Nome: Lucio Virginio Rufo, ovvero Lucius Verginius Rufus;
Nascita: Como 14 o 15
L'ARRESTO DI VIRGINIO
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia -
- Plinio il Giovane - Epistularum Libri Decem -
- Plinio il Giovane - Panegyricus -
Nascita: Como 14 o 15
Padre; appartenente all'ordine equestre
Morte: Roma 97
Professione: generale romano, senatore, tre volte console
Morte: Roma 97
Professione: generale romano, senatore, tre volte console
Gens: Verginia
Nei testi moderni, a causa di un'italianizzazione ottocentesca del nome, lo si trova sotto la voce "Lucio Virginio Rufo". Secondo alcuni nacque presso Como, secondo altri presso Valle Guidino in Brianza. La sua carriera iniziale è sconosciuta ma dovette dare notevole prova del suo valore, perchè raggiunse diverse magistrature inferiori, fino ad ottenere l'incarico di occuparsi delle finanze di Smyrna (una città greca in Asia minore), per poi diventare senatore ed infine console, nel 63.
A causa delle sue capacità e del suo valore venne nominato da Nerone governatore della Germania superiore, nonchè comandante delle tre legioni della Germania superiore: la XXI Rapax, la IIII Macedonica, e la XXII Primigenia.
Nei testi moderni, a causa di un'italianizzazione ottocentesca del nome, lo si trova sotto la voce "Lucio Virginio Rufo". Secondo alcuni nacque presso Como, secondo altri presso Valle Guidino in Brianza. La sua carriera iniziale è sconosciuta ma dovette dare notevole prova del suo valore, perchè raggiunse diverse magistrature inferiori, fino ad ottenere l'incarico di occuparsi delle finanze di Smyrna (una città greca in Asia minore), per poi diventare senatore ed infine console, nel 63.
A causa delle sue capacità e del suo valore venne nominato da Nerone governatore della Germania superiore, nonchè comandante delle tre legioni della Germania superiore: la XXI Rapax, la IIII Macedonica, e la XXII Primigenia.
PLINIO IL GIOVANE
Rufo accettò di fare da tutore del figlio di un suo amico, il cavaliere romano Lucio Cecilio Secondo, per puro spirito di amicizia e perchè il suo amico riponeva fiducia solo in lui. Poi il suo amico era morto negli anni 60 e Virginio voleva mantenere la sua parola.
In quel periodo Rufo ebbe un dissidio con l'oratore greco Nicete, ma Nerone, che aveva grande simpatia per l'oratore, ma pure per Virginio, inviò Nicete in Germania superiore, costringendo i due avversari ad incontrarsi e, come Nerone aveva previsto, i due non solo si riconciliarono ma divennero grandi amici.
Infatti Nicete venne invitato da Virginio a fare da insegnante per il minore che aveva in tutela, e che, una volta ricevuta questa eccellente educazione, fu in seguito adottato dallo zio, l'ufficiale e studioso Plinio il Vecchio, del quale assunse il nome tanto da essere noto come Plinio il Giovane.
L'IMPERATORE GALBA |
LA RIVOLTA DI VINDICE
Il governo di Nerone era percepito in modo molto gradevole dal popolo romano, soprattutto grazie agli splendidi spettacoli gratuiti che offriva begli anfiteatri, ma non era gradito agli aristocratici, e soprattutto nelle province, dove si ebbero forti ribellioni che sfociarono poi in una guerra aperta.
Il massimo fomentatore di questa rivolta fu il governatore della Gallia Lugdunense, Gaio Giulio Vindice, un principe e senatore romano che con i suoi complici, scelse come possibile successore al trono di Nerone, il governatore della Hispania Tarraconensis Servio Sulpicio Galba.
La ribellione di Vindice si scatenò nell'aprile 68 e secondo lo storico e senatore romano Cassio Dione, vissuto all'inizio del III secolo, Rufo, fedele al suo imperatore, si mosse contro Vindice per combatterlo. Giunto a Besançon, la città dove avrebbe dovuto fare rifornimenti, non gli aprì le porte mostrandosi dalla parte di Vindice, per cui Rufo la pose sotto assedio.
Vindice accorse allora in aiuto della città assediata; ma Virginio tentò di dissuaderlo attraverso alcuni messaggi, infine i due comandanti si accordarono per un incontro tra loro due soltanto. Secondo Cassio Dione, i due sarebbero giunti ad un accordo contro Nerone.
Vindice, allora, avanzò con il suo esercito con lo scopo di occupare la città; vedendo questo e pensando invece che Vindice stesse per dare battaglia, gli uomini di Rufo reagirono di propria iniziativa e attaccarono il nemico impreparato, facendone strage. Non si comprende come possa essere accaduto, perchè Rufo avrebbe dovuto immediatamente avvertire i suoi, oppure i soldati non erano d'accordo nella destituzione di Nerone e si erano mossi per proprio conto.
Fatto sta che Vindice, sconfitto, si suicidò. A questo punto l'esercito acclamò ripetutamente Rufo affinchè accettasse di diventare imperatore. Ma Virginio, rifiutò e dichiarò che non avrebbe né accettato quell'onore per sé, né avrebbe permesso che fosse dato a qualcuno di diverso dall'uomo che venisse prescelto del Senato. I militari dovettero accettare a malincuore e a giugno, il Senato, riconosciuta in pieno la fedeltà di Rufo, fece la sua scelta riconoscendo Galba imperatore, mentre Nerone si suicidò.
L'IMPERATORE OTONE |
L'ARRESTO DI VIRGINIO
Nell'autunno di quell'anno Rufo concluse il proprio mandato, e gli fu inviato Marco Ordeonio Flacco per sostituirlo. Ma le legioni delle province renane, temendo che la loro lealtà a Nerone fosse punita da Galba, proclamarono imperatore il nuovo governatore della Germania inferiore Vitellio. Nel frattempo Galba era stato assassinato e il Senato aveva scelto al suo posto Otone.
Virginio, nominato console per quell'anno, fu leale a quest'ultimo in quanto scelto dal senato, ma le truppe di Otone furono sconfitte da quelle di Vitellio, e i soldati di Otone arrestarono però Viginio, probabilmente in quanto si temeva che venisse nuovamente spinto a eleggersi imperatore, ma tuttavia Virginio riuscì a fuggire. Ancora una volta la sua fedeltà non veniva ripagata.
Virginio, riguadagnata Roma consigliò al Senato di riconoscere Vitellio imperatore, e si recò lui stesso a Pavia in visita presso il nuovo sovrano e fu proprio Vitellio a salvargli la vita, sottraendolo alla furia dei suoi ex-soldati, dei quali aveva osato rifiutare l'acclamazione.
Verginio fu in pericolo a causa dei suoi ex-soldati durante il regno di Vitellio, ma fu in pericolo anche quando salì al trono Vespasiano, in quanto il console era ritenuto capax imperii, un candidato alla porpora per volontà dell'esercito che lo considerava un ottimo comandante.
I RESTI DELLA TOMBA DI VIRGINI RUFO |
Però infine Vespasiano, da quel profondo conoscitore di uomini quale era, non lo ritenne pericoloso e ordinò che nessuno osasse toccarlo. Rufo decise allora di ritirarsi a vita privata, e scelse una proprietà posta ad Alsium (oggi Ladispoli, sulla costa tirrenica a nord-ovest di Roma), dove si tenne occupato con gli studi, la poesia ed un cenacolo letterario con Plinio il Giovane e Marco Fabio Quintiliano.
La grande considerazione nella quale la figura di Verginius era tenuta dalla storiografia dell'epoca di Vespasiano fece scrivere una volta a Plinio il Giovane che: «Per trent'anni dopo la sua ora di gloria egli visse leggendo di sé nella storia e nella poesia, cosicché fu testimone vivente della sua futura gloria.» (Plinio il Giovane, Lettere, ii.1.2)
Sembra che il rapporto con il potere migliorasse con Tito che però non durò a lungo, succedendogli il nefasto Domiziano, pazzo e tiranno, che venne assassinato nel 96. Il Senato scelse come suo successore Marco Cocceio Nerva, molto amico di Virginio. La scelta non piacque all'esercito; comunque il nuovo imperatore scelse come collega, ormai al III consolato, l'anziano Virginio, un comandante che aveva rifiutato di diventare imperatore e che alla porpora aveva preferito la lealtà al Senato.
RICOSTRUZIONE GRAFICA DELLA TOMBA DI VIRGILIO RUFO |
LA MORTE
Fu infatti con lui console nel 97 d.c., ma mentre Verginio stava per iniziare il suo discorso inaugurale,
fece inavvertitamente cadere un libro che aveva con sé e, piegatosi per raccoglierlo, scivolò sul pavimento liscio e cadde fratturandosi l'anca. Morì alcuni mesi più tardi, dopo una lunga sofferenza. Lo storico Tacito ne pronunciò l'orazione funebre.
La casa ad Alsium fu ereditata da Plinio, che la concesse alla propria suocera; in una visita, dieci anni dopo Plinio scoprì con dispiacere l'oblio nel quale ero lasciato il suo sepolcro dopo la sua morte: "Giacevano senza uno scritto, senza un nome le reliquie e la cenere abbandonata di un uomo la cui memoria era diffusa con gloria in tutto il mondo".
Lo stesso Rufo aveva dettato l'epigrafe per la propria tomba: «Qui giace Rufo, che una volta sconfisse Vindice e liberò il potere imperiale non per sé, ma per il suo paese.»
Nei suoi 83 anni Rufo aveva vissuto sotto il governo dei primi dodici imperatori: Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Galba. Otone, Vitellio, Vespasiano, Tito e Domiziano, e fu fedele a tutti e 12 perchè fu fedele a Roma.
BIBLIO
- Plinio il Giovane - Epistularum Libri Decem -
- Plinio il Giovane - Panegyricus -
- Cassius Dio - Roman History -
- Svetonio - De vita Caesarum libri VIII -
- Brian W. Jones - The Emperor Domitian - London & New York - Routledge - 1992 -
- Wells, Colin - The Roman Empire - Cambridge, MA: Harvard - 1992 -
- Svetonio - De vita Caesarum libri VIII -
- Brian W. Jones - The Emperor Domitian - London & New York - Routledge - 1992 -
- Wells, Colin - The Roman Empire - Cambridge, MA: Harvard - 1992 -