TEMPIO ROMANO |
IL DIO VERTUMNO
la terra osca non consumi le industriose mani,
a te che hai saputo fondermi, abile in molte esperienze.
Unica è l'opera, ma ad essa è tributata una molteplice lode"
(Properzio - Vertumnio chiede una sua statua a Mamurrio)
In una Roma accresciuta e in continua trasformazione il Dio Vertumno, temendo di essere dimenticato, si rivolge, secondo Properzio, al sabino Mamurio Veturio, sapiente scultore e grande forgiatore di metalli, che veniva scacciato durante le Mamuralia, feste in onore del Dio Marte. La festa prendeva il nome proprio da Mamurius Veturius, il fabbro dei falsi ancilia, o scudi, eseguiti per confondere tra essi il vero ancile prodigiosamente caduto dal cielo.
La cacciata era ovviamente simbolica, perchè il fabbro non svelasse lo scudo autentico che potesse invogliare qualche nemico di Roma a trafugarlo. Secondo la credenza religiosa Roma non sarebbe caduta finchè avesse conservato il dono inviato dal Dio Marte.
Nello scritto di Properzio, durante n una festa di capodanno, il Dio Vertumno si sente ormai come una vecchia divinità guerriera che sta per essere scacciata dal suo posto esattamente come veniva scacciato il vecchio Mamurio durante le Mamuralia: una forma di bronzo che forse sta per essere di nuovo fusa dato che Roma si espande e cambia.
Ma per Properzio a questa morte segue una rinascita che riconduce all'origine di ogni cosa, come un rito simile ad arcaiche cerimonie delle genti che popolavano l'Italia antica:
"Un tempo, prima di Numa, ero un tronco d'acero sbozzato
con frettolosa falce, un dio povero in una grata città"
(Properzio)
Nello scritto di Properzio, durante n una festa di capodanno, il Dio Vertumno si sente ormai come una vecchia divinità guerriera che sta per essere scacciata dal suo posto esattamente come veniva scacciato il vecchio Mamurio durante le Mamuralia: una forma di bronzo che forse sta per essere di nuovo fusa dato che Roma si espande e cambia.
Ma per Properzio a questa morte segue una rinascita che riconduce all'origine di ogni cosa, come un rito simile ad arcaiche cerimonie delle genti che popolavano l'Italia antica:
"Un tempo, prima di Numa, ero un tronco d'acero sbozzato
con frettolosa falce, un dio povero in una grata città"
(Properzio)
ELIOS-APOLLO NEL MITREO DI S. PRISCA |
TEMPIO DI VERTUMNIO
Il Tempio di Vertumno (Aedes Vertumni) era un antico tempio di Roma, situato sull'Aventino. L'esatta collocazione dell'edificio è ancora ignota: forse si trovava presso le Terme Surane, complesso termale costruito sull'Aventino ad opera di Lucio Licinio Sura (40 – 108, amico intimo di Traiano), costruite però diversi secoli dopo.
Fu fondato da Marco Fulvio Flacco dopo la conquista di Volsinii (Bolsena) nel 264 a.c. Secondo l'uso romano dell'evocatio (rito religioso atto a "invitare" la divinità protettrice di una città avversaria sotto assedio ad unirsi al pantheon romano), era necessario riparare il Dio protettore della città sconfitta, titolare anche di un santuario federale della Lega delle dodici città etrusche (Dodecadopoli) accogliendola nella città vincitrice con tutti gli onori.
Pertanto Fulvio Flacco fece erigere sul colle Aventino il tempio a sue spese dedicandolo al Dio che gli aveva concesso portarlo con sè a Roma abbandonando Volsinii che aveva difeso fino a quel punto. Nel tempio, secondo le fonti, furono collocate pitture raffiguranti il console Flacco quale trionfatore.
Fu fondato da Marco Fulvio Flacco dopo la conquista di Volsinii (Bolsena) nel 264 a.c. Secondo l'uso romano dell'evocatio (rito religioso atto a "invitare" la divinità protettrice di una città avversaria sotto assedio ad unirsi al pantheon romano), era necessario riparare il Dio protettore della città sconfitta, titolare anche di un santuario federale della Lega delle dodici città etrusche (Dodecadopoli) accogliendola nella città vincitrice con tutti gli onori.
Pertanto Fulvio Flacco fece erigere sul colle Aventino il tempio a sue spese dedicandolo al Dio che gli aveva concesso portarlo con sè a Roma abbandonando Volsinii che aveva difeso fino a quel punto. Nel tempio, secondo le fonti, furono collocate pitture raffiguranti il console Flacco quale trionfatore.
MITREO DI S. PRISCA |
SANTA PRISCA
A santa Prisca si riferisce l'epigrafe funeraria del V secolo, conservata a S. Paolo fuori le mura, ma gli Acta S. Priscae, che ne fissano il martirio sotto Claudio II (268-270) e la sepoltura in via Ostiense, donde poi sull'Aventino, non sono più attendibili della leggenda in cui sarebbe stata battezzata a tredici anni da S. Pietro, e denominata "Prima" (Prisca) in quanto fu la prima donna in Occidente a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo. Sarebbe stata dunque decapitata durante la persecuzione dell'imperatore Claudio, verso la metà del I secolo, epoca però in cui le persecuzioni non esistevano affatto.
Nel secolo VIII si cominciò ad identificare la martire romana con Prisca, moglie di Aquila, di cui parla S. Paolo: "Salutate Prisca e Aquila, collaboratrici in Gesù Cristo, che hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita. Ad esse devo rendere grazie non solo io, ma anche tutte le chiese dei gentili" (Rm 16,3). La chiesa di S. Prisca, sorta su una casa romana che secondo la leggenda avrebbe ospitato S. Pietro, conserva nella cripta un capitello cavo, usato dall'apostolo per battezzare i catecumeni.
Si narra pure che la santa subì il martirio sotto Claudio II, nel III secolo, per essersi rifiutata di adorare la statua di Apollo; ma ai cristiani si chiese solo e sempre di offrire un sacrificio all'imperatore, mai agli Dei, i pagani temevano la rivolta contro lo stato romano non gli Dei stranieri. Prisca venne poi sepolta sulla Via Ostiense e traslata sull’Aventino. Ma Nemmeno Claudio II, uno dei migliori imperatori mai avuti, operò persecuzioni e tanto meno ai cristiani.
S. PRISCA |
Però nella chiesa di S. Prisca vi sono parecchi resti romani di un tempio che potrebbe riferirsi a quello del Dio Vertunno (o Vertumno) e poichè era presso le terme Surane, e poichè vanne eretto su un Mitreo ove si adorava anche il Dio Apollo e le sue immagini, si creò la leggenda di Prisca che non aveva voluto adorare Apollo.
Inoltre negli scavi del santuario dell'area sacra di Sant'Omobono a Roma, è stata rinvenuta la base di un donario (dono votivo), identificato dall'iscrizione di dedica del console Flacco. Infatti sull'Aventino venivano accolte le divinità straniere provenienti dalle città conquistate con il rito dell’evocatio.
Il poeta Orazio parla della sua statua eretta in fondo al vicus Tuscus (da qui la presunta origine etrusca). a cui, nel suo tempio tempio sull’Aventino, il 13 agosto veniva offerto un sacrificio:
"Mi piace questa gente, e non m'allieto d'un tempio d'avorio,
è sufficiente per me poter vedere il Foro romano.
Un tempo per di qui scorreva il Tevere e dicono
che si udiva il tonfo dei remi sulle acque percosse;
ma dopo che esso cedette tanto ai suoi figli,
sono chiamato il dio Vertumno per la deviazione del fiume;
oppure poichè v'è l'uso di recarmi i primi frutti al mutare delle stagioni,
credete che da qui derivi il culto del dio Vertumno".
(Orazio)
BIBLIO
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana - LXVIII -
- Corpus Inscriptionum Latinarum - in Theodor Mommsen - Berolini - 1863 -
- Historia Augusta - Tres Gordianae -- Historia Augusta - Divus Claudius -
- Cataloghi regionari - REGIO XIII AVENTINVS -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
Inoltre negli scavi del santuario dell'area sacra di Sant'Omobono a Roma, è stata rinvenuta la base di un donario (dono votivo), identificato dall'iscrizione di dedica del console Flacco. Infatti sull'Aventino venivano accolte le divinità straniere provenienti dalle città conquistate con il rito dell’evocatio.
Il poeta Orazio parla della sua statua eretta in fondo al vicus Tuscus (da qui la presunta origine etrusca). a cui, nel suo tempio tempio sull’Aventino, il 13 agosto veniva offerto un sacrificio:
"Mi piace questa gente, e non m'allieto d'un tempio d'avorio,
è sufficiente per me poter vedere il Foro romano.
Un tempo per di qui scorreva il Tevere e dicono
che si udiva il tonfo dei remi sulle acque percosse;
ma dopo che esso cedette tanto ai suoi figli,
sono chiamato il dio Vertumno per la deviazione del fiume;
oppure poichè v'è l'uso di recarmi i primi frutti al mutare delle stagioni,
credete che da qui derivi il culto del dio Vertumno".
(Orazio)
BIBLIO
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana - LXVIII -
- Corpus Inscriptionum Latinarum - in Theodor Mommsen - Berolini - 1863 -
- Historia Augusta - Tres Gordianae -- Historia Augusta - Divus Claudius -
- Cataloghi regionari - REGIO XIII AVENTINVS -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -