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CIRCO VARIANO

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 "Esquiliae allora", di Girolamo Milanese:
"Benché io abbia già discorso di questo argomento nell'Itinerario di Eins. p. 59, pure mi è necessario fare ricordo del circo Variano, e del suo obelisco, e delle scoperte avvenute nella prima metà del secolo nella vigna".



RODOLFO LANCIANI

- « Cavandosi alle spese di monsignor Sebastiano Gualtieri vescovo Viterbense dalla parte di dietro dell'Horto di Santa croce in Hierosolyme, in  certi belli edifici rovinati, vi furono trovate le statue et della Diva Helena, et del grande Constantino et de figliuoli armate et quella della Helena era vestita d'una stola longa insino alli piedi et palliata ciò è con un bello mantello attorno ... 

La base ridotta nella chiesa di santa croce » [Ligorio, Torin, XV, e. 119]. 

- La sostanza di questo racconto è vera.
Nella cripta di santa Croce esiste presentemente una grande base dedicata alla imperatrice Elena da lulius Maximilianus, base che lo Smet ed altri dicono scavata nel giardino del monastero.

Dall'istesso luogo deve prevenire un secondo piedistallo di statua, dedicato alla stessa augusta da Flavius Pistus suo segretario e amministratore privato, impiegata poi a sostenere una colonna di una cappella cristiana vicino a ss. Sanctorum. 

(COMMENTO:  Strano che il Lanciani non riconobbe la statua romana che oggi è riconosciuta come Giunone e che ancora adesso viene passata come statua di Santa Elena dopo averle messo una improbabile croce tra le braccia)

POSIZIONE DEL CIRCO RISPETTO I PALAZZI ODIERNI


LE CITAZIONI SUL CIRCO VARIANO

- Vedi CIL. 1134, 1135. Il Ciacconio a e. 89' e 90' del cod. barb. delinea un bellissimo busto, che egli attribuisce alla diva Elena, e che a me pare piuttosto di Mammea o di Otacilia 

« ex marmoreo capite a Hieronymo Mutiano pletore insigni in vinca sua invento ad Exquilias ». 

- La nota dice: 

« Appresso a sancta ierusalem in quel basso trovate sotto tera dove dicano fu sepolta santa elena»

Mi ricordo che appresso alla porta di santa Croce in Gerusalemme vi era un'anticaglia fabbricata assai sotterra, nella quale sono molti santi dipinti, e li Cristiani se ne sono serviti per chiesa. 

Ora è minata o conversa in vigne. Appresso di essa vi fu scoperta un'antica strada selciata e molto spaziosa: e viddi che si partiva da porta Maggiore e andava a s. Gio. in Laterano (la via che traversa la Villa AVolkousky, parallelamente, e al nord degli archi neroniani, passando davanti al colombaio dell'architetto Tiberius Claudius Vitalis. Vedi F. U. li. tav. 34). 

- Sopra di essa vi fu trovata una grossa colonna di granito bigio (vista io stesso nel 1869, esplorando col defunto marchese Achille Savorelli il cuniculo dell'acquedotto pontificio Lateranense) compagna di quelle che sono in opera nella detta chiesa di s. Giovanni alla nave degli Apostoli [ora murate nel vivo dei pilastri] Mi do a credere che quando il magno Costantino fabbricò il Laterano, spogliasse qualche edifizio fuori di porta Maggiore » Vacca, Mem. 114.

- Anche la fabbrica della Hierusalem mostrava essere stata messa insieme con materiale raccogliticcio. 

- Vedi Giovanni Alberti cod. Collacchioui, e. 7 : « le doi base sono isa ierusalem. sono di tutta grandezza, le colonne che posano in ditte base son state di altri detìtii . . . a me e parso far queste per le piu belle ». 

- un'altra base come questa sta sopra della chiavica della dogana «.Vedi Lanciani, Itin. Eins. p. 6, e Sangallo giuniore sch. fior. 899, ove ricorda alcuni motivi della decorazione dell'aula con la postilla: «archi aperti ichrostati di marmo porfido serpentino. Stava chosi ». 


I RESTI
- Per quanto concerne l'altro edificio monumentale degli Orti, detto volgarmente tempio di Venere e Cupidine, io credo che la pianta Ligoriana in cod. vai. 3429 f. 32 meriti una certa fiducia, a causa di taluni particolari che hanno tutta l'apparenza di verità. Cosi i due goffi speroni dell'abside sono con ragione chiamati « fortezze p p ruinà templi ob grandes finestras » . 

- Le note del Panvinio ricordano « bases capitula ord. còpositi . . . Dea e statua e christallo . . . columnae e marmore svenite s. granito rosso ». La tradizione riferisce a questa contrada del Sessorio il rinvenimento del simulacro di Afrodite, il cui volto oltre qualche rassomiglianza con i lineamenti di Sallustia Barbia Orbiana, simulacro noto sotto il nome di Venere e Cupido, e trasferito in Belvedere sino dai tempi di Giulio II. Vedi Ann. List. 1890, p. 13 e seg. e CIL. 781, 782.)

- Aderente al Circo (l'catrium Sessorianum del Bufalini), e forse in capo al medesimo (come si vede nel Canopo di villa Adriana) v'era un ninfeo a doppio recesso rotondo, delineato da Antonio da Sangallo il giovine nella sch. tìor. 900, insieme all'obelisco che apparisce rotto in due pezzi.
(COMMENTO: Il ninfeo doveva pertanto combaciare con il lato diritto del Circo)

- La postilla dice: 
«1'obelischo e fuora di porta maiore 1° mezo miglio apresso li aquidotto duo tiri di mano I uno circo navale (?) quale da la banda delli acquidotti diverso la porta s. Ianni nella vigna di mes. girolamo milanese che ci lavora rugieri scarpellino ». 





- Nell'anno 1570 « obelisci fragmenta diu prostrata Curtius Saccoccius et Marcellus fratres, ad perpetuam huius Circi memoriam erigi curarunt ».

- Dall' iscrizione dell' obelisco, ora pinciano, rettamente interpretata dall' Erman [ivi, p. 115 seg.], si apprende come l'obelisco stesso fosse stato eretto originalmente in memoria di Antinoo « im Grenz felde der Herrin des Genusses (?) Rome » cioè all'estremo confine della città, vicino al mausoleo di Adriano, dove erano state deposte le spoglie di Antinoo. Elagabalo, o qualche altro membro della gente Varia, fabbricando il Circo in « orientaliori Urbis angulo », si è impossessato, secondo il vezzo de' tempi, di un obelisco già esistente, e non sacro a divinità, per collocarlo sulla spina. 

- Così fece più tardi Massenzio trasferendo al proprio Circo sull'Appia l'obelisco di Domiziano, che già decorava lo Stadio. E come questo secondo obelisco è tornato ad occupare il sito originario, sino dal tempo di papa Pamfili, cosi l'obelisco di Antinoo si trova nuovamente eretto « im Grenz felde der Herrin des Genusses Rome » nella publica passeggiata del Pincio."

RESTI DEL CIRCO



IL CIRCO VARIANO

Il Circo Variano, (o circus Varianus) era un circo di Roma, che prese il nome dall'imperatore Eliogabalo (Sesto Vario Avito Bassiano).

Fu costruito nel complesso residenziale imperiale detto Ad Spem Veterem, nella parte orientale di Roma.
Era lungo 565 m e largo 125 m, quindi era più piccolo del Circo Massimo ma più grande del circo di Massenzio. Sulla spina del circo era collocato l'obelisco di Antinoo, il ragazzo amato da Adriano, fatto trasportare dall'Egitto da Adriano ed eretto sulla via Labicana in onore dell'amante dell'imperatore e qui riportato da Eliogabalo.

La sua edificazione iniziò ad opera dell'imperatore Settimio Severo che costruì una grande villa con giardino (193-211), detto Horti Spei Veteris che collegò, inglobandoli, i vari Horti dell'area esquilina a partire dall'epoca di mecenate.

La residenza viene ampliata da Caracalla e, soprattutto, da Elagabalo (Sesto Vario Avito Bassiano - 218-222), che fece completare il circo ed erigere un piccolo anfiteatro dotato di sotterranei, l'anfiteatro castrense.  

Questo complesso comprendeva anche il Palazzo Sessoriano e l'anfiteatro Castrense: nell'anfiteatro e nel circo si tenevano i giochi gladiatorii e le corse dei carri di cui Eliogabalo era grande appassionato, tanto che partecipò ad alcune gare.

C'era anche un grande atrio (poi trasformato nella chiesa).
Si trattava di una villa a nuclei monumentali, articolati in un vasto parco e collegati tra loro da un corridoio carrabile, conosciuta anche come Horti Variani. In seguito il circo continuò ad essere utilizzato, sia per spettacolo che per le manovre militari in onore dell'imperatore, fin quando non vennero costruite le Mura Aureliane, a oriente della moderna basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Si ritiene potesse contenere circa 10000 persone.
Quando Aureliano costruì le mura (dal 271) tagliò il complesso, lasciando fuori buona parte.

Invece le Terme di Elena erano un insieme di cisterne, ovvero la grande cisterna di Via Eleniana, costituita da dodici ambienti comunicanti tra loro tramite aperture ad arco. Facevano parte di un impianto termale pubblico sempre di epoca severiana ma collocato al di fuori degli horti. Esso è conservato solo in parte ma la sua forma è conosciuta grazie ai disegni degli artisti rinascimentali Andrea Palladio e Antonio da Sangallo il Giovane.

Circa cento anni dopo Costantino trasformò la villa in palazzo imperiale, alternativo a quello sul Palatino e vicino alla nuova sede papale e alla cattedrale Basilica Salvatoris, (San Giovanni). Il luogo, che diventa poi la residenza della madre Elena, prende il nome di Palatium Sessorianum o Sessorium (luogo di riunioni).

Questo palazzo era  l'estremità di un gigantesco possedimento (praedium) imperiale sviluppato lungo la via Labicana (Casilina) e chiamato Ad duas lauros: al III miglio della Labicana si trova, non a caso, il grande rudere del Mausoleo di Elena, noto popolarmente come Torre delle pignatte (da cui il toponimo della zona, Torpignattara).
All'estremità nord-orientale del palazzo, proprio a ridosso delle Mura Aureliane, viene edificato il quartiere residenziale destinato i membri della corte.  Due di queste abitazioni domus, con pavimenti in mosaico e denominate "Domus dei Ritratti" e "Domus della Fontana", sono state scoperte nel 1959.

La parte occidentale del circo, il lato della partenza, è stato ritrovato all'interno delle mura, mentre il lato orientale incurvato si trovava all'altezza di via Alcamo; il lato settentrionale del circo ha fornito poi il sostegno per l'ultimo tratto dell'Acqua Felice.
I suoi resti furono trovati in scavi successivi, l'ultimo dei quali è avvenuto nel 1959.

Invece il circo Variano viene trasformato in area di servizio, di collegamento e forse di residenza della servitù della corte imperiale. E' stato possibile desumere la pianta del circo in quanto furono ritrovati nel giardino della ex caserma dei granatieri delle murature in opera laterizia che delimitavano due file di camere disposte in due piani con scale e tubazioni. Antonio Maria Colini ha ricostruito le dimensioni dell'edificio che probabilmente doveva essere di circa 600 metri di lunghezza con le carceres in prossimità del palazzo Sessorio, probabilmente aveva anche una spina

Infine la trasformazione di un atrio degli Horti Variani in una chiesa, oggi Santa Croce in Gerusalemme, ad opera di Costantino.


Circus Varianum (Circus Hortorum) 

Da circa diciotto anni sono in corso attività di scavo, studio e restauro in un'area archeologica tra le più ricche, e sconosciute, di Roma: Santa Croce in Gerusalemme. Sconosciute perchè i prelati che la detengono non la fanno visitare, pure avendo scavato, scoperto e restaurato splendidi monumenti, e ristrutturati e riabbelliti i giardini, il tutto a spese dello stato italiano.
Siamo alle estreme propaggini dell'Esquilino, adiacenti alle Mura Aureliane e in prossimità del Laterano.

Il circo di Vario, esattamente come l’anfiteatro Castrense, venne integrato nelle mura aureliane per ridurre i costi della costruzione delle mura, ma anche per evitare la distruzione del circo. Le mura attraversano il circo per i gradini e così tenevano un quinto dell’edificio all’interno di Roma.

Nel centro della spina venne eretto l' obelisco di Antinoo nell’onore dell’amante dell’Imperatore Adriano, di cui la tomba era accanto al circo. L’obelisco venne spostato solo nel III secolo per ornare la spina del circo di Vario.

Nel 1570 Curzio e Marcello Saccoccio ritrovarono un obelisco nella loro vigna che era dove oggi è la via Nuoro, probabilmente questo obelisco era in prossimità del circo, ma al di fuori del lato curvo.

Nel Circo Variano all’inizio del 2014, nel corso di un saggio per un intervento dell’Acea, è stata rimessa in luce una porzione della torre occidentale del circo. Il ritrovamento della struttura rivela anche il posizionamento delle cabine di partenza dei carri, che erano affiancate alla torre. E’ stato così possibile stabilire che l’impianto originario del Circo aveva una lunghezza superiore a quella del Circo Massimo (circa 630 metri, almeno 9 in più del Circo Massimo).

La sua estensione fu poi ridotta dal successore di Caracalla, Elagabalo.

- Dall' iscrizione dell' obelisco, ora pinciano, rettamente interpretata dall' Erman [ivi, p. 115 seg.], si apprende come l'obelisco stesso fosse stato eretto originalmente in memoria di Antinoo « im Grenz felde der Herrin des Genusses (?) Rome » cioè all'estremo confine della città, vicino al mausoleo di Adriano, dove erano state deposte le spoglie di Antinoo. Elagabalo, o qualche altro membro della gente Varia, fabbricando il Circo in « orientaliori Urbis angulo », si è impossessato, secondo il vezzo de' tempi, di un obelisco già esistente, e non sacro a divinità, per collocarlo sulla spina. 



L'OBELISCO DEL CIRCO VARIANO

Adriano aveva fatto edificare nel 121 sulla Velia il Tempio della Fortuna Romana (o Tempio della Dea Roma) dove avrebbe fatto porre un obelisco egizio proveniente da Antinopoli che celebrava le virtù di Antinoo-Osiride sulla tomba dello stesso Antinoo.

OBELISCO DEL CIRCO VARIANO
Ma si pensa invece che Antinoo sia stato sepolto a Villa Adriana a decorare un monumento dedicato al giovane dopo la sua morte in Egitto, dove l'imperatore ne avrebbe così avuto vicino il ricordo. Eliogabalo poi lo fece spostare per ornare la spina del circo Variano nella sua residenza suburbana.

«1'obelischo e fuora di porta maiore 1° mezo miglio apresso li aquidotto duo tiri di mano I uno circo navale (?) quale da la banda delli acquidotti diverso la porta s. Ianni nella vigna di mes. girolamo milanese che ci lavora rugieri scarpellino ».

- Aderente al Circo (il castrium Sessorianum del Bufalini), e forse in capo al medesimo (come si vede nel Canopo di villa Adriana) v'era un ninfeo a doppio recesso rotondo, delineato da Antonio da Sangallo il giovine nella sch. tìor. 900, insieme all'obelisco che apparisce rotto in due pezzi. -

- Così fece più tardi Massenzio trasferendo al proprio Circo sull'Appia l'obelisco di Domiziano, che già decorava lo Stadio. E come questo secondo obelisco è tornato ad occupare il sito originario, sino dal tempo di papa Pamfili, cosi l'obelisco di Antinoo si trova nuovamente eretto « im Grenz felde der Herrin des Genusses Rome » nella publica passeggiata del Pincio. -

- Nell'anno 1570 « obelisci fragmenta diu prostrata Curtius Saccoccius et Marcellus fratres, ad perpetuam huius Circi memoriam erigi curarunt ».

L'obelisco è alto 9,24 m. con la stella in cima e il basamento sotto raggiunge  m 17,26. Rinvenuto nel XVI sec. fuori Porta Maggiore (presso le mura aureliane, per cui viene chiamato "obelisco Aureliano"), poi spostato dai Barberini nel loro palazzo, infine venne innalzato solo nel 1822 nei giardini del Pincio.


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