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PRAEFECTURA URBANA - PREFETTURA URBANA

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La Praefectura urbana (prefettura urbana) era un insieme di uffici in cui, in età imperiale, aveva sede il Praefectus urbi e dove si amministrava la città di Roma. Sorgeva nella regione augustea Regio IV Templum Pacis, che prese il nome dal Tempio della Pace edificato da Vespasiano nell'area oggi corrispondente a Via dei Fori Imperiali, ma non abbiamo tracce della prefettura urbana.

Sappiamo però che il complesso della prefettura urbana consisteva di almeno tre parti:
- Gli scrinia, cioè gli archivi,
- il secretarium, cioè l'ufficio del prefetto, detto anche Secretarium tellurense, probabilmente perchè posto presso il tempio di Tellus,
- i tribunalia, dove il prefetto amministrava la giustizia.

Presso la prefettura sorgeva un portico, il cosiddetto Porticus Thermarum Traianarum, in cui erano esposte le copie degli editti conservati negli archivi delle prefettura, affinchè tutti i cittadini potessero leggerle.



L’edificio scoperto è composto da due aule di 22 × 12 metri ciascuna (fig. 1), alle quali si
aggiungerebbeun terzo ambientecheera stato scopertodurantela costruzione del
Palazzo delle AssicurazioniGenerali diVenezia, formandouna specie di ventaglio
convergente sulla colonna di Traiano10. All’interno di queste aule compare una serie di
gradini contrapposti e separati da un corridoio largo circa 3 metri. L’interno
dell’edificio è stato decorato con ricchi pavimenti e rivestimenti di lastre di marmo e
granito, seguendo una decorazione rassomigliante a quella del vicino Forodi Traiano
(fig. 2). In seguito alla scoperta dei resti diun crollo causato da un grande terremoto
nell’XI secolo, è stato possibile comprendere che l’edificio aveva un piano superiore che
coprivale aule conunavolta a botteeseiarcate di rinforzo,ea sua volta,questo
secondo pianoera coperto dauna terrazza pavimentatain cocciopesto. Grazieal
rinvenimento di diversi bolli consolari sui laterizi,è stato possibile ipotizzare la
fondazione dell’edificio intorno al 125 d.C.11. L’edificio sarebbe stato in funzione almeno
finoal V secolo,
SCRINIA

Erano così chiamati gli uffici imperiali che, preposti all’amministrazione centrale di Roma, corrispondono più o meno agli attuali Ministeri. Erano alla base dell'apparato burocratico che, riorganizzò la sua struttura fin da Augusto, proseguendo con Claudio che riorganizzò dell’intera burocrazia ponendo a capo degli scrinia capo dei capaci liberti, sostituiti poi con gli appartenenti al ceto equestre.

I principali scrinia furono:
- scrinia a ratiònibus, ufficio che provvedeva all’amministrazione del fiscus Cæsaris (il patrimonio semi-pubblico, appartenente all’imperatore, che si affiancò all’ærarium);
- scrinia ab epìstulis, ufficio che redigeva le epistulæ imperiali, sia in greco che in latino, contenenti pareri richiesti da magistrati, o nomine;
- scrinia a libèllis, ufficio che provvedeva a rispondere alle suppliche ed ai pareri chiesti dai privati all’imperatore;
- scrinia a cognitiònibus, ufficio che provvedeva all’istruzione delle cause sottoposte alla cognìtio extra òrdinem dell’imperatore;
- scrinia a memoria, ufficio istituito nel III sec. d.c. per coordinare il lavoro degli altri uffici.

TRIBUNALIA

MAGISTER OFFICIORUM

La direzione degli scrinia imperiali fu attribuita al magìster officiòrum, officio istituito da Costantino nell’organizzazione amministrativa dell’Impero, chiamato a dirigere i più importanti offìcia (segreterie) imperiali, e cioè l’"officium memoriæ", per la redazione delle "adnotatiònes" (provvedimenti affini ai rescritti.

I provvedimenti imperiali, costituenti fonti del diritto romano a partire dalla fine del II secolo d.c.); si dividevano in:
- Officium epistulàrum, designato alla corrispondenza imperiale e ai contatti con le ambasciate straniere;
- Officium libellòrum, adibito all’istruzione delle cause giudiziali sottoposte alla cognizione dell’imperatore;
- Officium admissiònum, deputato alla regolazione delle udienze concesse dall’imperatore.

Il Magister officiorum curava anche la direzione della Schola palatina (corpo speciale posto a difesa della corte) e della Schola degli "agèntes in rèbus", ispettori di polizia incaricati della sorveglianza del servizio di posta imperiale, nonché di un controllo complessivo su tutta l’amministrazione centrale e periferica.



LA TUTELA URBIS

L’edificio scoperto è composto da due aule di 22 × 12 metri ciascuna (fig. 1), alle quali si
aggiungerebbeun terzo ambientecheera stato scopertodurantela costruzione del
Palazzo delle AssicurazioniGenerali diVenezia, formandouna specie di ventaglio
convergente sulla colonna di Traiano10. All’interno di queste aule compare una serie di
gradini contrapposti e separati da un corridoio largo circa 3 metri. L’interno
dell’edificio è stato decorato con ricchi pavimenti e rivestimenti di lastre di marmo e
granito, seguendo una decorazione rassomigliante a quella del vicino Forodi Traiano
(fig. 2). In seguito alla scoperta dei resti diun crollo causato da un grande terremoto
nell’XI secolo, è stato possibile comprendere che l’edificio aveva un piano superiore che
coprivale aule conunavolta a botteeseiarcate di rinforzo,ea sua volta,questo
secondo pianoera coperto dauna terrazza pavimentatain cocciopesto. Grazieal
rinvenimento di diversi bolli consolari sui laterizi,è stato possibile ipotizzare la
fondazione dell’edificio intorno al 125 d.C.11. L’edificio sarebbe stato in funzione almeno
finoal V secolo,
La prefettura urbana fu capace di adattarsi alle variazioni storico-sociali dei tempi che attraversò, fino ad imporsi nella Tarda Antichità come potere intermediario tra le istanze imperiali, papali e senatorie. Nell'ambito di una costante concorrenza tra il prefetto urbano e dell'annona i poteri assegnati alla prefettura urbana rimasero invariati fino al IV secolo, dimostrando la sua superiorità rispetto alle altre magistrature di Roma e del suo territorio, limiti al di fuori dei quali prevalevano i prefetti al pretorio, i vicari e i governatori di provincia. 

Il prefetto urbano doveva occuparsi della tutela Urbis attraverso il servizio di polizia esercitato alla testa delle coorti urbane, sia in Roma sia nel territorio circostante entro le cento miglia a partire dall'età adrianea. A tale funzione si aggiunse una maggiore ingerenza nelle opere pubbliche e una più forte connotazione giuridica delle sue competenze, soprattutto quando, verso la fine del II secolo e gli inizi del III d.c., al potere imperiale si affiancò una potente macchina burocratica supportata da giuristi quali Papiniano ed Ulpiano.  

A partire dalle riforme realizzate da Costantino nel 331 d.c., la scomparsa dei "curatores aedium sacrarum" provocava nuove curatele per le statue e per le opere massime, ma gli stessi curatores perdevano autonomia a favore del prefetto urbano. La Notitia Dignitatum Occidentis, confermava la scomparsa di alcuni curatori e la diretta subordinazione di altri all'ufficio del praefectus Urbi secondo un processo già in atto nel IV secolo. 

Le cosiddette "tesserae monumentorum" hanno consentito di fare luce sulle competenze edilizie dei prefetti urbani; le iscrizioni sulle fistulae hanno chiarito dei rapporti tra membri dell'aristocrazia senatoria e diffusione delle loro proprietà, e hanno permesso di verificare i legami di parentela tra le famiglie aristocratiche urbane anche attraverso le strategie matrimoniali. 

Se le costituzioni imperiali rappresentano la fonte più precisa per datare le prefetture urbane dei vari senatori, sono anche la testimonianza più diretta del rapporto instauratosi nel corso del V secolo tra imperatore e intermediario del suo potere presso l'Urbe, il prefetto urbano. 

Dall'analisi dei contenuti delle disposizioni loro indirizzate emergono chiaramente le competenze giuridiche ma anche, attraverso le petizioni che il funzionario rivolgeva all'imperatore per risolvere casi particolari, emerge quali fossero le principali problematiche che affliggevano la città e la sua componente socio-economica in quel momento storico. 



L'EPIGRAFE

In un'epigrafe è ricordato un restauro della prefettura effettuato nel V secolo ad opera del prefetto Giunio Valerio Bellicio che ricoprì la carica di praefectus urbi tra il 408 e il 423. In questa epigrafe  il secretarium era denominato tellurense: questo indica che l'edificio sorgeva in Tellure o nel vicus Tellurensis, cioè nei pressi del tempio di Tellure, inaugurato nel 268 a.c. dal console Publio Sempronio Sofo per celebrare l'Italia unificata sotto il potere romano.

Testimonianze epigrafiche indicano che la prefettura dovesse trovarsi appena a ovest delle terme di Traiano sull'Esquilino, all'interno dell'area compresa fra le attuali vie di S. Pietro in Vincoli, della Polveriera e dei Serpenti. A capo della prefettura c'era il Praefectus urbis.



PRAEFECTUS URBIS

La carica, istituita durante l'epoca regia di Roma dallo stesso Romolo, venne mantenuta in epoca repubblicana e imperiale, e sopravvisse a Roma alla caduta dell'Impero romano d'Occidente. L'ultima attestazione di un Praefectus Urbi risale al 599.

Originariamente indicata come "Custos urbis" (Custode della città), la carica fu indicata per la prima volta come "Praefectus urbis" all'epoca dei decemviri nel 451 a.c. che attendevano a: scrivere le leggi con imperium consolare, giudicare sulle liti, attendere ai sacrifici, distribuire le terre.



EPOCA REGIA

Il termine “prefetto” deriva dal latino “praefectus” che si traduce con “preposto, messo a capo” (der. di praeficĕre, composto di prae «avanti» e facĕre «fare»). Secondo la tradizione Romolo istituì la carica destinata a governare la città in sua assenza e attribuì a sè il potere della nomina che era a vita. Il prefetto urbano veniva nominato dal re tra gli uomini più ragguardevoli dei patrizi della città, e per diritto faceva parte del Senato romano. 

Come rappresentante del re, in sua assenza, questi convocava il Senato e le altre assemblee elettive, usando la forza se necessario, per il mantenimento dell'ordine, ma solo all'interno delle mura cittadine. Si conoscono i nomi di soli tre praefectus urbis di quest'epoca; Denter Romulius, nominato da Romolo, Numa Martius nominato da Tullo Ostilio e Spurius Lucretius, nominato da Tarquinio il Superbo. 

Tito Livio parla di un praefectus urbis che dopo la cacciata dell'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, convocò i comizi centuriati che poi elessero i primi due consoli: Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino. 



EPOCA REPUBBLICANA

Con l'avvento della repubblica, la carica restò identica, solo che il prefetto veniva eletto dai consoli ed esercitava all'interno delle mura cittadine il potere dei consoli, in loro assenza. Questi poteri includevano la convocazione del Senato, dei Comizi curiati, e la chiamata della leva cittadina.
Originariamente indicata come Custos urbis, la carica fu indicata per la prima volta come Praefectus urbi all'epoca dei decemviri nel 451 a.c.
 
Essi erano dei magistrati che dal pretore urbano erano delegati alla giurisdizione sulle città situate oltre una certa distanza dall’Urbe (le praefecturae), quindi anche i municipi con piena o limitata cittadinanza romana e le colonie di cittadini romani che rientravano nei territori incorporati nello Stato romano formanti “l'ager romanus”.
 
Nel 487 a.c. la carica divenne elettiva, eletta dai Comizi curiati. Potevano essere eletti unicamente cittadini che avessero ricoperto un Consolato. 

Al tempo dei Decemviri, fu creata la magistratura del Praetor urbanus. 

Da questo momento al Praefectus urbis spettava solo, in assenza dei Consoli, celebrare le Feriae latinae. Inoltre, non veniva più eletto dalle assemblee cittadine, ma nominato dai Consoli.



EPOCA IMPERIALE

Su suggerimento di Mecenate, Augusto riformò la magistratura e le conferì molti poteri militari e civili, di rango solitamente appartenente all’ordine equestre di cui costituiva l’ultimo grado raggiungibile, in ambito civile invece il prefetto non si identificava con un magistrato ma come un sostituto dello stesso, con la possibilità di mandare per la città i milites stationarii, una sorta di polizia urbana, organizzata poi nelle coorti urbane, alle sue dirette dipendenze.

Questi aveva il compito di tutelare la città, essendo anche il capo della polizia nella capitale e disponendo di truppe scelte (cohortes urbanae); aveva inoltre la giurisdizione criminale, con procedura spedita contro i perturbatori dell’ordine pubblico e le associazioni illecite. Insomma vigilava sulla tranquillità della popolazione, sorvegliava i luoghi pubblici più affollati e controllava le varie associazioni esistenti.

PRESUNTA POSIZIONE DELLA PRAEFECTURA URBANA
(INGRANDIBILE)
 Giudicava anche sui casi di schiavi o i liberti e loro padroni o ex-padroni, o sui figli accusati di mancata pietas verso i genitori, inglobando pian piano i poteri del praetor urbanus. Solo appellandosi direttamente al princeps era possibile impugnare una sentenza del praefectus, mentre egli si pronunciava sugli appelli riguardo sentenze di ogni altro magistrato della città, e, in seguito, anche dei tribunali provinciali.

All'inizio dell'impero, la carica di praefectus era tenuta per lunghi periodi da una sola persona, talvolta a vita, mentre a partire dall'imperatore Valeriano (253-260) il praefectus veniva cambiato con frequenza, anche una volta l'anno.

Sotto il regno di Diocleziano (243 -313) i prefetti divennero quattro (Gallie, Illirico, Italia, Oriente), uno per ciascuno dei due Augusti e dei due Cesari, e l’Impero fu così diviso in quattro prefetture e queste in diocesi governate da vicario dei praefecti praetorio. 

Anche Costantinopoli, nuova capitale dell'impero, dal IV secolo ebbe un prefectus urbi, rappresentante dell'imperatore, con controllo su tutti gli ufficiali civili cittadini, le corporazioni e gli enti pubblici. Sovrintendevano all'importo e alla tariffazione delle derrate, facevano all'imperatore un rapporto mensile sui lavori del senato, e si occupavano dei doni e delle petizioni provenienti dalle capitali. 

Dal IV secolo, i prefetti divennero due, poiché due erano gli imperi d'oriente e di occidente.
La carica di Praefectus urbi sopravvisse a Roma fino alla caduta dell'Impero romano d’Occidente: l'ultima attestazione di un Praefectus Urbi e quindi di una prefettura urbana risale infatti al 599.

LA ZONA

Una corte di giustizia presso il Foro di Traiano? Analisi sulla funzionalità degli auditoria adrianei
June 2021
Mélanges de l Ecole française de Rome Antiquité
di Antonio Lopez Garcia - University of Helsinki

"La scoperta di due auditoria di età adrianea accanto al Foro di Traiano ha permesso di mettere in relazione l’architettura dell’edificio a strutture di tipo amministrativo e giudiziario e sollevare un’ipotesi funzionale sul complesso di aule. Gli studi pregressi sui tribunalia a Roma hanno tentato di collocare le attività giudiziarie in aree diverse per i periodi repubblicano, altoimperiale e tardoantico. 

Le riforme del sistema giudiziario eseguite tra l’età adrianea e l’età severiana suggeriscono un aumento dell’attività dei tribunali romani, una riorganizzazione delle procedure e forse anche la necessità di trovare nuovi spazi per lo svolgimento dei processi giudiziari. 

In questo articolo, analizzeremo le fonti sui tribunali nella capitale, parleremo delle magistrature che amministrarono la giustizia nei Fori Imperiali e della morfologia interna dei tribunali. Proponiamo l’identificazione dell’edificio con una corte di giustizia fondata da Adriano, che avrebbe operato in contemporanea con altri tribunali della città, dal II secolo d.c. fino alla tarda antichità."


BIBLIO

- Tacito - Annales - XIII -
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I,
- Prosopographia Imperii Romani - I -
- Svetonio - De vita Caesarum - Augustus -
- Plinio il Vecchio - Naturalis historia VII -
- Historia Augusta -
- Cassio Dione - Storia romana -
- Cassiodoro - Variae -
- Simmaco - Epistulae -
- The Prosopography of the Later Roman Empire - Cambridge - 1971-1992 -
- Praefectura Urbana - in: Samuel Ball Platner - A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Londra, Oxford University Press - 1929 -
- Maria-Elena Marchese - La Prefettura Urbana a Roma: un tentativo di localizzazione attraverso le epigrafi - Mélanges de l'école française de Rome - 2007


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