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E SE AVESSE VINTO MASSENZIO?

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MASSENZIO

Se Massenzio avesse vinto a Ponte Milvio eliminando per sempre Costantino, non possiamo fare seri calcoli sulle conseguenze, perchè non conosciamo tutte le variabili che sarebbero intervenute in questa nuova situazione. Non sappiamo quanto sarebbe stata dura la vita di Massenzio perchè, se fosse vissuto poco, poco avrebbe inciso sul destino di Roma.

Comunque, in caso di lunga vita possiamo ragionevolmente presupporre che la città di Costantinopoli non sarebbe mai stata fondata, e magari l'impero non sarebbe vissuto per altri 1000 anni come fece. Ma forse avrebbe sopravvissuto Roma che sarebbe tornata ad essere non solo la capitale simbolica, ma anche politica dell’Impero, e gli Imperatori d’Occidente, ivi risiedenti, avrebbero prevalso su quelli d’Oriente.

Massenzio a Roma avrebbe restituito al Senato le sue prerogative politiche e militari; il ripristino di una imponente guarnigione di stanza a Roma e in Italia, composta di pretoriani, di equites singulares e di coorti urbane (urbaniciani), come al tempo dei Severi. Roma avrebbe continuato a ornarsi di splendidi monumenti, e la religione avrebbe continuato conservando il mito delle origini, i leggendari Dei come Romolo, Saturno, Giano, Ercole e gli eroici antenati come Enea ed Evandro.

Il Cristianesimo sarebbe divenuta una religione come le altre, affiancandosi alle altre orientali un po' cupe e sacrificali, mentre la religione di stato avrebbe conservato gli antichi Dei, forse inglobando il Sol Invictus, seguito soprattutto dai militari. Del resto Costantino lo onorò e festeggiò fino all'ultimo Natale della sua vita (Natalis Solis Invicti), nonostante si propugni una sua conversione al cristianesimo.

Avrebbe continuato ad esistere il politeismo che consentiva agli uomini di scegliersi la divinità che maggiormente gradiva, senza doversi sottomettere al severo monoteismo che occupava buona parte della giornata in preghiere, cerimonie, sacrifici e doveri continui che invadevano ogni angolo della vita.

LO SCONTRO TRA MASSENZIO E COSTANTINO

Massenzio era un uomo di buon equilibrio e infatti ripristinò la libertà di culto, restituì le proprietà confiscate alla comunità cristiana durante la persecuzione del 304 d.c., ma esiliò i vescovi facinorosi, imponendone altri di sua nomina. Costruì perfino la prima Basilica cristiana della storia, oggi nota come San Sebastiano Fuori le Mura.

Insomma non vi sarebbero state persecuzioni verso altre religioni nè eresie (circa 600) nell'ambito della stessa religione cristiana, ripristinando così la famosa "pax deorum" tanto cara ad Augusto, quindi condividendo i diritti di "religio licita" con le altre religioni dell’impero, ma senza privilegi e senza orrifiche previsioni di fine del mondo.

Non ci sarebbe stata l’esenzione fiscale per i beni della Chiesa, né lo Stato si sarebbe fatta carico delle spese della comunità ecclesiastica.
Non avremmo avuto il "privilegium fori" concesso ai chierici, ovvero sia la possibilità di sottrarsi ai tribunali romani per farsi giudicare da quelli ecclesiastici della diocesi.

Inoltre non vi sarebbero state sanzioni e persecuzioni all’aruspicina e alla divinazione domestica, e le conversioni al cristianesimo non più obbligatorie, pena l'esilio, l'alienazioni dei beni e pure la morte. La nuova religione sarebbe rimasta nei suoi limiti seguendo un po' la moda del momento che vide ingrandirsi e ridursi parecchie religioni.


IL POTERE TEMPORALE

Inoltre il falso “testamento di Costantino” che giustificò per secoli la pretesa papale al potere temporale sui territori del fu impero romano d’Occidente, non sarebbe mai esistito.
 
La Chiesa non si sarebbe mai trasformata in Stato, opprimendo il popolo e costituendo una lotta al potere cardinalizio, con ripercussioni nefaste in Italia e in Europa. Soprattutto non avremmo avuto il terribile e nefasto Santo Uffizio che torturava e poneva sul rogo eretici e streghe scandendo in una sanguinaria follia collettiva che solo l'Illuminismo riuscirà a spegnare.



IL SENATO

Massenzio avrebbe continuato a governare da Roma dietro nomina senatoria, in una ricostituzione dell’antico Principato. I senatori avrebbero nuovamente cercato glorie, trionfi e ricchezze facendo la carriera militare combattendo valorosamente e vincendo le guerre in qualità di generali dell'esercito come sempre avevano fatto.

Massenzio aveva invertito le modifiche operate da Gallieno: i senatori avevano raggiunto la più alta espressione del cursus honorum equestre, cioè la Prefettura del Pretorio, ed erano tornati a guidare gli eserciti; l’Imperatore era tornato a vivere stabilmente nell’Urbe come in passato e conseguentemente a discutere la politica dell’Impero con il Senato.

I senatori da parte loro avrebbero fatto circolare innumerevoli quantità di denaro per comprare il proprio consenso, per finanziare giochi e portare avanti la propria propaganda politica, evitando così la concentrazione e l’accumulo di ricchezze fondiarie, investendo nel commercio piuttosto che nel latifondo.

LA BASILICA DI MASSENZIO

LE INVASIONI DEL V SECOLO

Con la conservazione degli ideali di patria, di onore, di virtù e di gloria, la città di Roma non sarebbe stata disarmata, come effettivamente fu, di fronte alle grandi invasioni del V secolo. Gli eserciti non sarebbero stati spostati dai limes alle grandi città come fece Costantino. Sarebbero state ripristinate la guarnigione di Roma e le flotte pretorie, sarebbero state rafforzate le mura di Roma rendendola inespugnabile per qualsiasi esercito nemico.

Probabilmente una vittoria contro Costantino, che andava a sommarsi a quelle già conseguite contro Severo, Galerio, Domizio Alessandro e Licinio, che dal 308 al 312 tentò invano di recuperare l’Italia senza mai riuscirci, avrebbe accresciuto il prestigio di Massenzio Invictus ad un livello tale che diverse province dell’Occidente gli si sarebbero assoggettate o almeno alleate senza bisogno che egli le invadesse.

Probabilmente la stessa cosa sarebbe avvenuta nell’Illirico, dove Massenzio era già in contatto con gran parte dello stato maggiore di Licinio, che magari si sarebbe allineato al nuovo regime. Massenzio si sarebbe alleato a Massimino Daia, avrebbe riunificato l’Occidente sotto di sé allargandolo all’Illirico, e ciò gli avrebbe dato il controllo di tutti i mari che circondavano la penisola italica nonché il possesso del miglior bacino di reclutamento di tutto l’impero.

Risiedere a Roma gli dava inoltre un'autorità rispetto al collega Massimino Daia, cui avrebbe volentieri lasciato l’Oriente e la gestione del problema persiano. Entrambi erano pagani, e senza l’ambizione di essere gli unici regnanti.

RICOSTRUZIONE DELLA BASILICA DI MASSENZIO

Il ripristino della supremazia politica, simbolica e morale di Roma sopra tutte le altre città dell’Impero, avrebbe sicuramente provocato un'inversione di tendenza a livello militare ed economico. Forse l’impero d'oriente sopravvisse perché più ricco e popoloso dell’occidente, ma soprattutto perché non doveva combattere su due fronti come dovette fare in occidente.

Forse non sarebbe stato facile far rivivere l’antica classe senatoriale e il mondo di valori di cui era portatrice, perchè il mondo era cambiato e avrebbe potuto suscitare una rivolta militare da parte della élite non senatoriale, soprattutto dei generali illirici che aveva dominato negli ultimi decenni, dato che costoro occupavano molte leve del potere militare.
 
MASSENZIO
Massenzio fu anche il primo a imporre ai senatori delle “donazioni” forzose affinché essi finanziassero non solo l’esercito ma le opere pubbliche. Ovvero la partecipazione diretta dell’élite aristocratica al mantenimento della macchina dello Stato, in cambio del potere e delle prerogative restituite.

Questo andava in controtendenza con la politica degli Imperatori soldati, i quali preferivano lasciare che i Senatori accumulassero liberamente le proprie ricchezze purché non si intromettessero nella lotta per il potere. Insomma un ripristino di quel Mos Maiorum che Massenzio si sforzò di far rivivere. 

Nel V secolo la difesa strategica dell’Italia era penosa, l’esercito imperiale era ridotto a poco più di 30mila uomini, incapaci a difendere la sola Italia di fronte a orde di 40-50mila guerrieri come quelli di Alarico, per esempio, che infatti saccheggiò Roma indisturbato. 

Altro notevole contrasto fu la religione, molti aristocratici tenevano più a diventare vescovi piuttosto che generali, perchè l'elite ecclesiastica influenzava non solo il popolo ma pure gli imperatori, ricevendone ricchi privilegi e grande potere.

Sicuramente se Massenzio avesse vinto a ponte Milvio noi non avremmo avuto, fin dal 312 e per i successivi 100 anni, l'impoverimento del sistema difensivo italico, bensì l'avrebbe potenziato, ripristinando il controllo assoluto del Mediterraneo e il collegamento con l’Africa e le sue provviste di grano, evitando così le grandi invasioni del V secolo con un minimo delle perdite: in fondo fin dall'inizio Roma dovette sempre difendere i suoi confini, e lo fece egregiamente.

Ma pure in seguito, non avremmo avuto l'imposizione forzata del cristianesimo come religione di stato, non avremmo subito le conversioni obbligatorie pena la perdita dei beni e la morte, non avremmo avuto le guerre di religione pertinenti alle religioni monoteiste, non avremmo avuto le Crociate e non avremmo dovuto rinunciare al latino a causa della chiusura delle scuole. 

Si sarebbe mantenuta l'alfabetizzazione, l'amor di patria, il rispetto delle leggi, il divorzio alle donne concesso da Augusto e soprattutto non avrebbero demolito tanti meravigliosi monumenti e capolavori di architettura, di scultura e di pittura.


BIBLIO

- Elena Percivaldi - Fu vero Editto? Costantino e il Cristianesimo tra storia e leggenda - Ancora Editrice - Milano - 2012 -
- Mats Cullhed - Conservator urbis suae. Studies in the Politics and Propaganda of the Emperor Maxentius, Stoccolma - 1994 -
- Angela Donati e Giovanni Gentili - Costantino il Grande: la civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente - Silvana Editoriale - Cinisello Balsamo - 2005 -
- Andreas Alfoldi - Costantino tra paganesimo e cristianesimo - Laterza - Roma-Bari - 1976 -
- Orosio - Historiarum adversus paganos libri septem -
- Giorgio Ruffolo - Quando l'Italia era una superpotenza - Einaudi - 2004 -
- Cassio Dione - Storia romana - LXXII -
- Roger Rémondon - La crisi dell'impero romano. Da Marco Aurelio ad Anastasio -
- Gibbon - The Decline and Fall of the Roman Empire -

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