ARCO DI AUGUSTO |
Secondo Tito Livio, il Fanum era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle dodici città etrusche e durante questi incontri, oltre alle cerimonie religiose, si svolgevano fiere, mercati, spettacoli teatrali e giochi solenni che era proibito interrompere. Il luogo, quindi, doveva essere vasto e provvisto di grandi spazi per accogliere i delegati e manifestazioni di tipo diverso.
VIA FLAMINIA |
Il generale Asdrubale, varcate le Alpi con gli elefanti intendeva congiungersi al fratello Annibale, ma venne ucciso dalle legioni romane che sbaragliarono l’esercito cartaginese lungo le sponde del fiume Metauro, vicino a Fano, nel 207 a.c.. Si suppone che venne eretto in questa occasione il famoso Tempio della Fortuna a cui sarebbe collegato il nome della città.
FANO LE MURA E LA PORTA VERSO IL MARE |
Durante la Guerra gotica del VI secolo, a causa proprio della sua brillante posizione nei collegamenti tra nord e sud, Fano venne assediata e devastata dagli Ostrogoti di Vitige nel 538, ma poco tempo dopo Narsete portò a termine la conquista dell'Italia avviata da Belisario sotto Giustiniano, sconfiggendo gli ultimi re goti Totila e Teia e i Franchi, dopodichè fece ricostruire Fano dall'esercito bizantino,
Un indirizzo importante per studiosi e appassionati di Vitruvio e di storia antica a Fano è il Centro Studi Vitruviani che conserva un’imponente banca dati cartacea e informatica sull’opera vitruviana e i suoi rapporti con lo sviluppo dell’architettura e della cultura occidentale dal Rinascimento ai giorni nostri. Il Centro, inoltre, gestisce uno spazio espositivo permanente dedicato a Vitruvio, alla Basilica di Fano e alle tematiche della rappresentazione della comunicazione dell’architettura classica e moderna.
MOSAICO DI DIONISO |
MOSAICO DI DIONISO
Mosaico di Dioniso su una pantera, del II sec d.c. apparteneva ad una Domus di Fano di cui decorava il triclinio, e fu rinvenuto nel 1952 nell’incrocio tra via Montevecchio e via Guido del Cassero non lontano dall’Arco di Augusto.
Il mosaico in opus tessellatum in bianco e nero, inquadrato da doppia linea marginale scura, occupato da decorazione a triangoli, quadrati e rettangoli aveva come emblema centrale Dioniso o Bacco che cavalca una pantera fra le viti e tiene in mano un tirso, bastone con avvolte edera e vite.
Tralci di vite inquadrano la scena e l’emblema è incorniciato da una treccia a tre capi. Uno dei due lati corti del mosaico termina con una fascia decorata a girali d’acanto uscenti simmetricamente da una figura centrale femminile alata e uscente da un cesto contenente quadrupedi.
MOSAICO DEL TRIDENTE |
MOSAICO DEL TRIDENTE
Gli antichi attribuivano a Poseidone le scosse di terremoto che provocava sbattendo il suo tridente. Il Dio compare nudo con un mantello, a figura intera, barbato e cavalca una quadriga di ippocampi che galoppavano sulle onde aperte al loro passaggio.
LE MURA
Il culmine della presenza romana si ebbe durante il I periodo imperiale Augusteo in cui l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto donò l’ insediamento di mura di cinta elevandolo allo stato di colonia (Colonia Julia Fanestri).Completate nel 9 d.c., le mura si conservano ancora oggi per circa i due terzi della cinta dell'epoca che si dirige a nord-ovest dalla porta di Augusto fino a raggiungere la quattrocentesca Rocca Malatestiana. A metà delle mura romane si apre una porta minore di accesso alla città detta porta della Mandria dato che nel passato vi pascolavano le greggi. Aveva la funzione di consentire alla Flaminia di uscire dalla città per dirigersi a nord e raggiungere Pisaurum.
ARCO D'AUGUSTO
L'arco d'Augusto fu la principale porta d'accesso alla città Fanum Fortunae dove esistevano almeno altre due porte: una posta a sud e l'altra, prossima al mare, all'estremità est del decumano massimo. Costruito sul punto in cui la via Flaminia s'innesta nel decumano massimo della città, il monumento si data, tramite l'iscrizione del fregio, al 9 d.c., costituito da due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore, la cui chiave di volta è decorata con una rappresentazione d'animale oggi non più riconoscibile.
STRADA CONSOLARE FLAMINIA
CIPPO GRACCANO |
CIPPO DI TERENZIO VARRONE
Il Cippo Graccano, o di Marco terenzio Varrone, reperito nel 1735 in località S.Cesareo, e riconducibile o agli anni 82-81 a.c. o 75-74 a.c., è un grosso parallelepipedo di arenaria con l’iscrizione:
MARCO TERENZIO VARRONE LUCULLO, FIGLIO DI MARCO,IN VESTE DI PROPRETORE, HA FATTO RIPRISTINARE,
IN ESECUZIONE DI UNA DELIBERA DEL SENATO I CIPPI DI CONFINE,
LA’ DOVE LI AVEVANO FISSATI PUBLIO LICINIO,
APPIO CLAUDIO E GAIO GRACCO IN QUALITA’ DI TRESVIRI
INCARICATI DI DARE, ASSEGNARE E GIUDICARE I TERRENI
L’iscrizione, ritrovata nel 1735 in località S.Cesareo, è riconducibile agli anni 82-81 a.c. o 75-74 a.c., e stabilisce una nuova divisione delle particelle di territorio, per opera di Marco Terenzio Varrone Lucullo, ripristinando il frazionamento del 132 a.c. e documenta la presenza dei romani a Fano dalla divisione del territorio precedente a questo cippo e cioè dai tempi della legge del 133 a.c.. Si trattava della lex Sempronia anche in territorio fanese, proposta dallo sfortunato tribuno della plebe Tiberio Gracco
BIBLIO
- Purcaro V., Mosaici - in “Fano Romana” - Fano - 1992 -
- Pietro Maria Amiani - Memorie istoriche della città di Fano - 1751-1967 -
- Ulrico Agnati - Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino - Roma - L’Erma di Bretschneider - 1999 -