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CULTO DI AGATODEMONE

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LARARIO DELLA REGIO V DI POMPEI

I greci tenevano l'effigie dell'Agathodaimon (o Agathos Daimon, in greco: ἀγαθός δαίμων, "demone buono") nelle loro case come buon auspicio poiché era il genio buono. Il termine greco del demone è molto diverso da quello cattolico, Un dáimōn, (essere divino) si trova a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano e spesso ha funzione di intermediario tra i due.

Nella mitologia dell'Antica Grecia era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e pure delle città. Fu presente anche nella mitologia romana soprattutto nella veste di genius loci, venendo associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza.

La sua effigie era un piccolo serpente con la testa coronata e la coda con un fiore di loto, oppure come giovane che reggeva la cornucopia in una mano e nell'altra un mazzo di spighe e papaveri. Agatodemonisti erano chiamati dai romani la gente che non beveva vino mescolato ad acqua, a miele, essenze ecc. come facevano solitamente i Romani.


LA BEVANDA AGATODEMONISTA

Nonostante fosse poco importante nei culti pubblici, 
Pausania il Periegeta (110 - 180) lo riteneva solo 
un epiteto di Zeus), Agatodemone aveva molto 
séguito fra la popolazione greca e si usava 
consacrare in suo onore ogni simposio e ogni 
banchetto ufficiale con libagioni di vino puro, cioè non mescolato, all'uso agatodemonista.

ANTINOO AGATODEMONE
Ne La pace di Aristofane, quando la Guerra ebbe 
intrappolato la Dea della Pace Eirene in una buca 
profonda, Hermes venne ad aiutarla:

«Adesso, oh Greci! è il momento, una volta messi alle spalle alterchi e litigi, che dovremmo liberare la dolce Eirene e tirarla fuori da questo pozzo… Questo è il momento di versare una coppa in onore di Agathos Daimon!
(Aristofane, La Pace)

In Grecia un tempio a lui dedicato era situato presso la strada che portava da Megalopoli (Peloponneso) ai monti Menalo, in Arcadia. 

Gli fu anche dedicato uno degli edifici del culto oracolare di Trofonio (eroe greco divenuto poi un demone) a Livadeia, lungo la strada per Delfi, in Beozia.

Agathos Daimon era inoltre lo sposo o il paredro di Tyche Agathe (Τύχη Ἀγαθή, Buona Fortuna), figlia di Afrodite: 
«Noi a Livadeia sappiamo essere Tyche moglie di Agathos Daimon, il Buono o Ricco Spirito»
(Jane Ellen Harrison, Prolegomeni allo studio della religione greca)

Il suo Numen (essenza divina) poteva essere rappresentato simbolicamente nell'arte come un Serpente (e quindi legato alla Natura e pertanto
alla Madre Terra) oppure come un giovane uomo che sostiene una cornucopia e una scodella in una mano e un papavero e una spiga di grano nell'altra.

Nell'ambiente romano, sempre dotato di molta praticità, Agatodemone venne a rappresentare semplicemente un generico spirito tutelare di buona fortuna, auspice particolare di una continuativa abbondanza di buon cibo e buon vino nelle famiglie, ma pure di fortuna commerciale nelle botteghe in cui venne spessissimo rappresentato.

AGATODEMONI DA ERCOLANO - SERPENTI CON LA CRESTA

TARDA ANTICHITA'

Nell'epoca del sincretismo religioso greco-egizio della tarda antichità, Agatodemone passò nel gruppo degli spiriti tutelari egiziani di protezione e di buona fortuna. A tal proposito è stata rinvenuta una pietra preziosa intagliata con magici emblemi raffigurante l'immagine di Serapide con un coccodrillo, leone solare e la mummia di Osiride circondata da un leone con testa di serpente.

In tal caso Serapide è chiamato Khnum-Agatodemone-Eone, mentre sul retro della gemma figura Arpocrate, ossia Horo, il giovane figlio di Iside ed Osiride, colui che vendica il padre Osiride sconfiggendo il malefico Tifone.

Agatodemone già divinità greca protettrice della vegetazione e della vite, diviene protettore anche delle città. Aveva un proprio edificio presso il culto oracolare di Trofonio vicino Lebadea in Beozia, nella Grecia centrale.



IL LARARIO DI POMPEI

A Pompei è recentemente stato recuperato un bel larario, tra i più eleganti mai visti, pertinente a un ambiente di una casa già in parte scavata agli inizi del Novecento, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone. 

Al centro di una parete con paesaggi idilliaci e una lussureggiante natura con piante e uccelli, si trova l‘edicola sacra con ai lati dipinte le figure dei “Lari” protettori della casa e, al di sotto, due grandi serpenti agatodemoni (demone buono), simbolo di prosperità e buon auspicio. 

Le immagini delle piante con gli animali dipinti dovevano fondersi con quelle vere che dovevano crescere nell’aiuola sottostante il larario, contribuiva all'ambiente favolosamente agreste, sottolineato da un superbo pavone dipinto che sembra razzolare nel terreno del giardino. 

Anche l’ara dipinta al centro dei due serpenti, con le offerte (la pigna e le uova), viene sottolineata  da una piccola ara in pietra ritrovata nel giardinetto e dove si notano tracce di bruciato. prova inconfutabile delle offerte che servivano a onorare le divinità domestiche, affinchè tutelassero il benessere e la prosperità di tutta la famiglia e dei suoi affari economici. 

Sulla parete opposta la scena cambia totalmente con la figurazione di una caccia su fondo rosso con diversi animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero, e che secondo alcuni autori alluderebbe simbolicamente alla vittoria delle forze del bene sul male. Ma i Romani non avevano queste preoccupazioni del tutto cristiane, per loro il bene era che l'impero trionfasse, che potessero ottenere gloria per la loro famiglia e che i loro affari andassero bene.

Del resto il cinghiale uccide Adone che è l'amante di Venere, ma questa sembrerebbe solo una caccia.
Gli archeologi della soprintendenza ancora non si pronunciano e giustamente:
Di certo questo ambiente era una stanza adibita al culto dei Lari, ma è ancora da definire nella disposizione degli spazi, considerata la presenza insolita di alcuni elementi come la vasca bordata dal giardinetto, posta al centro dell’ambiente e lo spazio soppalcato che chiude uno dei lati, ancora interamente da scavare”.


BIBLIO

- Pausania il Periegeta - Periegesi della Grecia - VIII -
- Agatodemone,  Treccani.it - Enciclopedie on line - Istituto dell'Enciclopedia Italiana -
- Leonhard Schmitz - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - William Smith - Boston - 1867 -
- Martin P. Nilsson -  Greek Folk Religion - Columbia University Press -  1981 -
- Jane Ellen Harrison - Prolegomeni allo studio della religione greca - 1922 -
- Leonhard Schmitz - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - Boston - 1867 -

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