Spesso i Romani sono stati accusati di non avere alcuna democrazia perchè:
1) I Romani avevano la schiavitù.
2) I Romani erano sempre in guerra perchè volevano conquistare tutto il mondo.
3) I Romani davano tutti i diritti e tutti i beni all'aristocrazia ignorando la plebe.
Avendo risposto ai primi tre, ci accingiamo a rispondere all'ultima accusa, la IV:
4) La crudeltà dei Romani nei circhi e con i Gladiatori.
I gladiatori romani, cioè combattenti con la spada romana "gladius", erano prigionieri di guerra, schiavi o condannati a morte, ma talvolta anche uomini liberi, attratti dalle ricompense e dalla gloria, chiunque scegliesse liberamente di diventare gladiatore automaticamente veniva considerato "infamis" per la legge, ma se aveva successo diventava un eroe, invitato e cercato da tutti, carico di ricompense e doni, pagato più di un generale dell'esercito.
Ovviamente nessuno mandava a combattere nell'arena uno schiavo se non avesse la corporatura e l'esperienza di un combattente, insomma solitamente si mandava a combattere nell'arena chi già sapeva combattere. Nè era necessario farlo per togliersi di mezzo lo schiavo, perchè lo si poteva vendere a tanto o a poco al mercato degli schiavi.
La diceria che i gladiatori venissero maltrattati è infondata. I gladiatori venivano acquistati da imprenditori che li affittavano ai circhi, un vero e proprio business, e bastava un solo gladiatore che giungesse al successo che l'imprenditore diventava ricco.
E' come se un allevatore di cavalli maltrattasse i cavalli per farli correre. Si sa che sarebbe controproducente, un gladiatore traumatizzato o picchiato, o denutrito avrebbe reso molto poco. Non risponde neppure a verità che le compagnie gladiatorie fossero dell'Imperatore se non in rari casi. Dunque la trattativa degli schiavi era molto selezionata, anche perchè il loro "lanario", cioè il loro imprenditore, attraverso i gladiatori che metteva sull'arena si faceva un nome.
Poichè infatti esistevano piccoli e grossi lanari, spesso l'imprenditore più ricco comprava dal più povero, ma se questi metteva in campo scarsi combattenti, il ricco imprenditore sceglieva altrove, perchè doveva rispondere dello spettacolo a chi organizzava i giochi, che a sua volta ne rispondeva all'imperatore.
Per giunta a Roma venne approvata una legge per cui nessuno schiavo poteva essere obbligato dal suo padrone a combattere nell'arena.
Nei primi del '900 molti uomini bianchi si recarono in Africa per cacciare le belve e portarne a casa i trofei. All'epoca questo tipo di caccia, seppure ben organizzato con i locali, era piuttosto pericolosa, ma il gusto di farla era proprio questo, aver vinto la paura e aver dimostrato a tutti il proprio coraggio.
Gli inglesi furono maestri in questo, presto seguiti da personaggi nobili o comunque potenti. Non a caso tutti i padiglioni di caccia antichi erano sormontati da teste di animali esotici e pericolosi. Delle bestie se ne fregavano tutti, ieri come oggi, dove ancora si uccidono animali per il piacere di farne capi di abbigliamento.
Pertanto non scandalizziamoci di quel che si faceva in passato se si fa ancora oggi, perchè anche se molti hanno sostituito la caccia con la fotografia, esistono ancora tanti occidentali che si divertono con le battute di caccia alle cosiddette bestie feroci.
Per non parlare degli stessi africani che ammazzano oranghi ed elefanti anche se proibito dalla legge.
A volte, come si è detto, il combattimento nel circo veniva offerto ai condannati a morte, naturalmente dovevano avere una prestanza fisica e un'esperienza di combattimento, altrimenti chi lo proponeva ci passava i guai. Naturalmente il condannato era generalmente ben felice della possibilità e accettava di buon grado. Se si giudica crudele pensiamo che rimaneva comunque una possibilità di sopravvivere e trovare la libertà cosa che oggi i condannati a morte o all'ergastolo non hanno.
Un'altra leggenda da sfatare è quella dell'ecatombe di gladiatori nei circhi. I gladiatori dovevano essere allenati, nutriti e calzati, per cui costavano. Per diverso tempo venivano allenati affinchè riuscissero a tener testa al nemico nell'arena, e più erano bravi più venivano allenati, perchè avevano molte probabilità di arricchire il loro lanario.
Questo lo sapeva anche l'imperatore e pure il popolo, per cui è infondato che si ordinasse da parte dell'imperatore o del pubblico la morte del gladiatore, perchè un bravo gladiatore si forgiava combattendo, e se si uccideva non diventava mai esperto. Sarebbe stato come uccidere un soldato perchè non combatteva da subito come un veterano.
Anche il pollice rivolto verso il basso o l'alto per la sentenza fu una tarda invenzione cattolica, al massimo l'imperatore poteva dichiarare libero il gladiatore bravissimo, ripagando però il suo menager. In genere si offriva al gladiatore liberato la possibilità di entrare nell'esercito rifacendosi così una vita degna.
Vero è invece che molti morivano in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo su una rete trascinata con un uncino.
I gladiatori feriti venivano portati via e curati dai medici, e non era raro che un gladiatore molto bravo ricevesse le cure dei medici personali di grossi personaggi, imperatore compreso.
Sfatiamo anche il caso Spartacus, che effettivamente tenne in scacco Roma sollevando la rivolta degli schiavi, ma non dimentichiamo che era un disertore. Si era volontariamente arruolato nell'esercito romano ed aveva disertato. Venne preso e avrebbe dovuto morire e invece gli fu offerto in cambio di fare il gladiatore, ma scappò anche da lì. Spartacus forse non sapeva adattarsi alla disciplina, perchè era scappato da un compito che lui stesso si era scelto.
Di Marco Valerio Marziale
“Quei due gladiatori, Priscus e Verus, sono davvero valorosi! Adesso tutto il pubblico si è alzato in piedi e sta gridando a gran voce di fare terminare lo spettacolo, tanto si è capito che il valore dei due è tale, che nessuno dei due può soccombere. Ma ecco finalmente intervenire l’imperatore. Ha dato ordine di togliere ai due combattenti gli scudi. Vuole farli lottare a mani nude, fino a quando uno dei due non alzerà il dito per indicare la resa. Per ora li fa riposare un momento e manda a tutti e due cibi e doni. Ecco stanno ricominciando. Niente da fare: sono caduti tutte e due insieme a terra stremati. All’imperatore il combattimento di questi due schiavi deve essere molto piaciuto perché sta facendo mandare a tutti e due la palma della vittoria. Li ha anche resi uomini liberi per il loro ingegno ed il loro valore. Non si era mai visto uno spettacolo di gladiatori finire in questo modo. Tutti e due i combattenti hanno vinto!"
I vincitori venivano dunque premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità che gli procurava donne e inviti nelle case patrizie; se il gladiatore vincitore era uno schiavo (che aveva scelto di combattere nell'arena), dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività tipo l'istruttore nelle scuole per gladiatori. In ogni caso, come in questo caso, l'imperatore poteva fare del gladiatore un uomo libero se aveva combattuto bene e generosamente.
Effettivamente col cristianesimo vennero proibiti i crudeli giochi gladiatori, ma venne proibito anche il teatro perchè licenzioso. Gli ultimi a cadere furono le corse dei cavalli, che poi si fanno anche oggi. Al posto dei giochi gladiatori abbiamo messo la boxe che non è esente dalla violenza.
Ricordiamo che Roma equiparò i diritti dei plebei a quelli dei patrizi secoli prima della venuta del cattolicesimo che viceversa cancellò i diritti acquisiti. Il cristianesimo fu un salto nel buio che cancellò diritti, scienze e istruzione, il tutto sostituito da superstizione.
Intorno all'impero romano il re o il capotribù disponeva dei suoi sudditi senza interpellare nessuno. Aveva diritto di vita e di morte su chiunque senza dover nemmeno fare un'accusa. Così come ogni generale aveva potere assoluto sui sottoposti e ogni capofamiglia su moglie e figli.
Il diritto nacque a Roma come l'arte nacque in Grecia. Anche se la Grecia ebbe la sua democrazia fu Roma a studiare e approfondire e migliorare e ampliare meticolosamente le leggi, e fu Roma a portare il diritto nel mondo.
Il diritto è civiltà e senza Roma non vi sarebbero state civiltà nè diritti in alcuna parte del mondo.
Ovviamente nessuno mandava a combattere nell'arena uno schiavo se non avesse la corporatura e l'esperienza di un combattente, insomma solitamente si mandava a combattere nell'arena chi già sapeva combattere. Nè era necessario farlo per togliersi di mezzo lo schiavo, perchè lo si poteva vendere a tanto o a poco al mercato degli schiavi.
La diceria che i gladiatori venissero maltrattati è infondata. I gladiatori venivano acquistati da imprenditori che li affittavano ai circhi, un vero e proprio business, e bastava un solo gladiatore che giungesse al successo che l'imprenditore diventava ricco.
E' come se un allevatore di cavalli maltrattasse i cavalli per farli correre. Si sa che sarebbe controproducente, un gladiatore traumatizzato o picchiato, o denutrito avrebbe reso molto poco. Non risponde neppure a verità che le compagnie gladiatorie fossero dell'Imperatore se non in rari casi. Dunque la trattativa degli schiavi era molto selezionata, anche perchè il loro "lanario", cioè il loro imprenditore, attraverso i gladiatori che metteva sull'arena si faceva un nome.
Poichè infatti esistevano piccoli e grossi lanari, spesso l'imprenditore più ricco comprava dal più povero, ma se questi metteva in campo scarsi combattenti, il ricco imprenditore sceglieva altrove, perchè doveva rispondere dello spettacolo a chi organizzava i giochi, che a sua volta ne rispondeva all'imperatore.
Per giunta a Roma venne approvata una legge per cui nessuno schiavo poteva essere obbligato dal suo padrone a combattere nell'arena.
Nei primi del '900 molti uomini bianchi si recarono in Africa per cacciare le belve e portarne a casa i trofei. All'epoca questo tipo di caccia, seppure ben organizzato con i locali, era piuttosto pericolosa, ma il gusto di farla era proprio questo, aver vinto la paura e aver dimostrato a tutti il proprio coraggio.
Gli inglesi furono maestri in questo, presto seguiti da personaggi nobili o comunque potenti. Non a caso tutti i padiglioni di caccia antichi erano sormontati da teste di animali esotici e pericolosi. Delle bestie se ne fregavano tutti, ieri come oggi, dove ancora si uccidono animali per il piacere di farne capi di abbigliamento.
Pertanto non scandalizziamoci di quel che si faceva in passato se si fa ancora oggi, perchè anche se molti hanno sostituito la caccia con la fotografia, esistono ancora tanti occidentali che si divertono con le battute di caccia alle cosiddette bestie feroci.
Per non parlare degli stessi africani che ammazzano oranghi ed elefanti anche se proibito dalla legge.
A volte, come si è detto, il combattimento nel circo veniva offerto ai condannati a morte, naturalmente dovevano avere una prestanza fisica e un'esperienza di combattimento, altrimenti chi lo proponeva ci passava i guai. Naturalmente il condannato era generalmente ben felice della possibilità e accettava di buon grado. Se si giudica crudele pensiamo che rimaneva comunque una possibilità di sopravvivere e trovare la libertà cosa che oggi i condannati a morte o all'ergastolo non hanno.
Un'altra leggenda da sfatare è quella dell'ecatombe di gladiatori nei circhi. I gladiatori dovevano essere allenati, nutriti e calzati, per cui costavano. Per diverso tempo venivano allenati affinchè riuscissero a tener testa al nemico nell'arena, e più erano bravi più venivano allenati, perchè avevano molte probabilità di arricchire il loro lanario.
Questo lo sapeva anche l'imperatore e pure il popolo, per cui è infondato che si ordinasse da parte dell'imperatore o del pubblico la morte del gladiatore, perchè un bravo gladiatore si forgiava combattendo, e se si uccideva non diventava mai esperto. Sarebbe stato come uccidere un soldato perchè non combatteva da subito come un veterano.
Anche il pollice rivolto verso il basso o l'alto per la sentenza fu una tarda invenzione cattolica, al massimo l'imperatore poteva dichiarare libero il gladiatore bravissimo, ripagando però il suo menager. In genere si offriva al gladiatore liberato la possibilità di entrare nell'esercito rifacendosi così una vita degna.
Vero è invece che molti morivano in combattimento venivano avvicinati da due schiavi travestiti da Caronte e da Ermete Psicopompo: uno ne verificava il decesso toccandoli con un ferro rovente, l'altro, eventualmente, dava loro il colpo finale facendo poi segno ai "libitinarii" di portar via il corpo su una rete trascinata con un uncino.
I gladiatori feriti venivano portati via e curati dai medici, e non era raro che un gladiatore molto bravo ricevesse le cure dei medici personali di grossi personaggi, imperatore compreso.
Sfatiamo anche il caso Spartacus, che effettivamente tenne in scacco Roma sollevando la rivolta degli schiavi, ma non dimentichiamo che era un disertore. Si era volontariamente arruolato nell'esercito romano ed aveva disertato. Venne preso e avrebbe dovuto morire e invece gli fu offerto in cambio di fare il gladiatore, ma scappò anche da lì. Spartacus forse non sapeva adattarsi alla disciplina, perchè era scappato da un compito che lui stesso si era scelto.
Di Marco Valerio Marziale
“Quei due gladiatori, Priscus e Verus, sono davvero valorosi! Adesso tutto il pubblico si è alzato in piedi e sta gridando a gran voce di fare terminare lo spettacolo, tanto si è capito che il valore dei due è tale, che nessuno dei due può soccombere. Ma ecco finalmente intervenire l’imperatore. Ha dato ordine di togliere ai due combattenti gli scudi. Vuole farli lottare a mani nude, fino a quando uno dei due non alzerà il dito per indicare la resa. Per ora li fa riposare un momento e manda a tutti e due cibi e doni. Ecco stanno ricominciando. Niente da fare: sono caduti tutte e due insieme a terra stremati. All’imperatore il combattimento di questi due schiavi deve essere molto piaciuto perché sta facendo mandare a tutti e due la palma della vittoria. Li ha anche resi uomini liberi per il loro ingegno ed il loro valore. Non si era mai visto uno spettacolo di gladiatori finire in questo modo. Tutti e due i combattenti hanno vinto!"
I vincitori venivano dunque premiati con palme d'oro, denaro e dall'immensa popolarità che gli procurava donne e inviti nelle case patrizie; se il gladiatore vincitore era uno schiavo (che aveva scelto di combattere nell'arena), dopo dieci vittorie, che venivano segnate su un collare di metallo, diventava libero per legge; egli allora poteva decidere se continuare a combattere per soldi o intraprendere altre attività tipo l'istruttore nelle scuole per gladiatori. In ogni caso, come in questo caso, l'imperatore poteva fare del gladiatore un uomo libero se aveva combattuto bene e generosamente.
Effettivamente col cristianesimo vennero proibiti i crudeli giochi gladiatori, ma venne proibito anche il teatro perchè licenzioso. Gli ultimi a cadere furono le corse dei cavalli, che poi si fanno anche oggi. Al posto dei giochi gladiatori abbiamo messo la boxe che non è esente dalla violenza.
Ricordiamo che Roma equiparò i diritti dei plebei a quelli dei patrizi secoli prima della venuta del cattolicesimo che viceversa cancellò i diritti acquisiti. Il cristianesimo fu un salto nel buio che cancellò diritti, scienze e istruzione, il tutto sostituito da superstizione.
Intorno all'impero romano il re o il capotribù disponeva dei suoi sudditi senza interpellare nessuno. Aveva diritto di vita e di morte su chiunque senza dover nemmeno fare un'accusa. Così come ogni generale aveva potere assoluto sui sottoposti e ogni capofamiglia su moglie e figli.
Il diritto nacque a Roma come l'arte nacque in Grecia. Anche se la Grecia ebbe la sua democrazia fu Roma a studiare e approfondire e migliorare e ampliare meticolosamente le leggi, e fu Roma a portare il diritto nel mondo.
Il diritto è civiltà e senza Roma non vi sarebbero state civiltà nè diritti in alcuna parte del mondo.