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TARQUINIA (Lazio)

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TOMBA DEI LEOPARDI

Situata a nord del Lazio, tra Roma e Grosseto, Tarquinia è una straordinaria meta turistica sotto il profilo storico, artistico e paesaggistico, in modo particolare i monumenti e le testimonianze da vedere costituiscono un’esperienza unica nel suo genere. 

Posta al centro dell’Etruria meridionale, con clima mite, posizione panoramica con vista sul mare. Tarquinia ebbe grande splendore in epoca etrusca, poichè fu capitale di un vasto territorio tra Vulci, Volsini e Caere.

Collegata attraverso ben tre re Tarquini (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo) con le più antiche vicende della Storia di Roma, fine del VII e VI secolo a.c., con la quale fu più volte in guerra, fu infine sottomessa all'inizio del III secolo a.c.. 


In epoca barbarica fu più volte devastata e pian piano si spopolò, anche a causa della malaria che all'epoca dilagava essendo la terra non più bonificata nelle paludi, come facevano gli etruschi, con canali e chiuse, fino a scomparire del tutto probabilmente nel VII secolo.

Sottomessa definitivamente da Roma dopo la battaglia di Sentino, nel 295 a.c.,Tarquinia divenne parte dei territori romani nella regio VII Etruria. Sul suo litorale si sviluppò la colonia marittima di Gravisca, che fino alla fondazione di Centumcellae (Civitavecchia) da parte dell'imperatore Traiano nel II secolo d.c., rappresentò il principale porto dell'Etruria meridionale, abbandonato in seguito alle scorrerie dei corsari saraceni in epoca altomedievale.

Essa possiede presso il Museo Nazionale una delle maggiori raccolte di reperti etruschi e dispone delle magnifiche necropoli che si trovano nelle vicinanze della città nuova. Con il nome di Tarch(u)na, che deriva da quello dell'eroe eponimo Tarconte, Tarquinia fu una delle più antiche città etrusche, se non la più antica, e la più importante della Dodecapoli.

LE MURA


IL CENTRO STORICO

L'antico centro di Tarquinia sorgeva su un'altura, corrispondente all'attuale Pian di Civita, con scarsi resti dell'abitato, di cui sono visibili solo gli imponenti avanzi di un tempio, oggi detto Ara della Regina (44 × 25 m), datato intorno al IV - III secolo a.c..

L'edificio, con unica cella e colonnato, era costruito in tufo con sovrastrutture in legno e decorazioni fittili. È identificabile il tracciato della cinta urbana, adattato all'altura per un percorso di 8 km circa (IV - III secolo a.c.). 

Le abitazioni venivano costruite con la base di pietra, le pareti di frasche e fango e il tetto di tegole e coppi in terracotta, talvolta anche dipinte. I templi invece venivano solitamente edificati, come le mura, in blocchi di tufo squadrati e rettangolari.



LA NECROPOLI

Un elemento di eccezionale interesse archeologico è costituito dalle vaste necropoli che racchiudono un grande numero di tombe a tumulo e scavate nella roccia, nelle quali appare conservata una straordinaria serie di dipinti, che rappresentano il più cospicuo nucleo pittorico a noi giunto di arte etrusca e al tempo stesso il più ampio documento di tutta la pittura antica prima dell'età imperiale romana.

I sepolcri, modellati sugli interni delle abitazioni, presentano le pareti decorate a fresco su un leggero strato di intonaco, con scene di carattere magico-religioso raffiguranti banchetti funebri, danzatori, suonatori, giocolieri, danzatori, paesaggi, con un movimento animato e armonioso, con colori intensi e vivaci; dopo il V secolo a.c. compaiono figure di demoni e divinità, accanto agli episodi di commiato, come fosse venuta meno la spensieratezza dell'era precedente.


Con oltre 200 tombe dipinte, gli affreschi della Necropoli di Monterozzi rappresentano il più ampio nucleo pittorico esistente d'arte etrusca e al tempo stesso il più importante documento di tutta la pittura antica prima dell'età imperiale romana.

Tra i sepolcri più interessanti si annoverano le tombe che vengono denominate: del Guerriero, della Caccia e della Pesca, delle Leonesse, del Cacciatore, degli Auguri, dei Giocolieri, dei Leopardi, dei Festoni, del Barone, dei Cardarelli, del Fior di Loto, dell'Orco e degli Scudi. 

L'uso di decorare i sepolcri delle famiglie aristocratiche è documentato anche in altri centri dell'Etruria, ma solo a Tarquinia il fenomeno ha assunto queste dimensioni: scene di carattere magico-religioso raffiguranti banchetti funebri, danzatori, suonatori e giocolieri, il tutto rappresentato con movimenti armonioso e colori vivaci.

Parte dei dipinti, staccati da alcune tombe allo scopo di preservarli (tomba delle Bighe, del Triclinio, del Letto Funebre e della Nave) sono custoditi nel Museo nazionale tarquiniese, altri sono visibili direttamente sulla parete su cui furono realizzati, restituendoci la conoscenza della scomparsa pittura greca, cui sono legati da vincoli di affinità e dipendenza.


Compare anche la scultura in pietra, presente in rilievi su lastre o nella figura del defunto giacente sul sarcofago, notevole tra gli altri il sarcofago calcareo della tomba dei Partunu, opera di pregevole fattura, databile a età ellenistica.

Tra le decorazioni fittili, un frammento ad alto rilievo, proveniente dal frontone dell'Ara della Regina, è conservato nel Museo nazionale tarquiniese, ove è raccolta tra l'altro un'importante serie di reperti ceramici, bronzi laminati, rilievi e terrecotte provenienti dalla zona, databili dal periodo geometrico al tardoetrusco.

Cicerone, Dionigi di Alicarnasso, Livio e Strabone ci hanno tramandato pochi dati sulla storia di Tarquinia ma si riferiscono alla città come una delle più importanti dell’intera Etruria. Secondo la tradizione Tarconte, figlio dell’eroe Tirreno, il re della Lidia che condusse i Tirreni (cioè gli Etruschi) in Italia, fondò la città e le diede il proprio nome. 

A Tarquinia si sarebbe poi manifestato il divino fanciullo Tagete, che insegnò al popolo etrusco i fondamenti dell’aruspicina, cioè di quella pratica divinatoria ottenuta attraverso l’ispezione delle viscere degli animali sacrificati e per la quale i sacerdoti etruschi furono famosi per secoli. Ancora a Tarquinia era fissata l’origine della dinastia dei Tarquini, i re etruschi che regnarono a Roma tra la fine del VII ed il VI secolo a.c.

LA TOMBA DEGLI SPOSI


GLI SCAVI

Le indagini archeologiche ci hanno mostrato che le origini della città etrusca di età storica (Turchuna in etrusco, Tarquinii in latino), situata a circa cento chilometri a nord di Roma su di un vasto pianoro (Pian di Civita) dominante la valle del fiume Marta, emissario del lago di Bolsena, risalgono alla fine dell’età del Bronzo, nel X sec. a.c..

Tarquinia, come le altre grandi città dell’Etruria tirrenica, dista qualche km dal mare e la scelta del sito corrisponde perfettamente all’osservazione di Cicerone che nel De Republica (II, 3-4) afferma che una città deve essere abbastanza lontana dal mare per proteggersi contro i pericoli che ne possono venire, ma abbastanza vicina per approfittare degli scambi commerciali. 

Già la Tarquinia villanoviana prosperò e divenne dominante rispetto ai centri vicini, forse per il controllo dei monti della Tolfa da cui estraeva diversi minerali. Inoltre il mondo greco, che fondò un centro commerciale nell’isola di Ischia e la sua prima colonia a Cuma, dette grande impulso alla trasformazione della comunità villanoviana.

Questa trasformazione si accentuò fortemente nell’VIII sec. a.c. ma soprattutto nel periodo Orientalizzante di fine VIII-VII sec. a.c., quando il villaggio di capanne diventa una città di case in muratura destinate al ceto aristocratico dominante. 

I CAVALLI ALATI

Contemporaneamente avviene la monumentalizzazione delle necropoli, di cui le più importanti sul colle dei Monterozzi, sull’altura parallela al pian di Civita, presso la costa tirrenica. Qui vennero scavate nella roccia le prime tombe a camera ricoperte sopra da tumuli di terra.

Nel VI e nei primi decenni del V sec. a.c. Tarquinia fiorì per i suoi ricchi commerci soprattutto via mare producendo le numerose “tombe dipinte” della necropoli dei Monterozzi, il porto di Gravisca e il santuario emporico del VI sec. a.c.. Lo scalo di Tarquinia era frequentato da mercanti stranieri del Mediterraneo orientale con artigiani ed artisti pronti a fare fortuna in quella ricca città. 

Nell’abitato sorsero templi, edifici pubblici e privati, finchè, verso la fine del V sec. a.c. iniziò, come tutte le grandi città dell’Etruria tirrenica, la sua recessione economica per cause politico-sociali, per riprendersi poi agli inizi del secolo successivo, fino ad assumere il comando della confederazione delle città etrusche minacciate a nord dai Galli e a sud dai Romani.


Le battaglie tra Tarquinia e Roma iniziarono nel IV sec. a.c., in concomitanza con la caduta di Veio. E' di quest'epoca il grande tempio dell’Ara della Regina e la fortificazione della città lunga ben 8 km in vista dello scontro definitivo con Roma del 358-351 a.c..

«Per la gente di Tarquinia non ci fu invece nessuna pietà: molti di essi vennero uccisi in battaglia, e dei moltissimi prigionieri catturati ne vennero scelti trecento cinquantotto - il fiore della nobiltà - per essere inviati a Roma, mentre il resto della popolazione venne passato per le armi.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita, VII, 2, 19.) 

Alla fine delle ostilità Tarquinia dovette cedere, nella prima metà del III sec. a.c., la fascia costiera del territorio lì dove un secolo più tardi, sul sito dell’antico porto di Gravisca ormai in disuso, Roma fonderà nel 181 a.c. una "colonia maritima civium Romanorum". Dopo il 90 a.c. Tarquinia, come gli altri popoli etruschi, ricevette il diritto di cittadinanza romana e diventò un municipio retto da un collegio di quattro magistrati. Nel V secolo d.c. passò sotto il regno romano-gotico di Teodorico.


BIBLIO

- Massimo Pallottino - Gli Etruschi - Milano - Bompiani - 1998 -
- Muzio Polidori - Le Croniche di Corneto - Tarquinia - Società Tarquiniense d’Arte e Storia - 1977 -
- Luigi Dasti - Tombe etrusche dipinte - Roma - Tipografia dell'Opinione - 1878 -
- Cristina Ridi, Rita Lucarini - Le necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia - 2014 -
- Giovannangelo camporeale - Gli etruschi - Storia e civiltà - Utet - 2015 -


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