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PUBLIO CORNELIO SCIPIONE (Console 218 a.C.)

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BATTAGLIA TRA ANNIBALE E SCIPIONE

Nome:  Publio Cornelio Scipione, Publius Cornelius Scipio
Nascita:  260 a.c.
Morte:  212/211 a.c.
Padre:  Lucio Cornelio Scipione, console nel 259 a.c.
Nonno;  Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 a.c.
Figli:  Publio Cornelio Scipione detto Africano e Lucio Cornelio Scipione Asiatico.
Professione:  militare e politico della Repubblica romana, console nel 218 a.c. o secondo Tito Livio nel 219 a.c., quando Annibale scatenò la II guerra punica.
Gens:  membro eminente della gens Cornelia.
Consolato: 218 s.C.



GUERRA IN SPAGNA

Dopo essere stato eletto console, il senato lo inviò alla guerra in Spagna, ma con forze militari inferiori rispetto al suo collega, Tito Sempronio Longo, a cui era stata affidata la Sicilia e la guerra in Africa, poiché Scipione era supportato in Gallia cisalpina dal pretore Lucio Manlio Vulsone, a capo di un forte contingente. 

Cornelio ebbe pure forze marittime ridotte, cioè solo 60 quinqueremi, in quanto non si riteneva che il nemico potesse invadere l'Italia via mare. Gli vennero quindi date due legioni e le corrispettive Alae di cavalleria, oltre a 14.000 fanti alleati e 1.600 cavalieri (oltre tre alae).

Inoltre Cornelio fu costretto a cedere una delle sue due legioni al pretore Gaio Atilio Serrano, in seguito alla improvvisa rivolta tra i Galli della pianura padana, per cui dovette arruolarne una nuova prima di partire da Pisa con la flotta.

Scipione, costeggiando l'Etruria, traversando poi la regione dei Liguri ed i monti dei Salluvi, raggiunse infine Massalia (Marsiglia, colonia focese), presso la foce del fiume Rodano dove fece erigere l'accampamento, convinto che Annibale non avesse ancora valicato i Pirenei.

Però qui venne a sapere che l'armata cartaginese già stava per attraversare il Rodano. Decise pertanto di inviare in perlustrazione un corpo di 300 cavalieri che, guidati dai Massilioti, gli antichi abitanti di Massilia (Marsiglia) potessero osservare i movimenti del nemico, mentre le sue legioni si riprendevano dal mal di mare sofferto durante la traversata.

ANNIBALE

SCIPIONE TORNA ALLE NAVI

Polibio narra che la veloce avanzata di Annibale verso le Alpi, fece desistere Scipione dal tentativo di fermare il cartaginese prima che raggiungesse l'Italia. Egli infatti, giunto presso gli accampamenti di Annibale, pronto a dare battaglia, quando seppe che l'esercito cartaginese aveva lasciato il Rodano per passare le Alpi e che non ce l'avrebbe fatta ad inseguire il nemico, ormai molto avanti nel percorso, preferì tornare al mare e alle sue navi. 

Decise così di tornare in Italia via mare per organizzare una opportuna resistenza via terra, una volta che il generale Cartaginese fosse disceso nella Pianura Padana. Scipione quindi stabilì che suo fratello, Gneo Cornelio Scipione Calvo, si occupasse della provincia spagnola a lui assegnata, in modo che non fosse sguarnita di truppe e potesse opporsi ad Asdrubale Barca.

Dal suo canto Publio Cornelio tornò a Genua (Genova) per difendere l'Italia con l'armata che si trovava nella valle del fiume Po. Una volta raggiunta Pisa e qui sbarcato, ricevette dai pretori Lucio Manlio Vulsone e Gaio Atilio Serrano un esercito di gente arruolata da poco e intimorita per le ultime vergognose sconfitte. 

Quando poi Scipione raggiunse Placentia (Piacenza), Annibale aveva già mosso il suo accampamento ed aveva già espugnato la sola città dei Taurini, capitale di quel popolo che non aveva accolto con favore il generale Cartaginese. Ormai Cartaginesi e Romani erano vicini allo scontro. 

Scipione, di cui Annibale, in genere spregiativo dei generali romani, sembra avesse invece grande considerazione, si affrettò a passare il fiume Po e mosse gli accampamenti verso il Ticino, pronto a schierare il proprio esercito. Entrambi i comandanti, ora che era prossimo il primo scontro tra Romani e Cartaginesi, incitarono i propri uomini al combattimento con due discorsi alle truppe tramandati da Tito Livio.



LA BATTAGLIA

Scipione guidò le forze romane nella battaglia del Ticino. In tale battaglia, in esplorazione con la cavalleria (composta quasi tutta di Galli che al termine della battaglia disertarono in massa unendosi ad Annibale) e con la fanteria leggera, si scontrò con l'avanguardia dell'esercito punico. 

Fu, nella II guerra punica, il primo scontro diretto e la prima vittoria di Annibale contro Roma. In quell'occasione Scipione rimase gravemente ferito e fu salvato dal figlio (il futuro Africano):

« ... suo padre gli aveva affidato il comando di una turma di cavalieri scelti, destinati a garantire la sicurezza personale del console; egli, quando nel corso della battaglia vide che suo padre, insieme a soli due o tre cavalieri, era stato circondato dal nemico ed aveva subito pericolose ferite, inizialmente provò ad incitare gli uomini che aveva vicino a sé affinché portassero soccorso al padre, quando vide che questi, davanti al grande numero di nemici che circondavano suo padre, erano titubanti e impauriti, si racconta che egli, con incredibile audacia, si lanciò da solo alla carica contro i nemici che avevano accerchiato il padre. 
A quel punto anche gli altri cavalieri si sentirono obbligati ad attaccare. I nemici, spaventati, si diedero alla fuga e Publio Scipione, salvato in modo tanto insperato, fu il primo a salutare alla presenza di tutti il proprio figlio come suo salvatore. »

(Polibio, X, 3.4-6.)

Nel dicembre dello stesso anno partecipò alla battaglia della Trebbia del 218 a.c. dove le forze romane, guidate dall'altro console Tiberio Sempronio Longo e da questi schierate nonostante il suo parere contrario, furono sconfitte.

SCIPIONE L'AFRICANO SALVA IN BATTAGLIA IL PADRE P. CORNELIO SCIPIONE


SPEDIZIONE IN IBERIA (218 - 211 a.c.)

Nonostante le sconfitte Scipione mantenne la fiducia del senato e del popolo romano, Il senato seguiva sempre accuratamente i generali romani per appurare se le loro sconfitte fossero da addebitare ad imperizia o ad inevitabili eventi sopraggiunti.

infatti gli fu confermato il mandato militare e fu inviato in Spagna ad affiancare il fratello nel combattere le forze cartaginesi e trattenerle così lontane dall'Italia. L'azione di Scipione nella penisola iberica fu coronata da vittorie importanti finchè, nel 212/211 a.c. morì durante le battaglie del Baetis superiore che videro la sconfitta delle armate romane. Nello stesso anno il fratello Gneo fu sconfitto e morì nella battaglia di Ilorci vicino a Carthago Nova. 

Sembra però, come accadde al Ticino con i Galli, che queste sconfitte fossero da addebitare al tradimento delle popolazioni locali dei Celtiberi, corrotte da Asdrubale Barca, fratello di Annibale.


BIBLIO

- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita -
- Polibio - Storie -
- Appiano di Alessandria - Historia Romana -
- Strabone, Geografia, V -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri -
- Giovanni Brizzi - Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma - Bari-Roma - Laterza - 2007 -
- Guido Clemente - La guerra annibalica, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani - Milano - Il Sole 24 ORE - 2008 -
- Howard H.Scullard - Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine - Milano - BUR - 1992 -

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