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FANUM FORTUNAE - FANO (Marche)

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ARCO  DI AUGUSTO

Secondo Tito Livio, il Fanum era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle dodici città etrusche e durante questi incontri, oltre alle cerimonie religiose, si svolgevano fiere, mercati, spettacoli teatrali e giochi solenni che era proibito interrompere. Il luogo, quindi, doveva essere vasto e provvisto di grandi spazi per accogliere i delegati e manifestazioni di tipo diverso.

La città di Fano, antico centro piceno, come testimoniano i ritrovamenti in città e gli scavi di Montegiove e Roncosambacci, fu poi un importante centro romano, conosciuto come Fanum Fortunae e sorgeva, come sorge tutt'oggi, sull'Adriatico lungo importanti vie di comunicazione.

VIA FLAMINIA
Fano è circondata a nord-ovest dalle colline che degradano dolcemente in prossimità del torrente Arzilla e si trova lievemente sopraelevata rispetto al livello del mare (Arco di Augusto 17 slm). A sud si estende "Piana del Metauro", una delle poche aree pianeggianti delle Marche, che si espande anche all'interno per alcuni Km.  

Con la sconfitta subita dai Galli Senoni nella battaglia di Sentinum (Sassoferrato) nel 295 a.c,, ebbe inizio la colonizzazione romana della zona medio-adriatica, tra cui i terreni di Fano, e la divisione delle terre ai veterani. 

L'importanza della città fu legata sin dall'epoca romana alle vie di comunicazione essendo stata lo sbocco sul Mare Adriatico della consolare Via Flaminia, aperta nel 222 a.c., che piegando verso nord giungeva poi fino a Rimini.

Il generale Asdrubale, varcate le Alpi con gli elefanti intendeva congiungersi al fratello Annibale, ma venne ucciso dalle legioni romane che sbaragliarono l’esercito cartaginese lungo le sponde del fiume Metauro, vicino a Fano, nel 207 a.c.. Si suppone che venne eretto in questa occasione il famoso Tempio della Fortuna a cui sarebbe collegato il nome della città.

Nella pianta attuale della città di Fano e ancora evidente: il decumanus maximus (attuale via Arco d'Augusto), prosecuzione urbana della Strada Consolare Flaminia, ed il cardus maximus ad esso perpendicolare, rintracciabile in parte tra l'attuale Corso Matteotti e la parallela via Nolfi. All'incontro di questi assi stradali si troverebbe il foro.

FANO LE MURA E LA PORTA VERSO IL MARE

GIULIO CESARE

La città ebbe un notevole sviluppo durante il dominio romano grazie alla sua posizione strategica sulla via che congiungeva la valle del Tevere alla Gallia Cisalpina, tanto che nel 49 a.c. Gaio Giulio Cesare la conquistò assieme a Pesaro, dando così inizio alla Guerra Civile contro Gneo Pompeo.
L’antico nome della città, Fanum Fortunae, viene menzionato per la prima volta da Giulio Cesare accanto a quelli di Pesaro e Ancona, tutti centri che egli occupò immediatamente dopo aver oltrepassato il Rubicone, presso Rimini, nel 49 a.c.

CESARE AUGUSTO
FANO SOTTERRANEA
Al tempo di Augusto Fano assunse il nome di Colonia Julia Fanestris e secondo l'uso romana si estendeva su un reticolato di vie ortogonali, sotto all’attuale centro storico. Fu lo stesso imperatore che fece edificare le mura cittadine (di cui si conservano notevoli resti), dotate di torrioni e di una porta a tre fornici, oggi nota come Arco di Augusto e che costituisce uno dei più importanti edifici di età romana delle Marche. 
L’Arco era originariamente sormontato da un grande attico a pseudoportico, andato distrutto nel 1463 durante un assedio di Federico da Montefeltro. La maggior parte dei monumenti di Fano vennero eretti sotto l'imperatore Augusto, tra il 27 a.c. e il 14 d.c.. Tacito afferma che nel 69 d.c. l’imperatore Vespasiano si ferma a Fano.


AURELIANO

La città mantenne la sua importanza fino all’età tardoimperiale, quando nei pressi di questa città nel 271 l’imperatore Aureliano sconfisse gli invasori Alemanni o Jutungi in quella che passò alla storia come la battaglia di Fano, che segnò la fine del tentativo degli Alemanni di raggiungere Roma, sconfitti dall'imperatore Aureliano.

Nel 399 vi sostò l’imperatore Onorio con il generale Stilicone e nel 410 vi fece tappa il pontefice Innocenzo I, diretto a Ravenna per chiedere aiuto contro le orde di Alarico che minacciavano Roma.


NARSETE

Durante la Guerra gotica del VI secolo, a causa proprio della sua brillante posizione nei collegamenti tra nord e sud, Fano venne assediata e devastata dagli Ostrogoti di Vitige nel 538, ma poco tempo dopo Narsete portò a termine la conquista dell'Italia avviata da Belisario sotto Giustiniano, sconfiggendo gli ultimi re goti Totila e Teia e i Franchi, dopodichè fece ricostruire Fano dall'esercito bizantino,

Successivamente Fano entrò a far parte della Pentapoli marittima, detta anche Pentapoli bizantina, una circoscrizione militare che comprendeva Romagna, Marche e Umbria, con le città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, governata da un duca (dux) nominato da e sotto l'autorità dell'esarca d'Italia (584-751) a cui era sottoposto.
Subì successivamente l'occupazione dei Longobardi e dei Franchi, fino a quando Ottone III, re d'Italia e di Germania dal 983 al 1002 e imperatore del Sacro Romano Impero dal 996 al 1002, non la donò a papa Silvestro II.


BASILICA VITRUVIANA
Al centro della città fu edificata la Basilica Vitruviana (oggi scomparsa), così detta dal nome dell’architetto che la progettò descrivendola poi nel suo famoso trattato. Dall’età augustea fino al terzo secolo d.c. questo grande edificio a portici e colonne affacciato sul foro cittadino svolse il ruolo di luogo di incontro per i cittadini e di contrattazione per i mercanti.
Un indirizzo importante per studiosi e appassionati di Vitruvio e di storia antica a Fano è il Centro Studi Vitruviani che conserva un’imponente banca dati cartacea e informatica sull’opera vitruviana e i suoi rapporti con lo sviluppo dell’architettura e della cultura occidentale dal Rinascimento ai giorni nostri. Il Centro, inoltre, gestisce uno spazio espositivo permanente dedicato a Vitruvio, alla Basilica di Fano e alle tematiche della rappresentazione della comunicazione dell’architettura classica e moderna.

MOSAICO DI DIONISO

MOSAICO DI DIONISO

Mosaico di Dioniso su una pantera, del II sec d.c.  apparteneva ad una Domus di Fano di cui decorava il triclinio, e fu rinvenuto nel 1952 nell’incrocio tra via Montevecchio e via Guido del Cassero non lontano dall’Arco di Augusto. 

Il mosaico in opus tessellatum in bianco e nero, inquadrato da doppia linea marginale scura, occupato da decorazione a triangoli, quadrati e rettangoli aveva come emblema centrale Dioniso o Bacco che cavalca una pantera fra le viti e tiene in mano un tirso, bastone con avvolte edera e vite.

Tralci di vite inquadrano la scena e l’emblema è incorniciato da una treccia a tre capi. Uno dei due lati corti del mosaico termina con una fascia decorata a girali d’acanto uscenti simmetricamente da una figura centrale femminile alata e uscente da un cesto contenente quadrupedi. 

MOSAICO DEL TRIDENTE


MOSAICO DEL TRIDENTE 

Gli antichi attribuivano a Poseidone le scosse di terremoto che provocava sbattendo il suo tridente. Il Dio compare nudo con un mantello, a figura intera, barbato e cavalca una quadriga di ippocampi che galoppavano sulle onde aperte al loro passaggio. 


LE MURA

Il culmine della presenza romana si ebbe durante il I periodo imperiale Augusteo in cui l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto donò l’ insediamento di mura di cinta elevandolo allo stato di colonia (Colonia Julia Fanestri).

Completate nel 9 d.c., le mura si conservano ancora oggi per circa i due terzi della cinta dell'epoca che si dirige a nord-ovest dalla porta di Augusto fino a raggiungere la quattrocentesca Rocca Malatestiana. A metà delle mura romane si apre una porta minore di accesso alla città detta porta della Mandria dato che nel passato vi pascolavano le greggi. Aveva la funzione di consentire alla Flaminia di uscire dalla città per dirigersi a nord e raggiungere Pisaurum.



ARCO D'AUGUSTO

L'arco d'Augusto fu la principale porta d'accesso alla città Fanum Fortunae dove esistevano almeno altre due porte: una posta a sud e l'altra, prossima al mare, all'estremità est del decumano massimo. Costruito sul punto in cui la via Flaminia s'innesta nel decumano massimo della città, il monumento si data, tramite l'iscrizione del fregio, al 9 d.c., costituito da due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore, la cui chiave di volta è decorata con una rappresentazione d'animale oggi non più riconoscibile. 

Il corpo base, ancora ben conservato, sosteneva una seconda struttura, ormai andata perduta, che ne costituiva l'attico formato da un porticato in cui si aprivano sette finestre arcuate separate da otto semicolonne. Comunque, nonostante la comune dicitura, non si tratta di un "Arco", ma di una " Porta".


STRADA CONSOLARE FLAMINIA

CIPPO GRACCANO
Venne edificata e resa stabile attorno al 223 a.c. e stabilì le sorti di Fano come di altri molteplici centri, per l'enorme facilitazione dei commerci e per la sicurezza del sito, dove i legionari potevano transitare agevolmente e accorrere in caso di bisogno.


CIPPO DI TERENZIO VARRONE

Il Cippo Graccano, o di Marco terenzio Varrone, reperito nel 1735 in località S.Cesareo, e riconducibile o agli anni 82-81 a.c. o 75-74 a.c., è un  grosso parallelepipedo di arenaria con l’iscrizione: 

MARCO TERENZIO VARRONE LUCULLO, FIGLIO DI MARCO,
IN VESTE DI PROPRETORE, HA FATTO RIPRISTINARE,
IN ESECUZIONE DI UNA DELIBERA DEL SENATO I CIPPI DI CONFINE,
LA’ DOVE LI AVEVANO FISSATI PUBLIO LICINIO,
APPIO CLAUDIO E GAIO GRACCO IN QUALITA’ DI TRESVIRI
INCARICATI DI DARE, ASSEGNARE E GIUDICARE I TERRENI

L’iscrizione, ritrovata nel 1735 in località S.Cesareo, è riconducibile agli anni 82-81 a.c. o 75-74 a.c., e stabilisce una nuova divisione delle particelle di territorio, per opera di Marco Terenzio Varrone Lucullo, ripristinando il frazionamento del 132 a.c. e documenta la presenza dei romani a Fano dalla divisione del territorio precedente a questo cippo e cioè dai tempi della legge del 133 a.c.. Si trattava della lex Sempronia anche in territorio fanese, proposta dallo sfortunato tribuno della plebe Tiberio Gracco


BIBLIO


- Purcaro V., Mosaici - in “Fano Romana” - Fano - 1992 -
- Luciano De Sanctis - Quando Fano era romana - Minardi Editore - 1998 -
- Pietro Maria Amiani - Memorie istoriche della città di Fano - 1751-1967 -
- Ulrico Agnati - Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino - Roma - L’Erma di Bretschneider - 1999 -


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