L'impero Romano fu il potere più democratico che sia esistito ai suoi tempi, e tutto sommato è più democratico di tanti stati attuali compreso quello italiano odierno.
Tuttavia viene tacciato di essere stato un popolo despota e imperialista contro la povera gente. I ricchi patrizi non avrebbero lasciato nulla ai poveri plebei. Era la guerra tra gli Optimate (patrizi) e i Populares (plebei).
3) I Romani davano tutti i diritti e tutti i beni all'aristocrazia ignorando la plebe.
Ricordiamo tanto per iniziare che Giulio Cesare fu esponente dei Populares contro la fazione degli Optimates.
Vediamo allora le leggi promulgate dai magistrati romani a favore della plebe, in un mondo dove c'erano monarchie assolute in oriente e capi tribù con poteri assoluti nell'Europa del nord.
Fin dall'età molto antica i plebei potevano essere ufficiali dell’esercito (tribuni militum) e membri aggiunti del senato (conscripti).
- 494 a.c. - TRIBUNIS PLEBIS - a seguito della prima ribellione della plebe, si ottenne il riconoscimento di un'importante magistratura, quella dei tribuni della plebe (inizialmente furono solo due, poi il loro numero si stabilizzò in dieci).
La Secessio Plebis fu la lotta politica adottata dalla plebe, tra il V ed il III secolo a.c., per ottenere la parità di diritti con i patrizi. La secessione comportava che la plebe abbandonava in massa la città lasciando tutti i negozi e le botteghe artigiane chiuse. In tal modo non era nemmeno possibile convocare le leve militari che all'epoca si basavano molto sui plebei.
Secondo lo storico Publio Annio Floro le secessioni furono quattro: 494-493; 451-449; 445; 376-371.
I tribuni della plebe avevano i poteri di:
- ius auxilii (diritto d'aiuto: il tribuno poteva intervenire per salvare chiunque fosse minacciato da un magistrato)
- intercessio (il diritto di veto contro i decreti dei magistrati, le delibere dei comizi e i senatusconsulta in contrasto con gli interessi della plebe),
- sacrosanctitas inviolabilità personale.
SECESSIO PLEBIS |
Sempre nel 494 a.c. venne creato il
- CONCULIM PLEBIS Concilio della Plebe, un'assemblea riservata ai plebei all'interno dei Comitia Tributa (una delle assemblee con poteri legislativi e giudiziari).
In seguito alla secessione della plebe sul Monte Sacro per rivendicare il diritto di partecipare alla vita politica della civitas. La plebe, oltre ai concilia plebis, e i tribuni della plebe, creano gli edili; le delibere della plebe raccolta nell'assemblea convocata dal tribuno della plebe prenderanno il nome di plebiscita (plebisciti). Da queste assemblee saranno esclusi i patrizi affinchè la plebe abbia una propria iniziativa politica.
- 451-450 a.c - Redazione da parte dei decemviri delle
DUODECIM TABULARIS LEGES
Leggi delle XII tavole, raccolta di leggi scritte per evitare le interpretazioni di parte, affisse nel Foro pubblico. Così l’interpretazione del diritto venne esteso ai plebei che poterono finalmente partecipare all’approvazione degli atti dei comizi.
In pratica vennero messe per iscritto le leggi orali (le consuetudini). Cicerone narra che ancora ai suoi tempi (I sec. a.c.) il testo delle Tavole veniva imparato a memoria dai bambini come un poema d'obbligo, e Livio le definisce come “fonte di tutto il diritto pubblico e privato ”. Il linguaggio delle tavole è arcaico ed ellittico. Alcuni studiosi suppongono che le norme siano state scritte in metrica, per facilitare la memorizzazione.
- 445 a.c. - promulgazione della LEX CANULEIA. Si abolisce il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei.
« Infatti all'inizio dell'anno il tribuno della plebe Gaio Canuleio presentò una legge sul matrimonio tra patrizi e plebei in seguito alla quale i patrizi ebbero a temere che il loro sangue fosse contaminato e ne fossero sconvolti i diritti detenuti dalle famiglie del patriziato. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
- 444 a.c. - Deferimento della potestà consolare a TRIBUNI MILITUM CONSULARI POTESTATE esteso anche ai plebei.
- 409 a.c. - la carica di QUESTOR (questore) viene estesa anche alla plebe (importantissimo perchè chi era stato questore entrava a far parte di diritto del Senato). All'inizio questori, (magistrati minori) possedevano giurisdizione criminale (quaestores parricidii), in seguito competenze amministrative, supervisionando e gestendo il tesoro e le finanze
- 367 a.c. - LEGGI LICINIE-SESTIE (dai tribuni della plebe: Licinio Stolone e Sestio Laterano) stabilirono che:
- i plebei potevano accedere al consolato, anzi, ogni anno uno dei due consoli doveva necessariamente essere un plebeo (pratica non sempre seguita, ma la cosa importante era poter accedere al consolato);
- il possesso dell' ager publicus da parte dei privati non doveva superare i 500 iugeri (125 ettari). Questa legge prevedeva una redistribuziione delle terre, prerogativa dei patrizi, così che anche i plebei potessero usufruire delle terre coloniali;
- doveva essere limitata l'usura per i debiti contratti dai plebei con i patrizi.
Si iniziò a dare ai plebiscita, pur non votati da tutto il popolo, valore di lex publica, tale da vincolare l’intera cittadinanza (compresi i patrizi, ridotti ormai a una percentuale esigua).
- 356 a.c. - Viene nominato il primo DICTATOR (dittatore) plebeo.
- 339 a.c. - la carica di CENSOR (censore) viene estesa ai plebei.
« La censura si era resa necessaria non solo perché non si poteva più rimandare il censimento che da anni non veniva più fatto, ma anche perché i consoli, incalzati dall'incombere di tante guerre, non avevano il tempo per dedicarsi a questo ufficio. Fu presentata in senato una proposta: l'operazione, laboriosa e poco pertinente ai consoli, richiedeva una magistratura apposita, alla quale affidare i compiti di cancelleria e la custodia dei registri e che doveva stabilire le modalità del censimento. » (Tito Livio, Ab urbe condita, IV, 8)
- 337 a.c.- PRAETOR (Pretore) La carica della pretura viene estesa ai plebei. Il Pretore era un magistrato dotato di imperium (impartire ordini) e iurisdictio (impostare in termini giuridici la controversia). Il pretore poteva concedere l'actio, cioè lo strumento con cui si permetteva ad un cittadino romano che chiedeva tutela, nel caso in cui non ci fosse una lex che prevedesse la tutela, di agire in giudizio dinanzi al magistrato.
- 320 a.c. - tutte le magistrature vengono estese anche ai plebei.
- 326 a.c. LEX PETELIA secondo Tito Livio - 313 a.c. secondo Marco Terenzio Varrone con la legge Petelia fu abolito l'imprigionamento per debiti (nexum).
Si iniziò a dare ai plebiscita, pur non votati da tutto il popolo, valore di lex publica, tale da vincolare l’intera cittadinanza (compresi i patrizi, ridotti ormai a una percentuale esigua).
- 339 a.c. - la carica di CENSOR (censore) viene estesa ai plebei.
« La censura si era resa necessaria non solo perché non si poteva più rimandare il censimento che da anni non veniva più fatto, ma anche perché i consoli, incalzati dall'incombere di tante guerre, non avevano il tempo per dedicarsi a questo ufficio. Fu presentata in senato una proposta: l'operazione, laboriosa e poco pertinente ai consoli, richiedeva una magistratura apposita, alla quale affidare i compiti di cancelleria e la custodia dei registri e che doveva stabilire le modalità del censimento. » (Tito Livio, Ab urbe condita, IV, 8)
- 337 a.c.- PRAETOR (Pretore) La carica della pretura viene estesa ai plebei. Il Pretore era un magistrato dotato di imperium (impartire ordini) e iurisdictio (impostare in termini giuridici la controversia). Il pretore poteva concedere l'actio, cioè lo strumento con cui si permetteva ad un cittadino romano che chiedeva tutela, nel caso in cui non ci fosse una lex che prevedesse la tutela, di agire in giudizio dinanzi al magistrato.
- 320 a.c. - tutte le magistrature vengono estese anche ai plebei.
- 326 a.c. LEX PETELIA secondo Tito Livio - 313 a.c. secondo Marco Terenzio Varrone con la legge Petelia fu abolito l'imprigionamento per debiti (nexum).
- 300 a.c.- LEX OGULNIA le cariche dei collegi sacerdotali (pontificato e augurato) con la Lex Ogulnia (promulgata per plebiscito) viene estesa anche ai plebei. Vennero aumentati i pontefici da 4 a 8, stabilendo che 4 fossero plebei, mentre gli auguri passarono da 4 a 9, dei quali 5 dovevano essere plebei.
- 287 a.c. - secessione della plebe sul Gianicolo e conseguente Lex Hortensia, si sancì la parità tra plebei e patrizi, in quanto i plebiscita ebbero valore automatico di leggi, anche senza approvazione del senato.
GIURISTA GAIO |
- 254 a.c. - si ebbe il primo pontefice massimo plebeo.
- 172 a.c. - si ebbero per la prima volta entrambi i consoli plebei,
- 131 a.c. - si ebbero due censori plebei.
-180 - Il giurista romano Gaio nelle sue Istituzioni dà la seguente definizione di plebiscitum comparandolo all'istituto della Lex:
G. 1.3: «Lex est quod populus iubet atque constituit; plebiscitum est quod plebs iubet atque constituit»
La Legge è ciò che il popolo comanda e stabilisce. Il plebiscito è ciò che la plebe comanda e stabilisce.
Nel I secolo a.c. il patriziato, che si stava progressivamente estinguendo, venne ampliato con l'immissione di nuove famiglie, le più ricche tra la plebe, nel Senato.
COMMENTO
Oggi potremmo definire patrizi i grandi capitalisti e i politici che li sostengono. Saremmo molto lieti se il popolo, cioè la plebe, avesse, in Italia ma non solo, gli stessi diritti degli attuali patrizi, nel pagamento delle tasse e nella giustizia.
- 172 a.c. - si ebbero per la prima volta entrambi i consoli plebei,
- 131 a.c. - si ebbero due censori plebei.
-180 - Il giurista romano Gaio nelle sue Istituzioni dà la seguente definizione di plebiscitum comparandolo all'istituto della Lex:
G. 1.3: «Lex est quod populus iubet atque constituit; plebiscitum est quod plebs iubet atque constituit»
La Legge è ciò che il popolo comanda e stabilisce. Il plebiscito è ciò che la plebe comanda e stabilisce.
Nel I secolo a.c. il patriziato, che si stava progressivamente estinguendo, venne ampliato con l'immissione di nuove famiglie, le più ricche tra la plebe, nel Senato.
COMMENTO
Oggi potremmo definire patrizi i grandi capitalisti e i politici che li sostengono. Saremmo molto lieti se il popolo, cioè la plebe, avesse, in Italia ma non solo, gli stessi diritti degli attuali patrizi, nel pagamento delle tasse e nella giustizia.
Rammentiamo inoltre la miseria profonda in cui cadde il popolo con la caduta dell'impero, diviso tra nobili e alto clero e popolo miserevole, praticamente i servi della gleba. Così proseguì fino alle leggi del XIX e XX secolo che rimediarono a tante ingiustizie ma ne crearono altre e non meno gravi.
Rammentiamo inoltre che non abbiamo nei vari parlamenti dei tribuni della plebe che si battano per i poveri e gli oppressi se non qualche raro partito che si oppone come può al grande strapotere delle maggioranze, in genere e con pochissime eccezioni, colluse col potere in ogni parte del mondo.