La sua posizione fece della basilica la prima chiesa per la maggior parte dei viaggiatori che entravano in città. Sembra però che la parola Populus non provenisse dal termine "Popolo" ma dal termine "Pioppo, in riferimento ad un albero gigantesco di questa specie che ornasse la piazza. Ma secondo altri era un boschetto di pioppi.
La chiesa ospita oltre a illustri e numerose opere d'arte e monumenti funebri, soprattutto del XV e XIX secolo, a personalità aristocratiche e religiose provenienti oltre che dall'Italia, da Spagna, Francia e Belgio. Famoso il sepolcro della Cappella Chigi, il monumento funebre di Giovanni Battista Gisleni e la Cappella Cerasi.
La distruzione avvenne, agli inizi del XII secolo, nel 1099, per volere di Papa Pasquale II, allo scopo di eliminare la memoria popolare di Nerone (54 a.c. - 68 a.c.) che ancora sopravviveva ad oltre un millennio dalla morte.
Inseguito dai suoi nemici il tiranno si era fatto uccidere da uno schiavo (lui non ne aveva avuto il coraggio) proprio in questo luogo, che da quel giorno divenne maledetto secondo i cristiani, benedetto per i pagani.
Ma il Papa non sentì storie e fece radere al suolo il mausoleo dei Domizi Enobarbi e tagliare il noce secolare che però era un pioppo. Sicuramente non prestò attenzione alle dicerie, anche perchè in genere le mettevano in circolazione i preti, ma voleva cancellare ogni traccia pagana dell'antica Roma come tanti altri Papi perchè se ne perdesse ogni ricordo.
Nella seconda metà del XV° secolo la chiesa fu completamente ricostruita per ordine di Papa Sisto IV Della Rovere, divenendo una delle prime chiese rinascimentali. Già nel 1500 si ebbero i primi interventi dove Bramante realizzò il coro absidato a forma di conchiglia mentre Raffaello realizzò la Cappella Chigi e il Pinturicchio decorò la cappella Della Rovere.
L'ALTARE MAGGIORE
L’altare maggiore di Santa Maria del Popolo è ornato da una icona bizantina conosciuta come Madonna del Popolo, a cui una leggenda attribuisce all’Evangelista Luca, che per tradizione è il ritrattista della Vergine.
In realtà è un’opera bizantina del XIII secolo, fatta trasportare nel 1235 dal Papa nella chiesa di Piazza del Popolo. dove Papa Pasquale II un secolo prima aveva fatto trasferire le reliquie della Madonna dal Laterano, per proteggere la città da un’epidemia e scacciare il fantasma di Nerone che si diceva aleggiasse ancora nella zona.
MONUMENTO FUNEBRE DI GIOVANNI BATTISTA GISLENI
Nella parte inferiore del monumento è scolpita la morte come uno scheletro in marmo giallo, avvolto nel sudario, chiuso all’interno di una nicchia chiusa da sbarre, come se fosse in prigione.
Secondo una leggenda i membri dell’Arciconfraternita della Buona Morte, che avevano il compito di seppellire i morti trovati per le strade nella prima chiesa incontrata lungo il trasporto, una notte si trovarono a passare davanti a Santa Maria del Popolo con un cadavere, bussarono, ma i frati non aprirono.
BIBLIO
Il popolo romano, al contrario del senato che ne aveva decretato la Damnatio Memoriae, era molto affezionata al defunto imperatore Nerone, tanto che spesso la gente andava a portare fiori sulla sua tomba. Ciò esasperò non poco il papa Pasquale che nel 1099 fece distruggere la sua tomba raccontando però al popolo, di cui non voleva suscitare le ire, che il monumento non fosse stato distrutto ma solo spostato sulla lontana via Cassia, dove, al punto che oggi si chiama "Tomba di Nerone", fece erigere un'altra tomba, quella del Prefetto Publio Vibio Mariano e della moglie Reginia Massima realizzato dalla loro figlia ed erede Vibia Maria Massima.
La chiesa ospita oltre a illustri e numerose opere d'arte e monumenti funebri, soprattutto del XV e XIX secolo, a personalità aristocratiche e religiose provenienti oltre che dall'Italia, da Spagna, Francia e Belgio. Famoso il sepolcro della Cappella Chigi, il monumento funebre di Giovanni Battista Gisleni e la Cappella Cerasi.
TOMBA DI NERONE SULLA CASSIA |
I DOMITII ENOBARBI
Dunque il fantasma di Nerone avrebbe spaventato i cittadini, cosa non vera perchè i romani avevano invece un vero e proprio culto per l'imperatore, tanto che sulla sua tomba si svolgeva un certo pellegrinaggio che infastidì non poco il papa.
Contemporaneamente fece iniziare la costruzione di una cappella là dove ora sorge Santa Maria del Popolo per celebrare la liberazione del Santo Sepolcro a opera dei crociati, anche se la leggenda, riportata nell'arcone che sormonta l'altare, vuole che la Vergine apparisse in sogno al papa per dirgli di costruire una cappella proprio là dove era sepolto il nefasto imperatore il cui fantasma infestava la zona.
l Sepolcro dei Domizi, anche detto "Mausoleo dei Domizi Enobarbi", era un monumento della prima età imperiale, dove vennero sepolte le ceneri di Nerone, che erano conservate in un'urna di porfido, sormontata da un altare di marmo lunense. Intorno vi era non un pioppo ma un boschetto di pioppi, che si diceva infestato da spiriti maligni e dove, secondo la leggenda, le streghe si riunivano per adorare il demonio.
E qui naturalmente si inserì un'altra leggenda, quella per cui alla demolizione della tomba pagana si udissero urla di rabbia emanate da alcuni demoni che uscirono arrabbiati dalla tomba redendosi visibili al popolo atterrito.
LA VILLADEI DOMIZI
Nel territorio dell'Argentario sorge un' imponente villa romana del I sec. a.c. appartenente alla famiglia dei Domizi Enobarbi, dotata di una peschiera per l'allevamento del pesce con un complesso sistema di cisterne, gallerie, cantine, serbatoi, magazzini, criptoportico con terrazza, piscine termali e strutture portuali con splendidi pavimenti a mosaico.
Questo per comprendere che i Domizi erano estremamente ricchi e che pertanto il loro mausoleo doveva essere splendido, pieno di marmi, di colonne, di sarcofaghi istoriati, di pitture, di arcosoli, di capitelli, di nicchie e di statue stupende, che rappresentavano Dei e personaggi famosi.
L'IMPERATORE NERONE |
L'INCISIONE
Secondo la storia, dopo il suo suicidio Nerone fu sepolto nel mausoleo della sua famiglia paterna, i Domitii Ahenobarbi, ai piedi del Pincio. Il sepolcro fu poi sepolto sotto una frana e sulle sue rovine crebbe un enorme albero di noce che ″era così alto e sublime che nessun'altra pianta lo superava in alcun modo.″
L'albero divenne presto il ritrovo di una moltitudine di demoni feroci che molestavano gli abitanti della zona e anche i viaggiatori che arrivavano in città da nord attraverso Porta Flaminia: ″alcuni venivano spaventati, posseduti, crudelmente picchiati e feriti, altri quasi strangolati, o miseramente uccisi.″
NERONE COME DEMONE
La chiesa trae dunque origine da una piccola cappella costruita per volontà di papa Pasquale II a spese del popolo romano, tanto per cambiare, in quanto terrorizzato da tutte le storie immesse dai preti di demoni terrifici che abitavano il mausoleo pagano.
La distruzione avvenne, agli inizi del XII secolo, nel 1099, per volere di Papa Pasquale II, allo scopo di eliminare la memoria popolare di Nerone (54 a.c. - 68 a.c.) che ancora sopravviveva ad oltre un millennio dalla morte.
Nerone fu poco amato dal senato ma molto amato dal popolo soprattutto per gli splendidi giochi o ludi che regalava, infatti l'ingresso negli anfiteatri era gratuito, Ma non solo, perchè Nerone offriva anche spettacoli e gare di teatro dove insieme agli attori si esibivano poeti, scrittori, musici, ballerini e ginnasti. Chi vinceva otteneva fama e premi.
Poiché i demoni mettevano in pericolo un'importante via di accesso alla città e sconvolgevano anche l'intera popolazione, il neoeletto pontefice, Pasquale II, era seriamente preoccupato. Egli ″vedeva il gregge di Cristo affidato alla sua sorveglianza, diventare preda dei lupi infernali.″ Il Papa digiunò e pregò per tre giorni e alla fine di quel periodo, esausto, sognò la Beata Vergine Maria, che gli diede istruzioni dettagliate su come liberare la città dal flagello demoniaco.
Papa Pasquale II era uomo di grandi poteri, non dimentichiamo che se gli aristocratici romani si gloriavano e arricchivano facendo i generali e combattendo le guerre, col cristianesimo scelsero invece la carriera ecclesiastica ormai molto più produttiva. Per giunta i prelati erano ossessionati dalla religione pagana che non riuscivano ad estirpare completamente per quanto l'avessero imposta con la pena di morte e la confisca dei beni e l'esilio della famiglia del malcapitato e irriducibile pagano.
Il giovedì successivo alla terza domenica di Quaresima del 1099, il Papa organizzò l'intero clero e il popolo di Roma in un'unica, imponente processione che, con in testa il crocifisso, percorse il tratto urbano della via Flaminia fino a raggiungere il luogo infestato.
Lì, Pasquale II eseguì il rito dell'esorcismo e poi colpì il noce con un colpo deciso alla radice, facendo scoppiare gli spiriti maligni che urlavano all'impazzata. Quando l'intero albero fu rimosso, i resti di Nerone furono scoperti tra le rovine; il Papa ordinò che fossero gettati nel Tevere.
GLI SCRITTORI CRISTIANI
Si narra che il Papa fosse ossessionato dai corvi che volteggiavano sul noce secolare piantato nelle adiacenze della tomba dei Domizi Enobarbi, secondo lui demoni in attesa della reincarnazione dell'imperatore Nerone, identificato come l'anticristo.
Naturalmente non esisteva nè il noce nè i corvi. Il noce era in realtà quello di Benevento sacro a Diana Caria intorno a cui danzavano le sacerdotesse che furono tacciate di stregoneria e i corvi erano i simboli del lato notturno della Dea, come del resto le civette per Minerva e il gatto per la Dea egizia Bastet o della Dea cretese Britomarti.
Sembra che molti cristiani esaltati e poco coscienti come:
- Vittorino, poeta che credeva alla fine del mondo nell'anno mille,
- Commodiano, carico di odio contro pagani ed ebrei, convinto del millenarismo o fine del mondo nell'anno mille, convinto che Nerone fosse l'anticristo ma che fosse anticristo pure un re proveniente dalla Persia, i due anticristo destinati a provocare la perdizione di tutta la terra, e che sarebbero stati puniti per questo da Dio.
- Sulpicio Severo, che aveva messo in relazione il passo 13-15 dell'Apocalisse di Giovanni "Bestia il cui numero è 666" con il fatto che sommando il valore numerico delle lettere che compongono le parole "Nerone Cesare" in lingua ebraica, si ottiene il numero 666.
Tutti costoro erano convinti che Nerone fosse l'Anticristo nonostante fosse morto e che pertanto potesse tornare dagli inferi in tale figura. Era una credenza popolare incoraggiata dalla Chiesa, anche se nell'opera De Civitate Dei Agostino scrive: "vi sono perciò persone che affermano che Nerone risorgerà e diventerà l'Anticristo, sono assai stupito della grande presunzione di coloro che azzardano simili congetture".
Sembra che molti cristiani esaltati e poco coscienti come:
- Vittorino, poeta che credeva alla fine del mondo nell'anno mille,
- Commodiano, carico di odio contro pagani ed ebrei, convinto del millenarismo o fine del mondo nell'anno mille, convinto che Nerone fosse l'anticristo ma che fosse anticristo pure un re proveniente dalla Persia, i due anticristo destinati a provocare la perdizione di tutta la terra, e che sarebbero stati puniti per questo da Dio.
- Sulpicio Severo, che aveva messo in relazione il passo 13-15 dell'Apocalisse di Giovanni "Bestia il cui numero è 666" con il fatto che sommando il valore numerico delle lettere che compongono le parole "Nerone Cesare" in lingua ebraica, si ottiene il numero 666.
LA DISTRUZIONE DEL MAUSOLEO PAGANO
Ma il Papa non sentì storie e fece radere al suolo il mausoleo dei Domizi Enobarbi e tagliare il noce secolare che però era un pioppo. Sicuramente non prestò attenzione alle dicerie, anche perchè in genere le mettevano in circolazione i preti, ma voleva cancellare ogni traccia pagana dell'antica Roma come tanti altri Papi perchè se ne perdesse ogni ricordo.
Finalmente liberato dai demoni, quell'angolo di Roma poté essere dedicato al culto cristiano. Pasquale II, al suono degli inni, pose la prima pietra di un altare nel luogo dove si trovava il noce. Questo fu incorporato in una semplice cappella che fu completata in tre giorni.
La costruzione fu celebrata con particolare solennità: il Papa consacrò il piccolo santuario in presenza di una grande folla, accompagnato da dieci cardinali, quattro arcivescovi, dieci vescovi e altri prelati. Ha anche concesso alla cappella molte reliquie e l'ha dedicata alla Vergine Maria.
Infatti la Chiesa riferì che alla demolizione apparvero demoni urlanti che volarono via scornati.
Le ceneri di Nerone furono gettate nel fiume Tevere, affinchè il popolo non le adorasse come era avvenuto con le ceneri di Giulio Cesare con grande disdegno della Chiesa che fece aprire con rabbia la sfera che le conteneva dichiarandola vuota.
Successivamente venne diffusa la voce, sempre dalla Chiesa, per non far arrabbiare troppo i fedeli, che i resti di Nerone fossero stati traslati in un mausoleo sulla via Cassia, fuori dalle mura cittadine. Forse le autorità speravano nella distanza per scoraggiare l'annuale pellegrinaggio che, al contrario, continuò. Tant'è che a tutt'oggi la zona è denominata Tomba di Nerone, sebbene l'epigrafe latina indichi chiaramente essere il sepolcro del prefetto Publio Vibio Mariano.
La leggenda della fondazione della chiesa appare pure in un'incisione (di incisore ignoto seppur notevole) dal libro di Giacomo Alberici (1599). "Iacobo de Albericis: Historiarum sanctissimae et gloriosissimae virginis deiparae de populo almae urbis compendium", Roma, Nicolai Mutij (Nicolo Muzi), 1599.
La storia è narrata in immagini riguardanti tre episodi:
(1) i demoni intorno all'albero di noce cresciuto sulla tomba di Nerone; l'albero malevolo non fu il pioppo a cui era dedicata la piazza a il noce, considerato demoniaco per la danza delle sacerdotesse di Benevento intorno al noce dedicato a Diana Caria, la Dea maga;
(2) i demoni che uccidono i viaggiatori a Porta Flaminia; addirittura questi demoni uccidevano i pellegrini che venivamo dal nord per visitare i luoghi santi;
(3) la Madonna che appare in sogno a Papa Pasquale II; è lei che gli ispira come liberare il popolo da questa maledizione;
(4) il Papa taglia l'albero malvagio; che era poi simbolo dell'Albero della Vita:
(5) al suo posto viene costruita una bella chiesa, ed ecco Santa Maria del Popolo.
LA BASILICA BAROCCA
Nella seconda metà del XV° secolo la chiesa fu completamente ricostruita per ordine di Papa Sisto IV Della Rovere, divenendo una delle prime chiese rinascimentali. Già nel 1500 si ebbero i primi interventi dove Bramante realizzò il coro absidato a forma di conchiglia mentre Raffaello realizzò la Cappella Chigi e il Pinturicchio decorò la cappella Della Rovere.
Tra il XV e XVI secolo la chiesa subisce profondi interventi, che daranno una caratterizzazione barocca ad opera di grandi artisti quali il Bramante, Carlo Maderno, Raffaello, e Gian Lorenzo Bernini, che tra il 1655 ed il 1660 restaura la chiesa, con chiara impronta barocca.
Nel 1573, papa Gregorio XIII colloca al centro di piazza del Popolo una fontana di Giacomo della Porta, e nel 1589 papa Sisto V innalza un grande Obelisco Flaminio al centro della piazza, alto 24 metri, costruito ai tempi dei faraoni Ramesse II e Merenptah (1232-1220 a.c.), già portato a Roma sotto Augusto e precedentemente collocato al Circo Massimo.
L'interno della basilica è a tre navate, voltato a croce latina con volte a crociera, termina con un ampio transetto, sul quale affacciano quattro cappelle, una cupola ed un profondo presbiterio, con numerose opere d'arte e monumenti funerari.
L'interno della basilica è a tre navate, voltato a croce latina con volte a crociera, termina con un ampio transetto, sul quale affacciano quattro cappelle, una cupola ed un profondo presbiterio, con numerose opere d'arte e monumenti funerari.
L'ALTARE MAGGIORE
L’altare maggiore di Santa Maria del Popolo è ornato da una icona bizantina conosciuta come Madonna del Popolo, a cui una leggenda attribuisce all’Evangelista Luca, che per tradizione è il ritrattista della Vergine.
In realtà è un’opera bizantina del XIII secolo, fatta trasportare nel 1235 dal Papa nella chiesa di Piazza del Popolo. dove Papa Pasquale II un secolo prima aveva fatto trasferire le reliquie della Madonna dal Laterano, per proteggere la città da un’epidemia e scacciare il fantasma di Nerone che si diceva aleggiasse ancora nella zona.
La chiesa contiene opere preziose di artisti famosi come Raffaello, Gian Lorenzo Bernini, Caravaggio, Alessandro Algardi, Pinturicchio, Andrea Bregno, Guillaume de Marcillat, Donato Bramante, Annibale Carracci, J. L. B. Ribeiro.
NEQUE HIC VIVUS - NEQUE ILLIC MORTUUS |
Nel secolo successivo Caravaggio vi rappresentò la Crocefissione di S. Pietro e la Conversione di S. Paolo. Papa Alessandro VII Chigi commissionò restauri e abbellimenti a Gian Lorenzo Bernini, mentre nel XIX° secolo il monastero quattrocentesco fu distrutto per dare spazio alla piazza secondo il progetto di Giuseppe Valadier.
Nella parte inferiore del monumento è scolpita la morte come uno scheletro in marmo giallo, avvolto nel sudario, chiuso all’interno di una nicchia chiusa da sbarre, come se fosse in prigione.
I SOTTERRANEI |
A questo punto sfondarono la porta e abbandonarono il defunto in chiesa. Questo gesto mandò su tutte le furie il Papa che, non conoscendo gli autori del gesto, punì la morte per l’affronto, facendola mettere “in carcere”.
Naturalmente l'aneddoto è troppo sconclusionato e sciocco per essere vero.
In realtà La tomba mette insieme le tre arti principali di Gisleni: l’architettura, la pittura e la scultura. Nell’insieme, assai ben orchestrato nonostante gli spazi esigui (di cui G. si lamenta nel libretto), spiccano il busto (dipinto) del defunto, con la scritta sottostante (NEQUE HIC VIVUS) e lo scheletro dietro le sbarre, anche qui con scritta sottostante (NEQUE ILLIC MORTUUS).
Come dire che l'autore da vivo non era precisamente vivo r da morto non era precisamente morto,
- Maria Teresa Cantaro - Gli stemmi di Santa Maria del Popolo. Documenti di appartenenza - Palombi - Roma - 2019 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Milano - 1984 -
- Massimo Fini, Nerone - Arnoldo Mondadori Editore - Milano - 1993 -
- E. Bentivoglio. S. Valtieri - Santa Maria del Popolo a Roma. Con appendice di documenti inediti sulla chiesa e su Roma - Bardi Ed. - Roma - 1976 -
- Mariano Armellini - Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX - Roma - 1891 -A. Esposito Aliano - Centri di aggregazione: la biblioteca agostiniana di S. Maria del Popolo - Un pontificato ed una città. Sisto IV - Atti del Convegno - Roma - 1986 -