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BATTAGLIA DELLE PIANURE CATALANE

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TEODORICO I

La battaglia delle pianure catalane, del 451, tra una coalizione guidata dal generale romano Flavio Ezio e dal re visigoto Teodorico I contro gli Unni e i loro vassalli, comandati dal re Attila, fu una delle ultime grandi operazioni militari dell'Impero Romano d'Occidente.

Ma Aezio non sfruttò bene la sua vittoria, non avendo inseguito gli Unni in ritirata, temendo di accrescere troppo la forza degli alleati Visigoti. Forse impedirono agli Unni di stabilire vassalli nella Gallia romana, ma comunque saccheggiarono gran parte della Gallia e indebolirono gli eserciti di Romani e Visigoti.

- 450 d.c. -

In questa data l'Impero Romano aveva ripristinato il suo potere in gran parte della Gallia, anche se continuava a perdere il suo controllo su tutte le province al di fuori dell'ItaliaL'Armorica, ovvero la parte della Gallia compresa tra Senna e Loira che comprende la penisola bretone (confinante a nord con la Manica, a nord -est con la Normandia, a sud-est con Pays de la Loire, a est e a sud con il Golfo di Biscaglia e a ovest con il Mar Celtico e l' Oceano Atlantico, estendendosi nell'entroterra e lungo la costa atlantica. 

Ormai le tribù germaniche che occupavano il territorio romano erano per trattato dei Foederati sotto i loro stessi capi. La Gallia settentrionale tra il Reno a nord di Xanten (con il grande parco archeologico romano) e il fiume Lys (Germania Inferiore) era stata in realtà abbandonata ai Franchi Salii.

Questi erano dei popoli germanici associati a tribù tra il Basso Reno e il fiume Ems, ai margini del Romano Impero, che alla fine comandò l'intera regione tra i fiumi Loira e Reno. I sovrani franchi furono riconosciuti dalla Chiesa cattolica come successori dei vecchi sovrani dell'Impero Romano d'Occidente. 

UNNI VS ROMANI

-  449 d.c. -

Nel 449 era morto il re dei Franchi (forse Clodio) e i suoi due figli litigarono sulla successione: mentre il figlio maggiore cercava l'aiuto di Attila, il minore si schierò con Ezio, che lo adottò. L'identità del principe più giovane, che è stato visto a Roma dallo storico Prisco, rimane poco chiara, o Merowech (re dei Franchi Salii) o suo figlio Childeric I (437 - 481), che secondo Gregorio di Tours, fu esiliato in " Turingia " per otto anni a causa del disgusto franco per la sua dissolutezza e la sua seduzione delle figlie dei suoi sudditi.

GLI UNNI

- 450 d.c. -

Lo storico romano orientale del VI secolo Giordane (Jordanes) afferma che il re vandalo Genserico indusse Attila a dichiarare guerra ai Visigoti e contemporaneamente tentò di seminare conflitti tra i Visigoti e l'Impero Romano d'Occidente, ma l'autore non è affidabile. 

Invece Justa Grata Honoria, sorella dell'imperatore Valentiniano III, era stata fidanzata con l'ex console Ercolano l'anno prima e nel 450, inviò l'eunuco Giacinto ad Attila per sfuggire alla sua prigionia, con il suo anello come prova della legittimità.

Attila lo interpretò come un'offerta in matrimonio, e rivendicò metà dell'impero come dote chiedendola insieme ad Honoria. Valentiniano respinse le richieste e Attila devastò la Gallia. Secondo Hughes Honoria stava usando Attila come magister militum onorario per leva politica.

ROTTA DI ATTILA MENTRE INVASE LA GALLIA E
PRINCIPALI CITTA' SACCHEGGIATE

- 451 d.c. - 

La battaglia delle pianure catalane, o dei campi catalani, o anche battaglia del Campus Mauriacus , battaglia di Châlons , battaglia di Troyes o battaglia di Maurica, ebbe luogo il 20 giugno 451 d.c., tra una coalizione guidata dal generale romano Flavio Ezio e dal re visigoto Teodorico I contro gli Unni e i loro vassalli, comandati dal loro re Attila. Fu una delle ultime grandi operazioni militari dell'Impero Romano d'Occidente, sebbene molti militari fossero foederati germani.

Con questa battaglia i romani forse fermarono gli Unni da stabilire vassalli nella Gallia romana, ma comunque essi saccheggiarono pesantemente gran parte della Gallia e indebolirono la capacità di combattere di Romani e Visigoti. Attila morì solo due anni dopo, nel 453, e dopo la battaglia di Nedao (454) una coalizione di vassalli germanici degli Unni demolì il suo impero unno.
 
CORSO DELLA BATTAGLIA

Vi erano grossi dubbi sui Visigoti sulla Garonna e i Burgundi in Savaudia, mentre gli Alani sulla Loira e nel Valentinois erano più fedeli. Le parti della Gallia ancora sotto il completo dominio romano erano:
- la costa mediterranea;
- una regione che comprendeva Aurelianum (Orléans) lungo la Senna e la Loira fino a Soissons e Arras a nord;
- il medio e alto Reno a Colonia;
- la valle lungo il Rodano.

Il pianoro di "Ahan Des Diables", portava sul fiume Reno che costituiva la demarcazione naturale tra il territorio unno e quello romano ed era prospiciente alla cittadina di Vadenay, nel dipartimento della Marna nella regione del Grand Est, dove sorgono il colle di Fenoy che gl'Unni tentarono inutilmente di conquistare, ove erano accampati Aezio ed i Visigoti, ed il colle di Piémont dove Attila aveva posto il suo campo.

ARCIERI UNNI A CAVALLO

La notte prima della battaglia, un contingente di Franchi alleati dei Romani si scontrò con una banda di Gepidi fedeli ad Attila, uno scontro molto duro, con 15.000 caduti da entrambe le parti. Attila chiese ai suoi indovini sull'esito della battaglia e questi predissero che il disastro incombeva sugli Unni, ma che uno dei capi nemici sarebbe caduto in battaglia.

Pensando alla morte di Flavio Aezio, Attila rischiò la sconfitta e diede l'ordine di disporsi alla battaglia, ma solo nel pomeriggio in modo che il tramonto limitasse i danni in caso di sconfitta. Giordane afferma che i Romani occupavano il lato sinistro dello schieramento, i Visigoti il destro, mentre gli Alani di Sangibano, sulla cui fedeltà si nutrivano dei dubbi, occupavano la parte centrale, meglio controllabile.

Nella piana si levava una collina dai versanti piuttosto ripidi e mentre gli Unni tentavano di salire dal lato destro, i Romani tentavano dal lato sinistro. Quando gli Unni riuscirono a guadagnare la sommità, trovarono i Romani che li respinsero facendo crollare l'intero schieramento unno (Getica 38).

FLAVIO EZIO

MORTE DI TEODORICO

Attila cercò di riorganizzare le sue truppe ma intanto venne ucciso Teodorico I, re dei Visigoti, mentre guidava i suoi uomini all'assalto dei nemici in rotta perchè sbalzato da cavallo, ma secondo altri ucciso dall'ostrogoto Andag. Attila dovette cercare rifugio nel suo campo, che aveva fatto fortificare contro la carica dei Romano-Goti ma sopravvenne il tramonto. 

TORISMUNDO
Torismundo, figlio del re Teodorico, rientrando nelle proprie linee, entrò per sbaglio nell'accampamento di Attila, dove rimase ferito prima che i suoi uomini potessero metterlo in salvo. Lo stesso Aezio perse il contatto con i suoi uomini a causa dell'oscurità, e, temendo fossero stati sbaragliati, trascorse il resto della notte con gli alleati Goti (Getica 40.209-212).



ASSEDIO AL CAMPO DI ATTILA

Il giorno dopo, visto che gli Unni non uscivano dal campo, Romani e alleati cominciarono a tempestarli di frecce e li assediarono, sperando fossero a corto di acqua e di cibo, come erano in effetti. 

Attila temette la disfatta, tanto da far erigere una pira funeraria per se stesso, per non cadere vivo nelle mani dei suoi nemici (Getica 40.213).

Intanto i Visigoti cercarono re Teodorico finchè non lo trovarono sotto una montagna di cadaveri.

Suo figlio Torismundo voleva assaltare il campo unno, ma Aezio lo dissuase perchè, se gli Unni fossero stati annientati, i Visigoti avrebbero potuto rompere l'alleanza e diventare una grave minaccia per Roma. 

Torismundo tornò a Tolosa per far farsi incoronare prima che lo facessero i suoi fratelli, e venne incoronato senza intoppi. Aezio usò lo stesso stratagemma per allontanare anche gli alleati Franchi, rimanendo padrone del campo di battaglia.

ATTILA

RITIRATA DEGLI UNNI

Alla partenza dei Visigoti, Attila sospettò una finta ritirata per attirarlo fuori dal campo ed annientare i resti del suo esercito. Rimase quindi al riparo nel suo accampamento per qualche tempo, finché si convinse di poter rischiare di lasciare il campo e si rimise in marcia verso il Reno (Getica 41.214-217). La ritirata fu tranquilla. Egli passò per Troyes, senza saccheggiarla, e portò con sé il vescovo della città Lupo come ostaggio, liberandolo quando arrivò al Reno.

Lo storico goto Jordanes narra che "... i reduci devono calmare la sete bevendo acqua mista a sangue ed ancora oggi (circa 600 d.c.) durante la notte, gli spiriti dei guerrieri, caduti in battaglia, si affrontano a vicenda...."

Aezio non sfruttò come avrebbe dovuto la sua vittoria, non avendo inseguito gli Unni in ritirata, temendo di accrescere troppo la forza degli alleati Visigoti. Non avendo potuto saccheggiare la Gallia, l'anno successivo Attila rivolse il suo esercito contro l'Italia.


BIBLIO

- Michel Rouche- Il grande scontro (375-435) - in Attila, I protagonisti della storia, trad. Marianna Matullo - vol. 14 - Pioltello (MI) - Salerno Editrice - 2019 -
- Hodgkin, Italy and Her Invaders, volume II, pp. 160-162.
- Mario Bussegli - Attila - Rusconi Editore - 1986 -
- Tesoro di Pouan -

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