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LA CASA TONDA

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SEPOLCRO DI VIA LABICANA - FORSE SIMILE ALLA CASA TONDA

La Casa Tonda è, anzi era, un mausoleo romano situato lungo l'antica via Labicana sulla sommità del colle a Roma, nell'area oggi corrispondente all'angolo orientale di Piazza Vittorio Rione Esquilino. Il monumento è stato distrutto alla fine del XIX secolo e nulla rimane oggi visibile fuori terra.

Completamente sepolto sotto il giardino di piazza Vittorio Emanuele II, ora si trova solo nel sottosuolo quel che rimane della cosiddetta Casa Tonda: enormi resti delle strutture cementizie di fondazione e “qualche brano in opera reticolata dell’alzato”.  

In realtà si trattava di un bel sepolcro monumentale di epoca romana, con ogni probabilità del I secolo a.c., realizzato per accogliere le spoglie mortali di qualche personaggio che deve essere stato di una certa importanza, date le dimensioni dell'edificio.

POSIZIONE DELLA CASA TONDA (IN ROSSO)
Il monumento era posto poco fuori Porta Esquilina, lungo una delle strade suburbane che attraversavano l’Esquilino, territorio che i romani utilizzavano come luogo di sepoltura per i loro morti, ustrinum compreso.

Il monumento sepolcrale doveva comunque spiccare per i suoi decori e per la sua imponenza, dato le sue rispettabili proporzioni.

Il monumento funerario, datato tra la fine della Repubblica e gli inizi dell'Impero, era situato sull'asse della via Labicana-Praenestina circa 360 m fuori della Porta Esquilina (Arco di Gallieno). 

In età moderna fu trasformato in abitazione privata e questa fu la prima violenza che subì il monumento, a causa della poca cultura degli addetti ai lavori.

Il cimitero dell'esquilino non era da poco, visto che antiche fonti letterarie pongono extremis Esquiliis le tombe del poeta Orazio e dello stesso Mecenate fra loro confinanti. 

Ma ci fu poi un'ulteriore e più grave violenza: il sepolcro fu distrutto nel 1886 per l'apertura di piazza Vittorio Emanuele II.



DESCRIZIONE

Il mausoleo era composto da un massiccio corpo circolare, alzato su una base a pianta quadrata di circa 25 metri di lato, articolato secondo strutture murarie cruciformi in modo da aprire ampie volumetrie interne. Successivamente venne ristrutturato e trasformato in abitazione, perdendo del tutto la memoria delle sue origini sepolcrali.

La realizzazione della Strada Felice, attuale via di Santa Croce in Gerusalemme, voluta da papa Sisto V Peretti per collegare la basilica di Santa Croce in Gerusalemme con la basilica di Santa Maria Maggiore, consentì una buona accessibilità alla Casa che, nel catasto rustico urbano del 1871, risultava censita come “Casa con corte ad uso dell’orto e Pollajo” nel fondo rustico di proprietà del principe Altieri.

DISEGNO CHE RITRAE IL SEPOLCRO TRASFORMATO IN CASA
DI CAMPAGNA PRIMA DELLA DEMOLIZIONE

IL PATER PATRIAE  

Agli imperatori romani veniva generalmente attribuito l'appellativo di Sancte Pater (di solito riservato agli Dei difensori di Roma) e cioè Santo Padre, che oggi riserviamo al Papa. Ma più raramente venne attribuito il titolo di Pater Patrie, riconosciuto dai Romani a Romolo e a Marco Furio Camillo, e assegnato poi dal Senato nel 2 a.c., per i meriti nei confronti dello Stato, a Ottaviano Augusto, che lo fece attribuire anche a Gaio Giulio Cesare.

In realtà il titolo lo avevano avevano offerto a suo tempo anche a Giulio Cesare il quale, sicuro di sè come pochi obiettò: "Perchè Cesare non basta?" Non seppero cosa rispondergli.

Svetonio racconta che inizialmente fu la plebe romana ad attribuirlo ad Augusto, ma poiché lo rifiutava, una folla considerevole, coronata di lauro, glielo chiese durante uno spettacolo da lui presenziato in Roma. Rifiutato ancora gli venne offerto da Valerio Messala a nome del senato:
«Le mie parole siano di buon auspicio e di felicità a te e la tua famiglia, Cesare Augusto! Così noi riteniamo di invocare eterna prosperità e gioia eterna per la Res publica: il Senato, con il consenso del popolo romano, ti saluta pater patriae.»
(Svetonio, Augustus, 58.)

A Messalla Augusto rispose con le lacrime agli occhi:
«Avendo ottenuto quanto avevo desiderato dai miei voti, padri coscritti, che altro potrei chiedere agli Dei immortali se non che possa vedere questo vostro accordo mantenersi fino all'ultimo giorno della mia vita?»
(Svetonio, Augustus, 58.)

Così la piazza venne dedicata al nuovo Pater Patriae Vittorio Emanuele II nel 1871, solo che stavolta nessuno glielo aveva offerto, ma si mormora che il re sognasse, e non fu l'unico, di essere la reincarnazione di Giulio Cesare. Pertanto sia la piazza che la Casa Tonda, vennero sottoposte ad espropriazione per pubblica utilità.

Il piano urbanistico di Piazza Vittorio, nel nuovo ‘quartiere’ Esquilino, venne così organizzato sull’asse di via di Santa Croce in Gerusalemme, a metà strada tre le basiliche di Santa Croce in Gerusalemme e Santa Maria Maggiore: una grande piazza da dedicare al re sabaudo Padre della Patria.

PIAZZA VITTORIO

LA VERGOGNA DELLA DEMOLIZIONE E DELL'OBLIO

Per il sepolcro millenario fu la fine: seriamente compromesso durante i lavori di livellamento degli anni 1873-1874, nell’agosto 1884 verrà completamente raso al suolo e nel 1888 vi si costruirà sopra la piazza-giardino, incuranti dei bisogni primari della gente che senza tetto occupava i portici per dormire, mentre non esisteva pavimentazione nelle strade e nei marciapiedi.

Ma l’impresa di Giovanni Lelli, che ha l’incarico di demolire la Casa Tonda, che sta lì, in mezzo alla piazza, ridotta ad un rudere abbandonato, il 12 agosto 1884 sospende i lavori appena iniziati lasciando la Casa incustodita. E così la notte vi si rifugiano decine e decine di operai, “sopra ricci di legname e paglia sudicia una trentina tra maschi e femmine” nella stanza più grande e venti nell’altra.

POSIZIONE DELLA CASA TONDA SU PIAZZA VITTORIO EMANUELE

Il Comune interviene, non per aiutare le perone, ma, poco umanamente, per imporre all’impresa di sbarrare l'entrata alla Casa Tonda ai poveretti; l’impresa rifiuta e il Comune pone uno scarso servizio di vigilanza. Il rudere ritorna ad essere occupato, con “grave danno della morale e dell’igiene” e il Comune impone urgentemente all’impresa la demolizione di tutta la parte ancora in piedi della Casa Tonda. A Giovanni Lelli non resta che eseguire. una violenza alle persone e ai beni archeologici.

Dai saggi effettuati dalla Soprintendenza archeologica di Roma in occasione dei lavori per la metropolitana negli anni Settanta (1975), sono state evidenziate le poderose fondazioni in opera cementizia del monumento funerario poco al di sotto dell'attuale livello a giardino della piazza. 

Il progetto per la manutenzione del giardino però non prevedeva alcun accenno alla memoria del sepolcro romano, che non venne riesumato e neppure ricordato neppure nel discutibile rifacimento moderno del primo decennio del 2000.

PORTA MAGICA DI PIAZZA VITTORIO

LA PORTA MAGICA CON I DUE BES DI EPOCA ROMANA

La Porta Alchemica, o Porta Magica, o Porta Ermetica, venne collocata nel XVII secolo dal marchese Massimiliano Savelli Palombara nella villa Palombara, a piazza Vittorio Emanuele II. Le due statue di Bes, Dio dell’antico Egitto che combatte i demoni, affiancano la porta magica, provenienti dai del Quirinale e collegate al culto di Iside, diffuso a Roma soprattutto da Cleopatra.

Sulla porta sono incisi simboli e frasi dell’Alchimia, delle Trasmutazioni Metalliche e della Pietra Filosofale. E' uno dei monumenti più misteriosi di Roma, ed è quanto resta della villa seicentesca di cui la porta era l’ingresso al laboratorio alchemico e sotterraneo del Marchese.



GLI ALCHIMISTI DI PALAZZO RIARIO

L’interesse del marchese per l’alchimia nacque alla corte romana della regina Cristina di Svezia, appassionata di alchimia e scienza, a Palazzo Riario sul Gianicolo, oggi Palazzo Corsini, dove ella possedeva un laboratorio alchemico. La Porta Alchemica sarebbe stata edificata nel 1680 come celebrazione di una trasmutazione avvenuta nel Palazzo Riario.

Giuseppe Francesco Borri fu accusato dalla Santa Inquisizione di eresia e veneficio nel 1659. Fuggì in varie città d'Europa dove esercitò la professione medica, fu arrestato e recluso a Roma nelle durissime carceri di Castel Sant'Angelo dal 1671 al 1677, a cui riuscì eccezionalmente a sopravvivere. Concessagli la semilibertà dal 1678, si ripresentò dal vecchio amico Palombara che lo ospitò nella sua villa, operando le enigmatiche iscrizioni, fino alla sua morte del 1685. 

Secondo la leggenda Borri trascorse una notte nei giardini della villa cercando l'erba capace di produrre l’oro, e al mattino scomparve attraverso la porta, lasciando dietro di sé alcune pagliuzze d’oro, con una carta di enigmi e simboli magici che il marchese fece incidere sulle porte di villa Palombara, perchè qualcuno li decifrasse. 



LE EPIGRAFI

Sul rosone
- «Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno.»
- «Il centro nel trigono del centro.»
Sull'architrave
« רוח אלהים » (Spirito divino)
«Il drago esperio custodisce l'ingresso del giardino magico e, senza Ercole, Giasone non gusterebbe le delizie della Colchide.»
Sulla soglia
Da sinistra a destra o viceversa: «Se siedi non vai» o «Se non siedi vai».
«È opera occulta della vero saggio aprire la terra, affinché faccia germogliare la salvezza per il popolo.»
Sullo stipite della porta
«Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto.»
«Se farai volare la terra al di sopra della tua testa con le sue penne tramuterai in pietra le acque dei torrenti»
«Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano alle persone cieche»
«Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente»
«Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa»
«Mercurio e Fuoco: sbiancando Latona, verrà Diana senza veste»

  
BIBLIO

- Rodolfo Lanciani - Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di Antichità - Vol. IV - Roma - Quasar - 1992 -
- Rodolfo Lanciani - Forma Urbis Romae - Roma-Milano - 1893-1901 -
- Emanuele Gatti - La Casa Tonda - in Giuseppina Pisani Sartorio e Lorenzo Quilici (a cura di) - L’archeologia in Roma capitale tra sterro e scavo. - Venezia - Marsilio - 1983 -
- Filippo Coarelli - Sepulcrum: Maecenas (tumulus) - in Eva Margareta Steinby (a cura di) - Lexicon Topographicum Urbis Romae - IV - Roma - Quasar - 1999 -
- Barbera M. - Il recupero di Piazza Vittorio Emanuele II sull’Esquilino - 2005 -
- Martines M.T. - Horti Lamiani, Indagini preliminari per i lavori della metropolitana - in M.A. - 2006 -
- Nicoletta Cardano (a cura di) - La Porta Magica - Luoghi e memorie nel giardino di piazza Vittorio - Roma - Palombi Editori - 1990 -

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