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DOMUS GENS FLAVIA

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Roma Via XX settembre

Via XX Settembre è una via lunga oltre un km che collega via delle Quattro Fontane col piazzale di Porta Pia, e corrisponde all'antica via dell'Alta Semita, che attraversa tutto il colle Quirinale. Qui si loca la Caserma dei Corazzieri, le guardie d’onore del Presidente della Repubblica, militari di cavalleria pesante del Reggimento Carabinieri, un tempo guardie d'onore dei re d'Italia.

 
Caserma dei Corazzieri

Nei sotterranei della Caserma dei Corazzieri di via XX Settembre al Quirinale, sono perfettamente conservati alcuni affascinanti resti pertinenti a diverse strutture architettoniche sapientemente inglobate nella odierna mensa della caserma.

Si possono così ammirare:
- un tracciato delle antiche mura urbane di Roma che in questo ambito disegnano in superficie una misteriosa curva,
- porzioni di setti murari di diverso orientamento,
- e incredibilmente conservati notevoli tappeti di mosaici policromi di minutissima e pregiata esecuzione a parete.

DOMUS FLAVIA SOTTO LA CASERMA DEI CORAZZIERI


CASA DEI FLAVI SUL QUIRINALE

Diverse sono state le attribuzioni di proprietà di queste enigmatiche costruzioni attribuite dagli studiosi moderni alla casa della famiglia dei Flavi sul Colle Quirinale.

Effettivamente in via XX Settembre (al Quirinale) scendendo per una ripida scaletta, sotto il vecchio refettorio della caserma dei Corazzieri, accanto al convento delle suore di clausura di Santa Susanna, si nasconde un vero e proprio tesoro.

La sistemazione della pavimentazione del refettorio, nel 1964, portò alla luce resti di edifici e costruzioni tra cui: tratti della prima cinta muraria urbana fatta costruire dal sesto re di Roma Servio Tullio (578-734 a.c.).

Il tempio della gens Flavia (in latino Templum Gentis Flaviae) era un tempio dell’antica Roma situato sul colle Quirinale in posizione ancora non del tutto certa. Era stato costruito da Domiziano, sul sito della casa di suo padre, Vespasiano, in cui egli stesso era nato, nel 51 d.c. e consisteva nel mausoleo dove furono sepolti i membri della famiglia imperiale e in un tempio, inseriti in un recinto sacro.

In passato era stata avanzata l’ipotesi che si trovasse sotto la Caserma dei Corazzieri del palazzo del Quirinale, dove sono stati scavati vari resti: un tratto di Mura serviane, un podio di un tempio e un edificio templare dell’età flavia.


Quest’ultimo edificio, dotato di ninfeo con mosaici parietali di quarto stile era forse la casa privata di Vespasiano, mentre il podio potrebbe essere pertinente al tempio della gens Flavia, come sembra avvalorare anche una fistula trovata nelle vicinanze con il nome di Flavio Sabino, fratello di Vespasiano.

Una più recente ipotesi, secondo la quale la casa di Vespasiano era prossima, ma non identica a quella del fratello, identifica il tempio con resti rinvenuti sotto le terme di Diocleziano (tra l’aula ottagonale, un tempo utilizzata come planetario, e la chiesa di San Bernardo), eliminati in occasione della costruzione del complesso, ad eccezione dell’edificio centrale, rimasto in vista nel recinto delle stesse terme.

I resti permettono di ipotizzare un esteso recinto porticato sui quattro lati, con esedre alternativamente circolari e rettangolari sporgenti dal muro di fondo. Al centro un ampio podio che doveva sorreggere un edificio di forma oggi sconosciuta. 

Dalla decorazione del complesso provengono una testa colossale di Tito oggi al Museo archeologico nazionale di Napoli, rinvenuta nelle vicinanze, e i frammenti di rilievi del cosiddetto “dono Hartwig” , rinvenuti durante la costruzione dei portici dell’attuale piazza della Repubblica (che ripetono la pianta della grande esedra delle terme di Diocleziano).

Un mosaico spettacolare realizzato sulla parete principale di un grande ninfeo (fontana monumentale) risalente al I secolo d.c., che abbelliva la casa della nobile gens Flavia, stirpe degli imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano.


Il mosaico è costituito da una grande composizione a paste di vetro colorate (pasta vitrea). In origine da due piccoli fori visibili sulla parte alta dell’opera fuoriusciva un velo d’acqua che creava un effetto speciale, rendendo più vivi e brillanti i colori delle tessere. Il mosaico è ancora oggi ritenuto un reperto archeologico unico per lo sviluppo parietale, la ricca policromia e gli straordinari effetti prospettici.

Sarebbe bello che potesse un giorno essere asportato e ricostruito nel cortile di un museo romano con la stessa ricostruzione dell'antica fontana. Il velo d'acqua sulle vivaci paste vitree deve essere un colpo d'occhio unico nel genere e nell'effetto su chi guarda.


BIBLIO

- Procopius - De Aedificiis - 3.5.8.11. -
- Bonaventura Overbeke - Degli avanzi delle antichità - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin - Londra - 1739 -
- O. Elia, D. Levi - «Emblema» - G. Becatti (a cura di) - Mosaico c Mosaicisti nell'antichitå - Roma - 1967 -
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -


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