LA FONDAZIONE
Aquileia romana (odierna Aquileia in Friuli; lat. Aquileia) fu fondata nel 181 a.c., nei pressi del fiume Natisa, come colonia di diritto latino da parte dei triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio.
Essi erano stati incaricati dal Senato per sbarrare la strada ai barbari confinanti, Carni ed Istri, che minacciavano i confini orientali d'Italia, e pertanto vennero inviati al loro seguito e come primi coloni ben 3000 fanti con le rispettive famiglie, nel territorio degli antichi Carni:
« Nello stesso anno fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino.» (Tito Livio, Ab Urbe condita libri XL)
I 3000 fanti provenivano dal Sannio, e già con le famiglie e i parenti raggiungevano circa 20.000 persone, a cui si aggiunsero dei gruppi di Veneti. Successivamente, nel 169 a.c., si aggiunsero altre 1.500 famiglie, cui si affiancarono alcune comunità orientali, egizie, ebraiche e siriane.
« Aquileia, poi che è la più vicina al golfo dell'Adriatico è stata fondata dai Romani, fortificata contro i barbari dell'interno. Si risale con le navi verso la città salendo lungo il corso del Natiso per circa 60 stadi. essa serva ad emporio a quei popoli illirici che abitano lungo l'Istro. Essi vengono a rifornirsi di prodotti provenienti dal mare, come il vino che mettono in botti di legno caricandolo sui carri e anche l'olio, mentre la gente della zona viene ad acquistare schiavi, bestiame e pelli. Aquileia è situata oltre il confine dei Veneti. Il confine è segnato da un fiume che scorre giù dalla Alpi ed attraverso il quale, con una navigazione di 1.200 stadi si risale fino alla città di Noreia. » (Strabone, Geografia, V, 1, 8.)
LA STORIA
- Baluardo strategico per la difesa, ed anche per i ricchissimi giacimenti di minerali del ferro della Carinzia, fu retta inizialmente da duoviri e poi da quattroviri con un suo senato. la città dapprima crebbe quale base militare per le campagne contro gli Istri, e contro vari popoli, fra cui i Carni e poi per l'espansione romana verso il Danubio.
169 a.c. - Tuttavia le opere di fortificazione e difesa militari non sembrarono sufficienti per cui si provvide a migliorarle anche con nuovi materiali e nuovi coloni.
156-155 a.c. - Nel periodo repubblicano Aquileia crebbe come avamposto militare e poi come "quartier generale" dei consoli Lucio Cornelio Lentulo Lupo, Gaio Marcio Figulo e Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo contro le tribù dei Dalmati, che portarono poi alla conquista della città di Delminium.
129 a.c. - Il console Gaio Sempronio Tuditano si guadagnò un trionfo per aver battuto gli Istri di Iapodi e i Liburni nell'Italia settentrionale, dal suo "quartier generale" di Aquileia, come risulta da un elogio a lui dedicato, sia per aver battuto le popolazioni Alpine dei Carni e dei Taurisci.
119 a.c. - Lucio Cecilio Metello vince ancora contro i Dalmati, utilizzando Aquileia come base delle sue operazioni, aggiudicandosi un trionfo e il titolo di Delmaticus.
115 a.c. - il console Marco Emilio Scauro combattè in Gallia Cisalpina contro i Carni ed i Taurisci ad est, utilizzando Aquileia come "quartier generale".
113 a.c. - il console Gneo Papirio Carbone, inviato per un'invasione germanico-celtica (tra cui i Cimbri), penetrata nell'Illirico e nel Norico, a capo di un esercito con quartier generale ad Aquileia, venne sconfitto presso Noreia.
90 a.c. - la città passò da Colonia a Municipium, con la piena cittadinanza e il diritto romano ed anche il riconoscimento dell'autonomia locale con proprie leggi e la salvaguardia di lingua e cultura. Grazie alla lex Iulia de civitate (che conferiva la pienezza del diritto romano, assegnandola alla tribù della Velina) si ingrandì man mano, come attestano le diverse cinte murarie.
Giulio Cesare
Augusto
35 - 33 a.c., Aquileia fu "quartier generale" delle campagne militari di Ottaviano nell'Illirico. Si trovava al centro di tre differenti direttrici di marcia: quella più a sud-est verso le tribù della costa; quella "centrale" che portava nei territori dei Giapidi; e quella più a nord-est contro le popolazioni di Carni e Taurisci.
27 a.c 14 d.c. (l'impero) - Sotto Augusto divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) nonchè centro commerciale per il portuale e le importanti strade verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all'Oriente.
Augusto fu spesso nella colonia insieme alla moglie Livia che molto amava il vino Pucino, cui soleva attribuire il dono della longevità.
La decadenza
165 al 189 - Scoppia la pestilenza, probabilmente vaiolo, conosciuta con il nome di Peste antonina o "peste di Galeno", durò circa 15 anni e uccise 5.000.000 di persone.
167 - incursione dei Marcomanni e Quadi con la devastazione di Aquileja e Oderzo. Seguirono Goti, Sarmati, Alemanni e Franchi.
168 - imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero decidono di recarsi nella zona danubiana per raggiungere Carnuntum; Aquileia sarà la prima tappa.Marco Aurelio si ritira dalla campagna militare con le sue truppe per svernare ad Aquileia qui viene raggiunto da Galeno proprio con lo scoppio dei primi casi di peste in città.
170 - Aquileia resistè agli assedi dei Quadi e dei Marcomanni sconfitti poi da Marco Aurelio: un altare eretto da un certo Eures ricorda Giove come Iuppiter, victor, conservator, defensor. Da quel momento Aquileia diventò zona d'interesse militare per le Alpi Giulie e fu circondata da opere difensive (Claustra Alpium Iuliarum) sotto il comando di un comes Italiæ, residente ad Aquileia.
238 - resistè all'assedio dell'imperatore Massimino il Trace, che in seguito all'elezione a suo discapito da parte del Senato romano degli imperatori Pupieno e Balbino che accettarono Gordiano come Cesare, scese in Italia dalla Pannonia con l'esercito.
- Massimino mandò sotto le mura alcuni dei suoi per invitare la popolazione ad arrendersi; Crispino arringò il popolo contro Massimino.
- Adirati dal protrarsi dell'assedio, i soldati di Massimino lo uccisero. Fecero poi acclamare imperatori Pupieno, Balbino e Gordiano.
260-268 - Gallieno sconfigge gli Alemanni
268 Claudio accorre sul Garda contro gli Alemanni. Suo fratello Quintillo, incaricato di controllare i confini orientali, viene proclamato Imperatore ad Aquileia (270).
270-275 - Aureliano è acclamato dalle sue truppe a Sirmio ed accorre più volte ad Aquileia.
300 d.c. - l'Imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia ed in queste città fece erigere costruzioni enormi e ricche tanto da farle apparire una "seconda capitale".
313 l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni cristiane. fece erigere ad Aquileia un grande centro di culto con tre aule splendidamente mosaicate, ciascuna delle quali conteneva oltre 2.000 fedeli. Costantino aveva un palazzo sontuoso ad Aquileia, dove soggiornava frequentemente.
395 d.c. - Alla morte dell'Imperatore Teodosio I, la nona città dell'Impero e la quarta d'Italia, dopo Roma, Milano e Capua, celebre per le sue mura e per il porto.
400 d.c. - invasioni e devastazioni, prima con le incursioni Alarico agli inizi del 400, poi con l'entrata in città di Attila che trucidò tutti i suoi abitanti e la rase al suolo, cospargendo anche di sale il terreno per renderlo infertile.
LA DESCRIZIONE
Erodiano descrive Aquileia nel 238, assediata dalle truppe di Massimino Trace:
« Prima che si verificassero questi eventi, Aquileia era una città molto grande, con una popolazione stabile molto numerosa. Situata sul mare, aveva alle sue spalle tutte le province dell'Illirico. Aquileia era utilizzata come porto d'ingresso per l'Italia. La città aveva, così, reso possibile che le merci fossero trasportate dall'interno via terra o dai fiumi, per essere scambiate con le navi mercantili. Erano, inoltre, trasportate dal mare alla terraferma a seconda delle necessità, quando le merci non erano prodotte in zona, a causa del clima freddo, ma inviate fino alle zone montane. Dal momento che l'agricoltura dell'entroterra aveva numerosi addetti alla produzione del vino, ne esportava in grandi quantità verso i mercati che non potevano coltivarvi la vite. Il grande numero di persone che vivevano stabilmente in Aquileia, non era formato solo da residenti autoctoni, ma anche da stranieri e commercianti. In questo momento la città era ancora più affollata del solito. Tutte le persone dalla zona circostante avevano lasciato le piccole città o villaggi e (vi) si erano rifugiate. Esse mettevano le loro speranze di salvezza nella città di grandi dimensioni e nelle sue mura difensive. Queste antiche mura, tuttavia, erano per la maggior parte crollate. Sotto il dominio romano le città d'Italia non avevano, normalmente, bisogno di mura o armi. Avevano sostituito una pace duratura alla guerra e avevano anche guadagnato di partecipare al governo romano. » (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VIII, 2.3-4.)
Sono presenti ad Aquileia i principali monumenti dell'epoca: circo, teatro, terme, anfiteatro e un forum pecuarium (foro boario), dove affluivano merci di ogni genere, metalli, legname, lana, lino, cui erano collegate imprese artigianali, industrie alimentari, di terracotta e ceramiche e soprattutto vetrarie con forgiatori anche di metalli preziosi.
Oggi non si ha l'idea precisa di quanto potesse essere bella questa città, perchè i suoi resti sono ben poca cosa rispetto a ciò che fu.
Della base militare deriva la forma quadrilatera del presidio, divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo.
Romanizzata la regione, la città, municipio dopo l'89 a.c. si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie.
Della città romana, dalla tipica dislocazione sugli assi della centuria, rimangono una vasta zona portuale e le grandi strutture pubbliche dei Templi e del Foro, ora devastate dall'intersecare della strada principale. Sparsi un po' ovunque reperti vari e splendidi mosaici pavimentali, mura e la necropoli.
La città aveva una forma allungata circondata da una cerchia di mura. Era suddivisa in quartieri quadrangolari attraversati da strade perpendicolari tra loro orientate secondo i punti cardinali. La vita sociale si raccoglieva nel foro, una grande piazza lunga 120 metri e larga 56, circondata da portici e gradini sulla quale si affacciavano il Campidoglio ed il Tempio dedicato a Giove; una grande Basilica civile adibita a tribunale era utilizzata, anche, per riunioni e contrattazioni tra mercanti.
Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero romano. Notevole fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti e dall'intensità dei traffici e dei contatti.
Immediatamente all'esterno del perimetro urbano, si è messo in luce un contenitore in legno riempito di corni, in parte già segati, certamente destinati alla lavorazione. Nella medesima area una fornace rettangolare, adibita nell'ultima fase alla cottura di laterizi, aveva prodotto all'inizio dell'Impero anche ceramica di vario tipo, come documenta il ritrovamento di una discarica, a notevole profondità, con scarti di lavorazione. L'impianto, che funzionò a lungo, conferma la presenza nella zona di attività artigianali, già indicata in precedenza dal rinvenimento di lucerne a c.a 250 m di distanza, nella Roggia della Pila.
Vi veniva prodotto un pregiatissimo vino di nome Pucinum, il prediletto di Livia, la moglie di Augusto, che gli attribuiva pure un potere di longevità a chi lo beveva.
Incerta è l’interpretazione di un bassorilievo della colonna traiana dove sarebbero raffigurati il foro di Aquileia e il suo porto con lo sbarco dell’imperatore proveniente da Ancona; a Traiano in ogni caso sono attribuiti alcuni lavori pubblici nella città (105 d.c.).
IL FORO ROMANO
I primi scavi risalgono al 1934, vennero ripresi nel 1989 e poi nel 2011, questi ultimi riportando alla luce la pavimentazione in lastre calcaree e i sottostanti mattoni sesquipedali.
Il Foro, del II sec. d.c., si trova all'incrocio tra il cardo della via Julia Augusta e il decumano della via Gemina. Esso era la piazza principale di Aquileia, all'incrocio tra il decumano massimo ed il cardo massimo, la cui pavimentazione risale al I sec. a.c., quindi in epoca repubblicana, con nuovi edifici e decorazioni in epoca imperiale. Era lungo circa 115 m e largo 57, con sui lati lunghi da due ali di portico-colonnato, sovrastato probabilmente come in genere tutti i fori, da una lunga balaustra di marmo ornata di statue.
Come a Terracina o a Pietrabbondante, si pensa alla memoria di un'opera evergetica da parte di un ricco privato, che forse pagò la pavimentazione della piazza, indicata dal termine [STR]AVIT.Il Foro venne restaurato agli inizi del IV sec. d.c. e venne abbandonato nel sec. successivo con impaludamento dell'area, naturalmente depressa. Vi fu compiuta un'accanita opera di distruzione e spoliazione.
Alcuni ritengono che le scene della colonna di Traiano n.58-63 ritraggano il foro di Aquileia, da dove sarebbe passato Traiano per la campagna dacica del 105.
LE GRANDI TERME
Messo in luce a partire dall’inizio del Novecento, il complesso delle Grandi Terme è stato scavato solo parzialmente. Infatti finora sono stati messi in luce il settore dei calidarium, quello dei frigidarium e quello delle aule‐palestre, decorati con bellissimi pavimenti musivi che in parte sono oggi esposti nel Museo Archeologico Nazionale.
A est del foro, tra questo e il porto fluviale, le campagne di scavo dell'Università di Trieste stanno portando alla luce un complessissimo sovrapporsi di strutture, culminante in età tarda con un edificio absidato a tre navate, evidentemente un'altra basilica, i cui muri e pilastri sono stati asportati, forse già in antico.
La basilica è leggermente decentrata rispetto al nucleo principale di Aquileia e sorge a lato della via Sacra, affacciando su piazza del Capitolo, assieme al battistero e all’imponente campanile. All'interno della basilica sono stati scoperti mosaici presso l'altare della Croce, cioè tra la «Cripta degli Affreschi» e il limite orientale dell'«Aula Teodoriana».
IL TEATRO
Oggi alcuni blocchi di trachite euganea, emersi all'estremità ovest dello scavo, si ritengono parte dei sedili per la presenza di iscrizioni con nomi e numeri. Per la localizzazione del monumento non è emerso tuttavia alcun elemento sicuro.
IL PALAZZO IMPERIALE
Per quanto riguarda il palazzo imperiale le ipotesi sono ancora discordanti: per alcuni esso sarebbe da identificarsi alle Marignane, a O del circo, nella villa del fondo Candussi (Lopreato, 1987), altri localizzano il complesso a E del settore Ν del circo (Humphrey, 1986).
129 a.c. - Il console Gaio Sempronio Tuditano si guadagnò un trionfo per aver battuto gli Istri di Iapodi e i Liburni nell'Italia settentrionale, dal suo "quartier generale" di Aquileia, come risulta da un elogio a lui dedicato, sia per aver battuto le popolazioni Alpine dei Carni e dei Taurisci.
119 a.c. - Lucio Cecilio Metello vince ancora contro i Dalmati, utilizzando Aquileia come base delle sue operazioni, aggiudicandosi un trionfo e il titolo di Delmaticus.
115 a.c. - il console Marco Emilio Scauro combattè in Gallia Cisalpina contro i Carni ed i Taurisci ad est, utilizzando Aquileia come "quartier generale".
113 a.c. - il console Gneo Papirio Carbone, inviato per un'invasione germanico-celtica (tra cui i Cimbri), penetrata nell'Illirico e nel Norico, a capo di un esercito con quartier generale ad Aquileia, venne sconfitto presso Noreia.
102 a.c. - Funse da postazione avanzata a protezione dell'Italia settentrionale, anche contro i cimbri, quando Mitridate VI progettò un'invasione della penisola, grazie all'alleanza con Galli e Sciti, contando sull'alleanza di altri popoli italici.
Quasi tutta l'Italia si era ribellata ai Romani al tempo della guerra sociale del 90-88 a.c. e nella recente guerra servile del gladiatore Spartaco, 73-71 a.c.. per il formarsi del potente regno delle tribù daciche ad opera del loro re Burebista.
90 a.c. - la città passò da Colonia a Municipium, con la piena cittadinanza e il diritto romano ed anche il riconoscimento dell'autonomia locale con proprie leggi e la salvaguardia di lingua e cultura. Grazie alla lex Iulia de civitate (che conferiva la pienezza del diritto romano, assegnandola alla tribù della Velina) si ingrandì man mano, come attestano le diverse cinte murarie.
Giulio Cesare
59 a.c. - durante il suo primo consolato Gaio Giulio Cesare, con l'appoggio dei triumviri Pompeo e Crasso, ottenne con la Lex Vatinia il proconsolato delle province della Gallia Cisalpina e dell'Illirico per cinque anni e il comando di tre legioni. Poco dopo ottenne anche quella della Gallia Narbonense e il comando della X legione. Nel 58 a.c. ben tre legioni erano dislocate ad Aquileia, evidentemente qui Cesare voleva fondare la fama e le ricchezze per raggiungere il potere.
59 - 58 a.c. - Giulio Cesare, pose gli accampamenti circum Aquileiam, intorno ad Aquileia e da Aquileia richiamò due legioni per affrontare gli Elvezi.
58-50 a.c. - Cesare progettava una campagna oltre le Alpi Carniche fin sul Danubio, per la minaccia dacica sotto la guida di Burebista, alla conquista dell'attuale pianura ungherese, avvicinandosi pericolosamente all'Illirico romano e all'Italia. Giulio Cesare svernò spesso coi suoi soldati ad Aquileia di ritorno dalle campagne militari verso il Norico e la Retia.
57-56 a.c. - Numerosi i soggiorni di Cesare ad Aquileia durante la conquista della Gallia: nelle operazioni diplomatiche nei pressi di Salona e nel 54 a.c. contro il popolo dei Pirasti che abitavano l'Illirico meridionale.
53-52 a.c. - Cesare tornò insieme alla legio XV dopo che la città era stata attaccata insieme a Tergeste dagli Iapidi, quando il proconsole era impegnato in Gallia contro Vercingetorige.
49 a.c. - allo scoppio della guerra civile, Aulo Gabinio fu richiamato da Cesare al comando delle truppe nell'Illirico. Sembra che disponesse di tre nuove legioni ad Aquileia (la XXXIII, la XXXIV e la XXXV, pari a 30 coorti totali) e che, a capo di 15 coorti e 3.000 cavalieri, marciando verso sud in direzione della Macedonia, subì un improvviso attacco da parte dei Dalmati, riuscendo a riparare a Salona solo con pochi superstiti.
IL FORO |
58-50 a.c. - Cesare progettava una campagna oltre le Alpi Carniche fin sul Danubio, per la minaccia dacica sotto la guida di Burebista, alla conquista dell'attuale pianura ungherese, avvicinandosi pericolosamente all'Illirico romano e all'Italia. Giulio Cesare svernò spesso coi suoi soldati ad Aquileia di ritorno dalle campagne militari verso il Norico e la Retia.
53-52 a.c. - Cesare tornò insieme alla legio XV dopo che la città era stata attaccata insieme a Tergeste dagli Iapidi, quando il proconsole era impegnato in Gallia contro Vercingetorige.
49 a.c. - allo scoppio della guerra civile, Aulo Gabinio fu richiamato da Cesare al comando delle truppe nell'Illirico. Sembra che disponesse di tre nuove legioni ad Aquileia (la XXXIII, la XXXIV e la XXXV, pari a 30 coorti totali) e che, a capo di 15 coorti e 3.000 cavalieri, marciando verso sud in direzione della Macedonia, subì un improvviso attacco da parte dei Dalmati, riuscendo a riparare a Salona solo con pochi superstiti.
Augusto
35 - 33 a.c., Aquileia fu "quartier generale" delle campagne militari di Ottaviano nell'Illirico. Si trovava al centro di tre differenti direttrici di marcia: quella più a sud-est verso le tribù della costa; quella "centrale" che portava nei territori dei Giapidi; e quella più a nord-est contro le popolazioni di Carni e Taurisci.
27 a.c 14 d.c. (l'impero) - Sotto Augusto divenne centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) nonchè centro commerciale per il portuale e le importanti strade verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico ("via dell'ambra"), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all'Oriente.
Augusto fu spesso nella colonia insieme alla moglie Livia che molto amava il vino Pucino, cui soleva attribuire il dono della longevità.
La decadenza
165 al 189 - Scoppia la pestilenza, probabilmente vaiolo, conosciuta con il nome di Peste antonina o "peste di Galeno", durò circa 15 anni e uccise 5.000.000 di persone.
167 - incursione dei Marcomanni e Quadi con la devastazione di Aquileja e Oderzo. Seguirono Goti, Sarmati, Alemanni e Franchi.
168 - imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero decidono di recarsi nella zona danubiana per raggiungere Carnuntum; Aquileia sarà la prima tappa.Marco Aurelio si ritira dalla campagna militare con le sue truppe per svernare ad Aquileia qui viene raggiunto da Galeno proprio con lo scoppio dei primi casi di peste in città.
170 - Aquileia resistè agli assedi dei Quadi e dei Marcomanni sconfitti poi da Marco Aurelio: un altare eretto da un certo Eures ricorda Giove come Iuppiter, victor, conservator, defensor. Da quel momento Aquileia diventò zona d'interesse militare per le Alpi Giulie e fu circondata da opere difensive (Claustra Alpium Iuliarum) sotto il comando di un comes Italiæ, residente ad Aquileia.
238 - resistè all'assedio dell'imperatore Massimino il Trace, che in seguito all'elezione a suo discapito da parte del Senato romano degli imperatori Pupieno e Balbino che accettarono Gordiano come Cesare, scese in Italia dalla Pannonia con l'esercito.
- Massimino mandò sotto le mura alcuni dei suoi per invitare la popolazione ad arrendersi; Crispino arringò il popolo contro Massimino.
- Adirati dal protrarsi dell'assedio, i soldati di Massimino lo uccisero. Fecero poi acclamare imperatori Pupieno, Balbino e Gordiano.
260-268 - Gallieno sconfigge gli Alemanni
268 Claudio accorre sul Garda contro gli Alemanni. Suo fratello Quintillo, incaricato di controllare i confini orientali, viene proclamato Imperatore ad Aquileia (270).
270-275 - Aureliano è acclamato dalle sue truppe a Sirmio ed accorre più volte ad Aquileia.
300 d.c. - l'Imperatore Massimiano si stabilì nei palazzi imperiali di Mediolanum e Aquileia ed in queste città fece erigere costruzioni enormi e ricche tanto da farle apparire una "seconda capitale".
313 l'imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni cristiane. fece erigere ad Aquileia un grande centro di culto con tre aule splendidamente mosaicate, ciascuna delle quali conteneva oltre 2.000 fedeli. Costantino aveva un palazzo sontuoso ad Aquileia, dove soggiornava frequentemente.
395 d.c. - Alla morte dell'Imperatore Teodosio I, la nona città dell'Impero e la quarta d'Italia, dopo Roma, Milano e Capua, celebre per le sue mura e per il porto.
400 d.c. - invasioni e devastazioni, prima con le incursioni Alarico agli inizi del 400, poi con l'entrata in città di Attila che trucidò tutti i suoi abitanti e la rase al suolo, cospargendo anche di sale il terreno per renderlo infertile.
I CULTI
La cultura romana, sempre tollerante prima del cristianesimo, rispettò i culti precedenti.
Su tutti gli Dei prevaleva il Dio Beleno, forse di origine gallo-carnica.
Molto seguito era anche anche quello della Fonte del Timavo e di alcune divinità fluviali (Aesontius) e boschive (Silvanus), oltre naturalmente a quelle romane (Mars. Mercurius, ecc).
Sempronio Tuditano, vincitore romano, ha una statua al Timavo, un santuario preromano.
Durante il terzo secolo furono accolti anche i culti orientali di Iside e di Serapide ed il culto a Mitra. Potente anche fu la comunità giudaica, che probabilmente rappresentò il tramite per la diffusione del cristianesimo.
Una vasta opera di drenaggio, ottenuta con quattro strati di anfore capovolte, è stata individuata nel a nord del Museo Archeologico. Nell'area si ipotizza dovesse trovarsi un complesso sacro, come suggerirebbe il ritrovamento di un'iscrizione agli Dei e alle Dee.
La cultura romana, sempre tollerante prima del cristianesimo, rispettò i culti precedenti.
Su tutti gli Dei prevaleva il Dio Beleno, forse di origine gallo-carnica.
Molto seguito era anche anche quello della Fonte del Timavo e di alcune divinità fluviali (Aesontius) e boschive (Silvanus), oltre naturalmente a quelle romane (Mars. Mercurius, ecc).
Sempronio Tuditano, vincitore romano, ha una statua al Timavo, un santuario preromano.
Durante il terzo secolo furono accolti anche i culti orientali di Iside e di Serapide ed il culto a Mitra. Potente anche fu la comunità giudaica, che probabilmente rappresentò il tramite per la diffusione del cristianesimo.
Una vasta opera di drenaggio, ottenuta con quattro strati di anfore capovolte, è stata individuata nel a nord del Museo Archeologico. Nell'area si ipotizza dovesse trovarsi un complesso sacro, come suggerirebbe il ritrovamento di un'iscrizione agli Dei e alle Dee.
LA DESCRIZIONE
Erodiano descrive Aquileia nel 238, assediata dalle truppe di Massimino Trace:
« Prima che si verificassero questi eventi, Aquileia era una città molto grande, con una popolazione stabile molto numerosa. Situata sul mare, aveva alle sue spalle tutte le province dell'Illirico. Aquileia era utilizzata come porto d'ingresso per l'Italia. La città aveva, così, reso possibile che le merci fossero trasportate dall'interno via terra o dai fiumi, per essere scambiate con le navi mercantili. Erano, inoltre, trasportate dal mare alla terraferma a seconda delle necessità, quando le merci non erano prodotte in zona, a causa del clima freddo, ma inviate fino alle zone montane. Dal momento che l'agricoltura dell'entroterra aveva numerosi addetti alla produzione del vino, ne esportava in grandi quantità verso i mercati che non potevano coltivarvi la vite. Il grande numero di persone che vivevano stabilmente in Aquileia, non era formato solo da residenti autoctoni, ma anche da stranieri e commercianti. In questo momento la città era ancora più affollata del solito. Tutte le persone dalla zona circostante avevano lasciato le piccole città o villaggi e (vi) si erano rifugiate. Esse mettevano le loro speranze di salvezza nella città di grandi dimensioni e nelle sue mura difensive. Queste antiche mura, tuttavia, erano per la maggior parte crollate. Sotto il dominio romano le città d'Italia non avevano, normalmente, bisogno di mura o armi. Avevano sostituito una pace duratura alla guerra e avevano anche guadagnato di partecipare al governo romano. » (Erodiano, Storia dell'impero dopo Marco Aurelio, VIII, 2.3-4.)
Sono presenti ad Aquileia i principali monumenti dell'epoca: circo, teatro, terme, anfiteatro e un forum pecuarium (foro boario), dove affluivano merci di ogni genere, metalli, legname, lana, lino, cui erano collegate imprese artigianali, industrie alimentari, di terracotta e ceramiche e soprattutto vetrarie con forgiatori anche di metalli preziosi.
Oggi non si ha l'idea precisa di quanto potesse essere bella questa città, perchè i suoi resti sono ben poca cosa rispetto a ciò che fu.
Della base militare deriva la forma quadrilatera del presidio, divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo.
Romanizzata la regione, la città, municipio dopo l'89 a.c. si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie.
Della città romana, dalla tipica dislocazione sugli assi della centuria, rimangono una vasta zona portuale e le grandi strutture pubbliche dei Templi e del Foro, ora devastate dall'intersecare della strada principale. Sparsi un po' ovunque reperti vari e splendidi mosaici pavimentali, mura e la necropoli.
La città aveva una forma allungata circondata da una cerchia di mura. Era suddivisa in quartieri quadrangolari attraversati da strade perpendicolari tra loro orientate secondo i punti cardinali. La vita sociale si raccoglieva nel foro, una grande piazza lunga 120 metri e larga 56, circondata da portici e gradini sulla quale si affacciavano il Campidoglio ed il Tempio dedicato a Giove; una grande Basilica civile adibita a tribunale era utilizzata, anche, per riunioni e contrattazioni tra mercanti.
Fin da tarda età repubblicana e durante quasi tutta l'epoca imperiale Aquileia costituì uno dei grandi centri nevralgici dell'Impero romano. Notevole fu la vita artistica, sostenuta dalla ricchezza dei committenti e dall'intensità dei traffici e dei contatti.
Immediatamente all'esterno del perimetro urbano, si è messo in luce un contenitore in legno riempito di corni, in parte già segati, certamente destinati alla lavorazione. Nella medesima area una fornace rettangolare, adibita nell'ultima fase alla cottura di laterizi, aveva prodotto all'inizio dell'Impero anche ceramica di vario tipo, come documenta il ritrovamento di una discarica, a notevole profondità, con scarti di lavorazione. L'impianto, che funzionò a lungo, conferma la presenza nella zona di attività artigianali, già indicata in precedenza dal rinvenimento di lucerne a c.a 250 m di distanza, nella Roggia della Pila.
Vi veniva prodotto un pregiatissimo vino di nome Pucinum, il prediletto di Livia, la moglie di Augusto, che gli attribuiva pure un potere di longevità a chi lo beveva.
Incerta è l’interpretazione di un bassorilievo della colonna traiana dove sarebbero raffigurati il foro di Aquileia e il suo porto con lo sbarco dell’imperatore proveniente da Ancona; a Traiano in ogni caso sono attribuiti alcuni lavori pubblici nella città (105 d.c.).
IL FORO |
IL FORO ROMANO
I primi scavi risalgono al 1934, vennero ripresi nel 1989 e poi nel 2011, questi ultimi riportando alla luce la pavimentazione in lastre calcaree e i sottostanti mattoni sesquipedali.
Il Foro, del II sec. d.c., si trova all'incrocio tra il cardo della via Julia Augusta e il decumano della via Gemina. Esso era la piazza principale di Aquileia, all'incrocio tra il decumano massimo ed il cardo massimo, la cui pavimentazione risale al I sec. a.c., quindi in epoca repubblicana, con nuovi edifici e decorazioni in epoca imperiale. Era lungo circa 115 m e largo 57, con sui lati lunghi da due ali di portico-colonnato, sovrastato probabilmente come in genere tutti i fori, da una lunga balaustra di marmo ornata di statue.
Sotto ai portici si aprivano delle tabernae (i negozi). Su uno dei lati del Foro doveva trovarsi la Zecca imperiale che ad Aquileia iniziò con la tetrarchia di Diocleziano, quando Massimiano, Augusto d'Occidente, scelse come sue capitali, sia Mediolanum (dal 290/291) che Aquileia (dal 294/296),
In fondo alla piazza, a sud, c'era la basilica con gli uffici amministrativi e giuridici del senato cittadino. La basilica, di epoca severiana, aveva due absidi alle due estremità ed un ambiente interno diviso in tre navate, lunga 77 m per 29,5. A nord del forum vi era la curia, il comitium e il macellum (mercato).
Lungo il lato ovest del porticato correva una canaletta per il deflusso delle acque, reso possibile dalla lieve pendenza nord-sud, al portico si accedeva con due gradini.
Del porticato si conservano quattro basamenti in mattoni, l'ultimo dei quali verso nord di dimensioni più che doppie (1,5 x 4,35 m) rispetto agli altri (1,5 x 1,5 m). Sembra vi fosse un ingresso marcato da contrafforti, che metteva in comunicazione quest'angolo del foro con gli edifici pubblici che sorgevano sul lato breve del foro e nella fascia adiacente, e cioè la curia, il comitium e il macellum.
Sul lastricato si è reperita la parte finale di un'iscrizione di cui restano gli incavi per le lettere bronzee (con gli incassi per saldarle alla pietra) [---]AVIT .Del porticato si conservano quattro basamenti in mattoni, l'ultimo dei quali verso nord di dimensioni più che doppie (1,5 x 4,35 m) rispetto agli altri (1,5 x 1,5 m). Sembra vi fosse un ingresso marcato da contrafforti, che metteva in comunicazione quest'angolo del foro con gli edifici pubblici che sorgevano sul lato breve del foro e nella fascia adiacente, e cioè la curia, il comitium e il macellum.
Come a Terracina o a Pietrabbondante, si pensa alla memoria di un'opera evergetica da parte di un ricco privato, che forse pagò la pavimentazione della piazza, indicata dal termine [STR]AVIT.Il Foro venne restaurato agli inizi del IV sec. d.c. e venne abbandonato nel sec. successivo con impaludamento dell'area, naturalmente depressa. Vi fu compiuta un'accanita opera di distruzione e spoliazione.
Alcuni ritengono che le scene della colonna di Traiano n.58-63 ritraggano il foro di Aquileia, da dove sarebbe passato Traiano per la campagna dacica del 105.
LE TERME |
LE GRANDI TERME
Messo in luce a partire dall’inizio del Novecento, il complesso delle Grandi Terme è stato scavato solo parzialmente. Infatti finora sono stati messi in luce il settore dei calidarium, quello dei frigidarium e quello delle aule‐palestre, decorati con bellissimi pavimenti musivi che in parte sono oggi esposti nel Museo Archeologico Nazionale.
Le terme si estendevano su una superficie di circa due ettari e mezzo. L'area delle terme è stata sottoposta a studio presso l’Università di Udine.
Un’iscrizione ci informa sul nome dell'edificio termale: Terme Felici Costantiniane, collegato dunque a Costantino il Grande, e databile pertanto alla prima metà del IV secolo.
Un’iscrizione ci informa sul nome dell'edificio termale: Terme Felici Costantiniane, collegato dunque a Costantino il Grande, e databile pertanto alla prima metà del IV secolo.
La planimetria è simile a quella delle terme di Costantino a Roma, sul Quirinale, probabilmente copiate da quelle.
Gli scavi ripresi nel 1981 hanno però portato in luce un immenso fabbricato con ambienti simmetrici, lungo un asse NE-SO, con impianti di riscaldamento nel settore SO e copertura a grandi volte alleggerite, sorrette da pilastri.
Il complesso era riccamente ornato con colonne in marmi policromi, capitelli figurati, trabeazioni in marmo con decorazioni floreali, pavimenti a tarsia marmorea e a mosaico.
Gli scavi ripresi nel 1981 hanno però portato in luce un immenso fabbricato con ambienti simmetrici, lungo un asse NE-SO, con impianti di riscaldamento nel settore SO e copertura a grandi volte alleggerite, sorrette da pilastri.
Il complesso era riccamente ornato con colonne in marmi policromi, capitelli figurati, trabeazioni in marmo con decorazioni floreali, pavimenti a tarsia marmorea e a mosaico.
Tuttavia sembra di molto antecedente a Costantino, che evidentemente le aveva modificate e ristrutturate, perchè risale alla seconda metà del II sec. d.c. mentre i mosaici pavimentali sono della metà del III sec. e restaurati nel secolo successivo.
LA BASILICA FORENSE
La Basilica forense, adiacente al lato meridionale del foro, ha a sud un tratto di decumano, lastricato, come attesta un'iscrizione, per volontà testamentaria di una donna, Aratria Galla; il testo è identico a quello di un'altra epigrafe, nota da tempo e rinvenuta all'estremità opposta dello stesso tracciato stradale in direzione del porto.
LA BASILICA FORENSE
La Basilica forense, adiacente al lato meridionale del foro, ha a sud un tratto di decumano, lastricato, come attesta un'iscrizione, per volontà testamentaria di una donna, Aratria Galla; il testo è identico a quello di un'altra epigrafe, nota da tempo e rinvenuta all'estremità opposta dello stesso tracciato stradale in direzione del porto.
Essendo scavata la parte occidentale della basilica ad absidi contrapposte, già individuata in precedenza, sono state rinvenute belle sculture e raffinati elementi di decorazione architettonica.
Non si sa se essi precedano o seguano la grande distruzione di Attila, in quanto i resti sono alquanto carenti, ma è certo che si tratti di una basilica paleocristiana, sia pure con rifacimenti successivi.
Le immagini sono infatti cristiane, come si vede nella figura dell'angelo, con quell'aspetto un po' decadente e infantile che caratterizza tutta l'arte paleocristiana.
All'interno della basilica è stato individuato il battistero originario, situato fra le due aule teodoriane. Nell'«Aula Teodoriana» sono state rinvenute le tracce dei magazzini di cui sono state utilizzate le strutture.
Sotto di questa giacciono i resti di case romane con mosaici, poi rioccupate da varie vasche sovrapposte, appartenenti al complesso battesimale.
Sotto di questa giacciono i resti di case romane con mosaici, poi rioccupate da varie vasche sovrapposte, appartenenti al complesso battesimale.
I resti della basilica sono stati individuati grazie al sistema di demolizione delle sue strutture avvenuta a partire dalla metà del IV secolo quando le aule di culto della Basilica erano diventate insufficienti a contenere la comuntà cristiana di Aquileia.
I resti trovati nel corso degli scavi di fine Ottocento e primo Novecento concorrono a delineare quasi completamente l'architettura del complesso: le strutture murarie, in parte riutilizzate nelle fasi successive del complesso basilicale, i mosaici pavimentali, conservati perfettamente soprattutto nelle due aule di culto, i resti di decorazione parietale, in parte ancora aderenti alle pareti, in parte recuperati dai livelli di demolizione sopra i mosaici.
Nell'ultimo livello, si è potuta riconoscere l'intera pianta di una casa a peristilio, con accesso dal cardine, attraverso le fauces.
Al di sopra si accertarono altri due livelli paleocristiani: il primo con un vasto quadriportico , situato a O della chiesa post-teodoriana. Sul lato Ν del quadriportico si aprivano le sale dell'episcopio paleocristiano.
Davanti al suo ingresso è stato rinvenuto un magnifico lampadario di bronzo, ornato di figurazioni e simboli, del diametro di oltre 70 cm, evidentemente seppellito dalla distruzione del fabbricato durante l'invasione di Attila.
Il livello superiore, anch'esso con mosaici, si riferiva alla ristrutturazione dell'episcopio. Altri mosaici vennero rinvenuti nell'adiacente canonica, tutti di squisita fattura.
L'arte musiva raggiunse nelle domus di Aquileia livelli molto alti di originalità e di pregio. La ricca e raffinata società del tempo fu attratta non solo dai mosaici ma dalle pietre colorate che ne facevano scene policromatiche, quando in genere si predilegeva il bianco ed il nero.
Nel fondo Lanari, località S.Stefano, è stata riportata alla luce una grande villa rustica dotata di impianti per la fabbricazione di lucerne.
Per decorare le case con splendidi mosaici ad Aquileia si ricorse frequentemente al vermiculatum.
Non essendo sufficienti i pochi toni cromatici dei marmi, si ricorse spesso a pietre dure come l'alabastro, l'agata, l'onice e, qualche volta, alla terracotta.
Sempre più venne richiesta la ricchezza dei toni turchini, gialli, verdi e rossi, ottenuti con le paste vitree opache o semitrasparenti.
Il mosaicista poi tagliava le tessere non solo in forma cubica, anche nelle altre forme utili per la raffigurazione, così da disporle in 'andamenti' o 'filari' che serpeggiano dentro e fuori la figura (da cui vermiculatum).
Raggiunta questa perfezione tecnica nel vermiculatum, tutto il pavimento ne viene investito e non più soltanto l’emblema centrale: ciò accade nel "Ratto d’Europa", trovato ad Aquileia
IL TEATRO
Oggi alcuni blocchi di trachite euganea, emersi all'estremità ovest dello scavo, si ritengono parte dei sedili per la presenza di iscrizioni con nomi e numeri. Per la localizzazione del monumento non è emerso tuttavia alcun elemento sicuro.
Che esso si trovi nella zona ovest della città, tra le grandi terme e la curva meridionale del circo, è ipotesi giustificata dalla scoperta di un grande propileo con gradinata rivolto a est, nel fondo Comelli, che potrebbe esserne l'ingresso.
A questo sembra sia pertinente il grande fregio dorico di cica 12 m, decorato con motivi di armi, e l'iscrizione(CIL, ν, 1021), anch'essa parte di trabeazione dorica, che parla di una porticus duplex.
Dovrebbe riguardare il portico del teatro ed è databile alla fine della Repubblica.
IL PALAZZO IMPERIALE
Per quanto riguarda il palazzo imperiale le ipotesi sono ancora discordanti: per alcuni esso sarebbe da identificarsi alle Marignane, a O del circo, nella villa del fondo Candussi (Lopreato, 1987), altri localizzano il complesso a E del settore Ν del circo (Humphrey, 1986).
Nel complesso delle cosiddette piccole terme è stato proposto di riconoscere una lussuosa villa della prima età imperiale, forse la residenza temporanea di Augusto nei suoi soggiorni ad Aquileia
(Strazzulla, 1982-83).
IL MERCATO PECUARIO
A sud del corso della Natissa, di fronte all'attuale Piazza del Municipio, è stato scoperto nel 1976 ed esplorato negli anni successivi, per poi essere purtroppo reinterrato, un impianto assai vasto e articolato.
(Strazzulla, 1982-83).
IL MERCATO PECUARIO
A sud del corso della Natissa, di fronte all'attuale Piazza del Municipio, è stato scoperto nel 1976 ed esplorato negli anni successivi, per poi essere purtroppo reinterrato, un impianto assai vasto e articolato.
Facevano parte della struttura ampi cortili circondati da corridoi probabilmente coperti (criptoportici), i quali disimpegnavano ambienti di varia forma e grandezza.
Si è messa in luce anche una serie di padiglioni circolari, uno dei quali certamente con funzione di fontana. Nell'area nord alcuni pavimenti erano a mosaico e altri a tarsia marmorea.
Si è messa in luce anche una serie di padiglioni circolari, uno dei quali certamente con funzione di fontana. Nell'area nord alcuni pavimenti erano a mosaico e altri a tarsia marmorea.
A sud invece predominavano il cocciopesto e il cotto, mentre ancora più a sud lunghi muri sembrerebbero recinti per il bestiame.
Il mercato delle pecus (pecora), la cui durata andò dall'età repubblicana al tardo impero, doveva essere quel forum pecuarium menzionato in un'iscrizione repubblicana (CIL, ν, 8313 = SI, 125 = Dessau, 5366).
Lo lascia supporre anche il recente ritrovamento di una piccola ara con dedica a Ercole, considerato soprattutto dai marinai un Dio protettore del commercio. Naturalmente il forum pecuarium vendeva oltre alle pecore il bestiame
vario e sicuramente molte altre merci, vista la vastità, l'accuratezza e la lussuosità del luogo.
IL PORTO
A occidente della città il corso del canale Anfora, ancora riconoscibile nel suo tracciato rettilineo diretto verso O per la lunghezza di 5 km, è sicuramente artificiale, navigabile e antico e lastricato in pietra d'Istria.
Continuando verso la città il letto del canale diventa largo 16 m e profondo 4 m. Ricerche sul suo fondale hanno restituito reperti della prima età imperiale, dimostrando che il canale era anche utilizzato come cantiere.
A oriente invece, in corrispondenza dell'antico corso del Natisone col Torre, c'era un ponte lungo 37 m. Un secondo ponte, successivamente inglobato in fortificazioni tardoantiche, è stato individuato più a nord nel 1969.
La lunghezza dell'originario vasto magazzino per il deposito delle merci era di ben 350 m, che presenta notevoli analogie con la Porticus Aemilia di Roma, al quale si aggiunsero in seguito altre strutture.
Il mercato delle pecus (pecora), la cui durata andò dall'età repubblicana al tardo impero, doveva essere quel forum pecuarium menzionato in un'iscrizione repubblicana (CIL, ν, 8313 = SI, 125 = Dessau, 5366).
Lo lascia supporre anche il recente ritrovamento di una piccola ara con dedica a Ercole, considerato soprattutto dai marinai un Dio protettore del commercio. Naturalmente il forum pecuarium vendeva oltre alle pecore il bestiame
vario e sicuramente molte altre merci, vista la vastità, l'accuratezza e la lussuosità del luogo.
IL PORTO
A occidente della città il corso del canale Anfora, ancora riconoscibile nel suo tracciato rettilineo diretto verso O per la lunghezza di 5 km, è sicuramente artificiale, navigabile e antico e lastricato in pietra d'Istria.
Continuando verso la città il letto del canale diventa largo 16 m e profondo 4 m. Ricerche sul suo fondale hanno restituito reperti della prima età imperiale, dimostrando che il canale era anche utilizzato come cantiere.
A oriente invece, in corrispondenza dell'antico corso del Natisone col Torre, c'era un ponte lungo 37 m. Un secondo ponte, successivamente inglobato in fortificazioni tardoantiche, è stato individuato più a nord nel 1969.
La lunghezza dell'originario vasto magazzino per il deposito delle merci era di ben 350 m, che presenta notevoli analogie con la Porticus Aemilia di Roma, al quale si aggiunsero in seguito altre strutture.
Nel 361 la deviazione delle acque del fiume segnò la fine del complesso.
Al porto fluviale lungo le sponde del Natissa confluivano le acque del fiume Torre e Natisone, con la banchina a doppio livello per essere usata da imbarcazioni di stazza diversa e per contenere il flusso delle maree.
Largo 48 m e lungo circa 350 era costruito con grandi blocchi di pietra d’Istria squadrati, con anelli per l'ormeggio delle navi.
Era il più imponente nelle terre occidentali con rampe di carico e scarico per le varie merci che venivano depositate nei magazzini adiacenti. Aquileia divenne un importante centro di traffici e scambi tra le regioni danubiane e l’area mediterranea.
Arrivavano navi con materiale edilizio come la pietra d’Istria, i marmi dalla Grecia e dall’Africa settentrionale, la sabbia per la lavorazione del vetro e poi vino, olio, olive, lana, oro, spezie. Per via terra giungevano minerali metalliferi, bestiame, legname, schiavi e ambra grezza proveniente dai giacimenti del mar Baltico.
Largo 48 m e lungo circa 350 era costruito con grandi blocchi di pietra d’Istria squadrati, con anelli per l'ormeggio delle navi.
Era il più imponente nelle terre occidentali con rampe di carico e scarico per le varie merci che venivano depositate nei magazzini adiacenti. Aquileia divenne un importante centro di traffici e scambi tra le regioni danubiane e l’area mediterranea.
Arrivavano navi con materiale edilizio come la pietra d’Istria, i marmi dalla Grecia e dall’Africa settentrionale, la sabbia per la lavorazione del vetro e poi vino, olio, olive, lana, oro, spezie. Per via terra giungevano minerali metalliferi, bestiame, legname, schiavi e ambra grezza proveniente dai giacimenti del mar Baltico.
Il fianco di una stele è visibile di fronte ai resti del porto fluviale: essa raffigura Aquileia (la sua corona è portata da un'aquila) che s'inginocchia e bacia la mano destra di una figura femminile seduta, avente la corona turrita ed impugnante con la sinistra una lancia: la Dea Roma. La stele reca la dedica di due ufficiali alla Triade capitolina ed a Marte.
Per il rinvenimento di terrecotte architettoniche frontonali, nel 1884 a est del grande fiume, sembra che qui sorgesse il tempio al Timavo, eretto nel 129 a.c. dal console C. Sempronio Tuditano.
Nei pressi del porto si è avuto il ritrovamento, nel 1986, di un interessante plinto con iscrizione Publio / Valerio / maroni / patri vergili, probabilmente dedicato al patrigno del poeta Virgilio.
LE STRADE
Nel 148 a.c. da Aquileia ebbe inizio la costruzione della via Postumia che congiungeva l'Adriatico con il Tirreno presso Genova. La strada era una via consolare romana fatta costruire dal console romano Postumio Albino nei territori della Gallia Cisalpina, l'odierna pianura padana, per scopi prevalentemente militari.
Nel 131 a.c., il pretore Tito Annio Rufo diede inizio alla via Annia che collegava Hatria (la moderna Adria) con Patavium (Padova), Altinum (Altino), Iulia Concordia (moderna Concordia Sagittaria, dove incrociava la via Postumia) e infine Aquileia.
I resti del grande porto fluviale sul fiume Natisone (moli, magazzini e strade che si collegavano con la città), costruiti su entrambe le sponde del fiume, sono visitabili lungo la Via Sacra e risalirebbero fin dalla fine del II secolo a.c., in seguito ampliato e ristrutturato più volte.
Tra le strade extraurbane oggetto di indagini è stata la Via Annia, che ha restituito due nuovi miliari, uno con il nome di Costantino e l'altro con quelli di Gioviano, Valentiniano, Valente e Graziano. Lungo la via, alle porte della città, sono state indagate aree sepolcrali.
La via che collegava Aquileia con la laguna, seguendo la riva destra del Natisone-Torre, iniziava con la monumentale necropoli scavata nel 1941 (impropriamente detta «della Via Annia»).
Nei pressi del porto si è avuto il ritrovamento, nel 1986, di un interessante plinto con iscrizione Publio / Valerio / maroni / patri vergili, probabilmente dedicato al patrigno del poeta Virgilio.
LE STRADE
Nel 148 a.c. da Aquileia ebbe inizio la costruzione della via Postumia che congiungeva l'Adriatico con il Tirreno presso Genova. La strada era una via consolare romana fatta costruire dal console romano Postumio Albino nei territori della Gallia Cisalpina, l'odierna pianura padana, per scopi prevalentemente militari.
Nel 131 a.c., il pretore Tito Annio Rufo diede inizio alla via Annia che collegava Hatria (la moderna Adria) con Patavium (Padova), Altinum (Altino), Iulia Concordia (moderna Concordia Sagittaria, dove incrociava la via Postumia) e infine Aquileia.
I resti del grande porto fluviale sul fiume Natisone (moli, magazzini e strade che si collegavano con la città), costruiti su entrambe le sponde del fiume, sono visitabili lungo la Via Sacra e risalirebbero fin dalla fine del II secolo a.c., in seguito ampliato e ristrutturato più volte.
Tra le strade extraurbane oggetto di indagini è stata la Via Annia, che ha restituito due nuovi miliari, uno con il nome di Costantino e l'altro con quelli di Gioviano, Valentiniano, Valente e Graziano. Lungo la via, alle porte della città, sono state indagate aree sepolcrali.
La via che collegava Aquileia con la laguna, seguendo la riva destra del Natisone-Torre, iniziava con la monumentale necropoli scavata nel 1941 (impropriamente detta «della Via Annia»).
Caratteristici di Aquileia sono infatti i numerosissimi vasi funerari sparsi un po' ovunque anche alla rinfusa (specie al museo archeologico) ed anche le immense fila di 'sassi' lavorati accatastati lungo i tratturi di campagna, intralci alle coltivazioni agricole.
Di questa stessa strada è stata esplorata la parte meridionale presso la laguna: essa seguiva l'andamento non rettilineo del fiume ed era affiancata da necropoli solo da un lato, evidentemente per non ostacolare le operazioni lungo il corso d'acqua. La necropoli ha restituito decine di urne con bei corredi, soprattutto vetri della prima età imperiale.
La via diretta a nord, convenzionalmente detta «Giulia Augusta» in mancanza del nome antico, è stata scoperta, alla periferia della città in località S. Stefano, possedere un vicolo di collegamento con la Via Annia.
Più a sud, nel fondo Jacumin, è stata individuata una fornace. Sul proseguimento della medesima strada a sud sono stati scoperti, presso il museo, dei monumenti sepolcrali, tra cui un ustrinum. A maggior distanza dalla strada sono state rinvenute due fornaci con una serie di vasche per la depurazione dell'argilla e si è recuperato un tesoretto di monete repubblicane.
Di questa stessa strada è stata esplorata la parte meridionale presso la laguna: essa seguiva l'andamento non rettilineo del fiume ed era affiancata da necropoli solo da un lato, evidentemente per non ostacolare le operazioni lungo il corso d'acqua. La necropoli ha restituito decine di urne con bei corredi, soprattutto vetri della prima età imperiale.
La via diretta a nord, convenzionalmente detta «Giulia Augusta» in mancanza del nome antico, è stata scoperta, alla periferia della città in località S. Stefano, possedere un vicolo di collegamento con la Via Annia.
Più a sud, nel fondo Jacumin, è stata individuata una fornace. Sul proseguimento della medesima strada a sud sono stati scoperti, presso il museo, dei monumenti sepolcrali, tra cui un ustrinum. A maggior distanza dalla strada sono state rinvenute due fornaci con una serie di vasche per la depurazione dell'argilla e si è recuperato un tesoretto di monete repubblicane.