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NORBA - NORMA (Lazio)

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PORTA MAGGIORE (ALTA 15 METRI)

Norba antica è una perla troppo spesso dimenticata tra le colline del Lazio, con le sue mura monumentali e le tante tracce di una vita civile e densa di arte. Venne abitata per solo sette secoli, poco rispetto a molte altre città romane, vivendo come roccaforte imprendibile alcune delle guerre principali dell’età repubblicana, e anni di splendore che rilevabili nelle tracce architettoniche degne di ciclopi.

Il suo ricco e glorioso passato ci è testimoniato dalle splendide domus private di epoca romana, con giardini, decorazioni e mosaici, ed edifici pubblici monumentali, come nel caso delle ampie e graziose terme,

Norba fu prima una città della lega latina, avversaria di Roma nel V secolo, per poi diventare una città romana. Un tempo si pensava che le sue mura ciclopiche fossero romane, oggi si sa che sono più antiche e pelasgiche.


Si ritengono i Pelasgi originari dell'Argolide, da dove sarebbero emigrati sia in Tessaglia, impiantando il culto di Zeus soprattutto a Dodona con il suo oracolo, e in tutto l'Epiro e poi emigrarono a Lesbo, nell'Ellesponto, nella Licia e in alcune zone dell'isola di Creta. 
A sud della Troade, i Pelasgi occuparono la Licia, la Caria e l'isola di Lemno, sino alla fine del VI secolo a.c.. Nel V secolo, sembra che abitassero ancora popolazioni pelasgiche in alcune città dell'Ellesponto di cui però si sono perse le tracce.
Per lo storico Dionigi di Alicarnasso (60 a.c. – 7 a.c.), uno degli storici più attendibili in merito, i Pelasgi erano un popolo greco originario del Peloponneso, che si spostò in Tessaglia e da lì a Creta, alle Cicladi e alla Beozia, altri giunsero nel suolo nord italico fermandosi a Spina alle bocche del Po, mentre altri scesero scontrandosi con gli Umbri.


I Pelgi si allearono invece con gli Aborigeni, con cui uniti combatterono i Siculi, per fondare insieme Caere, Pisa, Saturnia, Alsiums, Falerii e Fescennium. Il nome Norba, comune ad altri centri dell'epoca, significava ""città fortificata".

Nel 1958 lo scrittore e studioso dei miti antichi Robert Graves sostenne che le civiltà delle mura poligonali fossero pelasgiche, seguaci anzitutto della Dea Bianca, nell'Italia del sud chiamata Leucotea, che dominò l'Europa e il Mediterraneo come immagine dell'Aurora, o Grande Madre Natura.

Colpiscono all'entrata principale di Norba la struttura a torre dell’entrata e la muraglia difensiva di dimensioni enormi, con i massi esterni levigati e megalitici che nascondono dietro di essi altri massi di eguale dimensione, poi il muro al suo interno, fatto, via via, di massi più piccoli di riempimento privi di alcun legante o malta.



NORBA ROMANA

Per la sua posizione sopraelevata e le mura ciclopiche, fu una rocca inespugnabile nel corso delle più importanti guerre combattute sul suolo italico dai Romani. I numerosi resti permettono di intuire l’importanza che ebbe questo centro, soprattutto intorno al II secolo a.c. e l’inizio del primo. 

Basti pensare che lo spessore delle sue mura parte da un minimo di 6 metri, consentendo al di sopra anche il passaggio di due carri contemporanei, e che la loro altezza va dai 12 ai 15 metri. 

Coinvolta poi nello scontro tra Silla e Mario, la città parteggiò quest’ultimo, subendo devastanti ritorsioni. La città venne distrutta e molti abitanti per non essere catturati si uccisero mentre altri si trasferirono nella vicina città di Ninfa.

Da allora il centro di Norba declinò, riuscendo solo a sopravvivere fino al II secolo d.c., quando la zona, devastata dalla malaria, fu abbandonata, per poi essere ripopolata nel medioevo, con la costruzione di nuovi centri edificati sopra i resti romani.

STRADA LASTRICATA CON MARCIAPIEDI E PARAPETTO


IL PARCO ARCHEOLOGICO

Poco distante da Norma, in mezzo alla campagna, si trova l’antica città pelasgico-romana, di cui rimangono anzitutto le mura ciclopiche, in opera poligonale, che si estendono per tutto il perimetro della cittadella, con 4 porte principali. 

Parte delle mura, composte da grandi blocchi monumentali, prelevate non lungi dal luogo operativo, è ancora oggi ben visibile, e comprende una massiccia torre quadrata alta 15 metri e l’apertura della Porta Maggiore.

Le mura in opera poligonale sono realizzate con grandi blocchi in calcare, montati l’uno sull'altro senza uso di calce, che cingono la città per un percorso di circa 2,5 km. Le mura sono dette poligonali in quanto le pietre che le costituiscono sono per lo più a poligono, quindi non squadrate, per evitare, in caso di sisma, linee di frattura non interrotte. 


Ma evitava anche che venissero abbattute cercando di crearvi una fessura che si allargasse poi naturalmente sotto i colpi dei nemici. Teniamo conto che è più facile edificare muri con pietre squadrate che non con pietre poligonali. I Pelasgi sapevano squadrare perfettamente le pietre, come del resto sapevano levigarle a perfezione e anche sulle curve, come si dimostra nella Porta Maggiore.

L’accesso al Parco Archeologico avviene oggi attraverso Porta Maggiore, la più bella e la più monumentale rispetto alle altre tre porte: Porta Ninfina, Porta Serrone di Bove e Porta Signina, ubicate in punti strategici per il collegamento con il territorio circostante.

Al suo interno la città presenta due acropoli: una, detta maggiore, situata a nord est con i resti di un tempio dedicato a Diana, di cui si può osservare il perimetro a pianta rettangolare, il muro che separava il pronao dalla cella, e il basamento. 

L’altra acropoli, minore, si trova a sud e conserva i basamenti di due templi, in opera poligonale, ma ignoriamo a quali divinità fossero dedicati. Diana fu un'antichissima Dea di nome Dia che precedette la figura di Zeus, trasformata poi in Bona Dea e appunto Diana.

VASCA PER LA RACCOLTA DELL'ACQUA PIOVANA

Nella parte meridionale della città si erge il basamento di un altro tempio, sempre a pianta rettangolare, dedicato a Giunone Lucina. C'è poi il foro, suddiviso in diversi terrazzamenti appoggiati all’acropoli maggiore, di cui si individua il perimetro, ma non l’architettura originaria della piazza. 

Invece del complesso termale monumentale della città si individua bene il perimetro del bacino ovale di rifornimento e dei diversi ambienti delle terme: il calidarium, il frigidarium, l’apodyterium e il laconicum. Per quanto riguarda l'approvvigionamento di acque, l'unica cosa certa è che Norba era alimentata dall'acqua piovana, conservata in numerosi pozzi o cisterne.

Sono visibili inoltre alcune delle strade principali della città, lastricate e con andamento regolare che collegano l’area centrale del foro con alcuni quartieri della città, dei settori residenziali che ospitano delle domus private di cui si possono riconoscere i perimetri: 
- la casa del grande impluvium, che presenta lo spazio per l’ampio bacino di raccolta dell’acqua nel cortile interno, 
- la casa delle arule, 
- la casa con colonne, 
- la casa dei delfini, raffigurati sul pavimento di rappresentanza, 
- la casa del caduceo, con pavimenti particolari, diversi nei diversi ambienti, decorati a mosaico.

REPERTO DI NORBA ROMANA


GLI SCAVI

Gli scavi condotti a nell’antica città di Norba, grazie alla concessione di scavo che il Consorzio Universitario Benecon ha ricevuto dal Ministero per i Beni e attività culturali, diretti dalla Prof.ssa Stefania Quilici Gigli, Responsabile del Settore Archeologia del Benecon, hanno consentito di riconoscere la forma urbana di una città che, distrutta e non più ricostruita nell’81 a.c., costituisce una sorta di “Pompei repubblicana del Lazio”: strade basolate, templi, terme, case, edifici pubblici, bacini idrici, che si aggiungono alle imponenti mura in opera poligonale che erano sempre rimaste in vista.

Accanto all'impegno scientifico, in accordo con la Regione Lazio, Comune e Compagnia dei Lepini, una ampia campagna di promozione sui social sta riscuotendo incredibile successo. Una serie di flash, sul Museo e sul Parco archeologico, istituiti per valorizzare gli scavi e i ritrovamenti, hanno ricevuto ognuno oltre duemila visualizzazione. L’iniziativa proseguirà ogni sabato, con un nuovo flash, per presentare a un pubblico sempre più ampio i risultati di un impegno che è valso a promuovere un luogo di grande suggestione, recando un importante contributo alla valorizzazione del patrimonio diffuso della penisola italiana.


BIBLIO

- L. Savignoni, R. Mengarelli - Relazione sopra gli scavi eseguiti a Norba nell'estate del 1901 -
- A.G. Saggi - Norba - documentazione storica e fotografica - 1977 -
- G.R. Volpi -Vetus Latium - III - 1726 -
- C.F. Petit-Radel - Recherches sur le monumens cyclopèens - Parigi - 1841 -
- S. Quilici Gigli - Appunti di Topografia per la storia di Norba - 1993-1994 -
- S. Quilici Gigli, P. Carfora, S. Ferrante - Norba: apporti sull'edilizia privata in epoca medio-repubblicana. Le domus a valle dell'Acropoli Minore dallo scavo alla fruizione - 2008 -



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