procurator(i) Laurento ad elephantos etc.
(Rodolfo Lanciani)
IL NOME
Sulle origini del nome di Gaeta (in latino: Caiēta, in greco Kaièta, Καϊέτα) vi sono diverse leggende:
CAIETA - Compresa nel territorio di Formiae nella Campania (Liv, 40, 2, 1), non costituiva un comune a sè come appare anche dal modo con cui è indicata talvolta negli scrittori, in Caieta (Cic. ad Att. 8, 3, 6; 14, 7, 1), ovvero portus Caietae (Cic. de imp. Cn. Pompei 12, 23. Vergil. Aen. 6, 900. Origo gent Rom. 10, 3) portus Caieta (Plin. nat hist. 3, 5, 59. Flor. 1, 11); donde anche il nome del seno (Strab. 5, 3, 6 p. 233) e del promontorio (Dionys. 1, 53).
Oltre al tempio di Apollo (Liv. 1. e.X) vi sorgeva anche una villa di Cicerone (ad Att. 1, 4, 3. Val. Max. 1, 4, 5. Pint Cic. 47). Secondo Diodoro (4, 56) e Licofrone (v. 1024), anticamente si sarebbe detta Aiete; secondo i poeti Latini (Vergil. Aen. 7, 2. Ovid. met. K 443) il nome sarebbe stato lo stesso di quello della nutrice di Enea; Strabone (1. c.) lo fa derivare dalla parola Laconica xaiadag voraginc; altri (Serv. ad Aen. 7, 1 ; 10, 36. Origo gent. Rom. 10, 4) uno tov xaleiv.
Nelle lapidi non è ricordata che una sola volta a proposito di un amministratore imperiale, probabilmente di una villa podere in quei luoghi : C. VI 8583 : Ti. Claudio Speclatori Aug{sti) lib{erto) procuratorii) Formu Fundis Caietae, procurator(i) Laurento ad elephantos etc.
(Rodolfo Lanciani)
LA MONTAGNA SPACCATA DI GAETA |
IL NOME
Sulle origini del nome di Gaeta (in latino: Caiēta, in greco Kaièta, Καϊέτα) vi sono diverse leggende:
- Strabone (60-24) non parla della città ma solo del golfo, detto "Καιάτα" (Kaiata), nome che derivato da "καϊέτα" (caieta), nel linguaggio dei Laconi (abitanti Laconia con capitale Sparta) una cosa cava, alludendo all'insenatura del golfo; ma Strabone riferisce anche che altri fanno derivare il nome da quello della nutrice di Enea;
- Diodoro Siculo (90 a.c. - 27 a.c.), ne riporta le origini al mito degli Argonauti, cioè da Aietes, padre di Medea (nipote di Circe), la maga che fece ottenere a Giasone il Vello d'oro.
- Virgilio (70 - 19), nell'Eneide, fa risalire il nome della città alla nutrice di Enea, Caieta, lì sepolta dall'eroe in quel sito nel suo viaggio verso le coste laziali.
- Altri derivano il nome di Gaeta da Aiete, figlio del Dio sole Elio, il cui soprannome è "L'Aquila", fratello della Maga Circe. Nome dato alla città la cui forma richiama la testa del rapace.
PARTICOLARE DEL MAUSOLEO DI M. PLANCO |
LA STORIA
I primi insediamenti di Gaeta risalgono al IX-X secolo a.c. quando gli antichi Aurunci si stanziarono tra il fiume Liri, il Volturno e il vulcano di Roccamonfina.
Il territorio faceva parte del Latium adjectum (Latium Novum), i nuovi territori "aggiunti" al Latium vetus (Latium antiquum) in seguito alle prime conquiste di Roma verso Sud, con la conseguente scomparsa per inglobamento di altri popoli preromani (Volsci, Equi, Ernici e Ausoni-Aurunci).
RICOSTRUZIONE DEL MAUSOLEO DI M. PLANCO |
Con Augusto e la sua riforma amministrativa, il Latium, già al confine con la Campania delineato dal fiume Liri-Garigliano, venne unito alla Campania formando la "Regio I Latium et Campania", una delle undici regioni augustee.
Gaeta conserva molti resti romani, alcuni sulla sommità di Monte Orlando, come il Mausoleo di Lucio Munazio Planco, console romano, prefetto dell'Urbe, generale sia di Giulio Cesare al cui seguito traversò il Rubicone e accompagnò nelle campagne galliche, ma pure generale di Marco Antonio e di Augusto.
La più antica cerchia muraria della città di cui si abbia testimonianza fu costruita dall'imperatore Antonino Pio alla fine del II secolo. Una nuova cerchia venne realizzata probabilmente nel VI secolo includendo l'area delle attuali via Ladislao e via Pio IX. In seguito al rifacimento del IX secolo dell'ipato Docibile I, il ducato di Gaeta inglobò l'antico foro (odierna piazza Cavallo) seppellendolo per sempre.
MAUSOLEO DI LUCIO MUNAZIO PLANCO
Guardando dal mare, sulla sommità del promontorio del Monte Orlando che domina Gaeta, si scorge una grande costruzione cilindrica, uno dei più imponenti mausolei romani, rimasto miracolosamente intatto nel corso dei secoli, conosciuto volgarmente col nome di “Torre d’Orlando”.
Si tratta del mausoleo di Lucio Munazio Planco, del 22 a.c., che venne edificato in blocchi di pietra ed è situato sulla cima del Monte Orlando, un promontorio collegato alla terraferma tramite una striscia di terra (istmo) leggermente collinare. Al suo interno un corridoio circolare conduce alle quattro camere mortuarie.
MAUSOLEO DI LUCIO SEMPRONIO ATRATINO
Lucio Sempronio Atratino, eletto Console suffetto nel 34 a.c., fu prima comandante della flotta di Antonio (38-34); successivamente passò dalla parte di Ottaviano che nel 21 lo fece nominare proconsole in Africa, dove ottenne il trionfo.
Il mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, anche detto mole atratina o torre dell'Atratina, è un monumento funerario del I secolo a.c., con pianta circolare, situato nel centro abitato di Gaeta, sul colle Atratino, che costituisce l'area superiore del quartiere Porto Salvo.
Il mausoleo è privo del rivestimento esterno in conci lapidei, in quanto depredati con poco rispetto dei beni archeologici e riutilizzati per costruire il basamento del campanile della cattedrale e la scalinata degli Scalzi, ma non solo, perchè il rivestimento era enorme. D'altronde è sufficiente guardare l'interno della cattedrale per scoprire sia le pietre, sia i marmi romani, sia il sarcofago romano depredati dal mausoleo.
Il cosiddetto "sepolcreto marittimo", individuato precedentemente ed erroneamente come tomba di Cicerone o di Scipione l'Africano, risale al III secolo d.c. ed è locato nell'attuale zona di Calegna.
Guardando dal mare, sulla sommità del promontorio del Monte Orlando che domina Gaeta, si scorge una grande costruzione cilindrica, uno dei più imponenti mausolei romani, rimasto miracolosamente intatto nel corso dei secoli, conosciuto volgarmente col nome di “Torre d’Orlando”.
Si tratta del mausoleo di Lucio Munazio Planco, del 22 a.c., che venne edificato in blocchi di pietra ed è situato sulla cima del Monte Orlando, un promontorio collegato alla terraferma tramite una striscia di terra (istmo) leggermente collinare. Al suo interno un corridoio circolare conduce alle quattro camere mortuarie.
MAUSOLEO DI LUCIO SEMPRONIO ATRATINO |
MAUSOLEO DI LUCIO SEMPRONIO ATRATINO
Lucio Sempronio Atratino, eletto Console suffetto nel 34 a.c., fu prima comandante della flotta di Antonio (38-34); successivamente passò dalla parte di Ottaviano che nel 21 lo fece nominare proconsole in Africa, dove ottenne il trionfo.
Il mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, anche detto mole atratina o torre dell'Atratina, è un monumento funerario del I secolo a.c., con pianta circolare, situato nel centro abitato di Gaeta, sul colle Atratino, che costituisce l'area superiore del quartiere Porto Salvo.
Il mausoleo è privo del rivestimento esterno in conci lapidei, in quanto depredati con poco rispetto dei beni archeologici e riutilizzati per costruire il basamento del campanile della cattedrale e la scalinata degli Scalzi, ma non solo, perchè il rivestimento era enorme. D'altronde è sufficiente guardare l'interno della cattedrale per scoprire sia le pietre, sia i marmi romani, sia il sarcofago romano depredati dal mausoleo.
Il cosiddetto "sepolcreto marittimo", individuato precedentemente ed erroneamente come tomba di Cicerone o di Scipione l'Africano, risale al III secolo d.c. ed è locato nell'attuale zona di Calegna.
La facciata del sepolcreto presenta un paramento murario di grandi blocchi squadrati di pietra, con alto stilobate (il piano su cui poggia il colonnato) e marcapiani.
All'interno consta di due ambienti a piano terra, e cioè il corridoio rettangolare d'ingresso e l'ipogeo seminterrato a pianta a croce greca, sul quale poggia, al primo piano, un altro ambiente voltato a crociera.
Presso il confine di Gaeta con il comune di Formia, in località Arcella, si trovano i resti della monumentale villa di Lucio Marcio Filippo, console nel 56 a.c., marito di Azia, la nipote di Cesare, e patrigno di Ottaviano Augusto.
Nel 1907-1912 vennero inglobati all'interno della villa neoclassica del conte Stenbock-Fermor, poi convertita in struttura ricettiva. Fra i resti vi sono il lungo criptoportico, sul quale si apre una serie di grandi sale intercomunicanti, ed alcune esedre che si aprivano nell'antico muro di recinzione della villa.
VILLA DI GNEO FONTEO |
VILLA DI GNEO FONTEO
Serapo è un quartiere di Gaeta, che si estende lungo il litorale orientale dell'istmo di Montesecco, tra il monte Orlando e la collina della Catena, facente parte del promontorio di Fontania. Qui, presso lo sperone roccioso detto “la nave”, nell'insenatura di Fontania, si osservano ancora i resti piuttosto abbandonati della sontuosa villa romana del console Gneo Fonteo, da cui il luogo prende il nome.
Nell’insenatura, disposte radialmente a pochi metri dal livello del mare, sono visibili le "grotte", che fungono da sostruzione, e cioè dei piccoli vani rettangolari di diversa profondità, che in origine dovevano servire da rimessaggio per il porticciolo privato della villa.
Dinanzi ad esse, sulla sabbia, si intravedono le massicce costruzioni in opus reticulatum dell’enorme villa, costruita nel I secolo a.c. sui terreni soprastanti, ricca di ninfei ed esedre, di cui si individuano le tracce. La bellissima abitazione si estendeva fino al “Pozzo del Diavolo” nei cui pressi vi sono ruderi con pavimenti musivi.
Poco distante dalla spiaggetta, elevato sullo spuntone roccioso di punta Fontania, c’è il Camerone, un imponente avanzo di una conserva d’acqua. La villa all'epoca era molto meno vicino alla costa di adesso e i ruderi, per effetto di un lento bradisismo e dell’erosione marina, si trovano in condizioni piuttosto precarie.
BIBLIO
- Giuseppe Fiengo - Gaeta: monumenti e storia urbanistica - Napoli - Edizioni scientifiche italiane - 1971 -
- Nicola Migliavacca - Il mausoleo di Lucio Atratino - in Gazzetta di Gaeta - vol. III, n° 7 - Gaeta - La Poligrafica - luglio 1976 -
- F. Coarelli - Lazio - Guide Archeologiche Laterza - Roma-Bari - 1982 -
- Gennaro Tallini - Gaeta: una città nella storia - Gaeta - Edizioni del Comune di Gaeta - 2006 -