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VILLA DI SAN BIAGIO (Sicilia)

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La villa di San Biagio è una villa extraurbana romana, posta nella frazione di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, che risale alla fine del II o inizi del I secolo a.c., sorta in un sito abitato già in età ellenistica (III - II secolo a.c.), venne risistemata nella prima età imperiale (metà del I sec. d.c; II sec. d.c.), soprattutto nel settore termale.

La villa sorse come ampliamento di una precedente costruzione risalente al I secolo a.c., come si evince da alcuni pavimenti dell'epoca rivestiti da un impasto di calce grassa e di piccoli cocci utilizzato dagli antichi romani per garantire un'assoluta impermeabilità.

Era una delle residenze di lusso più importanti costruite in Sicilia tra la fine del secondo e l’inizio del primo secolo a.c.. Con il suo grande cortile porticato circondato da stanze, il complesso termale, i raffinati mosaici e la sfarzosa sala banchetti, utilizzata come sala da ricevimento e rappresentanza, la villa romana di San Biagio è uno dei tesori archeologici da scoprire nel territorio di Terme Vigliatore, nel Messinese. 


Per rilanciarla e migliorarne la fruizione è stato sottoscritto un accordo di gestione integrata di cinque anni, tra il direttore del Parco archeologico di Tindari, Mimmo Targia e il commissario straordinario del Comune di Terme Vigliatore, Angelo Sajeva.

"L’accordo– spiegano dall’assessorato regionale dei Beni culturali – nasce dalla volontà di creare forme di collaborazione partecipata nella gestione del territorio con lo scopo di sensibilizzare operatori e cittadini nella valorizzazione e nella migliore utilizzazione del patrimonio regionale.

Attraverso l’accordo, in particolare, il comune di Terme Vigliatore si è impegnato a provvedere alla gestione delle aree verdi dell’area demaniale regionale e a sostenere i costi delle manutenzioni dei percorsi di visita, sentieri e passerelle, nonché dei sistemi di illuminazione e di approvvigionamento e distribuzione idrica in coerenza con i compiti svolti dalla direzione del Parco e della tutela esercitata dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Messina
. "

Tra le attività di cui il Comune si farà carico, con proprie risorse, anche lo smaltimento dei rifiuti e piccole opere di manutenzione per la conservazione e il restauro dei manufatti e dei reperti della villa romana o delle aree archeologiche vicine, conservati anche in altri magazzini del Parco. 

Particolare attenzione sarà rivolta ai mosaici, agli intonaci, e a eventuali interventi urgenti di messa in sicurezza di accessi percorsi di visita e di impianti. Nell’ambito dell’accordo, il Comune potrà utilizzare il sito per iniziative culturali concordate apponendo anche segnaletica adeguata e realizzando materiale promozionale condiviso con la direzione del Parco; il tutto nella logica della migliore tenuta e fruizione dei luoghi.


Questo accordo va nella direzione della massima valorizzazione di un sito storico di massima importanza e supera la logica dei compartimenti stagni, tanto in voga nel passato– dichiara l’assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà – il patrimonio regionale appartiene a tutti e ciascuno di noi deve farsi carico della migliore valorizzazione attivando i possibili meccanismi virtuosi di valorizzazione, mantenimento e ottimizzazione all’interno di strategie condivise che tengano conto del potenziale offerto dal territorio, sul quale costruire concrete azioni culturali”.

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 prevede la possibilità di attivare il massimo coinvolgimento delle realtà locali anche al fine di trovare soluzioni che consentano la massima fruizione del potenziale offerto dal territorio– dice il direttore del Parco, Mimmo Targia – La prima azione su cui sto puntando è quella della consapevolezza e della partecipazione attiva degli enti territoriali coinvolti dal Parco di Tindari”.

La villa, riportata alla luce negli anni cinquanta, è tra gli esempi più interessanti di villa di lusso suburbana rinvenuta lungo lo sviluppo dell'attuale Strada Statale 113, lungo  l'antico tracciato della Consolare Valeria sulla tratta viaria Mylae - Pactae o Pactis attraverso Týndaris.

I MOSAICI

LA STORIA

La villa ha traversato nella sua frequentazione tre periodi principali:

- Età tardo-repubblicana.
- Età augustea.
- Età traianea-adrianea.

In età bizantina la frequentazione venne interrotta per probabile distruzione a seguito del terremoto del 365 d.c., probabilmente il terremoto di Creta descritto da Ammiano Marcellino, lo stesso evento che portà alla parziale demolizione della vicina Villa di Patti, e alla devastante frana che determinerà lo sprofondamento della città di Tindari, e al tramonto della civiltà ad essa collegata.

Il sito è composto dalla zona abitativa e da un complesso termale con splendidi mosaici, denominato dai Romani “Fons Veneris”, Fonte di Venere. 



DESCRIZIONE

L'edificio, a pianta quadrata, si articola su un cortile interno circondato da un portico che si avvale di una serie di otto colonne per lato. Le strutture comprendono tre corpi adiacenti sulla direttrice est - ovest, con prospetto a nord - ovest, con ambienti di servizio ad oriente, ambienti privati al centro e impianto termale ad occidente.


Gli Ambienti:

Appartamento per il dominus, stanza da letto, sale: Cubiculum, Oecus. 
Appartamento per la domina, stanza da letto, sale: Cubiculum, Oecus.
Deposito, dispensa, granaio: Cella penaria.
Stanze: Cellae
Corridoio: Oecus.
Guardiole: Celle ostiarie.
Ingresso: Vestibulum.
Giardino porticato: Peristilium.


La stanza principale è il Tablinium, che fungeva da sala di ricevimento, con un bel pavimento a mosaico geometrico bianco e nero, aperto sul lato sud cortile con esposizione a tramontana. Era la stanza principale della domus, utilizzata come sala da ricevimento e rappresentanza, ma pure alla custodia e conservazione dei documenti di famiglia. 

L'ambiente, presenta una pavimentazione in marmi colorati tagliati ad esagono e uniti in forma di mosaico realizzato all'interno di una cornice in sagome regolari, alle pareti presenta brani, resti e tracce di pitture.



AMBIENTI DI SERVIZIO

- Cortile porticato
- Casa, ambienti:
- Magazzino
- Cisterna

LE TERME


LE TERME

La Villa presenta un notevole sistema di canalizzazioni realizzate per consentire agli aristocratici di beneficiare delle acque termali che sgorgavano dalle sorgenti della zona. 

Le terme di acque sulfuree e alcaline delle sorgenti minerali consentivano oltre al relax, di curare varie patologie. L'area dedicata alle terme è divisa in tre ambienti destinati al bagno in acqua fredda (Frigidarium), tiepida (Tepidarium) e calda (Calidarium). 

I locali erano riscaldati per mezzo di flussi d'aria calda o vapore immessi attraverso un doppio pavimento e lungo le pareti mediante condotte in coccio:

- Frigidarium, ambiente freddo, con mosaico in bianco e nero con scena di pesca, delfini, pescespada, opera, probabilmente di un mosaicista italico.
- Tepidarium, ambiente tiepido.
- Calidarium con Laconicum, con forno: Praefurnium, con locali di servizio, scala d'accesso e corridoio. 

I locali venivano riscaldati per mezzo di correnti d'aria calda fatta circolare attraverso un doppio pavimento e lungo le pareti.

- Apodyterion, spogliatoio.
- Unctorium, sala massaggi.
- Destrictarium, sala pulizia corpo.
- Tre vasche.
- Una piscina.

L’area dedicata alle terme era dotata di Apoditerya (spogliatoi) e di 3 sale destinate al bagno: 

- un Calidarium (con acqua calda), 
- un Tepidarium (tiepida) 
- un Frigidarium (fredda), quest’ultima abbellita da un mosaico raffigurante una barca di pescatori, 4 delfini e un pescespada. 



ANTIQUARIUM

Infine, accanto ai resti della villa sorge un Antiquarium, dove sono esposti al pubblico gli oggetti ed il mobilio che arredava la lussuosa villa. L'ambiente, di proporzioni ridotte, è ubicato lungo lo sterrato dell'ingresso con varco sulla strada statale.

Qui sono inoltre esposti al pubblico frammenti di sculture, stucchi e ceramiche che arredavano la ricca casa. In epoca recente ospita materiale didattico, la biglietteria i servizi accessori e il personale preposto alla cura e sorveglianza del sito.



GLI SCAVI

L'espansione edilizia del centro nella prima metà del XX secolo portò a diverse segnalazioni alla locale soprintendenza, sebbene l'esistenza dell'insediamento archeologico fosse stato già rilevato durante la realizzazione di una piattaforma in calcestruzzo per traliccio per la linea dell'energia elettrica. 

Luigi Bernabò Brea, soprintendente alle antichità della Sicilia orientale e precursore del metodo stratigrafico, condusse le prime indagini archeologiche per procedere agli scavi agli inizi degli anni cinquanta. 

Le ricerche dirette da Vinicio Gentili, medaglia d'oro di civica benemerenza per le sue preziose ricerche archeologiche, svelarono nella villa la residenza padronale, il complesso termale privato e le strutture di servizio.

Nel 1966 fu allestito uno spazio espositivo, recentemente riaperto in forma di sala didattica, e furono realizzate le strutture protettive ancora oggi funzionali alla salvaguardia dei pavimenti musivi e dei lembi di pittura parietale.



BIBLIO

- Fasolo Michele - "Tyndaris e il suo territorio II: Carta archeologica del territorio di ..." - "Guida d'Italia" - "Sicilia" - Touring Club Italiano - 2018 -
- Luigi Bernabò Brea - Musei e monumenti in Sicilia - Istituto Geografico De Agostini - Novara - 1958 -
- "I Greci in Adriatico nell'età dei kouroi" - dedicato a Gino Vinicio Gentili -
- Maria Amalia Mastelloni - Lipari (Messina) 1942-1987: da un sopralluogo alla creazione di un grande istituto. Storie di impegno sociale, ricerca e studio - a cura di R. Panvini e F. Nicoletti - Catania - 2020 -   

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