CIVITA DI BAGNOREGIO |
Viene da chiedersi come mai Civita non vi sia già stato inserito da tempo, preziosa e unica per la sua insolita posizione, per i suoi resti, per la bellezza immutata dei suoi antichi edifici, e per lo splendido panorama che la circonda.
LA STORIA
Civita di Bagnoregio fu originariamente fondata dagli Etruschi 2.500 anni fa. La città all'epoca era formata solo da un gruppo di case e, dove sorge l'attuale Civita, c'era l'acropoli con un tempio e un foro, nucleo della vita civile e religiosa dell'intera città. Dove ora sorge Bagnoregio, c'era invece l'abitato di Rota.
Gli etruschi, da quei validi costruttori e bonificatori quali erano, conoscevano bene i pericoli sismici di questa zona e costruirono alcune strutture volte a proteggere il villaggio dai terremoti, contenendo i fiumi e costruendo canali di drenaggio per un migliore flusso delle acque piovane, i sotterranei che vediamo nel sottosuolo della città. I romani, a loro volta, ripresero i lavori ma dopo di loro i barbari ignorarono totalmente tali opere e la zona cadde presto in rovina e fu infine abbandonata.
Per giunta la collina di tufo dove sorge Civita è colpita alla base da una continua erosione causata sia dall'azione di due torrenti che dalla pioggia e dal vento. Civita si sta lentamente e inesorabilmente sgretolando. Non a caso lo scrittore Bonaventura Tecchi l'ha definita "la città che muore".
Il meraviglioso borgo di Civita di Bagnoregio è oggi un piccolissimo centro dove il tempo sembra essersi fermato. Si può raggiungere solo a piedi, percorrendo un ponte di cemento costruito per i pochi cittadini che vi rimangono e per i molteplici turisti che vengono a visitarlo da tutto il mondo.
Civita, in provincia di Viterbo, è situata nella Valle dei Calanchi, una regione a est del lago di Bolsena e a ovest della valle del Tevere, nel comune di Bagnoregio. È composta da due valli principali: il Fossato del Rio Torbido e il Fossato del Rio Chiaro. In origine questi luoghi potevano essere più facili da raggiungere ed erano attraversati da un'antica strada che collegava la valle del Tevere al lago di Bolsena.
Il territorio è costituito da due diverse formazioni di rocce, diverse per materiali ed epoche di formazione. La più antica è quella dell'argilla; proviene dal suolo marino e forma lo strato di base che è particolarmente soggetto all'erosione. Gli strati superiori sono costituiti da tufo e materiale lavico. La rapida erosione è dovuta ai torrenti, agli agenti atmosferici e in parte al disboscamento. Civita, che è abitata solo da 16 persone (!), è situata in una zona solitaria ed è raggiungibile solo dal ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1995.
Il ponte è generalmente limitato ai pedoni, ma per venire incontro alle esigenze dei residenti e dei lavoratori il Comune di Bagnoregio ha emesso un comunicato secondo cui queste persone possono attraversare il ponte in bicicletta o in moto in determinati orari. Il motivo del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vicina valle che creano i calanchi; questo processo è ancora in corso e c'è il pericolo che il paese possa scomparire.
CIVITA ETRUSCA (III sec. a.c.)
Civita faceva parte di un piccolo stato dell'Etruria interna, che aveva come capitale 'Vulsinium", l'attuale Orvieto. Sul luogo dell'attuale Civita era situata l'acropoli con i templi e il foro, centro della vita civile e religiosa dell'intera urbe, mentre dove ora sorge Bagnoregio sorgeva l'abitato di Rota, un villaggio-frazione di Civita.
Civita di Bagnoregio fu fondata dagli Etruschi più di 2.500 anni fa. Un tempo c'erano cinque porte cittadine per accedere all'antica città di Civita, oggi invece, Porta Santa Maria (conosciuta anche come Porta Cava) è la porta principale della città. È anche possibile entrare nella città di Civita dalla valle dei calanchi attraverso un tunnel scavato nella roccia.
La pianta di tutta la città è di origine etrusca, basata su un sistema di strade ortogonali a cardo e decumano secondo l'uso etrusco e romano, mentre tutto il rivestimento architettonico è di origine medievale e rinascimentale.
Numerose sono le tracce della civiltà etrusca a Civita, soprattutto nella zona di San Francesco Vecchio: una piccola necropoli etrusca è stata trovata nella rupe situata nella zona sottostante il Belvedere di San Francesco Vecchio. Anche la grotta di San Bonaventura (dove si dice che San Francesco abbia guarito un bambino, divenuto poi San Bonaventura) è una tomba a camera etrusca.
Gli Etruschi fecero di Civita (il cui nome originale è sconosciuto) una città fiorente, grazie alla sua posizione strategica favorevole al commercio e grazie alla sua vicinanza alle più importanti vie di comunicazione dell'epoca.
Gli Etruschi fecero di Civita (il cui nome originale è sconosciuto) una città fiorente, grazie alla sua posizione strategica favorevole al commercio e grazie alla sua vicinanza alle più importanti vie di comunicazione dell'epoca.
Le sepolture venivano scavate alla base della rupe di Civita e delle vicine pareti di tufo e, nel corso dei secoli, sono state distrutte da diverse cadute di massi. Infatti, gli stessi Etruschi dovettero affrontare problemi di attività sismica e di instabilità, come il terremoto del 280 a.c..
CIVITA DI BAGNOREGIO |
CIVITA ROMANA (II sec. d.c.)
La città di Velzna (Orvieto) combattè a lungo con Roma nel corso del IV e della prima metà del III secolo a.c., come riporta Tito Livio:
- nel 392 a.c. (Livio, V, 31-32) venne respinta un'incursione dei Volsiniesi nel territorio romano;
- nel 308 a.c. (Livio, IX, 41) il console Publio Decio Mure conquistò dei centri fortificati nel suo territorio;
- nel 294 a.c. (Livio, X, 37) il console Lucio Postumio Megello sconfisse in una battaglia presso la stessa città i Volsiniesi, alleati con le città etrusche di Perusia e Arretium, costringendo gli Etruschi al pagamento di un ingente tributo e ad accettare una pace di quarant'anni;
- nel 280 a.c. (Livio, epitome, XI) la città, alleata con Vulci, fu nuovamente sconfitta e soggiogata, come riportano i Fasti capitolini.
- nel 392 a.c. (Livio, V, 31-32) venne respinta un'incursione dei Volsiniesi nel territorio romano;
- nel 308 a.c. (Livio, IX, 41) il console Publio Decio Mure conquistò dei centri fortificati nel suo territorio;
- nel 294 a.c. (Livio, X, 37) il console Lucio Postumio Megello sconfisse in una battaglia presso la stessa città i Volsiniesi, alleati con le città etrusche di Perusia e Arretium, costringendo gli Etruschi al pagamento di un ingente tributo e ad accettare una pace di quarant'anni;
- nel 280 a.c. (Livio, epitome, XI) la città, alleata con Vulci, fu nuovamente sconfitta e soggiogata, come riportano i Fasti capitolini.
LA RIVOLTA DEGLI SCHIAVI
Velzna, l'antica Orvieto di origine etrusca, conobbe una rivolta di schiavi circa nel 270 a.c. a cui ben presto si unirono liberti, soprattutto greco-orientali e plebei della città, cui si unirono quelli di origine etrusca, umbra, sabina e sannita, esasperati dal nuovo tipo di economia propugnata da Roma, e cioè i grandi latifondi posseduti da poche famiglie di aristocratici, lavorati da migliaia di schiavi in condizioni miserevoli.
La rivolta riguardò i vari centri vicini a Orvieto, a cui l'antica Bagnoregio con annessa Civita era indissolubilmente legata. I rivoltosi cacciarono gli aristocratici e si impossessarono delle terre coltivate, delle domus agricole, dei boschi e delle fabbriche del bronzo. Si attribuiscono cariche pubbliche, sostituendo tutti i funzionari in carica.
Il governo della nuova città-stato emanò così nuove leggi: i latifondisti dovevano lasciare le terre in eredità ai liberti, le terre andavano redistribuite fra gli schiavi che le lavoravano, andavano legalizzati i matrimoni tra patrizi e plebei, andava concessa maggiore libertà alle donne, soprattutto di ordine sessuale e andavano amnistiati i reati contro il pudore.
La rivolta riguardò i vari centri vicini a Orvieto, a cui l'antica Bagnoregio con annessa Civita era indissolubilmente legata. I rivoltosi cacciarono gli aristocratici e si impossessarono delle terre coltivate, delle domus agricole, dei boschi e delle fabbriche del bronzo. Si attribuiscono cariche pubbliche, sostituendo tutti i funzionari in carica.
Il governo della nuova città-stato emanò così nuove leggi: i latifondisti dovevano lasciare le terre in eredità ai liberti, le terre andavano redistribuite fra gli schiavi che le lavoravano, andavano legalizzati i matrimoni tra patrizi e plebei, andava concessa maggiore libertà alle donne, soprattutto di ordine sessuale e andavano amnistiati i reati contro il pudore.
Quest'ultima prospettiva fu quella più temuta da Romani per cui, nella primavera del 265 a.c. un grande esercito, guidato dal console Quinto Fabio Massimo, risalì la valle del Tevere da Roma al corso del fiume Paglia, accingendosi a "liberare" Velzna dai rivoltosi.
Gli scontri furono ripetuti e sanguinosi ma alla fine i Romani ebbero ragione dei loro avversari distruggendone l'armata, anche se costò molte vittime all'esercito romano, compresa la vita del console Quinto Fabio Massimo. I sopravvissuti però non si dettero per vinti e si rinchiusero nella città, che venne assediata per molti mesi.
Infine, ormai priva di viveri, di acqua, sconvolta dalle epidemie, dagli incendi, e dalle distruzioni causate dalle macchine da guerra romane, la città di arrese nel 264 a.c.. Il nuovo console Marco Fulvio Flacco aveva l'ordine di somministrare una punizione esemplare per scoraggiare simili tentativi di rivolta.
Così fece trucidare tutti i capi rivoluzionari, incendiò le campagne, rase al suolo la città e i villaggi a lei vicini, e si portò parte degli abitanti a Roma per venderli come schiavi. I superstiti vennero deportati nella Nuova Velzna (Volsinii Novi, l'antica Bolsena), fondata dai vincitori sulle rive del lago di Bolsena, dove edificarono una città reclutando i vecchi schiavi.
Duemila statue bronzee vengono rubate dai romani dai templi della città distrutta, in parte portate a Roma e in parte divisa tra Volsini Novi e i centri limitrofi. Negli scavi del santuario dell'area sacra di Sant'Omobono a Roma, è stata rinvenuta la base di uno di questi donari, identificato dall'iscrizione di dedica del console Flacco. Moltissime statue vennero naturalmente fuse dalla mania cristiana di epurazione dei resti del culto pagano.
Avvenimento di notevole importanza dopo la conquista romana fu la nascita della via Cassia che collegava, secondo un piano rigidamente militare, Roma a Florentia (odierna Firenze), lambendo la sponda orientale del lago di Bolsena con un tracciato rettilineo e di rapida percorrenza. Quando i Romani arrivarono nel 265 a.c., ripresero e portarono avanti il drenaggio delle acque piovane e le opere di contenimento dei torrenti che erano state iniziate dagli Etruschi.
CIVITA DI BAGNOREGIO |
ALTO MEDIOEVO Civita Longobarda (V sec. d.c.)
In questo periodo la via Cassia venne abbandonata e si ripristinò l'itinerario arcaico passante per la nuova sede vescovile. In quel tempo, il nome Bagnoregio indicava l'intera cittadina, suddivisa in due nuclei collegati tra loro: Rota ad occidente e Civita ad oriente.
Dai pochi documenti reperiti risulta che Civita di Bagnoregio e Bagnoregio fossero due contrade di una stessa città che fino al XI sec. era denominata Balneum Regis. La leggenda vuole che a darle questo nome sia stato Desiderio, re dei Longobardi ( 756-774 d.c.), guarito da una grave malattia grazie alle acque termali presenti nella città.
Ciò conferma che all'epoca sopravvivevano ancora le terme romane. Alcuni manufatti artistici sono giunti sino a noi a documentare la fase longobarda alla quale mise fine Carlo Magno nel 774, restituendo il territorio al Pontefice.
PORTA SANTA MARIA - CIVITA DI BAGNOREGIO |
Quello feudale è uno dei periodi più bui della storia compresa quella di Civita. L'esistenza del ponte medievale di cui ancora oggi è possibile osservare i resti al bordo della rupe, suggerisce che in tale periodo Civita fosse collegata a Rota attraverso una strada dritta poggiante su terreni attualmente completamente erosi.
Sembra che Balneum Regis entri poi a far parte del dominio della Chiesa anche se durante il periodo feudale, la città, con il suo atteggiamento ribelle fu più un problema che un vantaggio. Nel 1140 la città diventa un libero comune e l'abitato viene suddiviso in 8 contrade: 4 a Rota e 4 a Civita.
La città venne però occupata nel 1186 dal figlio di Federico Barbarossa, Enrico IV, che volle conquistare Orvieto. I rapporti con Orvieto caratterizzano l'intera storia medievale di Bagnoregio, con atteggiamenti ora amichevoli e ora ostili tra gli abitanti delle due città.
E' inoltre fondamentale tener conto del controllo che i Monaldeschi di Orvieto tentavano di stabilire su Bagnoregio al fine di preservarla come presidio guelfo per la lotta contro i ghibellini di Viterbo. Il controllo esercitato da questa casata, in effetti, ben presto si tramutò in dominio.
E' inoltre fondamentale tener conto del controllo che i Monaldeschi di Orvieto tentavano di stabilire su Bagnoregio al fine di preservarla come presidio guelfo per la lotta contro i ghibellini di Viterbo. Il controllo esercitato da questa casata, in effetti, ben presto si tramutò in dominio.
CIVITA DI BAGNOREGIO |
IL DECLINO
Nel XVI secolo, Civita di Bagnoregio cominciò a declinare, venendo eclissata dal suo ex sobborgo Bagnoregio. Alla fine del XVII secolo, il vescovo e il governo comunale furono costretti a trasferirsi a Bagnoregio a causa di un forte terremoto che accelerò il declino della città vecchia. A quel tempo, la zona faceva parte dello Stato Pontificio.
Nel XVI secolo, Civita di Bagnoregio cominciò a declinare, venendo eclissata dal suo ex sobborgo Bagnoregio. Alla fine del XVII secolo, il vescovo e il governo comunale furono costretti a trasferirsi a Bagnoregio a causa di un forte terremoto che accelerò il declino della città vecchia. A quel tempo, la zona faceva parte dello Stato Pontificio.
Nel XIX secolo, la posizione di Civita di Bagnoregio si stava trasformando in un'isola e il ritmo dell'erosione accelerò quando lo strato di argilla sotto la pietra fu raggiunto nella zona dove si trova l'attuale ponte.
Ora si spera che l'Unesco riconosca questo magnifico borgo, tra i più belli d'Italia, e fornisca i mezzi sufficienti a mettere in sicurezza questa bellezza unica al mondo, perchè se aspettiamo lo stato italiano ci restano davvero poche speranze, direi quasi nulle.
BIBLIO
- Enrico Pellegrini, Maria Cristina Leotta, Maria Stella Pacetti, Simona Rafanelli, Andrea Schiappelli e Egidio Severi - Bolsena e la sponda occidentale della Val di Lago: un aggiornamento, in Mélanges de l'École française de Rome - 2011 -- Roe, Emily G.; Corvino, Cristiano (April 6, 2021). "Italy's 'Dying Town' seeks UNESCO heritage nod" - Retrieved April 20, 2021 -
- "Provincia di Viterbo" - Tuttitalia. Retrieved - 23 February 2017 -
- "Provincia di Viterbo" - Tuttitalia. Retrieved - 23 February 2017 -