A San Crisogono martire è dedicata una chiesa posta nel rione Trastevere, edificata sotto Papa Silvestro I (314–335), una delle più antiche chiese di Roma, essendo il Titulus Chrysogoni incluso nell'elenco dei tituli già nell'elenco del 499. Venne ricostruita nel XII secolo dal cardinale Giovanni da Crema ad opera dell'architetto Giovanni Battista Soria, finanziato dal cardinale Scipione Borghese, agli inizi del XVII secolo.
La chiesa venne appunto ricostruita nel 1626, per volere del cardinale Scipione Caffarelli-Borghese, il cui nome campeggia sul fronte e i cui emblemi araldici (aquila e drago alato) si ripetono ovunque. Il campanile venne ricostruito nel XII secolo. L'area della chiesa venne investigata da Fr. L. Manfredini e Fr. C. Piccolini nel 1907 e vi fu rinvenuta la chiesa precedente.
Il suo nome compare nel martirologio gerominiano, opera di un anonimo del V secolo, che si servì come fonte principale di un martirologio siriaco della seconda metàdel IV secolo ma fece anche uso del Calendario di Filocalo (354) e di un martirologio africano: “ Nello stesso giorno il natale di san Crisogono Martire, il quale, dopo aver lungamente sofferto catene e prigionia per la costantissima fede di Cristo, per ordine di Diocleziano fu condotto ad Aquileia, e finalmente, decapitato e gettato in mare, compì il martirio”.
Gli imperatori di solito avevano altro da fare che ascoltare le parole dei cristiani, tanto più quando si dovesse procedere a un viaggio del soggetto che aveva un suo costo. Il corpo di Crisogono, gettato in mare, sarebbe stato riportato a riva e trovato dal sacerdote Zoilo, che gli diede sepoltura. (i romani non gettavano mai i corpi in mare ma li bruciavano negli ustrini, sia privati che pubblici e cumulativi.) Successivamente il corpo fu traslato a Zara nella chiesa a lui dedicata.
La facciata della basilica di San Crisogono, che dà su viale Trastevere, venne ricostruita in stile barocco, preceduta da un pronao, cioè da una cella preceduta da quattro colonne tuscaniche che sorreggono un cornicione sormontato da sculture di aquile e vasi di fiori.
L'INTERNO
L'interno della basilica è a pianta basilicale a tre navate separate da due file di colonne ioniche lisce, e risale alla ricostruzione del XVII secolo, sebbene molti elementi risalgano alle precedenti chiese. È presente un pavimento cosmatesco ricavato da un pavimento antico in opus sectile tutto in marmi romani. Anche le ventidue colonne di granito nella navata sono spolia di un antico tempio o di una antica e nobile domus.
Le iscrizioni trovate in San Crisogono, una fonte preziosa che illustra la storia della chiesa, sono state raccolte e pubblicate da Vincenzo Forcella. Vi è anche una lapide posta dal cardinale Benedetto Cao nel 1068 in memoria degli avi. Ancora successivamente, nel 1501 un altro discendente della famiglia, Francesco Cao, cameriere segreto del papa Alessandro VI appose in basilica un'ulteriore lapide in memoria dei suoi predecessori.
LA CHIESA COSTANTINIANA
I resti della chiesa di epoca costantiniana sono accessibili dalla sacrestia, e si trovano, secondo alcuni studiosi, sopra precedenti case romane di epoca tardo repubblicana. L'abside conteneva le reliquie di san Crisogono di Aquileia, e si trovava in testa all'unica navata della basilica, che terminava nelle pastophoria (abitazioni dei sacerdoti nel tempio).
La forma particolare della chiesa, con una sola navata invece di tre, e la presenza di diverse vasche fa supporre invece ad altri studiosi la riconversione a luogo di culto di un precedente locale commerciale, forse una fullonica, destinata alla tintura dei tessuti, che avrebbe anche un senso in un'area corrispondente a un distretto commerciale dell'epoca.
"Secondo l' indole dei primi secoli e secondo l' uso e la disciplina ecclesiastica di quell' epoca in cui le prime chiese non furono se non case destinate ad adunanze religiose; e le prime che portarono i nomi dei santi furono quelle erette sui loro sepolcri, o su altre loro memorie, o dove quelle memorie erano state trasferite dopo il secolo IV"
(Mariano Armellini)
Il ritrovamento di altre due vasche (oggi scomparse ma vendute sicuramente all'estero dal cardinale in carica) collegate ad un sistema di tubature che scaricavano in una fogna coperta a cappuccina, fa supporre che il locale, prima di diventare un battistero, fosse una fullonica, ovvero una bottega destinata alla lavatura, smacchiatura o tintura dei tessuti, ed aveva l’accesso diretto, come si deduce dai resti di una porta sulla parete di fondo, dalla retrostante via di S.Gallicano.
I TRINITARI
La chiesa attuale è servita dai Trinitari, (Ordo Sanctissimae Trinitatis), un istituto religioso di frati fondato nel 1193 dal francese Giovanni de Matha (1154-1213), con una propria Regola. L'ordine si occupava in particolare del riscatto dei cristiani caduti prigionieri dei mori. Infatti si chiamavano "Ordine della Santissima Trinità e redenzione degli schiavi", prodigandosi per la "redenzione" dei sequestrati poiché sapeva che ad essi veniva proposto di tornare liberi se rinnegavano la propria fede.
La chiesa attuale è servita dai Trinitari, (Ordo Sanctissimae Trinitatis), un istituto religioso di frati fondato nel 1193 dal francese Giovanni de Matha (1154-1213), con una propria Regola. L'ordine si occupava in particolare del riscatto dei cristiani caduti prigionieri dei mori. Infatti si chiamavano "Ordine della Santissima Trinità e redenzione degli schiavi", prodigandosi per la "redenzione" dei sequestrati poiché sapeva che ad essi veniva proposto di tornare liberi se rinnegavano la propria fede.
La facciata della basilica di San Crisogono, che dà su viale Trastevere, venne ricostruita in stile barocco, preceduta da un pronao, cioè da una cella preceduta da quattro colonne tuscaniche che sorreggono un cornicione sormontato da sculture di aquile e vasi di fiori.
Ai lati, vi sono due ingressi minori, ognuno con un'arcata a tutto sesto. La parte superiore della facciata termina in alto con un frontone triangolare, con stemmi del costruttore, idealmente sorretto da quattro lesene ioniche; al centro della facciata si apre un finestrone.
A destra della chiesa, si leva un campanile romanico del XII secolo, sormontato da una cuspide piramidale a pianta quadrata. Esso, rivestito totalmente in mattoni, è diviso in più ordini da cornicioni e si apre sull'esterno con bifore e trifore.
A destra della chiesa, si leva un campanile romanico del XII secolo, sormontato da una cuspide piramidale a pianta quadrata. Esso, rivestito totalmente in mattoni, è diviso in più ordini da cornicioni e si apre sull'esterno con bifore e trifore.
L'interno della basilica è a pianta basilicale a tre navate separate da due file di colonne ioniche lisce, e risale alla ricostruzione del XVII secolo, sebbene molti elementi risalgano alle precedenti chiese. È presente un pavimento cosmatesco ricavato da un pavimento antico in opus sectile tutto in marmi romani. Anche le ventidue colonne di granito nella navata sono spolia di un antico tempio o di una antica e nobile domus.
L'altare principale è pure dell'epoca (1127) con un baldacchino del (1627 o 1641) di G.B Soria. Il dipinto al centro del soffitto a cassettoni barocco è del Guercino ospita la copia di un dipinto del Guercino, la Gloria di san Crisogono; l'originale, venduto ad un compratore inglese nel XIX secolo (!), oggi si trova a Londra, a Lancaster House. Incredibile che la chiesa ricca di beni e di privilegi, si sia venduta all'estero tante preziose opere d'arte sottraendole al nostro patrimonio artistico!
L'interno della chiesa è stato ricostruito negli anni 1620 sul sito di una chiesa del XII secolo. La confessio nella zona del santuario è dell'VIII secolo. Il monumento a sinistra dell'ingresso, dedicato al cardinale Giovanno Jacopo Millo fu completato da Carlo Marchionni e Pietro Bracci. Lungo il lato destro della navata si trovano i resti di affreschi, tra cui una Santa Francesca Romana e una Crocifissione, attribuiti a Paolo Guidotti e trasferiti dalla Chiesa delle Sante Barbara e Caterina.
Sul lato sinistro della navata si trova il santuario della Beata Anna Maria Taigi, una madre di famiglia povera e caritatevole che vedeva sempre il miracolo di un sole davanti agli occhi (frequente nella pressione alta o nel distacco della retina), sepolta nell'abito di una terziaria dei Trinitari, una mistica cristiana beatificata nel 1920.
La navata centrale mostra anche un dipinto con Tre Arcangeli di Giovanni da San Giovanni e una Trinità e Angeli di Giacinto Gimignani, mentre l'altare ha un Angelo Custode di Ludovico Gimignani. La cappella del SS. Sacramento, a destra dell'abside, è opera (1627 o 1641) di Gian Lorenzo Bernini.
Il presbiterio e il ciborio (o baldacchino), creati dal Soria, sono circondati da quattro colonne di alabastro. L'abside è affrescata con la Vita di San Crisogono (XVI secolo) sopra una Madonna col Bambino e i Santi Crisogono e Giacomo della scuola di Pietro Cavallini del XII secolo. La volta del presbiterio è affrescata con una Vergine di Giuseppe Cesari.
LE ISCRIZIONI
Le iscrizioni trovate in San Crisogono, una fonte preziosa che illustra la storia della chiesa, sono state raccolte e pubblicate da Vincenzo Forcella. Vi è anche una lapide posta dal cardinale Benedetto Cao nel 1068 in memoria degli avi. Ancora successivamente, nel 1501 un altro discendente della famiglia, Francesco Cao, cameriere segreto del papa Alessandro VI appose in basilica un'ulteriore lapide in memoria dei suoi predecessori.
LA CHIESA COSTANTINIANA
I resti della chiesa di epoca costantiniana sono accessibili dalla sacrestia, e si trovano, secondo alcuni studiosi, sopra precedenti case romane di epoca tardo repubblicana. L'abside conteneva le reliquie di san Crisogono di Aquileia, e si trovava in testa all'unica navata della basilica, che terminava nelle pastophoria (abitazioni dei sacerdoti nel tempio).
A destra dovrebbe essere stata un diakonikon, una sorta di sacrestia sacrestia con gli arredi e le vesti liturgiche e dove avviene la vestizione degli officianti, con un pavimento in tessere marmoree a disegno floreale; in seguito il vano venne utilizzato come luogo di sepoltura, come testimonia il bel sarcofago marmoreo del II secolo oggi posto dinanzi all’ingresso, mentre l'altra avrebbe svolto funzioni di protesis, il luogo in cui venivano custodite le reliquie.
La forma particolare della chiesa, con una sola navata invece di tre, e la presenza di diverse vasche fa supporre invece ad altri studiosi la riconversione a luogo di culto di un precedente locale commerciale, forse una fullonica, destinata alla tintura dei tessuti, che avrebbe anche un senso in un'area corrispondente a un distretto commerciale dell'epoca.
(Mariano Armellini)
Ciò è profondamente vero ma di certo i marmi preziosi trasformati in un pavimento cosmatesco e le ventidue colonne romane non sono sicuramente compatibili con una fullonica o almeno la fornitura delle colonne e dei marmi dovettero essere sottratti ad un tempio adiacente o ad una ricca domus romana.
LA CHIESA ORIGINARIA
LA CHIESA ORIGINARIA
La chiesa originaria, ad un livello di 6 metri più basso dell’attuale, fu rinvenuta nel 1907 durante una campagna di scavi per conto del Ministero delle Belle Arti ed è tuttora ben visibile nei sotterranei, ai quali si accede dalla sagrestia, mediante una scala moderna che immette direttamente nella zona absidale semicircolare, affiancata da due ambienti “di servizio.
Sono stati ritrovati affreschi dell'VIII e XI secolo, che includono un Papa Silvestro che cattura il drago, San Pantaleone che guarisce il cieco, San Benedetto che guarisce il lebbroso e Salvataggio di san Placido.
Nell’altro ambiente più grande, st il battistero, dove emerge ancora un emiciclo della vasca battesimale, di metri 2,6 di diametro, per l’antico rito battesimale a immersion, con gradini semilunati che permettevano l’ingresso nel fonte. Oggi possiamo vedere soltanto una metà della vasca battesimale in quanto tra il X ed il XII secolo, quando ormai il sacramento del battesimo veniva impartito per aspersione, fu tagliata da un imponente muro trasversale e coperta da un pavimento.Sono stati ritrovati affreschi dell'VIII e XI secolo, che includono un Papa Silvestro che cattura il drago, San Pantaleone che guarisce il cieco, San Benedetto che guarisce il lebbroso e Salvataggio di san Placido.
Il ritrovamento di altre due vasche (oggi scomparse ma vendute sicuramente all'estero dal cardinale in carica) collegate ad un sistema di tubature che scaricavano in una fogna coperta a cappuccina, fa supporre che il locale, prima di diventare un battistero, fosse una fullonica, ovvero una bottega destinata alla lavatura, smacchiatura o tintura dei tessuti, ed aveva l’accesso diretto, come si deduce dai resti di una porta sulla parete di fondo, dalla retrostante via di S.Gallicano.
L’aula dell’antica basilica paleocristiana, a navata unica, era a pianta rettangolare di circa metri 35 x 19: la presenza dello spesso muro parallelo alla parete settentrionale non è attribuibile ad una suddivisione della navata essendo solo il muro di fondazione della chiesa superiore.
Nello spazio che intercorre tra questo muro e la parete settentrionale si conservano, oltre a diversi sarcofagi in terracotta, diversi affreschi risalenti al X-XI secolo con storie di S. Benedetto che guarisce il lebbroso, del Salvataggio di S. Placido, di S. Pantaleone che guarisce il cieco e di papa Silvestro che cattura il drago. Lo spostamento della nuova chiesa leggermente più a destra fu dovuto secondo alcuni alla necessità di avvicinare la chiesa alla strada principale di Trastevere, l’attuale via della Lungaretta.
BIBLIO
- Mariano Armellini - Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX - Tipografia Vaticana - 1891 -Nello spazio che intercorre tra questo muro e la parete settentrionale si conservano, oltre a diversi sarcofagi in terracotta, diversi affreschi risalenti al X-XI secolo con storie di S. Benedetto che guarisce il lebbroso, del Salvataggio di S. Placido, di S. Pantaleone che guarisce il cieco e di papa Silvestro che cattura il drago. Lo spostamento della nuova chiesa leggermente più a destra fu dovuto secondo alcuni alla necessità di avvicinare la chiesa alla strada principale di Trastevere, l’attuale via della Lungaretta.
BIBLIO
- Apollonj-Ghetti, Bruno Maria - S. Crisogono. Le chiese di Roma illustrate, 92 - Roma - 1966 -
- V. Forcella - Inscrizioni delle chese e d' altre edifici di Roma, dal secolo XI fino al secolo XVI - Vol II - Fratelli Bencini Roma -1873 -
- V. Forcella - Inscrizioni delle chese e d' altre edifici di Roma, dal secolo XI fino al secolo XVI - Vol II - Fratelli Bencini Roma -1873 -
- Carlo Cataldo - La conchiglia di S. Giacomo - Alcamo - Edizioni Campo - 2001 -
- Cigola M. - La basilica paleocristiana di san Crisogono - Archeologia XXV, 6/7 - 1986 -
- Cigola M. - La basilica di san Crisogono in Roma," Alma Roma XXV, 5-6 - 1984 -
- Cigola M. - La basilica paleocristiana di san Crisogono - Archeologia XXV, 6/7 - 1986 -
- Cigola M. - La basilica di san Crisogono in Roma," Alma Roma XXV, 5-6 - 1984 -