Il nome Fossombrone, locato in provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche, deriva da "Forum Sempronii" nome dell'antico centro romano legato alla figura del tribuno Gaio Sempronio Gracco (154 - 121 a.c.) capitato in queste zone nel 133 a.c. per l'applicazione della legge agraria. Il Vicus di Forum Sempronii venne edificato tra il 133 e il 126 a.c.,
Gli scavi hanno però mostrato una frequentazione del pianoro su cui sorse Forum Sempronii fin dal periodo piceno, dato che qui si incontravano importanti vie di età protostorica legate alla transumanza e a partire dal 220 a.c. costituisce, con la via Flaminia, i collegamento fra Roma e la Pianura Padana sul versante adriatico
I resti della città romana di Forum Sempronii si trovano nella zona di San Martino del Piano, circa 2 km a nord-est dell’attuale Fossombrone, della provincia di Pesaro-Urbino, nella regione Marche. Questi resti occupano un ampio terrazzo fluviale posto alla sinistra del fiume Metauro, delimitato a occidente dal fosso della Cesana (o rio di San Martino). I resti visibili si trovano a sud dell’attuale Strada Statale 3 Flaminia, anche se la città si estendeva pure a nord di questa.
L'abitato di Forum Sempronii, a 164 miglia da Roma, era situato più a est dell'attuale Fossombrone, in località San Martino del Piano, presto elevato al rango di municipio (I secolo a.c.) fiorendo soprattutto in epoca imperiale. Plinio il Vecchio (II secolo d.c.) nella sua Naturalis historia chiama i suoi abitanti Forosempronienses.
Plinio il Vecchio la pone fra i centri autonomi della regio VI, distante 18 miglia da Ad Calem (Cagli) e 16 da Fanum Fortunae (Fano). Claudio Tolomeo la colloca nel territorio un tempo appartenuto agli Umbri (Geogr. III, 1, 46).
EUROPA |
LE ORIGINI
Forum Sempronii nasce lungo la Flaminia, che a partire dal 220 a.c. costituisce la principale via di collegamento fra Roma e la Pianura Padana presente sul versante adriatico, a 18 miglia da Ad Calem (Cagli) e a 16 da Fanum Fortunae (Fano), come indicano le fonti itinerarie. La strada consolare divenne il cardo massimo della città incontrandosi con una importante direttrice nord-sud che infine raggiungeva la costa Adriatica.
Il nome latino significa “Foro di Sempronio”, dove Forum è luogo di mercato, ma nulla sappiamo dell’origine della città: Plinio il Vecchio (Nat. hist., III, 14, 113) la pone fra i centri amministrativamente autonomi della regio VI, ricordandola con il nome dei suoi abitanti, i Forosempronienses, e Claudio Tolomeo la colloca nel territorio un tempo degli Umbri (Geogr. III, 1, 46).
Si è discusso a lungo su chi potesse essere questo Sempronius, sembra possa trattarsi del famoso tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, la cui presenza in zona è legata alla legge agraria (Lex Sempronia agraria) promulgata nel 133 a.c. e attuata l’anno seguente, per recuperare le terre demaniali occupate indebitamente e ridistribuirle ai nullatenenti.
Questa lex è attestata dal “cippo graccano” ora al Museo Civico di Fano, un parallelepipedo in pietra arenaria con iscritto un testo che ricorda l’attività di ripristino dei cippi di confine collocati dalla commissione agraria del 132 a.c., svolta tra l’82-81 o il 75-74 a.c. da M. Terenzio Varrone.
Comunque l'apertura della Flaminia nel 220 a.c. o l’attuazione della "Lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim dividundo" del 232 a.c., portano a considerare che nella zona di San Martino del Piano già alla fine del III secolo a.c. si fosse formato un centro abitato. Il primo nucleo di Forum Sempronii potrebbe essersi strutturato come una praefectura, ma nel I secolo a.c. Forum Sempronii divenne municipium duovirale, quindi non prima del 49 a.c..
Forum Sempronii nasce lungo la Flaminia, che a partire dal 220 a.c. costituisce la principale via di collegamento fra Roma e la Pianura Padana presente sul versante adriatico, a 18 miglia da Ad Calem (Cagli) e a 16 da Fanum Fortunae (Fano), come indicano le fonti itinerarie. La strada consolare divenne il cardo massimo della città incontrandosi con una importante direttrice nord-sud che infine raggiungeva la costa Adriatica.
Il nome latino significa “Foro di Sempronio”, dove Forum è luogo di mercato, ma nulla sappiamo dell’origine della città: Plinio il Vecchio (Nat. hist., III, 14, 113) la pone fra i centri amministrativamente autonomi della regio VI, ricordandola con il nome dei suoi abitanti, i Forosempronienses, e Claudio Tolomeo la colloca nel territorio un tempo degli Umbri (Geogr. III, 1, 46).
Si è discusso a lungo su chi potesse essere questo Sempronius, sembra possa trattarsi del famoso tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, la cui presenza in zona è legata alla legge agraria (Lex Sempronia agraria) promulgata nel 133 a.c. e attuata l’anno seguente, per recuperare le terre demaniali occupate indebitamente e ridistribuirle ai nullatenenti.
Comunque l'apertura della Flaminia nel 220 a.c. o l’attuazione della "Lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim dividundo" del 232 a.c., portano a considerare che nella zona di San Martino del Piano già alla fine del III secolo a.c. si fosse formato un centro abitato. Il primo nucleo di Forum Sempronii potrebbe essersi strutturato come una praefectura, ma nel I secolo a.c. Forum Sempronii divenne municipium duovirale, quindi non prima del 49 a.c..
I resti della città romana di Forum Sempronii si trovano nella zona di San Martino del Piano, circa 2 km a nord-est dell’attuale Fossombrone. La Via Flaminia divenne l’asse generatore dell’impianto urbanistico, determinandone anche le fortune economiche e la crescita urbana come sottolineava in età augustea lo storico greco Strabone.
PARCO ARCHEOLOGICO FORUM SEMPRONII
Gli scavi effettuati hanno portato alla luce:
- parte della consolare Flaminia,
- numerosi edifici porticati,
- pochi resti della cinta muraria,
- un edificio parzialmente adibito a terme,
- un tratto del basolato romano, in cui venne impiegata pietra calcarea del vicino Furlo.
Il tutto proprio intorno alla chiesa di San Martino del Piano.
- un secondo ed esteso edificio termale del I secolo a.c. nella parte sud degli scavi, di cui le statue e gli altri resti si trovano nel museo Vernerecci.
I resti della città romana di Forum Sempronii si trova nella zona di San Martino del Piano, circa 2 km a nord-est dell’attuale Fossombrone, con un ampio terrazzo fluviale posto alla sinistra del Metauro e delimitato a occidente dal fosso della Cesana (o rio di San Martino), lungo la Strada Statale 3 Flaminia.
I resti della città romana di Forum Sempronii si trova nella zona di San Martino del Piano, circa 2 km a nord-est dell’attuale Fossombrone, con un ampio terrazzo fluviale posto alla sinistra del Metauro e delimitato a occidente dal fosso della Cesana (o rio di San Martino), lungo la Strada Statale 3 Flaminia.
Subito a est del tratto di Cardo ora percorribile, tra il 1879 e il 1881 è stata individuata, ma poi ricoperta, parte di una domus con atrio corinzio, con pregevoli mosaici pavimentali, tra cui quello che al centro ritrae Europa seduta su un toro in corsa, esposto al Museo archeologico.
Percorrendo verso ovest il Decumano, in direzione dell’altro cardine urbano messo in luce, si possono osservare altre strutture e poi i resti di un edificio termale, con la debita presenza di pilae, le piccole colonne costituite da mattoni circolari o quadrati e destinate a sostenere un soprastante piano pavimentale ora non esistente.
E' stato rivenuto inoltre un grosso parallelepipedo in pietra arenaria locale con iscritto un testo che ricorda l’attività di restitutio, cioè di ripristino dei cippi di confine collocati dalla commissione agraria del 132 a.c., svolta tra l’82-81 o il 75-74 a.c. da Marco Terenzio Varrone Lucullo.
Per questo diversi studiosi ritengono che Gaio Sempronio Gracco abbia effettivamente avuto un legame con Forum Sempronii, anche se con modalità non ancora chiare, si è trattato comunque di un intervento molto importante, visto che il Forum Sempronii ha poi legato il suo nome a quello del tribuno.
Si pensa comunque alla fondazione stessa della città o a una risistemazione in senso urbanistico di un abitato preesistente.
Sappiamo pure che la distribuzione delle terre demaniali a singoli coloni, conseguente alla Lex Flaminia, portò alla nascita di un insediamento sparso di ville e fattorie produttive, come di piccoli centri amministrativi, le praefecturae così dette perché l’amministrazione e, in particolare, la giustizia erano esercitate da magistrati detti praefecti iure dicundo.
Il primo nucleo di Forum Sempronii potrebbe essere stata una semplice praefectura come in altri centri romani delle Marche, vedi Suasa e Pisaurum, sappiamo però che nel I secolo a.c. divenne municipium a costituzione duovirale per cui non prima del 49 a.c..
LE ISCRIZIONI
Le iscrizioni rinvenute e conservate presso il Museo “A. Vernarecci” di Fossombrone attestano anche la presenza dei decuriones senatorii, dei quaestores per la riscossione dei tributi, e dei seviri augustales, per il culto imperiale e per aver fatto lastricare le vie cittadine.
Fra le corporazioni professionali vi sono quella dei fabri tignuarii (falegnami) e quella degli iumentarii (conduttori e locatori di animali da soma) che stazionavano presso una delle porte della città chiamata Porta Gallica.
Sappiamo inoltre di due liberti che facevano il vestiarius (sarto) e il medicus (medico), di un uomo nato libero che era banchiere o cambiavalute (argentarius) e di uno schiavo che faceva l'amministratore o tesoriere (dispensator). Numerose anche le attestazioni epigrafiche di militari.
Sappiamo inoltre di due liberti che facevano il vestiarius (sarto) e il medicus (medico), di un uomo nato libero che era banchiere o cambiavalute (argentarius) e di uno schiavo che faceva l'amministratore o tesoriere (dispensator). Numerose anche le attestazioni epigrafiche di militari.
Da altre iscrizioni conosciamo il nome di alcune divinità dei Forosemproniensi: Apollo, Fortuna Augusta, Silvano, Salute-Valetudo, Diana e la Madre degli Dei. A quest’ultima, Pomponia Marcella fece erigere per testamento un tempio nel settore orientale della città. Altre epigrafi ricordano la presenza di un porticato ormai consunto dal tempo e di un giardino porticato per il pubblico passeggio (xystus).
LA VITTORIA DI FOSSOMBRONE
NIKE DI FORUM SEMPRONII |
Essa rappresenta una copia di prima età imperiale della statua in bronzo dorato dedicata a Taranto per una vittoria di Pirro sui Romani ad Eraclea che Ottaviano Augusto trasferì nell’Urbe e collocò all’interno della Curia Iulia nel 29 a.c. simboleggiando l’affermazione di Roma sull’Oriente dopo la battaglia di Azio (31 a.c.) ed assumendo la funzione di emblema della propaganda augustea.
In un manoscritto del XVII secolo conservato presso la Biblioteca Comunale di Fossombrone si parla del ritrovamento, nel 1660, nell’area archeologica di Forum Sempronii, di un edificio di età romana con abside centrale e pavimenti in opus sectile marmoreum policromi perfettamente conservati, oltre a rilievi e materiali antichi in abbondanza.
Pur essendo andato perduto il prototipo originale, l’iconografia della Vittoria su globo è stata tramandata attraverso i secoli su monete e in statuette, specialmente di bronzo, di dimensioni di solito ridotte.
In un manoscritto del XVII secolo conservato presso la Biblioteca Comunale di Fossombrone si parla del ritrovamento, nel 1660, nell’area archeologica di Forum Sempronii, di un edificio di età romana con abside centrale e pavimenti in opus sectile marmoreum policromi perfettamente conservati, oltre a rilievi e materiali antichi in abbondanza.
In corrispondenza dell’abside l’autore del manoscritto descrive la presenza di una base quadrata che doveva sostenere una statua e riporta il rinvenimento di un’iscrizione mutila con titolatura imperiale, da collegare ad Augusto.
Le ultime righe del resoconto recitano: “La statua poi della Dea Vittoria era stata in antecedenza dissotterrata“.
Rinvenuta a Fossombrone nel 1660, venne acquistata per 200 zecchini nel 1777 dal Langravio di Hesse-Kassel Federico II di Svezia.
LA STORIA
- Gli scavi archeologici evidenziano la maggiore fioritura della città nei primi due secoli dell’età imperiale e che la frequentazione del sito si protrasse almeno a tutto il VI - VII secolo d.c..
- Gli scavi archeologici evidenziano la maggiore fioritura della città nei primi due secoli dell’età imperiale e che la frequentazione del sito si protrasse almeno a tutto il VI - VII secolo d.c..
- L'antica città fu devastata dai Goti guidati da Alarico, in transito verso Roma nel 409 d.c., oltre centomila persone tra uomini, donne e bambini con le loro masserie, che depredavano e distruggevano quanto trovavano lungo il cammino.
- Durante la ventennale guerra gotica, ci fu un continuo passaggio di eserciti e dopo la vittoria dei bizantini di Narsete su Totila (552 d.c.), entrò a far parte dell'Esarcato di Ravenna, circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino, nella cosiddetta Pentapoli annonaria assieme a Urbino, Cagli, Gubbio e Jesi.
- La tradizione e vari studiosi ne collegano la distruzione ai Longobardi che nel 570 d.c. riuscirono a espugnare la roccaforte bizantina di Petra Pertusa al Furlo.
- Sembra invece che alla fine del VI secolo o all’inizio del VII l’insediamento venne spostato in una zona maggiormente difendibile, sulla collina di Sant’Aldebrando, di non facile accesso distante pochi chilometri, dove ancora oggi si trova oggi la città moderna che ha preso il nome da quella romana.
- Si ritiene che ancora nell’VIII secolo la sede vescovile si trovasse nell’area della città romana, per il resto ormai abbandonata, dato che la popolazione si era spostata nel nuovo abitato d’altura.
A fianco della chiesa di San Martino si possono notare un dolio e alcuni elementi architettonici in pietra recuperati dall’area urbana nel corso di vecchi scavi; poco oltre la Chiesa di San Martino, in direzione est, sulla destra dell’attuale strada, è stato messo in luce un tratto del basolato della Flaminia romana.
Sono emersi altri tratti di strade basolate e precisamente di un decumano parallelo alla Flaminia e due kardines, cioè assi stradali nord-sud e intersecantisi in modo ortogonale.
Forum Sempronii aveva una estensione di circa 24 ettari ed era articolata in isolati (insulae) rettangolari con asse maggiore in senso est-ovest, la cui estensione era di m 105x70.
L’area del foro, cioè della piazza pubblica presso la quale si intersecavano il decumanus maximus e il cardo maximus, non è ancora stata identificata, anche se dovrebbe trovarsi sotto la Chiesa di San Martino.
Proprio dietro la Chiesa di San Martino, subito a est del tratto di cardo ora percorribile, tra il 1879 e il 1881 è stata individuata, ma poi ricoperta, parte di una domus con atrio corinzio, e con pregevoli mosaici pavimentali, tra cui quello che al centro ritrae Europa seduta su un toro in corsa.
L’area del foro non è ancora stata identificata, anche se probabilmente si trova sotto la Chiesa di San Martino.
L’area del foro non è ancora stata identificata, anche se probabilmente si trova sotto la Chiesa di San Martino.
Nel 1926 il mosaico venne di nuovo scoperto per essere asportato e trasferito al Museo Nazionale di Ancona dove tuttora si trova.
Nel 1926 il mosaico venne di nuovo scoperto per essere asportato e trasferito al Museo Nazionale di Ancona dove tuttora si trova.
Percorrendo verso ovest il decumanus, si nota una fogna coperta da grosse lastre di pietra locale. Sul lato opposto si trovano otto grandi basi di pilastri di un portico o per statue.
Proseguendo, sulla destra si notano i resti di un edificio termale, la cui funzione è provata dalla presenza dell'ipocausto, basato sulla circolazione di aria calda nelle intercapedini sottopavimentali, al quale spesso si univa una circolazione parietale tramite tubuli. Le pilae, piccole colonne costituite da mattoni circolari o quadrati e destinate a sostenere un soprastante piano pavimentale ora mancante.
Sono emersi anche altri tratti di strade basolate e precisamente di un decumano parallelo alla Flaminia e di due cardo, intersecantisi col decumano.
E' del VI secolo una basilica dedicata ai Santi Ippolito, Lorenzo e Sisto di cui però non è rimasta traccia.
Nel 1926 il mosaico venne di nuovo scoperto per essere asportato e trasferito al Museo Nazionale di Ancona dove tuttora si trova.
DESCRIZIONE
I resti archeologici si trovano a sud dell’attuale Strada Statale 3 Flaminia, anche se la città si estendeva pure a nord di questa.
I resti archeologici si trovano a sud dell’attuale Strada Statale 3 Flaminia, anche se la città si estendeva pure a nord di questa.
Ora una tettoia protegge le varie strutture e la visita avviene percorrendo una passerella che attraversa gli ambienti principali.
All’inizio del percorso un grande pannello illustra la planimetria dell’edificio. Si tratta di un complesso articolato con oltre venti ambienti disposti intorno a un cortile centrale.
Forum Sempronii aveva una estensione di circa 24 ettari ed era suddivisa in insulae rettangolari con asse maggiore in senso est-ovest, di m 105x70. A sinistra la strada è fiancheggiata da una fogna coperta da grosse lastre di pietra locale. Sul lato opposto si trovano otto basi per i pilastri di un portico o per statue di personaggi o divinità.
La Strada Statale 3 ricalca il tracciato della consolare alla quale si sovrappone in parte: poco oltre la Chiesa di San Martino, in direzione est, proprio sulla destra dell’attuale strada, è stato messo in luce un tratto del basolato della Flaminia romana. A fianco della chiesa si possono notare un dolio, contenitore per liquidi o derrate alimentari, in genere veniva interrato per oltre la metà della sua altezza, e alcuni elementi architettonici in pietra.
Proseguendo, sulla destra si notano i resti di un edificio termale, la cui funzione è provata dalla presenza dell'ipocausto, basato sulla circolazione di aria calda nelle intercapedini sottopavimentali, al quale spesso si univa una circolazione parietale tramite tubuli. Le pilae, piccole colonne costituite da mattoni circolari o quadrati e destinate a sostenere un soprastante piano pavimentale ora mancante.
Era l'“ipocausto”, basato sulla circolazione di aria calda nelle intercapedini sottopavimentali, al quale spesso si affiancava anche una circolazione parietali tramite la messa in opera di tubuli, tipico dei complessi termali sia pubblici che privati. Dovrebbe trattarsi delle terme maggiori di Forum Sempronii.
Le strutture sono protette da una tettoia e la visita si effettua percorrendo una passerella che attraversa gli ambienti principali. All’inizio del percorso un grande pannello illustra la planimetria di un grande edificio articolato in oltre venti ambienti disposti intorno a un cortile centrale.
Attorno al cortile centrale: a ovest si hanno diversi ambienti dotati di suspensurae pavimentali e intercapedini parietali, mentre intorno ai lati nord ed est si dispongono stanze prive di impianto di riscaldamento probabilmente di servizio.
Nell’ala occidentale l’ambiente maggiormente rappresentativo è costituito dalla grande sala absidata con pavimentazione in mosaico bianco definito da una doppia cornice in tessere rosse e nere. Forse un frigidarium, a fianco del quale si dispongono gli altri vani come tepidarium e calidarium.
Nei muri perimetrali di alcuni sono evidenti le aperture per l’immissione dell’aria calda dai forni, e mentre il paramento murario esterno è in blocchetti di pietra calcarea locale, mentre quello interno è in laterizio, più resistente al calore e più isolante.
Si tratta di una struttura costruita con numeroso materiale di spoglio, qui reimpiegato evidentemente in occasione di una improvvisa e urgente necessità di rafforzare le difese a protezione dell’area urbana.
Questi resti sono stati attribuiti a un intervento di ristrutturazione della cinta muraria al tempo della guerra greco-gotica, per l’importanza della città nell’assetto difensivo bizantino per la sua collocazione lungo la via Flaminia e preso il castrum di Petra Pertusa.
BIBLIO
- Augusto Vernarecci - Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri - Fossombrone - 1903-1914 -
- Montecchini - La strada Flaminia detta del Furlo e i luoghi da essa attraversati nel tratto da ponte Voragine alla città di Fano - Pesaro - 1879 -
- Ulrico Agnati - Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino - Roma -1999 -
SECONDE TERME
Lungo il secondo cardine, recenti scavi hanno messo in luce altre strutture, ora in parte coperte in attesa di restauro. Il grande complesso termale nella parte meridionale della città, in prossimità della scarpata incisa dal Metauro, è stato messo in luce fra il 1974 e il 1982 un secondo grande complesso termale forse per un uso prevalentemente femminile.
Lungo il secondo cardine, recenti scavi hanno messo in luce altre strutture, ora in parte coperte in attesa di restauro. Il grande complesso termale nella parte meridionale della città, in prossimità della scarpata incisa dal Metauro, è stato messo in luce fra il 1974 e il 1982 un secondo grande complesso termale forse per un uso prevalentemente femminile.
Costruito nel I secolo a.c. la sua frequentazione si protrasse, con cambiamenti d’uso nella fase più tarda, fino agli inizi del V secolo, quando venne definitivamente abbandonato tanto che sono state rinvenute due tombe scavate nei pavimenti di due ambienti.
Le strutture sono protette da una tettoia e la visita si effettua percorrendo una passerella che attraversa gli ambienti principali. All’inizio del percorso un grande pannello illustra la planimetria di un grande edificio articolato in oltre venti ambienti disposti intorno a un cortile centrale.
Attorno al cortile centrale: a ovest si hanno diversi ambienti dotati di suspensurae pavimentali e intercapedini parietali, mentre intorno ai lati nord ed est si dispongono stanze prive di impianto di riscaldamento probabilmente di servizio.
Nei muri perimetrali di alcuni sono evidenti le aperture per l’immissione dell’aria calda dai forni, e mentre il paramento murario esterno è in blocchetti di pietra calcarea locale, mentre quello interno è in laterizio, più resistente al calore e più isolante.
Il complesso era dotato di alcune vasche, tra cui una di m 4,40x2,70, con fondo a mosaico a tessere bianche e pareti rivestite da lastre (crustae) in marmo applicate su un doppio strato di cocciopesto che aveva funzione impermeabilizzante. Da sud a nord l’edificio era attraversato da una fognatura centrale che raccoglieva le acque utilizzate nelle vasche e gli scarichi delle latrine per riversarli nel vicino Metauro.
LE MURA
Le mura anche se ne sono rimaste labili tracce circondavano la città. Su base epigrafica è certa l’esistenza di una Porta Gallica, che probabilmente si apriva nella parte orientale delle mura per consentire il passaggio della Flaminia, ma di cui non si ha ancora testimonianza archeologica. Un tratto di mura urbiche, lungo m 14,70 e largo 3, con annessa torre circolare (diametro m 9,40), si conserva sotto lo stabilimento ex-CIA.
Si tratta di una struttura costruita con numeroso materiale di spoglio, qui reimpiegato evidentemente in occasione di una improvvisa e urgente necessità di rafforzare le difese a protezione dell’area urbana.
Questi resti sono stati attribuiti a un intervento di ristrutturazione della cinta muraria al tempo della guerra greco-gotica, per l’importanza della città nell’assetto difensivo bizantino per la sua collocazione lungo la via Flaminia e preso il castrum di Petra Pertusa.
IL TEMPIO DI AUGUSTO
Oltre al già ricordato templum (tempio) fatto costruire in onore della Madre degli Dei, altre epigrafi ricordano la presenza di un porticato ormai consunto e di un giardino porticato per il pubblico passeggio (xystus). Nel 1660 in un’area non più localizzabile con precisione, ma alla distanza di dodici piedi dall’attuale Strada Statale 3 Flaminia, sono stati messi in luce i resti di un edificio con iscrizione in onore di un imperatore identificato dal Bormann in Ottaviano Augusto.
L’edificio era suddiviso in tre navate e aveva una tribuna di forma sferica “larga 10 piedi con 5 di profondità” e “un pavimento superbo di 33 piedi” formato da marmi policromi e alabastri che in parte sarebbero stati asportati per rivestire le pareti della Chiesa di San Filippo in Fossombrone.
Secondo alcuni dovrebbe trattarsi di un tempio dedicato ad Augusto, ma Antonella Trevisiol, ad esempio, basandosi sui disegni e le descrizioni dei manoscritti, vi individua una basilica civile con annesso tribunale, e interpreta l’iscrizione dedicata ad Augusto come la celebrazione di colui che promosse la costruzione del complesso.
Oltre al già ricordato templum (tempio) fatto costruire in onore della Madre degli Dei, altre epigrafi ricordano la presenza di un porticato ormai consunto e di un giardino porticato per il pubblico passeggio (xystus). Nel 1660 in un’area non più localizzabile con precisione, ma alla distanza di dodici piedi dall’attuale Strada Statale 3 Flaminia, sono stati messi in luce i resti di un edificio con iscrizione in onore di un imperatore identificato dal Bormann in Ottaviano Augusto.
L’edificio era suddiviso in tre navate e aveva una tribuna di forma sferica “larga 10 piedi con 5 di profondità” e “un pavimento superbo di 33 piedi” formato da marmi policromi e alabastri che in parte sarebbero stati asportati per rivestire le pareti della Chiesa di San Filippo in Fossombrone.
Secondo alcuni dovrebbe trattarsi di un tempio dedicato ad Augusto, ma Antonella Trevisiol, ad esempio, basandosi sui disegni e le descrizioni dei manoscritti, vi individua una basilica civile con annesso tribunale, e interpreta l’iscrizione dedicata ad Augusto come la celebrazione di colui che promosse la costruzione del complesso.
BIBLIO
- Augusto Vernarecci - Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri - Fossombrone - 1903-1914 -
- Montecchini - La strada Flaminia detta del Furlo e i luoghi da essa attraversati nel tratto da ponte Voragine alla città di Fano - Pesaro - 1879 -
- Ulrico Agnati - Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino - Roma -1999 -
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Aldebrando Bucchi - Cronache Forsempronesi, dal 1860 al 1940 - Metauro Edizioni - Fossombrone - 2007 -