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GUERRE DACICHE ( 101-106 )

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«Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano. »

(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)



DOMIZIANO

Dall'85 all'89, i Daci, comandati prima dal vecchio re Duras-Diurpaneus, e poi da Decebalo, combatterono due guerre contro i Romani. Le guerre non finirono bene, perchè nell'89, in seguito alla sconfitta subita ad opera di Marcomanni e Quadi, Domiziano dovette stipulare un trattato di pace piuttosto umiliante per l'Impero. 

Il trattato da un lato garantiva la sicurezza del confine danubiano, ma dall'altro obbligava i Romani a prestare istruttori militari, architetti, artigiani e una certa somma di denaro. Il re Decebalo ricevette il titolo di "re cliente di Roma", ma i clienti di Roma in pratica sottostavano all'Urbe e non venivano di certo pagati.

MARCUS ULPIUS NERVA TRAIANUS


TRAIANO

La conquista della Dacia da parte dell'Impero Romano avvenne tra il 101 ed il 106, con l'esercito romano guidato dall'imperatore Traiano, e i Daci guidati da re Decebalo. La Dacia venne annessa all'Impero e divenne provincia.

Traiano, l'imperatore di origine ispanica, passerà alla storia come l'Optimus princeps, ovvero come il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia. D'altronde Traiano aveva trovato alla sua incoronazione un erario piuttosto carente, tanto che aveva venduto per sostenerlo i tesori della sua ricca famiglia. 

DECEBALO
Con quei soldi aveva potuto armare e approvvigionare per bene l'esercito dopodiché soggiornò per oltre un anno e mezzo lungo il limes danubiano e renano, tornando a Roma solo nell'ottobre del 99.
In questa campagna l'imperatore Traiano, che voleva vendicare le sconfitte subite sotto l'imperatore Domiziano, si inoltrò nel territorio dei Daci per comprendere se fosse possibile la conquista del territorio.

La Dacia era l'unico stato organizzato e ricco delle sue miniere d'oro e d'argento ancora libero dall'egemonia romana. A Traiano piaceva più la vita militare che la reggia, amava i suoi uomini che avevano per lui una vera adorazione. Così pensò fosse possibile la conquista della Dacia, sia per limitare la crescente potenza dei Daci di Decebalo, così vicino ai confini imperiali, sia per sopperire alle impellenti necessità finanziarie di Roma. 

«Dopo aver trascorso del tempo a Roma, [Traiano] mosse contro i Daci, avendo riflettuto sui loro recenti comportamenti, poiché era contrariato a causa del tributo a loro versato annualmente ed aveva notato che era aumentata non solo la loro forza militare, ma anche la loro insolenza
(Cassio Dione, LVIII, 6, 1.)

Così, da buon imperatore e soprattutto da buon romano, Traiano riteneva suo dovere punire con una guerra il re dei Daci, Decebalo, responsabile degli eccidi dei legionari romani nelle disastrose campagne daciche di Domiziano, nell'85 e nell'86. Roma poteva essere clemente nelle vittorie, ma mai nelle sconfitte.

I TERRITORI DELL'ANTICA DACIA E LA ROMANIA ATTUALE


.:: PRIMA CAMPAGNA DACICA ::.

Questa guerra, voluta anche da Cesare se il fato avverso non lo avesse eliminato con un brutale assassinio, richiedeva però una preparazione accurata ed una riorganizzazione lungo il limes renano e nelle province dell'alto Danubio da cui trarre all'occorrenza rinforzi per l'imminente campagna dacica. L'esperienza di quindici anni prima, sotto Domiziano, aveva insegnato a Traiano che il nemico era estremamente preparato, e che poteva disporre di ingenti risorse militari e finanziarie.

LE GRANDI BATTAGLIE DACICHE (INGRANDIBILE)
Così Traiano chiamò le legioni romane, le unità ausiliarie e delle vexillationes legionarie componendo un esercito di 150.000 uomini di cui di cui 75/80 000 legionari e 70/75 000 ausiliari:

Legioni:
I Adiutrix, I Italica, I Minervia, II Adiutrix, II Traiana Fortis, IIII Flavia, V Macedonica, VII Claudia, X Gemina, XI Claudia Pia Fidelis, XIII Gemina, Legio XIIII Gemina Martia Victrix, XV Apollinaris, XXI Rapax e XXX Ulpia Victrix;

Vexillationes legionarie:
II Augusta, III Augusta, III Gallica, IV Scythica, VI Ferrata, VII Gemina, IX Hispana, Legio XII Fulminata, XX Valeria Victrix e XXII Primigenia.

Daci ed alleati:
Secondo Strabone, Decebalo mise insieme un esercito di circa 200 000 armati, oltre agli alleati Roxolani e Bastarni.

150.000 Romani contro 200.000 Daci e alleati era un buon confronto, visto la superiorità dell'esercito romano e il valore di Traiano come generale.

TRAIANO SI CONSULTA CON LICINIO SURA (COLONNA TRAIANA)

25 MARZO 101

Il princeps Traiano s'imbarcò verso la provincia della Mesia superiore. accompagnato da:

- la guardia pretoriana - il suo prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano, - vari comites come Licinio Sura (l suo carissimo amico e consigliere), Quinto Sosio Senecione, Lusio Quieto, Gneo Pinario, Emilio Cicatricula, Pompeo Longino, Publio Elio Traiano Adriano (il futuro successore di Traiano, allora venticinquenne) e Decimo Terenzio Scauriano (che sarebbe divenuto il primo governatore della provincia di Dacia).

Ad affiancare questa spedizione c'erano infine i governatori delle province limitrofe:

- Gaio Cilnio Proculo in Mesia superiore,                                                                                          - Manio Laberio Massimo in Mesia inferiore                                                                                                - Lucio Giulio Urso Serviano in Pannonia inferiore.

GUERRIERI DACI
«Decebalo, venuto a sapere dell'arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano
+(Cassio Dione, LVIII, 6, 2.)

Traiano aveva un piano preciso: "Inde Berzobim, deinde Aizi processimus". Queste due località si trovavano lungo la strada che partendo da Lederata sul Danubio, presso Viminacium, portava a Tibiscum e da lì a Tapae e al passo delle Porte di ferro, ingresso alla Dacia vera e propria.

Si ritiene che Traiano fosse affiancato da una seconda colonna, che da Dierna avrebbe attraversato il passo Chiavi di Teregova per riunirsi con la prima colonna a Tibiscum, vista la scena sulla Colonna traiana dove, sono raffigurati due ponti di barche paralleli sul Danubio, uno attraversato dai legionari e l'altro dai pretoriani, cioè due differenti "colonne di marcia". 

Sarebbe pertanto da attribuirsi a quest'anno l'opera idraulica che deviava il corso del Danubio attraverso un canale artificiale, affiancato da una strada militare, lungo la stretta gola, anch'essa chiamata Porte di ferro.

Il nemico all'avanzata romana adottò infatti la tattica di ritirarsi verso l'interno, come aveva fatto nell'86 contro Cornelio Fusco e l'esercito di Domiziano, onde isolare l'esercito romano dalle comunicazioni e dall'approvvigionamento. Cassio Dione riporta infatti un solo attacco delle avanguardie del popolo germanico dei Buri, alleati dei Daci.

«Mentre Traiano era giunto, nel corso della campagna militare contro i Daci, nei pressi di Tapae, dove si erano accampati i barbari, gli venne portato un grosso fungo sul quale era stato inciso in latino, che i Buri e gli altri alleati invitavano Traiano a tornare indietro e rimanere in pace
(Cassio Dione, LVIII, 8, 1.)



ANNO 101

Intanto Traiano avanzava cautamente, mandando esploratori e poi contingenti in avanscoperta, e costruendo strade e ponti per un passaggio più rapido, e costruendo forti lungo il suo cammino con guarnigioni a guardia. Raggiunta Tibiscum (Timișoara), vi si accampò per attaccare presso l'imboccatura delle Porte di ferro dove effettivamente si scontrò in una spietata battaglia presso Tapae.

«Mentre Traiano era giunto, nel corso della campagna militare contro i Daci, nei pressi di Tapae, dove si erano accampati i barbari, gli venne portato un grosso fungo sul quale era stato inciso in latino, che i Buri e gli altri alleati invitavano Traiano a tornare indietro e rimanere in pace
(Cassio Dione, LVIII, 8, 1.)

Invece romani ebbero la meglio seppure con molte perdite, mentre Decebalo riparò col suo esercito nelle sue fortezze della zona di Orăștie, onde impedire l'accesso alla capitale Sarmizegetusa Regia. Qui i Romani dovettero svernare per attendere la primavera.



ANNO 102

Traiano a marzo riprese la guerra: una prima colonna traversò il Danubio nel tratto di limes Oescus-Novae, proseguì lungo la valle dell'Aluta fino al passo della Torre Rossa; una seconda colonna avanzò in parallelo, attraverso le "Porte di ferro" e la terza colonna per il passo delle Chiavi di Teregova. Le tre armate si ricongiunsero a una ventina di chilometri a nord-ovest di Sarmizegetusa Regia, una inespugnabile fortezza posta su un monte alto 1200 m.

Ma Decebalo non attese la primavera e, come nell'85, assalì la Mesia Inferiore, insieme agli alleati sarmati Roxolani con il loro re Susago. Le due armate passarono il fiume ma, pur con qualche successo, vennero ricacciate dall'allora governatore, e abile generale, Manio Laberio Massimo, il quale riuscì anche a catturare la sorella del re dei Daci, come è illustrato nella Colonna Traiana.

Con l'arrivo dei rinforzi, capeggiati da Traiano, i Daci vennero sconfitti presso il futuro grande trofeo, ad Adamclisi nella Dobrugia, e i Roxolani presso la futura città di Nicopolis ad Istrum, fondata successivamente da Traiano in ricordo della vittoria.



RICHIESTE DI PACE

Decebalo molto intimorito inviò all'imperatore romano due ambascerie chiedendo la pace. Traiano ricevette solo la seconda, composta da numerosi nobili daci, dopo di che inviò Licinio Sura insieme al prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano (altro amico personale di Traiano), per discutere il trattato di pace. Le condizioni dei Romani furono pesantissime e Decebalo rifiutò.

Intanto Traiano, proseguendo la sua avanzata, aveva recuperato armi, ingegneri romani fatti prigionieri dai Daci e un vessillo della campagna di Cornelio Fusco nell'86 (forse della Legio V Alaudae). Passato il valico della Torre Rossa, i Romani si divisero in tre colonne, cominciando ad assediare le fortezze dacie dei monti Orăștie che caddero una dopo l'altra e l'esercito dacico accorso nel frattempo venne sconfitto. Decebalo, per risparmiare alla capitale un inutile assedio, capitolò.

«[Decebalo] dopo essersi presentato al cospetto di Traiano, si prostrò a terra supplice e gettò a terra le armi.» 
(Cassio Dione, LXVIII, 9, 6.) 
La guerra era vinta.

SOLDATO ROMANO

CONDIZIONI DI PACE PER I DACI

- Accettare l'insediamento di guarnigioni romane presso Sarmizegetusa Regia (presidiata da vexillationes della Legio XIII Gemina), e a Berzobis (presidiata da vexillationes della Legio IIII Flavia Felix)
- Consegnare tutte le armi e le macchine da guerra;
- Restituire tutti gli ingegneri ed i disertori dell'esercito romano;
- Distruggere le mura delle fortezze della zona di Orăștie;
- Cedere alcuni territori all'Impero romano annessi alla Mesia Superior ed Inferior, come il Banato orientale, l'Oltenia, la depressione di Hațeg in Transilvania e parte della pianura valacca della Muntenia;
- Accettare una politica estera subordinata a Roma, come "rex socius populi romani";
- Non dare asilo ai disertori e non arruolare soldati romani.


Il senato romano ratificò poi il trattato di pace, e solo allora Traiano, all'inizio dell'inverno del 102, lasciò il quartier generale posto vicino a Sarmizegetusa Regia per tornare a Roma. Qui ottenne un trionfo entusiastico da una Roma adorante ed assunse il titolo di Dacicus.




.:: SECONDA CAMPAGNA DACICA ::.

ANNO 105

Decebalo non rispettò i patti stabiliti con Roma:

- riarmò l'esercito
- ricostruì le vecchie fortezze attorno alla capitale,
- accolse nuovi disertori
- si alleò con i Parti di Pacoro II,
- attaccò gli Iazigi, alleati dei Romani, impossessandosi di alcuni loro territori.

NOBILE DACICO
Così nel 105 Traiano partì nuovamente col suo esercito per la II guerra dacica, muovendosi:
- dal porto di Classe (dove era presente la Classis Praetoria Ravennatis), raggiungendo il Danubio lungo il percorso Aquileia-Emona-Sava-Siscia-Singidunum-Viminacium;
- oppure partendo da Ancona fino a raggiungere la costa dell'Illirico romano a Iader oppure continuando per Aquileia;
- oppure da Brindisi, raggiungendo Dyrrhachium, da dove avrebbe percorso una strada fino al Danubio, passando da Naissus. O forse da tutti e tre i porti insieme.

Intanto Decebalo era riuscito con l'inganno a fare prigioniero nel 104 uno dei massimi comandanti romani , il consolare Longino, ovvero Cneo Pinario Emilio Cicatricula Pompeo Longino, la cui cattura ed il cui suicidio sono narrati da Dione. Per giunta aveva tentato, e inutilmente, di far assassinare Traiano da alcuni disertori.

«Sebbene Decebalo stesse perdendo terreno nei preparativi bellici, tuttavia per poco non riuscì ad uccidere Traiano con l'inganno e l'astuzia. Egli inviò in Mesia alcuni disertori per tentare di eliminare [l'imperatore romano], poiché era facilmente avvicinabile e poiché anche in quella circostanza, a causa dell'imminente campagna militare, concedeva a tutti coloro che lo richiedevano, udienza. Ma questi non riuscirono a realizzare il loro piano, poiché uno di loro fu catturato per essere sospettato e, torturato, rivelò l'intero complotto
(Cassio Dione, LVIII, 11.3.)

L'imperatore, alla testa dei suoi pretoriani, dopo un lungo viaggio da Roma, raggiunge il fronte abitato da popolazioni daco-getiche che lo acclamano. Tutta l'estate del 105 viene impiegata per riconquistare i fortini romani in Valacchia e quelli lungo il Danubio caduti in mano dei Daci. Poi Traiano, raggiunto il fronte della battaglia (probabilmente in Dobrugia), soccorre il governatore della Mesia inferiore, Lucio Fabio Giusto, e respinge i Daci.



ANNO 106

Traiano riunisce forze militari maggiori di quelle impiegate nella prima campagna e attraversa il grande ponte sul Danubio che Apollodoro, durante il breve periodo di pace, aveva appena terminato a Drobetae, Traiano diede inizio alla sua ultima campagna dacica.

Su questo ponte c'è una leggenda popolare che narra che Traiano si sarebbe innamorato di una bellissima fanciulla dacia che promette di corrispondergli solo se riesce a costruire un ponte sul Danubio in una settimana. Lui riesce e lei si concede dandogli molti figli si che la maggior parte dei romeni oggi discendono da Traiano. Storiella curiosa, tanto più che Traiano era omosessuale.

Gli alleati di Decebalo, alla notizia dei preparativi dell'invasione romana,  abbandonarono il re che tentò invano di ottenere una riconciliazione con Traiano che tra l'altro ha deciso di mettere le mani sul famoso tesoro di Decebalo, di cui l'erario romano ha decisamente bisogno. Traiano intanto aveva convocato i numerosi capi dei popoli "amici ed alleati del popolo romano, come Quadi e Marcomanni per ottenere aiuti militari, e quelli onorarono l'alleanza, così fu guerra.

Decebalo, attaccato alle "Porte di ferro" e al passo della Torre Rossa, oppose strenua resistenza si che i romani ebbero molti morti e feriti in battaglia, finchè anche Sarmizegetusa Regia capitolò con il suicidio finale che i capi daci si inflissero per evitare di essere fatti prigionieri dai Romani. Caddero infine, una dopo l'altra, tutte le rocche fortificate della zona di Orăștie: Popești, Cetățeni, Piatra Neamț, Pecica, Piatra Craivii, Capalna, Costești, Banița, Balanești e Tilișca.

Traiano voleva la sottomissione definitiva della Dacia, per cui costruì ulteriori strade e forti che non dessero tregua nei combattimenti. Decebalo cercò rifugio sui monti Carpazi, ma una colonna romana lo inseguì lungo la valle del fiume Marisus, in una regione quasi inaccessibile. I capi daci del nord provarono un'ulteriore resistenza, finchè Decebalo, circondato dai romani, si suicidò insieme a molti dei capi del suo seguito. La testa del re dei Daci fu portata a Traiano dal cavaliere che era riuscito nell'impresa di catturarlo, Tiberio Claudio Massimo. 
Era la fine della guerra e la monetazione di quell'anno celebrò la Dacia Capta.



IL SEGUITO

Il regno dacico si disintegrò, a parte alcune zone lungo la pianura del Tibisco, del basso Marisus e del Crisul. Il vecchio regno di Decebalo divenne la nuova provincia di Dacia, con capitale Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa, probabilmente sul vecchio campo militare di Traiano. Invece buona parte della pianura della Valacchia, della Muntenia e della Moldavia furono attribuite alla provincia di Mesia inferiore.

DACIA CAPTA
La conquista della Dacia fruttò a Traiano un enorme bottino, stimato in cinque milioni di libbre d'oro (pari a 163,6 t) e a dieci milioni d'argento, ed una straordinaria quantità di altro bottino, oltre a mezzo milione di prigionieri di guerra con le loro armi. Era il favoloso tesoro di Decebalo, che lo stesso re avrebbe nascosto nell'alveo di un piccolo fiume nei pressi della sua capitale, Sarmizegetusa Regia.

All'imperatore venne tributato un grandioso Trionfo, con spettacoli gladiatorii, corse dei carri nel Circo Massimo, un nuovo Foro e la costruzione della famosa Colonna, alta trenta metri, nel cui fregio a spirale lungo duecento metri furono scolpite le imprese militari di Traiano e dei suoi generali.

Un'opera del grande architetto Apollodoro di Damasco, inaugurata il 12 maggio del 113, a cui lavorarono numerosi scultori con 155 scene e 2500 figure. Sembra che Traiano stesso abbia ricevuto da questo immenso bottino circa 2.700 milioni di sesterzi. Inoltre l'impero ottenne grandi ricchezze dalle miniere della Dacia occidentale che furono riaperte sotto la sorveglianza dei funzionari imperiali.

La permanenza romana in Dacia, sebbene limitata a meno di due secoli (venne abbandonata nel 271), lasciò una grande impronta, tanto che la lingua romena, sviluppata nei secoli successivi, è rimasta una lingua romanza, nonostante successivamente slavizzata, tenendo presente che il moderno Stato che occupa l'antica provincia, si chiama Romania. Alcuni studiosi rumeni hanno obiettato che i Daci già usassero una lingua simil latina che derivasse come il latino da una lingua più antica, e negano che i Daci possano essere definiti barbari.

Ma quando si parla di barbarie non si allude alle razze, perchè i romani erano di per sè un coacervo di razze, dal nord Europa all'Africa, ma parliamo di diritto romano, un popolo è civile se ha un insiemi di leggi cui devono sottostare tutti i cittadini, siano pure nobili, re o imperatori. I romani portarono al mondo questa civiltà, oltre a molte altre capacità edili, artistiche, mediche e così via.

AUREO RAPPRESENTANTE LA COLONNA TRAIANA

BIBLIO

- Cicerone, Epistulae ad Atticum. 
- Dione Cassio, Storia romana. 
- Plinio il Giovane, Epistulae. 
- Plinio il Giovane, Panegirico di Traiano.

- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita - VIII -
- Appiano di Alessandria - Historia Romana -
- Autori Vari - Storia del mondo antico - L'impero romano da Augusto agli Antonini - Milano - 1975 -
- Grigore Arbore Popescu - Le strade di Traiano - Traiano ai confini dell'Impero - Milano - 1998 -
- Julian Bennet - Trajan, Optimus Princeps - Bloomington - 2001 -
- Traiano ai confini dell'impero - Milano - 1998 -
- Filippo Coarelli - La colonna Traiana - Roma - 1999 -
Davide Nardoni, La colonna Ulpia Traiana, Roma, 1986.
- Ioana A. Oltean, Dacia, landscape, colonisation, romanisation, New York, 2007
- Peter Wilcox e Gerry Embleton, Rome's enemies: Germans and Dacians, Oxford, 2004

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