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ALTINUM - ALTINO (Veneto)

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RESTI DELL'ANTICO TEMPIO DI ALTINO

Il sito di 100 ettari posto appena a nord dell'aeroporto di Venezia è sede di un centro romano sepolto chiamato Altinum, antesignano dell'antica Venezia, un centro commerciale romano che prosperò tra il I e ​​il V secolo d.c.. Elevato da 2 a 3 metri sopra la laguna paludosa circostante da secoli di insediamenti umani, la città aveva all'incirca le dimensioni di Pompei. La sua storia risalirebbe all'età del bronzo prosperando nella regione 600 anni prima che diventasse parte dell'Impero Romano.

Ma tutte le tracce degli edifici di Altinum sono scomparse da tempo, rubate come materiale da costruzione o sommerse dall'innalzamento del livello dell'acqua della laguna. Per questo nel luglio 2007, durante una grave siccità, Paolo Mozzi, geomorfologo dell'Università di Padova in Italia, e il suo team hanno scattato foto aeree del sito in diverse lunghezze d'onda della luce visibile e nel vicino infrarosso, con una risoluzione di mezzo metro.


LA STORIA

Altinum era un centro paleoveneto risalente agli inizi del I millennio a.c. Acquistò importanza strategica e commerciale a partire dal II secolo a.c. perché posto nell'attuale comune di Quarto d'Altino, in provincia di Venezia, all’incrocio delle vie romane Popilia e Claudia Augusta. Diventato municipium, cominciò a decadere alla fine dell’età imperiale finché fu distrutto da Attila.

Dopo la conquista romana si evolse in un importante scalo commerciale grazie alla posizione sulla Laguna Veneta e al passaggio di alcune importanti arterie stradali. Di Altino resta oggi un'interessante area archeologica con un museo annesso. L'odierna Altino, frazione di Quarto d'Altino, è invece un minuscolo centro rurale sorto in tempi recenti.

Il toponimo (᾿Αλτῖνον in greco, Altinum in latino; Altinates è l'etnico) è attestato diffusamente sia nelle epigrafi che nella letteratura. Potrebbe derivare da un termine della lingua venetica tradotto in latino con altus.

Dal nome della città è derivato quello dell'omonima divinità preromana Altino o Altnoi, a cui era dedicato un edificio sacro a sud della città. Sovrintendeva la laguna e gli venivano offerti periodicamente in sacrificio dei cavalli.

Come testimoniano i reperti, il territorio di Altino era frequentato sin dall'VIII-V millennio a.c., ma solo nell'Età del bronzo (XV-XIII secolo a.c.) si avrà una presenza umana stabile.

Un vero e proprio centro abitato fu fondato dai Paleoveneti all'inizio del I millennio a.c.. Dalla fine del VI secolo a.c. Altino rappresentava ormai un porto di notevole importanza, tappa obbligata per i traffici mercantili che collegavano gli empori di Spina e Adria alle aree settentrionali.

Probabilmente Altino all'epoca comprendeva più nuclei costituiti da capanne poggianti su dossi e, come era consueto nelle città paleovenete, le necropoli si sviluppavano attorno all'abitato, quasi a circondarlo.

DECUMANO DI ALTINO


IL DOMINIO DI ROMA

Nel II secolo a.c., Altino seguì le sorti di tutta la Venetia e fu pacificamente assoggettata a Roma.
Il processo di romanizzazione iniziò nel 131 a.c. con la costruzione della via Annia: da questo momento il centro cominciò ad acquisire l'ideologia urbana dei conquistatori, accettandone gli agi e la monumentalizzazione.

Anche perchè i commerci fiorirono e, a partire dall'89 a.c. subì un primo processo di urbanizzazione, conclusosi nel 49-42 a.c., quando ad Altino fu concesso il diritto romano (venne iscritta alla tribù Scaptia) e fu finalmente creata municipio.

ALTINO NELLA TAVOLA PEUTINGERIANA


AGRO ALTINATE

L'ager altinate e cioè il territorio che dipendeva dal municipio di Altino si estendeva sulla regione compresa fra i fiumi Muson (che la divideva da Padova) e Sile (che la divideva da Asolo e Treviso).

La sua centuriazione, realizzata probabilmente nel 49 a.c. riguardava, secondo Bradford, centurie di 15×40 actus (600 actus), mentre Fraccaro e Lacchini propendono per 30×40 actus. Ma non finisce qui, perchè l'actus delle delle centuriazioni poteva essere:
l'actus minimus: 120×4 piedi (35,5×1,2 metri);
l'actus quadratus o acnua, agnua: 120×120 piedi (35,5×35,5 metri);
l'actus duplicatus: 240×120 piedi (71×35,5 metri).

Le strade dell'agro erano orientate in direzione ovest-est per i decumani, e sud-nord per i cardo. Questo sistema si è mantenuto sino ai giorni attuali, sicché l'odierna orientazione di alcune vie e fossati coincide con quella. 

Divenne un importante centro commerciale grazie alla costruzione di altre strade, come la Claudia Augusta e le vie che la collegavano direttamente a Treviso e a Oderzo, in quanto nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Settentrione. Questa evoluzione poté dirsi conclusa sul finire del I secolo d.c.

Questo periodo di floridezza è confermato, oltre che dai reperti archeologici, da testimonianze scritte dell'epoca, seppur non molto numerose. Al museo provinciale di Torcello è conservata un architrave su cui si legge che Tiberio aveva donato alla città templi, portici e giardini. 

Gli Epigrammi di Marziale, la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e il De re rustica di Columella accennano a una florida economia basata sulla produzione di lana, sulla coltivazione di canestrelli e sull'allevamento di vacche da latte. Ancora Marziale ricorda le splendide ville della città, affacciate al suo rinomato litorale.

RESTI DI DOMUS ROMANA

Si ritiene che il decumano massimo corrispondesse alle attuali vie Cortellazzo, Vanzo (comune di Mogliano Veneto), Moglianese-Cappella, Moglianese, Ronchi (comune di Scorzè), Santa Margherita (comune di Noale), Fossalta (comune di Trebaseleghe); il cardo massimo, invece, andrebbe identificato nella strada Spagnolo a Moniego di Noale. L'umbelicus agri, di conseguenza, si trovava tra Scorzè e Cappelletta.

Più precisi sono i riferimenti alle importanti opere idrauliche paragonate da Vitruvio e da Strabone a quelle di Ravenna e Aquileia. La città, infatti, pur essendo sorta in una zona paludosa, poteva contare in un efficiente sistema di fiumi e canali che garantivano il ricambio delle acque. Lo stesso centro abitato si innalzava su una rete di canali superati da ponti e traghetti, in modo del tutto simile alla futura Venezia.

Dal II secolo d.c., come tutte le altre città della Venetia, anche Altino cominciò a decadere, infatti iniziano a diminuire i reperti archeologici, ma continua ad esistere come dimostra la Tabula Peutingeriana della metà del IV secolo che ancora la ritrae con una cinta muraria e due torri. 

Lo storico Servio Mario Onorato riferisce che ad ad Altino la caccia, l'uccellagione e persino l'agricoltura si svolgessero soprattutto in barca, evidentemente il sistema di canalizzazione  era ancora in buono stato.

EDICOLA DELLA NECROPOLI DI ALTINO


LA DECADENZA

Gli storici attuali non credono che la fondazione di Venezia sia avvenuta in relazione al saccheggio di Altino da parte degli Unni, nel 452,  perchè la città si riprese dalla devastazione e continuò ad esistere ancora per diversi secoli.

Furono però le invasioni dei Longobardi e degli Ungari a determinarne la scomparsa, ma soprattutto il cambiamento delle condizioni climatiche e ambientali dovute dall'innalzamento del livello del mare e dall'abbandono del sistema idraulico.

Per tutto il medioevo Altino sussisté, anche se trasformata in un piccolo borgo rurale circondato da paludi e pertanto malsano. Uno scritto del 1095 attesta l'esistenza di un Altino Maiore e di un Altino Pitulo (piccolo), segno che forse il centro si era sdoppiato, ma risulta che le chiese di Santa Maria (l'antica cattedrale), San Martino e Sant'Apollinare esistevano ancora, anche perchè le chiese erano le prime, e talvolta le uniche, costruzioni ad essere restaurate.



IL MUSEO

Il Museo archeologico nazionale di Altino (MANA), che conserva i reperti archeologici più rappresentativi di Altino è stato incluso, assieme al vicino sito archeologico, nel sito patrimonio dell'umanità "Venezia e la sua laguna" tutelato dall'UNESCO. Esso è stato fondato nel 1960 e nel 2015 è stata inaugurata la sua nuova sede.

I primi reperti archeologici furono rinvenuti dalla fine del XIX secolo, grazie al progressivo prosciugamento della zona paludosa.
 
Sono in corso nuovi scavi basati anche sulla tecnica della fotografia aerea, grazie alla quale è emerso che la città era posta su un'altura a 2-3 metri dal livello del mare e che era attraversata da un canale navigabile. Inoltre, è stato possibile identificare parte del circuito delle mura difensive, un cancello, alcune case private, parte di una zona portuale e tratti delle strade pubbliche che conducevano alla città. 

Nel 2008 un équipe di geomorfologi dell'Università di Padova ha condotto una ricerca scientifica rielaborando alcune rilevazioni fotografiche aeree e satellitari all'infrarosso, scattate nell'estate del 2007 durante un periodo di prolungata siccità. 


La diversa concentrazione della clorofilla nelle colture agricole ha permesso di ricostruire con notevole dettaglio l'intera pianta cittadina e rivelando la presenza di quartieri e edifici di cui si ignorava l'esistenza, tra i quali spiccano un teatro ed un anfiteatro con un diametro totale di circa 150×110 m (corrispondenti a 500×370 piedi romani). Al giorno d'oggi, del centro antico restano solo scavi in aperta campagna.

Oggi esistono due aree archeologiche visitabili, poste a circa 500 m di distanza dal Museo archeologico nazionale di Altino e nelle adiacenze di AltinoLab, l'ex sede del museo attiva dal 1960 al 2015.

Una delle due aree conserva i resti della monumentale porta-approdo, che dal I secolo a.c. segnala l'ingresso settentrionale in città, e di un cardine urbano che collegava la porta con il centro abitato. Nell'altra area è visibile una piccola porzione del quartiere residenziale, che costituì un’espansione urbanistica agli inizi del I secolo d.c.. 

C'è pure un tratto di strada urbana, pavimentata con basoli lapidei e delimitata dalle crepidini; su cui si affaccia la domus della Pantera, così chiamata per il mosaico bianco e nero dell'atrio, che mostra l'animale mentre si abbevera. 

VECCHIA SEDE DEL MUSEO


ALTINUM - SCOPERTO IL SISTEMA PORTUALE 

Le ricerche condotte negli ultimi mesi tra terraferma e laguna dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con l’Università di Padova, hanno rivelato con chiarezza l’area portuale dell’antica Altino. 

Posta alla foce del fiume Sile, nella laguna veneta, Altinum, oggi Quarto d'Altino nella città metropolitana di Venezia, dopo essere stato insediamento paleoveneto fu, grazie alla sua favorevole posizione geografica, un florido municipio romano, con un agro centuriato. 

Sede vescovile nella tarda antichità, fu duramente saccheggiata da Attila nel 452. I cambiamenti climatici e ambientali, con l'innalzamento del livello del mare e l'abbandono del sistema di regolazione idraulica, determinarono nei secoli successivi lo spostamento a Venezia e il ridursi dell’antico centro a piccolissimo borgo rurale in mezzo alle paludi.  

Nella città, snodo commerciale dell’alto Adriatico lungo la via Annia, confluivano i traffici provenienti dall’Europa settentrionale, dalla valle del Danubio, attraverso la via Claudia Augusta, quelli dall’entroterra padano, attraverso percorsi terrestri e d’acqua, e dalle rotte marittime che risalivano l’Adriatico toccando gli empori di Spina e di Adria. 

La città era al centro di un'efficiente rete di canali. Legname, olio, vino, grano i beni che qui venivano scambiati, ma non mancava la lana, per cui la città andava famosa insieme alla particolare salubrità del clima. Un porto urbano ricostruito e un sistema di porto diffuso nella laguna nord, grazie alla rilettura delle strutture di età romana. 

Un successo rilevante dell’équipe coordinata da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, che ha sviluppato la traccia scoperta dal collega Paolo Mozzi, professore associato di geologia dell’Università di Padova.

Ben leggibile ora una sorta di grande darsena ad elle, di quasi un ettaro, a ovest del centro urbano di Altino che si inserisce nella maglia ortogonale della città, collegata grazie a uno stretto canale, delimitato da pali, all’attuale Canale Siloncello. 

Grazie alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e alla disponibilità della proprietà del terreno, attualmente in coltivazione, è stato possibile acquisire informazioni e dati attraverso raccolte di superficie, carotaggi, analisi radiometriche di strutture lignee e indagini geomagnetiche, con datazioni del I secolo d.c. 

In acqua sono state indagate strutture già segnalate in passato nel canale di San Felice, il "Torrione romano", e a Ca' Ballarin, posizionate lungo un percorso di navigazione interna, che dal mare portava al porto della città antica. Tra i risultati si segnala la ricostruzione delle quote dei piani di uso di età romana, di grande interesse anche per gli studi sulla subsidenza lagunare.


BIBLIO

- A. Ninfo, A. Fontana, P. Mozzi, F. Ferrarese - The Map of Altinum, Ancestor of Venice - in Science - 2009 -
- G. Cresci Marrone e M. Tirelli - Orizzonti del sacro. Culti e santuari antichi in Altino e nel Veneto orientale - Atti del convegno Venezia - 1999 - Roma - 2001 -
- G. Cresci Marrone e M. Tirelli - Altnoi. Il santuario altinate. Strutture del sacro a confronto e i luoghi di culto lungo la Via Annia - Atti del convegno - Roma - 2009 -
- A. Buonopane, G. Cresci Marrone, Margherita Tirelli - Edizione delle iscrizioni latine del Museo archeologico nazionale di Altino -
- Alessandra Artale - Altino, divinità della laguna - La Tribuna di Treviso - 2006 -
- Margherita Tirelli - Altino, in Attila e gli Unni - Roma - "L'Erma" di Bretschneider - 1995 -
- Margherita Tirelli - Altino antica. Dai Veneti a Venezia - Venezia - 2011 -
- G. Cresci Marrone e M. Tirelli - Terminavit Sepulcrum. I recinti funerari nelle necropoli di Altino - Atti del convegno - Roma - 2005 -


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