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TEMPIO DI MINERVA AL FORO TRANSITORIO

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TEMPIO DI MINERVA

Il tempio di Minerva al Foro Transitorio, o Foro di Nerva, fu voluto dall'Imperatore Domiziano che era fervente seguace della Dea. Il tempio fu edificato sotto il regno di Domiziano a partire dal 92 d.c., ma poiché alla morte di questo il Senato ne decretò la "damnatio memoriae", esso viene sempre ricordato con altri nomi:
 
- forum Palladium, per la presenza di un tempio dedicato a Minerva;
- forum transitorium, per la funzione di passaggio tra i quattro fori vicini;
- foro di Nerva, dal nome dell’imperatore che tra il 97 e il 98 d.c. lo inaugurò. e che lo dedicò nell'anno 97.

All’interno dell’area, in epoca repubblicana, era già presente un macellum, andato distrutto nell’incendio del 64 insieme a diverse strutture abitative, pertanto si richiedeva una ristrutturazione importante. Penultimo fra i grandi fori imperiali, noto nelle fonti anche come Transitorium, il foro fu infatti al centro di nuovi e importanti monumenti e ristrutturazioni che abbellirono Roma ancora una volta più di quanto fosse già bella e imponente.

Dunque seppur inaugurato dall’imperatore Nerva nel 97 d.c. fu voluto dal suo predecessore Domiziano (81-96 d.c.) durante una mirata estensione dello spazio urbano che comportò nuove e splendide soluzioni urbanistiche e architettoniche.

TEMPIO E PORTICUS


DESCRIZIONE

Il tempio si ergeva su un alto podio e presentava sulla facciata sei colonne e tre colonne su ciascuno dei lati, ognuna sormontata da un capitello di ordine corinzio. La cella era dotata di abside, secondo una tipologia architettonica affermatasi nell'età imperiale.

Il retro era nascosto alla vista dalla piazza da due ali di muro, che nascondevano alla vista l'alto muro dell'esedra, un incavo semicircolare, sovrastato da una semi-cupola, del Foro di Augusto e il passaggio verso la Porticus absidata, la grande esedra a ferro di cavallo alle spalle del muro perimetrale del Foro di Nerva, che ne costituiva l'ingresso monumentale dal quartiere della Suburra.

DISPOSIZIONE DEL TEMPIO NEL FORO (by Altair4.com)

La Subura o Suburra, era un vasto e popoloso quartiere dell'antica Roma situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale fino alle propaggini dell'Esquilino (Oppio, Cispio e Fagutal), che tra l'altro vide i natali di Gaio Giulio Cesare.

La Porticus absidata era costituita da due piani ad arcate su pilastri in blocchi di peperino, rivestiti in marmo e ornati da lesene di ordine corinzio. Il muro di fondo si appoggiava all'esterno dell'esedra del Foro di Augusto e aveva ingressi verso il Tempio della Pace e verso l'ambiente quadrangolare a lato del tempio di Minerva, verso il Foro di Nerva.


S. MARIA MAGGIORE - COLONNE E MARMI DI SPOGLIO


LA DEVASTAZIONE

Il tempio era ancora ben conservato nel XVI secolo, ma nel 1606 papa Paolo V ne fece fece una colossale opera di spoglio per la costruzione della fontana dell'Acqua Paola sul colle del Gianicolo (1610-12). 

Uno spoglio ulteriore fu operato per la costruzione della cappella Borghese nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sempre a Roma, dove furono riportate le colonne e fregi di marmo; le cononne vennero scanalate e i capitelli vennero dorati come si può vedere nell'immagine qua sopra della Cappella dei principi Borghese,

Al centro del foro, di pianta rettangolare (120 x 45 m), sorgeva dunque il tempio in stile corinzio dedicato a Minerva, circondato su tre lati da un portico, con colonne corinzie e una trabeazione con un fregio riccamente decorato, come si deduce dagli unici resti sopravvissuti, le cosiddette “Colonnacce”, all’angolo tra via Cavour, via Alessandrina e via dei Fori Imperiali.


MINERVA COLPISCE ARACNE


IL MITO DI ARACNE

Il fregio mostra la statua di Minerva armata sull’attico, nella scena della punizione di Aracne da parte di Minerva. Nel mito la Dea, sdegnata per il soggetto della tela della giovane Aracnee per la perfezione tecnica da questa dimostrata, la colpisce più volte in viso con una spola (Met., VI, vv. 132-133).

Ma in realtà la figura nel fregio tiene in mano una spada. Infatti per alcuni la figura inginocchiata, tradizionalmente identificata con Aracne, sarebbe una tessitrice devotamente prostrata di fronte alla Dea, comparsa d’improvviso nell’officina.

Come tutti i miti, o quasi tutti, il mito di Minerva ed Aracne nasconde un mito più antico che è stato cambiato e stravolto nel susseguirsi dei tempi e dei popoli greci. 

Le numerose donne che filano o tessono sarebbero modelli delle virtutes femminili contrapposte all’empia Aracne, che costituisce l’esempio negativo da evitare.

Ma Aracne ha avuto solo la colpa di sfidare la Dea in un arazzo che avrebbe mostrato le abilità di ciascuna. Atena-Minerva avrebbe rappresentato sul telaio il dorato Olimpo con i suoi meravigliosi Dei, mentre Aracne avrebbe mostrato la gloria e le sofferenze umane che esaltano l'eroismo.

Il lavoro più bello, soprattutto per il pathos che contiene è decisamente quello di Aracne, ma Minerva non ci sta, e piena di rabbia, invece di dare la vittoria all'avversaria la punisce trasformandola in ragno, che significato ha tutto questo: che Minerva non sa perdere  e fa i capricci prendendosela con chi non può difendersi?

Alle spalle di Minerva Ergane, protettrice delle arti matematiche e tecniche, troviamo infatti un gruppo composto da tre figure (una anziana, una donna e una bambina) che rappresenta il corso della vita e, ancora oltre, due donne intente a tessere, adempiendo ai loro doveri femminili sotto la tutela di Minerva.

Ora si sa che la Triplice Dea negli aspetti di "ninfa, madre e vegliarda" o "nonna, madre e figlia" o "Dea luna, cacciatrice e infera" ecc. era la Madre Natura che dà la vita, fa crescere e poi fa morire. 

Coll'avanzare dei tempi la Dea arretrò per far posto all'unica Dea guerriera, protettrice di Atene, delle arti femminili, della matematica e pure della guarigione.

Aracne, la Dea Ragno, era una delle antiche Dee che tesseva la tela della creazione delle antiche divinità, mostrandone però il lato mortifero, perchè si tratta della tela del ragno che imprigiona per provocare la morte. 

Il mito era abbastanza inquietante per cui la Dea venne sostituita, e non tanto pacificamente, dalla Dea Atena, corrispondente alla romana Minerva, che era guerriera e portatrice di morte, ma che dava la morte solo ai nemici di Roma.
STAMPA DEL 1495 DEL TEMPIO DI  MINERVA


I RESTI DEL TEMPIO

Oggi del tempio di Minerva si conservano soltanto degli scarsi resti del podio e diversi elementi della sua decorazione architettonica, tra cui un blocco della cornice del frontone. 

Nel Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano è esposto un frammento del fregio, con bucrani e strumenti sacrificali, simile a quello presente sul coevo tempio di Vespasiano, intagliato su lastre applicate ai blocchi della trabeazione. 


Sul lato frontale, come si vede dai disegni precedenti alla demolizione seicentesca, fregio e architrave erano invece occupati dall'iscrizione dedicatoria in cui viene citato l'Imperatore Cesare Nerva, come già detto, il nome dell'Imperatore Domiziano non compare affatto, destinato a scomparire dalla storia e dalla memoria dei posteri per il suo pessimo governo, come si può vedere nell'immagine riportata qua sotto.

Il foro di Nerva è oggi visibile in due parti, separate tra loro da via dei Fori Imperiali. Un tratto del muro perimetrale con colonne aggettanti, note come “Le Colonnacce”, è tutt’ora conservato. Nel Museo dei Fori sono oggi conservati vari frammenti del fregio e parte delle decorazioni marmoree.

Vedi anche: FORO DI NERVA O FORO TRANSITORIO

BIBLIO

- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1984 -
- Heinrich Bauer - Porticus Absidata - in Eva Margareta Seinby - Lexicon Topographicum Urbis Romae - volume IV - Roma - 1999 -
- Heinrich Bauer e Chiara Morselli - Forum Nervae - Eva Margareta Steinby - Lexicon topographicum urbis Romae - II - Roma - Quasar - 1995 -
- Maria Paola Del Moro - Il Foro di Nerva - in Lucrezia Ungaro (a cura di) - Il Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano - Milano - Mondadori Electa - 2007 -
- Eugenio La Rocca - I Fori Imperiali - Progetti Museali editore - Roma - 1996 -



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