Petronio - Satyricon:
- E poi abbiamo la prospettiva di goderci tre giorni di magnifico spettacolo: al posto dei gladiatori di professione un bel grappolo di liberti. Il nostro Tito ha un cuore grosso così ed è pieno di iniziative. Comunque, o questo o quello, alla fin fine qualcosa succederà. Non è tipo da fare le cose a metà, credete a me che con lui sono quasi un fratello. Farà gareggiare i più grossi campioni in duelli all'ultimo sangue, col gran massacro finale al centro, che possano vedere tutti gli spettatori. I mezzi per farlo li ha senza dubbio. Quando suo padre - pace all'anima sua - è morto, lui si è beccato trenta milioni di sesterzi. Se anche ne spende quattrocentomila, il suo gruzzolo certo non ne risente, ed il suo nome verrà ricordato in eterno. -
Parecchi furono le figure ovvero gli stili dei gladiatori nell'arena, tutti regolati da norme precise ed equipaggiamenti precisi:
TRAX |
IL TRACE - TRAX
L'elmo:
La figura si ispirava ai guerrieri della Tracia (Bulgaria), con elmo dalla calotta emisferica a tesa larga sormontato da un alto cimiero curvato in avanti e ornato da un grifone, con ai lati della calotta due forellini per inserire piume ornamentali.
La visiera era a grata, o estesa, o con due aperture circolari con grate per gli occhi.
L'armatura prevedeva:
- un bracciale di lamiera sul braccio destro, preventivamente fasciato;
- un piccolo scudo rettangolare (parmula);
- gli schinieri, per stinchi e ginocchia, sempre fasciati ma che lasciavano liberi i pedi;
- fasce di cuoio o di metallo sulle cosce, preventivamente fasciate;
L'arma:
- L’ arma era la sica secondo alcuni, in realtà era chiamata la "supina", breve spada con lama ricurva, anzi leggermente angolata, che consentiva di colpire le parti posteriori dell'avversario.
Il Trace insieme all’ Oplomaco erano gli avversari tipici del Mirmillone.
IL REZIARIO
Il reziario (lat. retiarius, pl. retiarii, letteralmente "l'uomo con la rete" o "il combattente con la rete"), aveva un equipaggiamento simile a quello utilizzato dai pescatori, una rete munita di pesi per avvolgere l’avversario, un tridente (la fuscina) ed un pugnale (il pugio).
Lottava con un'armatura leggera:
- sul braccio con una manica loricata
- sulla spalla un parabraccio (il galerus)
- indossava un indumento di lino (il subligaculum), un sospensorio fissato alla vita mediante un ampio cinturone (il balteus).
Non portava alcuna protezione alla testa, né calzature.
Il reziario apparve per la prima volta nell'arena nel I sec. e divenne in seguito un’attrazione abituale dei giochi gladiatorii. Nell’arena affrontava di solito il secutor, un gladiatore pesantemente armato; agile e veloce, che adottava uno stile di combattimento elusivo, tendente a sfuggire agli attacchi dell’avversario, ma pronto in realtà a cogliere ogni opportunità di colpire.
Questa tattica, detestata dagli spettatori, che consideravano più nobile lo scambio diretto di colpi, unita ad una percezione di effeminatezza trasmessa dalla sua figura piuttosto esile, lo collocavano ad un livello basso della gerarchia gladiatoria.
Ma il fatto che gli spettatori potessero osservare i volti di questi lottatori portò gradualmente ad umanizzarli ed accrescerne la popolarità, tanto che il reziario divenne il tipo di gladiatore più famoso. Infatti, nell'arte romana e nei graffiti si ritrovano moltissimi riferimenti riferiti alla fama e la reputazione dei gladiatori per i quali gli uomini tifavano come oggi si fa per i giocatori di calcio, e le donne li colmavano di attenzioni amatorie.
Il reziario (lat. retiarius, pl. retiarii, letteralmente "l'uomo con la rete" o "il combattente con la rete"), aveva un equipaggiamento simile a quello utilizzato dai pescatori, una rete munita di pesi per avvolgere l’avversario, un tridente (la fuscina) ed un pugnale (il pugio).
Lottava con un'armatura leggera:
- sul braccio con una manica loricata
- sulla spalla un parabraccio (il galerus)
- indossava un indumento di lino (il subligaculum), un sospensorio fissato alla vita mediante un ampio cinturone (il balteus).
Non portava alcuna protezione alla testa, né calzature.
Il reziario apparve per la prima volta nell'arena nel I sec. e divenne in seguito un’attrazione abituale dei giochi gladiatorii. Nell’arena affrontava di solito il secutor, un gladiatore pesantemente armato; agile e veloce, che adottava uno stile di combattimento elusivo, tendente a sfuggire agli attacchi dell’avversario, ma pronto in realtà a cogliere ogni opportunità di colpire.
Questa tattica, detestata dagli spettatori, che consideravano più nobile lo scambio diretto di colpi, unita ad una percezione di effeminatezza trasmessa dalla sua figura piuttosto esile, lo collocavano ad un livello basso della gerarchia gladiatoria.
Ma il fatto che gli spettatori potessero osservare i volti di questi lottatori portò gradualmente ad umanizzarli ed accrescerne la popolarità, tanto che il reziario divenne il tipo di gladiatore più famoso. Infatti, nell'arte romana e nei graffiti si ritrovano moltissimi riferimenti riferiti alla fama e la reputazione dei gladiatori per i quali gli uomini tifavano come oggi si fa per i giocatori di calcio, e le donne li colmavano di attenzioni amatorie.
IL MIRMILLONE
Il mirmillone (in latino: murmillo, myrmillo o mirmillo) era una delle categorie gladiatorie più pesanti, per equipaggiamento e stile di lotta, questa classe di combattenti potrebbe entrare a buon merito nella cerchia dei "carri armati" della gladiatura.
Nella categoria dei mirmilloni venivano infatti arruolati i lottatori dal fisico più possente.
- Elmo: sul capo i mirmilloni portavano un grosso elmo che copriva interamente il volto, decorato con figure marine, dovute alla simbologia mitologica a cui ogni classe gladiatoria era legata.
- Avevano un largo, pesante scudo rettangolare ricurvo (simile ad una a tegola), molto simile a quello in dotazione alla fanteria romana; questo scudo schermava l'intero corpo, ad eccezione del volto e delle gambe,
- sulle gambe avevano per protezione un solo schiniere (ocrea).
- Aveva come unica arma d'attacco una corta spada, il gladio.
Durante la lotta, il mirmillone si teneva al riparo dietro il vasto scudo, esponendo solo volto e gambe, a loro volta corazzate, scostando lo scudo solo per brevi attacchi con il gladio.
Il mirmillone era per l'avversario una fortezza inespugnabile, di fronte.
L'unica possibilità, per il suo nemico, spesso il più agile trace, era trovare il modo di attaccarlo lateralmente, dove era vulnerabile, facendo affidamento sulla relativa lentezza del mirmillone.
IL PROVOCATORE - PROVOCATOR
Il provocator è conosciuto fin dalla tarda Repubblica e, come gli equites, combatteva sempre contro gladiatori della stessa classe.
Tra il I sec. a.c. e il I sec. d.c. indossava un elmo che somigliava a quello dei legionari. Solo nel II e nel III sec. portava un elmo senza cimiero né la celata, ma con una visiera.
- uno scudo rettangolare di dimensioni medio-grandi (lo scutum),
- una protezione di metallo sul petto a forma di mezzaluna (il pectorale)
- una spada a lama corta e dritta (il gladius),
- uno schiniere nella gamba sinistra,
- una manica nel braccio destro.
L'OPLOMACO - HOPLOMACHUS
In alternativa al confronto mirmillone contro trace c'era il confronto mirmillone contro hoplomachus.
- dall'armatura pesante somigliava nell'armamento e nell'abbigliamento protettivo al trace,
- con l'eccezione del piccolo scudo rotondo e dalla forma ricurva
- e di una lancia da usare nello scontro ravvicinato (l'hasta), riproducendo così il classico oplita greco.
- Era in aggiunta dotato di una spada corta, il gladius.
In rari casi poteva anche lottare contro il gladiatore trace.
Le categorie dei Secutores e degli Hoplomachi facevano parte dei Gladiatori sanniti.
IL CATAFRATTARIO - CATAPHRACTAURIUS
Combatteva con :
- una lunga lancia (contus). Il contus era un'arma pesante, lunga e a due mani.
- una lorica squamata
- non aveva scudo
- aveva un elmetto a fibia originari della Germania.
CRUPELLARIUS
Il crupellarius è menzionato da Tacito come un combattente gallico. Una statuetta di bronzo proveniente dalla Francia potrebbe rappresentare uno di questi combattenti pesantemente armati.
Nel 21 d.c., in Gallia, durante la rivolta di Giulio Floro e Giulio Sacroviro (Capo degli Edui) oltre ai normali combattenti Gallici poveramente armati, vennero impiegati contro le legioni di Giulio Indo dei Guerrieri gladiatori pesantemente corazzati secondo le loro usanze, i Crupellarii.
Di essi Tacito scrive:
“gli schiavi destinati al mestiere di gladiatore, che avevano, secondo la pratica di quella gente, un'armatura completa: li chiamano Crupellarii, poco adatti a menar colpi, ma impenetrabili a quelli degli avversari.”
Erano a causa della loro pesantezza poco efficaci a livello offensivo, mentre in formazione di difesa si dimostravano fortezze inespugnabili.
Infatti i Legionari Romani dopo aver spazzato via i Galli ribelli, e avendo trovato serie difficoltà contro i Crupellarii, riuscirono a prevalere e a far strage di loro utilizzando scuri e picconi come per demolire un muro.
“… ma i soldati, impugnati scuri e picconi, come per sfondare una muraglia, facevano a pezzi armature e corpi; alcuni con pertiche e forche abbattevano quelle masse inerti che, prostrate a terra, incapaci d'un minimo sforzo per rialzarsi, erano abbandonate lì come morte.”
Giulio Floro ormai sconfitto si suicidò per non cadere vivo nelle mani delle legioni di Giulio Indo.
Negli anni seguenti, come consuetudine Romana, “Il Crupellarius “ venne inserito negli spettacoli gladiatorii come tutte le figure guerriere sconfitte, che in passato avevano sfidato il potere di Roma.
Tuttavia questa figura per totale mancanza di mosaici o reperti, doveva essere poco conosciuta nell’Impero, unica testimonianza una statuetta rinvenuta a Versigny in Francia.
PAEGNIARIUS
Di questa figura gladiatoria si sa molto poco. Il paegniarius non era equipaggiato con armi mortali. Una scena in un mosaico di Nennig, in Germania, viene spesso interpretata come una rappresentazione di tale gladiatore.
I combattenti portano una frusta nella mano destra e una tavola di legno allacciata sul braccio sinistro. In un racconto di Svetonio l'imperatore Caligola, a mo' di divertimento, lasciò comparire nell'arena come gladiatori dei padri di famiglia che avevano una menomazione fisica.
Vista l'esistenza di rappresentazioni romane con gladiatori di piccola taglia dalle armi più disparate, questi appaiono probabilmente anche come paegniarii con armi spuntate per l'intrattenimento. Probabilmente i paegniarii apparivano durante la fase pre-combattimento (prolusio) e durante le venationes.
IL SAGITTARIUS
Il sagittarius (ovvero l'arciere) è rappresentato solamente su di un rilievo a Firenze dove due sagittarii corazzati e provvisti di elmo combattono tra di loro in un'arena.
LAQUEARIUS
Il laquearius (il combattente con il lazo), che catturava coloro che fuggivano con un lazo, è menzionato unicamente da Isidoro di Siviglia. Tuttavia, era ritenuto più un inserviente dell'arena durante le esecuzioni capitali che nelle lotte gladiatorie.
Un aneddoto - In un'occasione l'imperatore Gallieno mandò una ghirlanda-premio a un "Venator" che per ben dodici volte aveva mancato un toro.
Il popolo si stupì che il premio venisse conferito ad un venator così maldestro, ma Gallieno fece spiegare attraverso un suo uomo "E' arduo non riuscire a colpire un toro per tante volte"
Derivava il nome dalla voce latina caterva, cioè confusa massa d’uomini. Diversi catervarii scendevano insieme nell’arena per battersi in mischia e confusione. Lo spettacolo era nel tumulto che ne seguiva, dove tutti erano contro tutti.
L'ANDABATA
L'andabata è nominato da Cicerone ma non compare più nel periodo imperiale. Non è chiaro se si trattasse di una figura gladiatoria a sé stante o se fosse una delle figure esistenti i cui occhi fossero stati in qualche modo bendati, sia tramite una fascia sugli occhi o tramite un elmo privo delle fessure oculari.
Questo gladiatore era fortemente vincolato al suo udito, poiché le possibili reazioni del pubblico o il rumore del respiro potevano dargli una indicazione sulla posizione del suo avversario. Per compensare alla sua difficoltà visiva era protetto da una pesante corazza. Poichè deriva dal greco con significato di colui che monta (una cavalcatura) si presuppone fosse una specie di giostra medievale a cavallo.
L’introduzione di tale specialità sviliva la qualità del combattimento riducendo il tutto ad una buffonata tra ciechi, anche se gli spettatori ne apprezzavano la goffaggine.
PEGMARIUS
Prendevano nome dalla parola greca pegma, che indicava una qualunque fortino. Nell’anfiteatro essa indicava la torre che gli inservienti (calones) alzavano nell’arena e che sui merli raccoglieva scudi e armi. I Pegmarii posti di fronte alla torre e divisi in schiere attaccavano o difendevano la torre simulando di attaccarla per impadronirsi delle armi in questione, mentre gli altri la difendevano. Faceva molto gioco il salire e scendere per le scale o con le funi, con scene acrobatiche e rocambolesche che divertivano molto il pubblico.
VENTILATOR
Questo gladiatore prendeva nome dalla voce latina ventilare, ovvero menare colpi contro avversari inesistenti. Le sue esibizioni con il tempo diventarono solo uno spettacolo da giocolieri e perse le caratteristiche dei veri gladiatori.
Il SESTERZIO - SESTERTIUS
Il nome derivava della parola sestertium e indicava il suo basso premio d’ingaggio, perché giovane e inesperto nell’uso delle armi, che poteva dunque facilmente morire o accrescere la sua bravura e farsiun avvenire. Però spesso indicava un combattente anziano dal fisico debilitato.
Il mirmillone (in latino: murmillo, myrmillo o mirmillo) era una delle categorie gladiatorie più pesanti, per equipaggiamento e stile di lotta, questa classe di combattenti potrebbe entrare a buon merito nella cerchia dei "carri armati" della gladiatura.
Nella categoria dei mirmilloni venivano infatti arruolati i lottatori dal fisico più possente.
- Elmo: sul capo i mirmilloni portavano un grosso elmo che copriva interamente il volto, decorato con figure marine, dovute alla simbologia mitologica a cui ogni classe gladiatoria era legata.
- Avevano un largo, pesante scudo rettangolare ricurvo (simile ad una a tegola), molto simile a quello in dotazione alla fanteria romana; questo scudo schermava l'intero corpo, ad eccezione del volto e delle gambe,
- sulle gambe avevano per protezione un solo schiniere (ocrea).
- Aveva come unica arma d'attacco una corta spada, il gladio.
Durante la lotta, il mirmillone si teneva al riparo dietro il vasto scudo, esponendo solo volto e gambe, a loro volta corazzate, scostando lo scudo solo per brevi attacchi con il gladio.
Il mirmillone era per l'avversario una fortezza inespugnabile, di fronte.
L'unica possibilità, per il suo nemico, spesso il più agile trace, era trovare il modo di attaccarlo lateralmente, dove era vulnerabile, facendo affidamento sulla relativa lentezza del mirmillone.
PROVOCATOR |
IL PROVOCATORE - PROVOCATOR
Il provocator è conosciuto fin dalla tarda Repubblica e, come gli equites, combatteva sempre contro gladiatori della stessa classe.
Tra il I sec. a.c. e il I sec. d.c. indossava un elmo che somigliava a quello dei legionari. Solo nel II e nel III sec. portava un elmo senza cimiero né la celata, ma con una visiera.
Questo gladiatore prendeva il nome dal verbo latino provocare, che nel linguaggio militare (sermo castrensis) indicava il legionario dotato di armatura leggera, e quindi facilmente mobile, che apriva il combattimento, lanciandosi contro il nemico e ritraendosi, schernendolo e insomma provocandolo in battaglia.
Erano quelli che "riscaldavano" il pubblico, erano proposti all'inizio dei combattimenti.
Il loro armamento ricordava proprio i legionari: erano dotati di gladio, grosso scudo trapezioidale curvo, elmo da legionario (con l'aggiunta di protezioni al viso), protezione al braccio armato e schiniere alla sola gamba sinistra.
Era equipaggiato con:- uno scudo rettangolare di dimensioni medio-grandi (lo scutum),
- una protezione di metallo sul petto a forma di mezzaluna (il pectorale)
- una spada a lama corta e dritta (il gladius),
- uno schiniere nella gamba sinistra,
- una manica nel braccio destro.
L'OPLOMACO - HOPLOMACHUS
In alternativa al confronto mirmillone contro trace c'era il confronto mirmillone contro hoplomachus.
- dall'armatura pesante somigliava nell'armamento e nell'abbigliamento protettivo al trace,
- con l'eccezione del piccolo scudo rotondo e dalla forma ricurva
- e di una lancia da usare nello scontro ravvicinato (l'hasta), riproducendo così il classico oplita greco.
- Era in aggiunta dotato di una spada corta, il gladius.
In rari casi poteva anche lottare contro il gladiatore trace.
Le categorie dei Secutores e degli Hoplomachi facevano parte dei Gladiatori sanniti.
SECUTOR |
L'INSEGUITORE - SECUTOR
(l'inseguitore) era, assieme al mirmillone, l'avversario standard del retiarius; per questa ragione esso veniva chiamato anche contraretiarius.
Il suo equipaggiamento prevedeva:
- un elmo tondo con calotta liscia e cresta, anch'essa liscia detto galea, per non concedere appigli alla rete del "reziario". Generalmente costruito in ferro o bronzo, era molto pesante e all'interno aveva imbottiture di cuoio o lana per essere più comodo; la visione inoltre era limitata da fori molto piccoli per poter avere una protezione migliore.
- uno scudo imponente e concavo che aveva la funzione di proteggere dal ginocchio al viso lasciando appena scoperti i fori per la visuale; lo stesso scudo sulla parte superiore si presentava tondeggiante senza appigli per lo stesso motivo della "galea".
- una manica costituita da scaglie/placche metalliche o di cuoio, che comunque limitava leggermente i movimenti era posta sul braccio destro dell'inseguitore ed aiutava ad evitare ferite al braccio esposto durante l'attacco affondando o usando di taglio la lama:
- sulle spalle c'era una placca di metallo ma per lo più di cuoio imbottito;
- la tibia era protetta da un gambale metallico posto sopra una spessa protezione di lana che aveva anche la funzione di assorbire i colpi.
- L'arma del secutor consisteva in un piccolo e maneggevole gladio che per le caratteristiche divenne la prediletta dai gladiatori, detto anche sica, che differisce dalla "supina" per l'angolatura della lama che veniva utilizzata dal gladiatore Trax.
Si ipotizza che il secutor ingaggiasse il retiarius incalzandolo costantemente per chiudere la distanza e colpirlo con la lama, deviando contemporaneamente con lo scudo i colpi di tridente per non offrire lo spazio al retiarius di lanciare la rete.
Questa tattica portava il reziario ad allontanarsi e a scappare poiché il suo equipaggiamento non prevedeva scudi; il Secutor quindi inseguiva l'avversario, da qui il suo nome.
(l'inseguitore) era, assieme al mirmillone, l'avversario standard del retiarius; per questa ragione esso veniva chiamato anche contraretiarius.
Il suo equipaggiamento prevedeva:
- un elmo tondo con calotta liscia e cresta, anch'essa liscia detto galea, per non concedere appigli alla rete del "reziario". Generalmente costruito in ferro o bronzo, era molto pesante e all'interno aveva imbottiture di cuoio o lana per essere più comodo; la visione inoltre era limitata da fori molto piccoli per poter avere una protezione migliore.
- uno scudo imponente e concavo che aveva la funzione di proteggere dal ginocchio al viso lasciando appena scoperti i fori per la visuale; lo stesso scudo sulla parte superiore si presentava tondeggiante senza appigli per lo stesso motivo della "galea".
- una manica costituita da scaglie/placche metalliche o di cuoio, che comunque limitava leggermente i movimenti era posta sul braccio destro dell'inseguitore ed aiutava ad evitare ferite al braccio esposto durante l'attacco affondando o usando di taglio la lama:
- sulle spalle c'era una placca di metallo ma per lo più di cuoio imbottito;
- la tibia era protetta da un gambale metallico posto sopra una spessa protezione di lana che aveva anche la funzione di assorbire i colpi.
- L'arma del secutor consisteva in un piccolo e maneggevole gladio che per le caratteristiche divenne la prediletta dai gladiatori, detto anche sica, che differisce dalla "supina" per l'angolatura della lama che veniva utilizzata dal gladiatore Trax.
Si ipotizza che il secutor ingaggiasse il retiarius incalzandolo costantemente per chiudere la distanza e colpirlo con la lama, deviando contemporaneamente con lo scudo i colpi di tridente per non offrire lo spazio al retiarius di lanciare la rete.
Questa tattica portava il reziario ad allontanarsi e a scappare poiché il suo equipaggiamento non prevedeva scudi; il Secutor quindi inseguiva l'avversario, da qui il suo nome.
Questo metodo di combattimento richiedeva una grande preparazione atletica per compiere lunghi scontri correndo e una grande potenza muscolare e fisicità per sopportare il carico dell'armamento. Se l'opponente però riusciva a scagliare il tridente il Secutor prontamente alzava o abbassava lo scudo a seconda dell'altezza del colpo per proteggersi.
LO SCISSOR
Questo raro tipo di gladiatore poteva anche presentarsi come avversario del reziario. Lo Scissor era usato come supporto nei combattimenti tra Secutores e Retiarii. Di solito erano in due con due Secutores.
- La loro caratteristica era una mezzaluna affilatissima sul braccio sinistro, usata per tagliare le reti dei Retiarii, o parare i colpi del suo tridente. Infatti sul braccio sinistro indossava un tubo a forma di tronco di cono, che ricopriva l'intero avambraccio e da cui spuntava la lama a mezzaluna. Arma pericolosissima, con un colpo tagliente poteva quasi squarciare il proprio avversario.
- col braccio destro impugnavano un gladio o una sica.
- L'elmo era simile a quello dei Secutores, cioè ovale con feritoie oculari,
- il braccio destro era protetto da una manica.
- come protezione al busto avevano una lorica.
- non disponeva dello scudo (scutum),
- Dato che non poteva proteggere il proprio corpo con uno scudo, indossava una lorica hamata o una lorica squamata che scendeva fin oltre il ginocchio.
IL CAVALIERE - EQUES
Gli equites aprivano con i loro combattimenti i giochi gladiatorii. Erano armati con:
- un elmo provvisto di tesa e visiera,
- uno scudo piatto e rotondo,
- una lancia
- ed una spada corta, il gladius.
A differenza di molti altri gladiatori che portavano un perizoma (il subligaculum), loro indossavano una tunica.
Cominciavano il combattimento a cavallo, quindi smontavano e continuavano la lotta con le spade. Nelle rappresentazioni pittoriche erano raffigurati principalmente nella fase finale della battaglia, ovvero mentre combattevano con le spade dopo esser scesi da cavallo.
IL SANNITA
Il suo equipaggiamento ricalcava quello di un guerriero del Sannio:
- una spada corta (il gladius),
- un scudo rettangolare (lo scutum),
- uno schiniere (l’ocrea),
- un elmo.
Comparvero nell'arena poco dopo la sconfitta del Sannio nel IV sec. a.c., una propaganda della forza e supremazia di Roma sugli altri popoli. Il sannita potrebbe essere stato il primo gladiatore a scendere nell'arena contro il reziario. Era piuttosto considerato perchè indossava un'armatura pesante.
Secondo Tito Livio i gladiatori sanniti erano muniti di un elmo provvisto di cresta, la galea crestata, uno scudo alto ed uno schiniere sulla gamba sinistra. Tuttavia, la sua posizione nelle immagini mostra il gladiatore sannita, in contrasto ai guerrieri sanniti completamente armati, privo di spongia (uno scudo protettivo) e di tunica.
L'ESSEDARIUS
L'essedarius era un altro tipo di gladiatore che combatteva solo contro gladiatori della stessa classe.
Il nome deriva da essedum, termine che indicava un carro celtico. Si suppone che gli essedarii aprissero il combattimento sul carro e quindi, analogamente agli equites, scendessero e continuassero a combattere a piedi.
L'essedarius guidava il carro da guerra usato dai Galli e britannici. La regina degli Iceni, Boudicca, guidò il proprio carro da guerra nella rivolta britannica di 62 a.c, distruggendo una legione romana e il comando romano di Londra.
Combatteva dal carro trainato da due o quattro cavalli e guidato da un auriga. L’abilità del combattimento a piedi si univa in questi all’abilità del combattimento dei carri.
L'essedarius era equipaggiato
- con una manica nel braccio che brandiva
- la spada a lama corta, il gladius,
- uose o fasciature corte su entrambe le gambe.
- Indossava inoltre un elmo che nei primi tempi assomigliava a quello del legionario e successivamente a quello del secutor.
Il PONTIARIO - PONTARIUS
Il pontarius era una variante del reziario. Difendeva un piccolo ponte (il pons) avente due rampe d'accesso. Da entrambi i lati un secutor attaccava e cercava di salire su questa piattaforma.
In aggiunta al suo equipaggiamento abituale, ovvero il paraspalla galerus e il parabraccio lorica manica indossata sul braccio sinistro, il pontarius possedeva un grosso quantitativo di proiettili, presumibilmente pietre di media dimensione.
Questo raro tipo di gladiatore poteva anche presentarsi come avversario del reziario. Lo Scissor era usato come supporto nei combattimenti tra Secutores e Retiarii. Di solito erano in due con due Secutores.
- La loro caratteristica era una mezzaluna affilatissima sul braccio sinistro, usata per tagliare le reti dei Retiarii, o parare i colpi del suo tridente. Infatti sul braccio sinistro indossava un tubo a forma di tronco di cono, che ricopriva l'intero avambraccio e da cui spuntava la lama a mezzaluna. Arma pericolosissima, con un colpo tagliente poteva quasi squarciare il proprio avversario.
- col braccio destro impugnavano un gladio o una sica.
- L'elmo era simile a quello dei Secutores, cioè ovale con feritoie oculari,
- il braccio destro era protetto da una manica.
- come protezione al busto avevano una lorica.
- non disponeva dello scudo (scutum),
- Dato che non poteva proteggere il proprio corpo con uno scudo, indossava una lorica hamata o una lorica squamata che scendeva fin oltre il ginocchio.
L'EQUIS |
IL CAVALIERE - EQUES
Gli equites aprivano con i loro combattimenti i giochi gladiatorii. Erano armati con:
- un elmo provvisto di tesa e visiera,
- uno scudo piatto e rotondo,
- una lancia
- ed una spada corta, il gladius.
A differenza di molti altri gladiatori che portavano un perizoma (il subligaculum), loro indossavano una tunica.
Cominciavano il combattimento a cavallo, quindi smontavano e continuavano la lotta con le spade. Nelle rappresentazioni pittoriche erano raffigurati principalmente nella fase finale della battaglia, ovvero mentre combattevano con le spade dopo esser scesi da cavallo.
SANNITA |
IL SANNITA
Il suo equipaggiamento ricalcava quello di un guerriero del Sannio:
- una spada corta (il gladius),
- un scudo rettangolare (lo scutum),
- uno schiniere (l’ocrea),
- un elmo.
Comparvero nell'arena poco dopo la sconfitta del Sannio nel IV sec. a.c., una propaganda della forza e supremazia di Roma sugli altri popoli. Il sannita potrebbe essere stato il primo gladiatore a scendere nell'arena contro il reziario. Era piuttosto considerato perchè indossava un'armatura pesante.
Il gladiatore sannita fu uno dei gladiatori preferiti nella Repubblica romana. Poi si aggiunsero, con le guerre successive, il gallo ed il trace. Sotto Augusto, il Sannio divenne un alleato e parte integrante dell'Impero romano.così il gladiatore sannita cominciò a sparire dall'arena, ma fu sostituito da gladiatori armati in modo simile, tra cui l’hoplomachus, il murmillo ed il secutor.
Sembra che furono gli stessi gladiatori sanniti a specializzarsi in questi tre ruoli gladiatorii.
Sembra che furono gli stessi gladiatori sanniti a specializzarsi in questi tre ruoli gladiatorii.
ESSEDARIUS |
L'ESSEDARIUS
L'essedarius era un altro tipo di gladiatore che combatteva solo contro gladiatori della stessa classe.
Il nome deriva da essedum, termine che indicava un carro celtico. Si suppone che gli essedarii aprissero il combattimento sul carro e quindi, analogamente agli equites, scendessero e continuassero a combattere a piedi.
L'essedarius guidava il carro da guerra usato dai Galli e britannici. La regina degli Iceni, Boudicca, guidò il proprio carro da guerra nella rivolta britannica di 62 a.c, distruggendo una legione romana e il comando romano di Londra.
Combatteva dal carro trainato da due o quattro cavalli e guidato da un auriga. L’abilità del combattimento a piedi si univa in questi all’abilità del combattimento dei carri.
L'essedarius era equipaggiato
- con una manica nel braccio che brandiva
- la spada a lama corta, il gladius,
- uose o fasciature corte su entrambe le gambe.
- Indossava inoltre un elmo che nei primi tempi assomigliava a quello del legionario e successivamente a quello del secutor.
PONTARIUS |
Il PONTIARIO - PONTARIUS
Il pontarius era una variante del reziario. Difendeva un piccolo ponte (il pons) avente due rampe d'accesso. Da entrambi i lati un secutor attaccava e cercava di salire su questa piattaforma.
In aggiunta al suo equipaggiamento abituale, ovvero il paraspalla galerus e il parabraccio lorica manica indossata sul braccio sinistro, il pontarius possedeva un grosso quantitativo di proiettili, presumibilmente pietre di media dimensione.
IL DIMACHAERUS
Il Dimachaerus derivava il nome da Di-màcheros, cioè chi nell’arena duellava con due corte spade (i macharai, da cui deriva il nome, o due siche).
Egli combatteva con:
- due spade corte, una sica (o sicca), corta spada ricurva e una spada di 16-18 pollici, usata sia dal Trace che dal Dimachaerius,
- fasciature sul braccio ove teneva il pugnale e nelle gambe,
- talvolta anche schinieri, il tutto in pelle,
- subligaculum indossato in una varietà di colori, sandali o piedi nudi,
- elmo leggero con visiera sagomata
Il resto del suo equipaggiamento come la sua stessa esistenza non sono certe, dato che è riportato solamente su due iscrizioni.
IL VELES (o Velites)
Il veles era invece un gladiatore la cui menzione si ritrova solo in Isidoro di Siviglia (560-636), e in alcune iscrizioni riportanti l'abbreviazione VEL. Non si hanno raffigurazioni di questo gladiatore, la sua attestazione è piuttosto rara.
Il nome ha origine da quello dei soldati romani dall'equipaggiamento minimo o assente, i velites al tempo delle guerre puniche, e si suppone che il loro modo di combattere corrisponda a quello di questi soldati.
Era un gladiatore dall'armatura leggera, quindi nel combattimento aveva il vantaggio dell'agilità e della velocità. Combatteva a piedi ed era armato con:
- una lancia, l'hasta amentata
Il Dimachaerus derivava il nome da Di-màcheros, cioè chi nell’arena duellava con due corte spade (i macharai, da cui deriva il nome, o due siche).
Egli combatteva con:
- due spade corte, una sica (o sicca), corta spada ricurva e una spada di 16-18 pollici, usata sia dal Trace che dal Dimachaerius,
- fasciature sul braccio ove teneva il pugnale e nelle gambe,
- talvolta anche schinieri, il tutto in pelle,
- subligaculum indossato in una varietà di colori, sandali o piedi nudi,
- elmo leggero con visiera sagomata
Il resto del suo equipaggiamento come la sua stessa esistenza non sono certe, dato che è riportato solamente su due iscrizioni.
In genere i suoi oppositori furono il Murmillo e l' Hoplomachus che rivestivano pesanti armature.
A volte però combattevano tra Dimachaeri. Erano di grande effetto perchè combattevano con un'arma per mano, cosa che richiedeva grandi abilità.
VELES |
IL VELES (o Velites)
Il veles era invece un gladiatore la cui menzione si ritrova solo in Isidoro di Siviglia (560-636), e in alcune iscrizioni riportanti l'abbreviazione VEL. Non si hanno raffigurazioni di questo gladiatore, la sua attestazione è piuttosto rara.
Il nome ha origine da quello dei soldati romani dall'equipaggiamento minimo o assente, i velites al tempo delle guerre puniche, e si suppone che il loro modo di combattere corrisponda a quello di questi soldati.
Era un gladiatore dall'armatura leggera, quindi nel combattimento aveva il vantaggio dell'agilità e della velocità. Combatteva a piedi ed era armato con:
- una lancia, l'hasta amentata
- un gladio, mentre non disponeva né di elmo, né di scudo.
Questa classe gladiatoria combatteva spesso contro gladiatori della stessa classe o in incontri in cui si battevano gruppi di gladiatori simili, che in questo caso prendevano il nome di catervarii.. Si suppone che i velites partecipassero alla prolusio, la fase che precedeva il ludo gladiatorio vero e proprio, con combattimenti incruenti di carattere militare, come quelli dei sagittarii o degli equites.
Questa classe gladiatoria combatteva spesso contro gladiatori della stessa classe o in incontri in cui si battevano gruppi di gladiatori simili, che in questo caso prendevano il nome di catervarii.. Si suppone che i velites partecipassero alla prolusio, la fase che precedeva il ludo gladiatorio vero e proprio, con combattimenti incruenti di carattere militare, come quelli dei sagittarii o degli equites.
Ebbe origine dalla cavalleria della Germania e della Parthia (Impero Persiano) e dai Sarmati della Russia e dell'Asia centrale. Il Cataphractarius era completamente coperto dall'armatura sia lui che il suo cavallo. L'imperatore Adriano (r.117 – 138) introdusse gli Equites cataphratarii nell'esercito romano che erano armati più pesantemente della cavalleria romana.
Il termine 'cataphracta' fu spesso usato da Vegezio, che scrisse sull'equipaggiamento del I impero, descrivendo armature di ogni tipo, della fanteria, cavalleria, cavalli ed elefanti. Il gladiatore Cataphractarius aveva un'armatura pesante per sè e il suo cavallo simile al combattente Cataphractarius.
Cataphractarius che combatteva a piedi, aveva come opponenti gladiatori veloci con armature leggere, come il Retiarius, il Dimachaeri o Laquerarius.
- una lunga lancia (contus). Il contus era un'arma pesante, lunga e a due mani.
- una lorica squamata
- non aveva scudo
- aveva un elmetto a fibia originari della Germania.
CRUPELLARIUS |
CRUPELLARIUS
Il crupellarius è menzionato da Tacito come un combattente gallico. Una statuetta di bronzo proveniente dalla Francia potrebbe rappresentare uno di questi combattenti pesantemente armati.
Nel 21 d.c., in Gallia, durante la rivolta di Giulio Floro e Giulio Sacroviro (Capo degli Edui) oltre ai normali combattenti Gallici poveramente armati, vennero impiegati contro le legioni di Giulio Indo dei Guerrieri gladiatori pesantemente corazzati secondo le loro usanze, i Crupellarii.
Di essi Tacito scrive:
“gli schiavi destinati al mestiere di gladiatore, che avevano, secondo la pratica di quella gente, un'armatura completa: li chiamano Crupellarii, poco adatti a menar colpi, ma impenetrabili a quelli degli avversari.”
Erano a causa della loro pesantezza poco efficaci a livello offensivo, mentre in formazione di difesa si dimostravano fortezze inespugnabili.
Infatti i Legionari Romani dopo aver spazzato via i Galli ribelli, e avendo trovato serie difficoltà contro i Crupellarii, riuscirono a prevalere e a far strage di loro utilizzando scuri e picconi come per demolire un muro.
“… ma i soldati, impugnati scuri e picconi, come per sfondare una muraglia, facevano a pezzi armature e corpi; alcuni con pertiche e forche abbattevano quelle masse inerti che, prostrate a terra, incapaci d'un minimo sforzo per rialzarsi, erano abbandonate lì come morte.”
Giulio Floro ormai sconfitto si suicidò per non cadere vivo nelle mani delle legioni di Giulio Indo.
Negli anni seguenti, come consuetudine Romana, “Il Crupellarius “ venne inserito negli spettacoli gladiatorii come tutte le figure guerriere sconfitte, che in passato avevano sfidato il potere di Roma.
Tuttavia questa figura per totale mancanza di mosaici o reperti, doveva essere poco conosciuta nell’Impero, unica testimonianza una statuetta rinvenuta a Versigny in Francia.
PAEGNIARIUS |
PAEGNIARIUS
Di questa figura gladiatoria si sa molto poco. Il paegniarius non era equipaggiato con armi mortali. Una scena in un mosaico di Nennig, in Germania, viene spesso interpretata come una rappresentazione di tale gladiatore.
I combattenti portano una frusta nella mano destra e una tavola di legno allacciata sul braccio sinistro. In un racconto di Svetonio l'imperatore Caligola, a mo' di divertimento, lasciò comparire nell'arena come gladiatori dei padri di famiglia che avevano una menomazione fisica.
Vista l'esistenza di rappresentazioni romane con gladiatori di piccola taglia dalle armi più disparate, questi appaiono probabilmente anche come paegniarii con armi spuntate per l'intrattenimento. Probabilmente i paegniarii apparivano durante la fase pre-combattimento (prolusio) e durante le venationes.
SAGITTARIUS |
IL SAGITTARIUS
Il sagittarius (ovvero l'arciere) è rappresentato solamente su di un rilievo a Firenze dove due sagittarii corazzati e provvisti di elmo combattono tra di loro in un'arena.
LAQUEARIUS
Il laquearius (il combattente con il lazo), che catturava coloro che fuggivano con un lazo, è menzionato unicamente da Isidoro di Siviglia. Tuttavia, era ritenuto più un inserviente dell'arena durante le esecuzioni capitali che nelle lotte gladiatorie.
VENATOR |
VENATOR
Il venator combatteva contro gli animali selvatici, tuttavia non apparteneva alle vere e proprie classi di gladiatori. Le sue abilità erano molto diverse tra loro: combatteva cinghiali, orsi, leoni, tigri, tori, ecc.
Talvolta cacciava stando su un cammello o su n elefante, usando soprattutto lance e frecce. A piedi usava spade e pugnali, in genere munito di elmo con visiera ma a volto scoperto.
A volte portava un'armatura leggera, ma senza scudo, oppure una semplice clamide ma in questo caso portava lo scudo.
Poteva indossare inoltre: un solo schiniere, un solo coprispalla, un solo bracciale.
Il popolo si stupì che il premio venisse conferito ad un venator così maldestro, ma Gallieno fece spiegare attraverso un suo uomo "E' arduo non riuscire a colpire un toro per tante volte"
GLADIATRIX |
GLADIATRIX
Un bassorilievo marmoreo del I o del II sec. trovato ad Alicarnasso (a Bodrum, in Turchia) e attualmente in mostra al British Museum, mostra due gladiatrici in combattimento della categoria provocatrices. Ciò testimonia che alcune donne hanno combattuto con armature pesanti. L'iscrizione ci indica i loro pseudonimi, rispettivamente Amazon e Achillia e ci dice che venne loro concessa la missio ossia la sospensione, avendo ambedue combattuto valorosamente nello scontro.
Potrebbero aver combattuto secondo una qualsiasi delle classi gladiatorie, ma entrambe le gladiatrices rappresentate indossavano un equipaggiamento da provocator.
Non indossano né l'elmo né una tunica (sono a seno nudo, come si raffigura nell'amazzonomachia).
Indossano invece:
- il subligaculum
- gli schinieri
- una manica.
- Entrambe sono armate di una spada
CATERVARIUS
Oppure si mandavano sull'arena due gruppi di catervarii tra loro avversi ma non toglie che qualcuno più esperto riusciva a coordinare il proprio gruppo e sterminare quello avversario. Il coordinatore aveva così modo di mettersi molto in luce e avanzare di grado.
MERIDIANUS
Prendeva il nome dall’ora in cui scendeva nell’arena, per riempire il vuoto tra un’esibizione e l’altra, durante l’ora del pranzo, quella in cui parte del pubblico se ne andava a mangiare. Ovviamente si sceglievano gladiatori meno validi, o perchè troppo anziani, o perchè non troppo esperti nel combattimento. Era però anche una possibilità per mettersi in luce da parte dei più giovani.
RUDIARIUS
Prendeva il nome dalla piccola spada di legno, rudis, che gli veniva donata all’atto del congedo dall’anfiteatro per le vittorie riportate (almeno 16). Una volta congedato questo gladiatore non poteva essere costretto a rientrare nell’arena, ma a volte era il gladiatore stesso a chiedere di tornare, per necessità di soldi oppure per nostalgia di quella vita così emozionante, un po' come spesso i legionari congedati chiedevano di tornare a combattere.
CAESARIANUS
Prendeva nome da Caesar, voce passata ad indicare qualsiasi imperatore. I caesariani erano i gladiatori della truppa imperiale o i gladiatori che provenivano dalla caserma cesariana di Capua.
AULICUS
Prendeva il nome dalla voce latina "aula", che per antonomasia indicava la corte imperiale. Questo gladiatore era legato alla corte dell'imperatore in quanto apparteneva alla sua truppa. Questo avveniva perchè nella spartizione del bottino alcuni militari ricevevano o si sceglievano degli schiavi con un fisico possente che poi allenavano per scendere nell'arena, divenendo lanisti dei prigionieri vinti in battaglia.
NOBILES
Gli aristocratici che spinti dai debiti, o perchè costretti dal loro pazzo imperatore (una follia molto deprecata dal senato e dagli optimates), ma più spesso per conquistare fama e gloria, nonchè la ricchezza, scendevano a combattere nell'arena. Facevano scalpore e il pubblico correva a guardare, tra lo sdegno degli aristocratici ben pensanti e il divertimento della plebe.
POSTULATICUS
Prendeva il nome dalla voce postulare, chiedere, poiché scendeva nell’arena a causa della gran richiesta del pubblico e col permesso dell’imperatore. Era un onore riservato ai gladiatori più bravi e pure più scenici, o più simpatici, insomma per quelli che facevano un ottimo spettacolo. Poichè gli spettacoli venivano per lo più offerti dall'imperatore era importante che il lanista da questi pagato offrisse uno spettacolo degno con qualche numero di particolare attrazione.
Pertanto c'era sempre almeno un Postulaticus, e della sua presenza il pubblico sapeva attraverso le locandine. In genere si tardava appositamente a far scendere questo gladiatore nell'arena affinchè fosse il pubblico a reclamarlo a gran voce.
L'ANDABATA
L'andabata è nominato da Cicerone ma non compare più nel periodo imperiale. Non è chiaro se si trattasse di una figura gladiatoria a sé stante o se fosse una delle figure esistenti i cui occhi fossero stati in qualche modo bendati, sia tramite una fascia sugli occhi o tramite un elmo privo delle fessure oculari.
Questo gladiatore era fortemente vincolato al suo udito, poiché le possibili reazioni del pubblico o il rumore del respiro potevano dargli una indicazione sulla posizione del suo avversario. Per compensare alla sua difficoltà visiva era protetto da una pesante corazza. Poichè deriva dal greco con significato di colui che monta (una cavalcatura) si presuppone fosse una specie di giostra medievale a cavallo.
L’introduzione di tale specialità sviliva la qualità del combattimento riducendo il tutto ad una buffonata tra ciechi, anche se gli spettatori ne apprezzavano la goffaggine.
PEGMARIUS
Prendevano nome dalla parola greca pegma, che indicava una qualunque fortino. Nell’anfiteatro essa indicava la torre che gli inservienti (calones) alzavano nell’arena e che sui merli raccoglieva scudi e armi. I Pegmarii posti di fronte alla torre e divisi in schiere attaccavano o difendevano la torre simulando di attaccarla per impadronirsi delle armi in questione, mentre gli altri la difendevano. Faceva molto gioco il salire e scendere per le scale o con le funi, con scene acrobatiche e rocambolesche che divertivano molto il pubblico.
IL TERZIARIO - TERTIARIUS
Prendeva il nome dal numero tres, tre, perché la legge dell’arena li obbligava a prendere per tre volte nello stesso giorno il posto del gladiatore fuori combattimento per proseguire il duello con il vincitore.
Naturalmente essendo unicamente una riserva poteva essere di qualsiasi specialità. In genere decideva il lanista chi dovesse fare il terziario, perchè un bravo gladiatore poteva rialzate le sorti di un combattimento andato male, ma si doveva tener conto della stanchezza del o dei combattimenti precedenti che poteva provocare la morte del gladiatore troppo provato.
VENTILATOR
Questo gladiatore prendeva nome dalla voce latina ventilare, ovvero menare colpi contro avversari inesistenti. Le sue esibizioni con il tempo diventarono solo uno spettacolo da giocolieri e perse le caratteristiche dei veri gladiatori.
Il SESTERZIO - SESTERTIUS
Il nome derivava della parola sestertium e indicava il suo basso premio d’ingaggio, perché giovane e inesperto nell’uso delle armi, che poteva dunque facilmente morire o accrescere la sua bravura e farsiun avvenire. Però spesso indicava un combattente anziano dal fisico debilitato.